Viaggio del cuore. Rotta Napoli-Istanbul
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Caterina Fusco, Viaggio del cuore. Rotta Napoli-Istanbul, Venezia, Officina delle Zattere.
Dal 05 Aprile 2014 al 11 Maggio 2014
Venezia Classica | progetto
Luogo: Officina delle Zattere
Indirizzo: Fondamenta Nani, Dorsoduro 947
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 11 alle ore 19
Curatori: Giovanni Gastel
Costo del biglietto: ingresso libero
Sito ufficiale: http://www.officinadellezattere.it
Dal 4 aprile all’11 maggio apre al pubblico presso gli spazi espositivi dell’Officina delle Zattere a Venezia la mostra“Viaggio del cuore, Rotta Napoli-Istanbul” di Caterina De Fusco, che comprende il video omonimo e una serie di immagini scattate durante i viaggi necessari alla sua realizzazione.
La mostra è curata da Giovanni Gastel.
Come afferma Gastel: “Caterina De Fusco ha due anime: una partenopea e una planetaria. La sua anima napoletana la porta con sé ovunque, nei suoi occhi profondi e nella sua intelligenza agile e colta. La sua fotografia è figlia della capacità straordinaria di legare visione improvvisa e cultura. Le sue immagini fresche e prive di eccessive sovrastrutture tecniche, ci aprono alla scoperta del mondo da lei visto e contemporaneamente alla sua anima bella e al suo stupore, che è il sale dell’intelligenza.
“Viaggio del cuore, Rotta Napoli-Istanbul” è anche una prova di destrezza fotografica e intellettuale. Cosa lega questi due mondi apparentemente lontani? Una profonda unità storico-culturale e oserei dire poetica. Colori, forme, danze, divinità, gente, si uniscono davanti ai nostri occhi a riformare quel caos visivo che è la nostra memoria, con eleganza e poesia profonda. Chi, meglio di Venezia, città cosmopolita per definizione, poteva ospitare una mostra che crea ponti tra popoli e spazi, figli tutti della cultura greco-romana ma mischiati a voci di tutto il mondo.
Sfogliare questo splendido album di fotografie è una gioia e insieme un’emozione grande. Le sue foto stupiscono se viste una ad una ma diventano ancora più forti nel loro insieme quasi musivo. Non solo memoria di luoghi ma vera e propria macchina per sognare e creare paralleli e distonie che restano nella mente”.
Il lavoro “Napoli-Istanbul”, iniziato per un impulso emotivo e divenuto in seguito un progetto audiovisivo, è un testo multiforme, connotato da complessa stratigrafia, un viaggio esperienziale che cerca innanzitutto l’unione con se stessi e quindi con gli altri e con le genti.
La costruzione del racconto muove dall’esigenza di trasportare lo spettatore all’interno di uno spazio in cui poter percepire, sulla pelle, il bisogno di ricongiunzione di popoli e religioni. L’artista è convinta che, in questa delicata congiuntura storica, il lavoro celi, forte, quella volontà inespressa dei popoli di riconoscersi, comprendersi, allearsi.
Il percorso si compone primariamente di una discesa nel sottosuolo di entrambe le città, poi riemerge in superficie attraverso l’arte, la danza, la musica, la ceramica e l’osservazione del comportamento delle genti d’Oriente e d’Occidente.
La connessione dei linguaggi, musicale, scritto e immaginifico, entra, scruta all’interno di realtà popolari e nobiliari, cercando di rendere visibile come l’arte permetta l’unione tra le genti.
Le foto sono parte dei viaggi fatti per far sì che il video si componesse.
Se la Terra, lambita dall’acqua, si fa specchio della vita, quest’ultima non può nascondere la bellezza e la creatività umana, che si manifesta nelle cromie di ceramiche, nei mosaici, nei dipinti, come nelle mura scrostate. La Bellezza reca in sé il positivo, il negativo, il bianco e il nero, la luce e l’ombra. Non è una chimera come vorrebbe la nostra società ma una danza manifesta, come il ruotare su un unico asse del sufi. L’immagine di una Vergine, dell’ alfa e dell’ omega chiave del mondo greco, di una cisterna, di una “marginetta” cercano di condurre lo spettatore verso quel “sacro” che, in ciascuno di noi, esiste.
Ritornare al “sacro”, necessità sacrosanta del nostro tempo storico.
“Come napoletana, ho forgiato questo lavoro come atto d’amore nei confronti di Napoli, desiderando fortemente un potenziamento del già spesso background cittadino, che è vanto della mia formazione, ma non perdendo memoria che il Mediterraneo è da sempre elemento protagonista di contaminazioni e di unioni”.
La mostra è curata da Giovanni Gastel.
Come afferma Gastel: “Caterina De Fusco ha due anime: una partenopea e una planetaria. La sua anima napoletana la porta con sé ovunque, nei suoi occhi profondi e nella sua intelligenza agile e colta. La sua fotografia è figlia della capacità straordinaria di legare visione improvvisa e cultura. Le sue immagini fresche e prive di eccessive sovrastrutture tecniche, ci aprono alla scoperta del mondo da lei visto e contemporaneamente alla sua anima bella e al suo stupore, che è il sale dell’intelligenza.
“Viaggio del cuore, Rotta Napoli-Istanbul” è anche una prova di destrezza fotografica e intellettuale. Cosa lega questi due mondi apparentemente lontani? Una profonda unità storico-culturale e oserei dire poetica. Colori, forme, danze, divinità, gente, si uniscono davanti ai nostri occhi a riformare quel caos visivo che è la nostra memoria, con eleganza e poesia profonda. Chi, meglio di Venezia, città cosmopolita per definizione, poteva ospitare una mostra che crea ponti tra popoli e spazi, figli tutti della cultura greco-romana ma mischiati a voci di tutto il mondo.
Sfogliare questo splendido album di fotografie è una gioia e insieme un’emozione grande. Le sue foto stupiscono se viste una ad una ma diventano ancora più forti nel loro insieme quasi musivo. Non solo memoria di luoghi ma vera e propria macchina per sognare e creare paralleli e distonie che restano nella mente”.
Il lavoro “Napoli-Istanbul”, iniziato per un impulso emotivo e divenuto in seguito un progetto audiovisivo, è un testo multiforme, connotato da complessa stratigrafia, un viaggio esperienziale che cerca innanzitutto l’unione con se stessi e quindi con gli altri e con le genti.
La costruzione del racconto muove dall’esigenza di trasportare lo spettatore all’interno di uno spazio in cui poter percepire, sulla pelle, il bisogno di ricongiunzione di popoli e religioni. L’artista è convinta che, in questa delicata congiuntura storica, il lavoro celi, forte, quella volontà inespressa dei popoli di riconoscersi, comprendersi, allearsi.
Il percorso si compone primariamente di una discesa nel sottosuolo di entrambe le città, poi riemerge in superficie attraverso l’arte, la danza, la musica, la ceramica e l’osservazione del comportamento delle genti d’Oriente e d’Occidente.
La connessione dei linguaggi, musicale, scritto e immaginifico, entra, scruta all’interno di realtà popolari e nobiliari, cercando di rendere visibile come l’arte permetta l’unione tra le genti.
Le foto sono parte dei viaggi fatti per far sì che il video si componesse.
Se la Terra, lambita dall’acqua, si fa specchio della vita, quest’ultima non può nascondere la bellezza e la creatività umana, che si manifesta nelle cromie di ceramiche, nei mosaici, nei dipinti, come nelle mura scrostate. La Bellezza reca in sé il positivo, il negativo, il bianco e il nero, la luce e l’ombra. Non è una chimera come vorrebbe la nostra società ma una danza manifesta, come il ruotare su un unico asse del sufi. L’immagine di una Vergine, dell’ alfa e dell’ omega chiave del mondo greco, di una cisterna, di una “marginetta” cercano di condurre lo spettatore verso quel “sacro” che, in ciascuno di noi, esiste.
Ritornare al “sacro”, necessità sacrosanta del nostro tempo storico.
“Come napoletana, ho forgiato questo lavoro come atto d’amore nei confronti di Napoli, desiderando fortemente un potenziamento del già spesso background cittadino, che è vanto della mia formazione, ma non perdendo memoria che il Mediterraneo è da sempre elemento protagonista di contaminazioni e di unioni”.
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