Dal 10 maggio al 23 novembre un’Opera Aperta nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice
Ricostruire per curare. Ecco "Opera aperta", il Padiglione della Santa Sede alla Biennale Architettura di Venezia

Il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice
Samantha De Martin
10/04/2025
Roma - Riparare architetture per tessere relazioni ricostruendo lo spazio fisico e sociale con la bellezza della cura. Celebrare la storia dei luoghi valorizzando le competenze dei talenti di oggi, promuovendo l’intelligenza comunitaria di artisti locali, restauratori, musicisti, immaginando collegamenti tra passato e futuro, celebrando l’architettura come un atto corale, di responsabilità verso un luogo e i suoi abitanti.
È questo il messaggio che risuonerà all’interno del Padiglione della Santa Sede alla 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia 2025, attesa dal 10 maggio al 23 novembre.
Il padiglione “parabola”, 550 metri quadrati, è stato presentato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione nel corso della conferenza stampa svoltasi presso la sala Stampa Vaticana. Ad accoglierlo sarà il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, che il Dicastero gestirà come spazio espositivo aperto, da “vivere” più che da vedere, in accordo con il Comune di Venezia.
Il progetto, intitolato “Opera Aperta”, è curato da Marina Otero Verzier, architetta e da Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia, che hanno collaborato con due tra i più importanti studi internazionali di architettura specializzati in costruzione responsabile e cura collettiva: Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer), con sede a Città del Messico, e MAIO Architects (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida) di Barcellona.

Tatiana Bilbao ESTUDIO - Fernando Sanchez
“Il Padiglione della Santa Sede sarà un padiglione-parabola – spiega Sua Eminenza Cardinal José Tolentino de Mendonça -. Il titolo di "Opera Aperta" lo presenta come un cantiere, come un processo in corso a cui tutti sono invitati a collaborare. Allo stesso tempo in cui si riparano i muri e i dettagli architettonici dell’edificio, si ripareranno anche le relazioni di vicinato e l’ospitalità intergenerazionale, ricostruendo simultaneamente lo spazio fisico e lo spazio sociale. Il nostro desiderio è che questo padiglione-parabola possa dare espressione concreta, nel campo dell’architettura, alle intuizioni profetiche contenute nell’enciclica Laudato si’ e diventare un laboratorio attivo di intelligenza umana e comunitaria, mettendo in comune ragione e affetto, professionalità e convivialità, ricerca e vita ordinaria”.
Durante i sette mesi di apertura, all’interno di questo spazio in continuo divenire che ospiterà il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, associazioni e realtà vive di Venezia, invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità, gli strumenti utilizzati per ricostruire saranno impalcature, sale di restauro aperte al pubblico, tavoli da lavoro, mappe, disegni che mostreranno l’evoluzione dell’edificio nel tempo, e ancora una sala che sarà adibita a cucina comunitaria gestita dalla cooperativa NONSOLOVERDE, che accoglierà due volte a settimana visitatori della Biennale e residenti locali che potranno condividere la convivialità del pasto. Seguiranno incontri, workshop, confronti per conoscere le tecniche locali del restauro.

Ritratto di Giovanna Zabotti
“Saranno in tantissimi a lavorare, un numero aperto a comporre una grande comunità di lavoro - spiega Giovanna Zabotti -. Coloro che saranno impiegati nella serra e nelle cucine arrivano da una comunità di recupero, saranno formati e una volta usciti dal padiglione avranno un lavoro. All’interno del Padiglione, che si pone come un atto di riparazione di intelligenza comunitaria, abbiamo voluto fare realmente qualcosa di utile che potesse rimanere. Solo nel centro storico di Venezia ci sono 280 associazioni attive che parlano di promozione sociale e il Padiglione è l’occasione per parlare di loro”.
Così nei mesi a venire questo progetto darà nuova vita al Complesso di Santa Maria Ausiliatrice nel sestiere di Castello, concentrandosi su ciò che può essere preservato, riutilizzato e riattivato, promuovendo un’architettura sostenibile ed etica. “Rivitalizzando una struttura esistente - commenta la curatrice Marina Otero Verzier - valorizziamo le sue crepe e perdite non come difetti da nascondere, ma come aperture verso nuove possibilità. Queste soglie ci invitano a reimmaginare la relazione tra passato e futuro, crescita e decadimento, rottura e rigenerazione. Opera Aperta onora le storie stratificate incastonate nel luogo, mentre crea spazio per chi verrà dopo di noi.”
Due pomeriggi alla settimana, l’UIA - Università Internazionale dell’Arte condurrà una serie di workshop di restauro e riqualificazione per trasmettere le tecniche tradizionali di costruzione alle nuove generazioni. I partecipanti riceveranno un diploma UIA, rafforzando un impegno a lungo termine per la conservazione di queste competenze. Lares realizzerà l’intervento di restauro della parte monumentale che sarà visibile al pubblico dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 18.
“Vediamo questa opportunità come un modo per posizionare l'architettura come un atto di cura - spiega Tatiana Bilbao Estudio - per riconoscere l'urgenza di prendersi cura dell'ambiente e delle comunità in questi tempi incerti, e per infondere nella nostra professione un rinnovato senso di scopo."
Marina Otero © Boudewijn Bollmann
Oltre al restauro “Opera Aperta” promuove lo scambio culturale attraverso pasti condivisi e musica. Il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” Venezia sosterrà invece i musicisti locali offrendo all’interno del Padiglione sale prova, depositi e disponibilità di strumenti (inclusi arpa, pianoforte e pianoforte verticale). Queste strutture saranno accessibili nel fine settimana, con possibilità per i musicisti di prenotare online la sala per suonare, seguendo fasce orarie di un’ora ciascuna.
Immancabile, per questa edizione della Biennale Architettura e per la prossima edizione di Biennale Arte, il supporto, come main partner, di Intesa Sanpaolo.
“La collaborazione fra Intesa Sanpaolo e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione - ha ribadito Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici - Intesa Sanpaolo, direttore generale Gallerie d'Italia - nasce da una solida visione comune che riconosce nell’arte uno strumento straordinario per affrontare le sfide sociali contemporanee”.
È questo il messaggio che risuonerà all’interno del Padiglione della Santa Sede alla 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia 2025, attesa dal 10 maggio al 23 novembre.
Il padiglione “parabola”, 550 metri quadrati, è stato presentato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione nel corso della conferenza stampa svoltasi presso la sala Stampa Vaticana. Ad accoglierlo sarà il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, che il Dicastero gestirà come spazio espositivo aperto, da “vivere” più che da vedere, in accordo con il Comune di Venezia.
Il progetto, intitolato “Opera Aperta”, è curato da Marina Otero Verzier, architetta e da Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia, che hanno collaborato con due tra i più importanti studi internazionali di architettura specializzati in costruzione responsabile e cura collettiva: Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer), con sede a Città del Messico, e MAIO Architects (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida) di Barcellona.

Tatiana Bilbao ESTUDIO - Fernando Sanchez
“Il Padiglione della Santa Sede sarà un padiglione-parabola – spiega Sua Eminenza Cardinal José Tolentino de Mendonça -. Il titolo di "Opera Aperta" lo presenta come un cantiere, come un processo in corso a cui tutti sono invitati a collaborare. Allo stesso tempo in cui si riparano i muri e i dettagli architettonici dell’edificio, si ripareranno anche le relazioni di vicinato e l’ospitalità intergenerazionale, ricostruendo simultaneamente lo spazio fisico e lo spazio sociale. Il nostro desiderio è che questo padiglione-parabola possa dare espressione concreta, nel campo dell’architettura, alle intuizioni profetiche contenute nell’enciclica Laudato si’ e diventare un laboratorio attivo di intelligenza umana e comunitaria, mettendo in comune ragione e affetto, professionalità e convivialità, ricerca e vita ordinaria”.
Durante i sette mesi di apertura, all’interno di questo spazio in continuo divenire che ospiterà il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, associazioni e realtà vive di Venezia, invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità, gli strumenti utilizzati per ricostruire saranno impalcature, sale di restauro aperte al pubblico, tavoli da lavoro, mappe, disegni che mostreranno l’evoluzione dell’edificio nel tempo, e ancora una sala che sarà adibita a cucina comunitaria gestita dalla cooperativa NONSOLOVERDE, che accoglierà due volte a settimana visitatori della Biennale e residenti locali che potranno condividere la convivialità del pasto. Seguiranno incontri, workshop, confronti per conoscere le tecniche locali del restauro.

Ritratto di Giovanna Zabotti
“Saranno in tantissimi a lavorare, un numero aperto a comporre una grande comunità di lavoro - spiega Giovanna Zabotti -. Coloro che saranno impiegati nella serra e nelle cucine arrivano da una comunità di recupero, saranno formati e una volta usciti dal padiglione avranno un lavoro. All’interno del Padiglione, che si pone come un atto di riparazione di intelligenza comunitaria, abbiamo voluto fare realmente qualcosa di utile che potesse rimanere. Solo nel centro storico di Venezia ci sono 280 associazioni attive che parlano di promozione sociale e il Padiglione è l’occasione per parlare di loro”.
Così nei mesi a venire questo progetto darà nuova vita al Complesso di Santa Maria Ausiliatrice nel sestiere di Castello, concentrandosi su ciò che può essere preservato, riutilizzato e riattivato, promuovendo un’architettura sostenibile ed etica. “Rivitalizzando una struttura esistente - commenta la curatrice Marina Otero Verzier - valorizziamo le sue crepe e perdite non come difetti da nascondere, ma come aperture verso nuove possibilità. Queste soglie ci invitano a reimmaginare la relazione tra passato e futuro, crescita e decadimento, rottura e rigenerazione. Opera Aperta onora le storie stratificate incastonate nel luogo, mentre crea spazio per chi verrà dopo di noi.”
Due pomeriggi alla settimana, l’UIA - Università Internazionale dell’Arte condurrà una serie di workshop di restauro e riqualificazione per trasmettere le tecniche tradizionali di costruzione alle nuove generazioni. I partecipanti riceveranno un diploma UIA, rafforzando un impegno a lungo termine per la conservazione di queste competenze. Lares realizzerà l’intervento di restauro della parte monumentale che sarà visibile al pubblico dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 18.
“Vediamo questa opportunità come un modo per posizionare l'architettura come un atto di cura - spiega Tatiana Bilbao Estudio - per riconoscere l'urgenza di prendersi cura dell'ambiente e delle comunità in questi tempi incerti, e per infondere nella nostra professione un rinnovato senso di scopo."

Marina Otero © Boudewijn Bollmann
Oltre al restauro “Opera Aperta” promuove lo scambio culturale attraverso pasti condivisi e musica. Il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” Venezia sosterrà invece i musicisti locali offrendo all’interno del Padiglione sale prova, depositi e disponibilità di strumenti (inclusi arpa, pianoforte e pianoforte verticale). Queste strutture saranno accessibili nel fine settimana, con possibilità per i musicisti di prenotare online la sala per suonare, seguendo fasce orarie di un’ora ciascuna.
Immancabile, per questa edizione della Biennale Architettura e per la prossima edizione di Biennale Arte, il supporto, come main partner, di Intesa Sanpaolo.
“La collaborazione fra Intesa Sanpaolo e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione - ha ribadito Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici - Intesa Sanpaolo, direttore generale Gallerie d'Italia - nasce da una solida visione comune che riconosce nell’arte uno strumento straordinario per affrontare le sfide sociali contemporanee”.
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