Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti

Sezione 1550-1650. Tessuti e ricami - Pannello ricamato Italia o Spagna, 1590-1610. Velluto di seta tagliato unito ricamato; seta e filato metallico. Museo del Tessuto n. inv. 23.13. 2 8 I Ph. Leonardo Salvin

 

Dal 20 Dicembre 2024 al 21 Dicembre 2025

Prato

Luogo: Fondazione Museo del Tessuto

Indirizzo: Via Puccetti 3

Orari: da martedì a giovedì: 10.00-15.00 | venerdì e sabato: 10.00-19.00 | domenica: 15.00-19.00 | lunedì chiuso Orari Festività Natalizie: martedì 24 dicembre: 10.00-15.00 | mercoledì 25 dicembre: chiuso | giovedì 26 dicembre: 15.00-19.00 mercoledì 1° gennaio: 15.00-19.00 | lunedì 6 gennaio: 15.00-19.00

Curatori: Daniela Degl’Innocenti

Telefono per informazioni: +39 0574 611503

E-Mail info: info@museodeltessuto.it

Sito ufficiale: http://www.museodeltessuto.it


Nel 2025 la Fondazione Museo del Tessuto celebra i primi cinquant’anni del Museo con la mostra Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti, a cura di Daniela Degl’Innocenti e aperta al pubblico dal 20 dicembre 2024 al 21 dicembre 2025.
 
Creato grazie alla donazione di un corpus di tessuti antichi dell’imprenditore tessile e collezionista Loriano Bertini all’Istituto Tullio Buzzi di Prato, a distanza di 50 anni il Museo celebra questo traguardo con un’altra eccezionale donazione, quella della collezione del medico fiorentino Giovanni Falletti, collezionista eclettico e cultore di diverse discipline, che in cinquant’anni di appassionata ricerca, ha conservato e raccolto manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali provenienti dall’Europa e da molti paesi asiatici e africani.
 
Questa generosissima donazione, composta da quasi 2.000 oggetti molto eterogeni, comprende manufatti di incredibile valore storico, artistico e antropologico, come 250 stampe giapponesi della seconda metà del Settecento e dell’Ottocento di artisti come Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, Utamaro, tessuti di manifatture europee dal Quattrocento al Settecento, oltre 450 tra litografie, acqueforti, xilografie e stampe dal Cinquecento all’Ottocento – tra cui Dürer, Van Leyden, Salvator Rosa, Piranesi, Max Klinger, Lorenzo Viani – e più di 1.000 oggetti tra ricami, fasce ornamentali, pannelli, maschere, monili, armi rituali provenienti da Africa, Asia Centrale, Asia Orientale, Sud America.
 
Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti è la prima esposizione composta con ottanta opere provenienti da questa consistente raccolta che ha arricchito in modo straordinario il patrimonio del Museo.
Curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume, per la prima volta la mostra presenta manufatti tessili e ricami antichi che rappresentano il nucleo iniziale da cui Falletti ha avviato il percorso di collezionista. Quella di Falletti è stata una folgorazione casuale, nata dalla vista di un piviale (abito liturgico) di velluto verde del Quattrocento, esposto nella vetrina di un antiquario fiorentino.
 
Allestita nella sala dedicata ai tessuti storici, la mostra si sviluppa in un percorso cronologico che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile e che incrocia stili, produzioni, materiali e soggetti, eccezionali testimoni della produzione europea dal Quattrocento alla fine del Settecento.
 
Utilizzati per la confezione di sfarzosissime vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro enorme pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri come pianete, dalmatiche, piviali, una straordinaria pratica di riuso che ha permesso la conservazione di capolavori tessili di cui la mostra presenta al pubblico alcuni meravigliosi esemplari.
 
Per facilitare la comprensione di contenuti storici e tecnici, la sala espositiva è dotata di due apparati multimediali che raccontano, con metodi e linguaggi diversi, il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo dell’arte della seta fino al periodo preindustriale. Microscopi digitali consentono di osservare da vicino la struttura interna e la complessità degli intrecci di velluti, damaschi, broccati e lampassi (tessuti in seta operata). Infine, riproduzioni grafiche affiancate ai tessuti, illustrano lo sviluppo dei principali motivi decorativi adottati dalle botteghe tra XV e XVIII secolo. Le riproduzionidi alcune importanti opere pittoriche affiancate a tessuti dello stesso periodo, rendono immediatamente visibili le diverse funzioni di questi preziosi capolavori in seta.
 
La mostra è accompagnata da un catalogo editoda Edifir (in uscita nel 2025) con approfondite analisi e schede tecniche a cura di Daniela Degl’Innocenti e Roberta Orsi Landini.
 
Dichiarazione di Fabia Romagnoli, Presidente della Fondazione Museo del Tessuto
Ringrazio sentitamente Giovanni Falletti per questa straordinaria donazione che arricchisce in modo rilevante il patrimonio del Museo e i suoi contenuti, proiettandolo verso un futuro di ulteriore apertura a tematiche interdisciplinari e amplificando, a cinquant’anni di distanza, il grande atto donativo del fondatore del Museo Loriano Bertini. Ringrazio i soci fondatori della Fondazione – Comune di Prato, Camera di Commercio di Pistoia-Prato, Provincia di Prato – con particolare riferimento al Comune per il supporto continuativo alle iniziative del Museo, come anche la compagine di partner istituzionali quali Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Saperi e Estra. Un sentito ringraziamento va alla Regione Toscana per il supporto specifico sulla mostra in occasione di questa speciale ricorrenza. Infine, un grande grazie anche ai Textile Lovers la rete di aziende principalmente tessili del nostro territorio che sostengono con continuità il Museo del Tessuto di Prato.
 
Dichiarazione di Ilaria Bugetti, Sindaca del Comune di Prato
È un regalo bellissimo al Museo del Tessuto e dunque alla città perché Prato è il distretto tessile, quello passato ma anche quello presente. La sua storia è il prodotto di intrecci e trame che nel corso dei secoli hanno fatto la grandezza e la ricchezza del nostro territorio fino ad arrivare ai giorni nostri. Una storia gloriosa conservata con sapienza alla Campolmi che oggi viene arricchita ancora di più grazie alla donazione Falletti che potremo vedere in mostra per tutto il 2025. Credo sia il modo più bello per iniziare i 12 mesi di celebrazioni per i 50 anni del Museo del Tessuto.

Dichiarazione di Diana Toccafondi, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Il Museo del Tessuto rappresenta una realtà emblematica per Prato, un luogo straordinario
che testimonia la ricchezza di relazioni che, anche partire dalla stoffa e dai tessuti, il nostro territorio è
stato capace di sviluppare con il mondo. Questo museo ha la singolare qualità di parlare di noi e, nello stesso tempo, di metterci in dialogo con gli altri, rappresentando un punto di riferimento mondiale per la storia del tessuto, della moda e del costume. È significativo che i cinquant’anni di storia del Museo vengano celebrati con una mostra così particolare, dedicata alla donazione di Giovanni Falletti, che propone una panoramica originalissima dei tessuti europei che parte dal Quattrocento e arriva al Settecento, confermando una vocazione specifica che rende il Museo del Tessuto una realtà davvero unica e speciale.

Dichiarazione di Giovanni Falletti, donatore
Ringrazio il Direttore del museo, la Curatrice delle collezioni e la Presidente della Fondazione Museo del Tessuto per le gentili parole di ringraziamento per la mia donazione e per l'ottima presentazione di questa mostra che utilizza una importante parte della medesima.
Una donazione che non si è esaurita al momento della accettazione verbale della medesima, avvenuta ormai molti mesi orsono. Infatti, dopo questo primo atto che riguardava ciò che avevo in quel momento, tutto quanto ho comprato in seguito nei settori di mio interesse - dopo averlo tenuto un po' per me – è andato ad aggiungersi a quanto già donato. Così avverrà anche in futuro, finché mi sarà concesso di avere un futuro.
Ho scelto di donare le mie collezioni al Museo del Tessuto di Prato per più motivi. Ovviamente non volevo che quanto da me raccolto andasse disperso in mille rivoli inadeguati e impropri. Il Museo del Tessuto di Prato mi è parsa una struttura ottimale per il suo alto livello culturale e scientifico. Avevo più volte visto alcune delle mostre e avevo apprezzato l'ottima presentazione dei materiali e la completezza dei testi storico-culturali che le corredavano. Anche gli studi scientifici erano inappuntabili. Quindi le mie cose andavano in buone mani. Inoltre - altro fattore importante nella scelta – è stata la constatazione che questo museo, al contrario di altre importanti strutture, usa il materiale in suo possesso per un susseguirsi di mostre e altre iniziative, non solo collocate a Prato. Evitavo così che le mie cose finissero sepolte in nobili ma inaccessibili depositi. Anche questa mostra - da come mi è stata presentata dai responsabili del museo - di me molto più giovani e che quindi usano le loro energie fisiche e intellettuali con ottimi risultati, è stata allestita in modo ottimale e mi auguro, anzi sono sicuro, che avrà successo, ripagandoli così delle loro fatiche.
Quindi questa donazione, che definirei "in progress", è stata di reciproco vantaggio. Infine la donazione ad un museo permette alle mie cose di non essere più di piacere ad un singolo, ma di divenire di pubblica utilità.

 
I primi cinquant’anni del Museo del Tessuto
 
La nascita e la formazione del Museo del Tessuto di Prato, l’istituzione culturale più rappresentativa del distretto tessile pratese, è fortemente legata all’Istituto Tullio Buzzi e all’Associazione Ex Allievi.
Alla fine degli anni Quaranta, dopo un viaggio di studio in Francia, il Prof. Giuseppe Ponzecchi maturò l’idea di creare una raccolta delle varie tipologie di tessuto antico per facilitare l’insegnamento del disegno e della tecnica tessile agli studenti della scuola. Successivamente, grazie all’impegno di Carlo Ponzecchi, figlio di Giuseppe, e dell’Associazione Ex Allievi – che si adoperarono con autentica passione per sensibilizzare le realtà industriali cittadine – a partire dagli anni Sessanta furono raccolti i primi nuclei delle collezioni del Museo. Nel 1975 Loriano Bertini, imprenditore tessile e collezionista, con un atto di grande sensibilità civica e di signorile generosità, donò all’Istituto Buzzi una collezione di 612 tessuti antichi acquisita dal noto antiquario fiorentino Giuseppe Salvadori. Questa importante donazione diede lo stimolo per la creazione di un vero e proprio museo, formalmente inaugurato nei locali della scuola il 20 dicembre del 1975.
Da allora lo sviluppo del Museo è costellato di tappe ed eventi significativi: il trasferimento nella sede espositiva provvisoria presso i locali del palazzo comunale, la nascita dell’Associazione Museo del Tessutoper la gestione delle attività, la creazione di una Sezione Contemporanea per raccogliere le tendenze moda di Prato Expo, l’inaugurazione della sede definitiva presso la ex fabbrica di filati Campolmi nel 2003, la contestuale nascita della Fondazione Museo del Tessuto a opera di Camera di Commercio di Prato (oggi Camera di Commercio Pistoia-Prato), Comune di Prato, Provincia di Prato e Unione Industriale Pratese (oggi Confindustria Toscana Nord).
Oltre 400.000 persone hanno varcato l’ingresso del Museo alla Campolmi negli ultimi vent’anni e le collezioni sono cresciute costantemente – oltre 11.000 oggetti dal 2003 al 2023 – grazie a donazioni pervenute dall’Associazione Amici del Museo del Tessuto, dagli Ex Allievi, da privati e aziende, accompagnate da alcuni, mirati acquisti. Grazie alla fiducia dei donatori e alla donazione fondativa iniziale di Loriano Bertini, il Museo vanta oggi un raro patrimonio, di assoluto rilievo internazionale, che include tessuti antichi da ogni continente, costumi, abiti e accessori di moda antichi e del XXI secolo, attrezzi e macchinari, campionari tessili e molte altre categorie di reperti e testimonianze storiche.
 
All’archivio delle tendenze moda presentate a Prato Expo nel 2015, si è affiancata nel 2021 la Textile Library, l’archivio di tessuti contemporanei organizzati per unità tematiche che oggi conta oltre 1500 campioni fisici e digitalizzati, finalizzato allo sviluppo di attività didattiche e servizi di consulenza e formazione.
 
A proposito di formazione, è molto cresciuto nel tempo il ruolo sempre più strategico svolto dalla sezione educativa del Museo: ogni anno progetta e eroga un programma sempre più articolato di attività per le scuole di ogni ordine e grado (quasi 20.000 gli studenti tra il 2021 e il 2024), per i bambini e le loro famiglie, per i pubblici con bisogni speciali e per i cittadini stranieri, migliorando di anno in anno l’accessibilità al patrimonio museale e rafforzando l’inclusione.
 
Numerose sono state negli ultimi vent’anni le mostre temporanee, che rappresentano un’attività importante di confronto per la ricerca scientifica e di fondamentale importanza per avvicinare il pubblico non specializzato e valorizzare il Museo della città di Prato come polo culturale attivo a livello locale, regionale e nazionale.
 
Tra le principali mostre dal 2003 a oggi ricordiamo quelle dedicate alla moda come Jeans! (2005), Thayaht, un artista alle origini del Made in Italy (2007), Vintage. L’irresistibile fascino del vissuto (2012-13), La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré in collaborazione con la Fondazione Gianfranco Ferré (2014, allestita a Milano a Palazzo Reale nel 2015 e a Phoenix in Arizona USA nel 2016), Tra Arte e Moda. Nostalgia del futuro nei tessuti d’artista del dopoguerra in collaborazione con la Fondazione Ferragamo (2016), Mr &Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell | Fashion and Prints 1965-74 (2022), poi esposta alla Fondazione Sozzani di Milano (2023), Kimono. Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente (2023) e Walter Albini, il talento lo stilista (2024).
Sul tessuto antico Intrecci Mediterranei (2006) dedicata alle contaminazioni tra cultura tessile vicino orientale ed europea in epoca medievale e moderna, Lo stile dello Zar in collaborazione con il Museo Hermitage di San Pietroburgo (2009); Il Capriccio e la Ragione, sulla cultura tessile e il costume del XVIII secolo in collaborazione con la Galleria del Costume / Uffizi e il Museo Stibbert (2017-18), Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini, Caramba sui costumi della Prima assoluta dell’opera pucciniana (2021, poi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia-Museo degli Strumenti musicali, Auditorium Parco della Musica di Roma nel 2022).
Sul costume cinematografico Marie Antoinette. I costumi di una regina da Oscar (2018) e Pinocchio nei Costumi di Massimo Cantini Parrini dal film di Matteo Garrone (2019-2020).
 
La partecipazione a decine di progetti europei (su diversi programmi di finanziamento) ha permesso di rafforzare le relazioni internazionali della Fondazione, consolidare una notorietà europea e sviluppare progettualità che senza quelle opportunità sarebbe stato difficile attuare, spaziando dalla digitalizzazione del patrimonio al suo impiego come preziosa fonte di ispirazione e formazione per i giovani designer e le aziende; dall’erogazione di attività di accompagnamento di start up eco-innovative al testing di modelli partecipativi per le istituzioni culturali, fino alla sperimentazione della dimensione del gioco per lo sviluppo di contenuti culturali.
 
Cinquant’anni di attività museale, in un territorio produttivo e industriale vitale e complesso, rappresentano un traguardo culturale importante e uno stimolo per il futuro, dove la storia non è soltanto un ramo del sapere ma anche un modo per comprendere il mondo. 
 
 


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