Litosfera. Un dialogo tra Produttivo di Giorgio Andreotta Calò e A Fragmented World di Elena Mazzi e Sara Tirelli
Dal 24 Ottobre 2020 al 18 Aprile 2021
Prato
Luogo: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
Indirizzo: Viale della Repubblica 277
Curatori: Cristiana Perrella
Sito ufficiale: http://www.centropecci.it
Un video e una grande installazione ambientale compongono la mostra LITOSFERA al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato: sono A Fragmented World (2016) di Elena Mazzi e Sara Tirelli, e Produttivo (2018-2019) di Giorgio Andreotta Calò.
La mostra – curata da Cristiana Perrella, Direttrice del Centro Pecci – si inserisce in una linea di ricerca che tende a rileggere e interrogare le opere della collezione permanente grazie al dialogo e al confronto con quelle provenienti da altre raccolte.
A Fragmented World e Produttivo nascono entrambe dalla suggestione di un viaggio al centro della Terra, dal desiderio di rappresentare forze e materie che nel corso di ere geologiche hanno dato forma al nostro pianeta.
Giorgio Andreotta ha acquisito, riordinato e catalogato circa 2000 metri lineari di carotaggi dell’area del Sulcis Iglesiente (sud-ovest della Sardegna), parte dell’archivio di sondaggi della Carbosulcis. L’orizzonte stratigrafico corrispondente al livello produttivo, compreso tra i -350 e -450 metri sotto il livello del mare, è stato quindi ricomposto a pavimento: i vari strati di roccia visibili in questi carotaggi portano alla luce millenni di storia naturale, la raccontano nella successione di materiali quali siltiti, arenarie, micro-conglomerati, strati carboniosi, calcare beige, lumachelle. Fragilissimi eppure forti nella loro presenza evocativa, i lunghi cilindri di Produttivo vanno a comporre un paesaggio che segue la successione stratigrafica, portandoci indietro nel tempo.
L’opera, presentata nel 2019 alla Fondazione Pirelli HangarBicocca di Milano, che l’ha co-prodotta, come parte della mostra personale CittàdiMilano, è entrata nella collezione del Centro Pecci nel 2019 grazie a una donazione dell’artista, che l’ha voluta dividere tra i musei membri di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
In questa mostra, per la prima volta ne viene ricomposta una parte rilevante che comprende anche le sezioni in collezione al MAXXI, GAMeC, MAMbo, FMAV, MADRE e dall’archivio dell’artista.
Del tempo lentissimo della Terra, solo apparentemente immobile e immutabile, e degli eventi catastrofici –eruzioni, terremoti- che ne costituiscono un elemento di rottura e accelerazione, ci parla anche A Fragmented World, il video di Elena Mazzi e Sara Tirelli. Ispirata alla Teoria delle fratture del fisico Bruno Giorgini – che analizza le variabili che conducono a una crisi, intesa sia come fenomeno geo-fisico che socio-politico– l’opera rimanda a una condizione di caos, imprevedibilità e trasformazione, utilizzando immagini dell’Etna, in parte preesistenti e realizzate a scopo scientifico e in parte girate ex-novo dalle autrici, con suoni e campionature in presa diretta del musicista Giuseppe Cordaro.
Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979), vive tra Amsterdam e Venezia.
Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia (1999-2005) e ha proseguito gli studi alla KunstHochSchule di Berlino (2003-2004). Dal 2001 al 2003, e anche nel 2007, è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. È stato artista residente presso la Rijksakademie Van Beeldende Kunsten, Amsterdam (2009-2011).
Tra le sue principali mostre personali: Pirelli HangarBicocca, Milano (2019); Oude Kerk, Amsterdam (2018); Fondazione Depart, Los Angeles (2016); Institut Culturel Italien, Parigi (2014); SMART Project Space, Amsterdam (2012); e Galleria Civica, Trento, Italia (2009). Il suo lavoro è stato presentato alla 57a Biennale di Venezia (2017), a cura di Cecilia Alemani e alla 54a Biennale di Venezia (2011), a cura di Bice Curiger.
Tra le mostre collettive recenti: MAXXI, Roma, (2020); Istituto Italiano di Cultura, New York (2019); Pirelli HangarBicocca, Milano (2017); 16a Quadriennale d'Arte, Roma (2016); High Line, New York (2016); e Castello di Rivoli, Torino (2014). Ha vinto il Premio New York (2014), promosso dal Ministro degli Affari Esteri italiano e il Premio Italia per l'arte contemporanea (2012), promosso dal Museo MAXXI di Roma.
Le sue opere comprendono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.
Il suo lavoro affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un lungo processo di ricerca sui materiali – da quelli classici, come bronzo e legno, ad altri più inusuali, sulle tecniche di lavorazione e sulla loro origine. Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.
Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), vive e lavora tra Venezia e Torino.
Ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università di Siena. Nel 2011 si è laureata in Arti Visive presso lo IUAV di Venezia. Ha trascorso un periodo di studi all’estero presso la Royal Academy of Art (Konsthogskolan) di Stoccolma.
La sua poetica riguarda il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, il modo in cui l’essere umano decide di operare in esso, apportando un cambiamento. Seguendo prevalentemente un approccio antropologico, questa analisi indaga e documenta un’identità sia personale che collettiva, relativa a uno specifico territorio e che dà luogo a diverse forme di scambio e trasformazione.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: Whitechapel gallery di Londra, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, AlbumArte a Roma, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Fortuny a Venezia, Fondazione Golinelli a Bologna, Centro Pecci per l’arte contemporanea a Prato, 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul, 17° BJCEM Biennale del Mediterraneo, Fittja Pavilion durante la 14° Biennale d’Architettura di Venezia, COP17 a Durban, Istituto Italiano di Cultura a New York, Bruxelles e Stoccolma, XIV BBCC Expo a Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa.
Ha partecipato a diversi programmi di residenza tra cui ZK/U a Berlino, HIAP a Helsinki, Guilmi Art project in Abruzzo, Via Farini a Milano, Fundacion Botin in Spagna, Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Future Farmers A.I.R. a San Francisco, Spinola Banna per l’arte, Botkyrka AIR a Stoccolma.
E’ vincitrice, tra gli altri, del XVII Premio Ermanno Casoli, Premio STEP Beyond, Premio OnBoard, Premio Thalie Art Foundation, VISIO Young Talent Acquisition prize, premio Eneganart, borsa Illy per Unidee, Fondazione Pistoletto, nctm e l’arte, m-cult media and technology program, menzione speciale per Arte Patrimonio e diritti umani, Antworks award, premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, premio Lerici Foundation, Movin’up.
Sara Tirelli (Gorizia, 1979), vive e lavora a Venezia.
Sara Tirelli è filmmaker e artista.
Ha conseguito il MFA in Arti Visive presso la Facoltà di Scienze Umane dell'Università di Bologna, Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo nel 2003 e nello stesso anno ha conseguito il Diploma di Regista presso la Scuola Civica di Cinema e Nuovi Media, Politecnico di Milano.
Ha iniziato la sua carriera come videomaker per New Media Art in Olanda, V2_Institute Rotterdam e in Germania, Transmediale Berlin, prima di stabilirsi a Venezia dove è stata selezionata come artist in residence presso la Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2010.
I suoi video e le sue opere sono stati presentati in diverse mostre e festival tra cui Q16.Quadriennale d’Arte di Roma, Gothenburg Film Festival, DeutscheBank Kunsthalle, Museo Novecento Firenze, 12th Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, Rotterdam Film Festival. Nel 2017 ha vinto il 3 ° Premio della Deutsche Bank e l'Ufa Award e nello stesso anno è stata selezionata come Artist in Production in Residency @ Borås Konstmuseum, Svezia. La sua ricerca artistica esplora i processi di percezione visiva e i legami tra tecnologia, cultura e media. La sua attività professionale spazia da progetti artistici a produzioni commerciali come video musicali, ADV e documentari.
Mazzi e Tirelli collaborano dal 2015 alla realizzazione della video installazione intitolata A fragment world (2016) e hanno già lavorato insieme tra il 2013 e il 2014 al video LACUNA. Land of hidden spaces (2014).
Un ringraziamento particolare ad Apice, per il supporto nella logistica e movimentazione di Produttivo.
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