Giovanni De Lazzari. Imago

Giovanni De Lazzari, Senza Titolo, 37,5x33cm, pencil on paper, framed, 2012
Dal 26 July 2014 al 30 October 2014
Modica | Ragusa
Luogo: Laveronica Arte Contemporanea
Indirizzo: via Clemente Grimaldi 93
Telefono per informazioni: +39 093 2948803 / 340 8176441
E-Mail info: info@gallerialaveronica.it
Sito ufficiale: http://www.gallerialaveronica.it/
Laveronica arte contemporanea è lieta di presentare Imago la nuova personale di Giovanni De Lazzari negli spazi della galleria. In mostra un ristretto gruppo di nuovi lavori realizzati utilizzando il disegno, la pittura e la scultura.
Da sempre il lavoro di De Lazzari non è inseribile o archiviabile all’interno di progetti, la sua è una ricerca che ha a che fare con la natura primitiva del processo artistico e il suo lavoro non riguarda l’attualità, ma una temporalità che necessariamente precede e prescinde qualsiasi momento espositivo.
Il titolo evoca immediatamente un immaginario fantastico che prende spunto da un’osservazione della realtà quotidiana rielaborata grazie ad una complessa dimensione psicologica che l'artista trasferisce da sempre in modo ostinato nelle sue opere. Sembra quasi non scegliere le immagini da rappresentare che appaiono invece come il frutto dell’istinto o per meglio dire dell’inconscio.
Un paesaggio lunare dall'aspetto metafisico, una mano che tiene in pugno un piccolo e impaurito uccellino o dei serpenti che lottano nello stesso momento in cui si accoppiano, sono una serie di dipinti e disegni che evocano una natura che è certamente sotto i nostri occhi, ma che per l’artista diventa occasione per riflettere su un'altra 'natura', quella umana. Le immagini nascondono dietro una calma solo apparente, un’inquietudine e sono l’occasione per riflettere, in modo a volte feroce, sulle dinamiche che coinvolgono gli umani, le loro relazioni affettive e gli inevitabili rapporti di forza che tra essi s’instaurano.
Nella serie degli Arlecchino, dipinti astratti i cui colori ricordano la veste della nota maschera della commedia dell’arte, il desiderio di mettere in scena una doppiezza delle immagini diventa evidente. La maschera dell’Arlecchino, infatti, non nasce per essere il simpatico e ingenuo guitto contemporaneo, ma come figura diabolica e ghignante, partorito da una ritualità agricola del ‘600. Le geometrie di cui l’artista si serve, infatti, fanno assumere ai dipinti l’aspetto di veri e propri specchi in cui riflettersi.
La grande scultura Imago è una sorta di contraltare all’inquietudine dei lavori pittorici e dei disegni. Un grande tavolo sulla cui base sono presenti delle piccole immagini dipinte che l’artista ha sapientemente connesso attraverso l’uso dello spazio vuoto e bianco. Alcune di queste immagini: un cielo, una larva, una mucca che allatta, hanno a che fare, nella loro semplicità, con la dimensione della creazione che probabilmente è il più importante rifugio per la sensibilità di un’artista.
Da sempre il lavoro di De Lazzari non è inseribile o archiviabile all’interno di progetti, la sua è una ricerca che ha a che fare con la natura primitiva del processo artistico e il suo lavoro non riguarda l’attualità, ma una temporalità che necessariamente precede e prescinde qualsiasi momento espositivo.
Il titolo evoca immediatamente un immaginario fantastico che prende spunto da un’osservazione della realtà quotidiana rielaborata grazie ad una complessa dimensione psicologica che l'artista trasferisce da sempre in modo ostinato nelle sue opere. Sembra quasi non scegliere le immagini da rappresentare che appaiono invece come il frutto dell’istinto o per meglio dire dell’inconscio.
Un paesaggio lunare dall'aspetto metafisico, una mano che tiene in pugno un piccolo e impaurito uccellino o dei serpenti che lottano nello stesso momento in cui si accoppiano, sono una serie di dipinti e disegni che evocano una natura che è certamente sotto i nostri occhi, ma che per l’artista diventa occasione per riflettere su un'altra 'natura', quella umana. Le immagini nascondono dietro una calma solo apparente, un’inquietudine e sono l’occasione per riflettere, in modo a volte feroce, sulle dinamiche che coinvolgono gli umani, le loro relazioni affettive e gli inevitabili rapporti di forza che tra essi s’instaurano.
Nella serie degli Arlecchino, dipinti astratti i cui colori ricordano la veste della nota maschera della commedia dell’arte, il desiderio di mettere in scena una doppiezza delle immagini diventa evidente. La maschera dell’Arlecchino, infatti, non nasce per essere il simpatico e ingenuo guitto contemporaneo, ma come figura diabolica e ghignante, partorito da una ritualità agricola del ‘600. Le geometrie di cui l’artista si serve, infatti, fanno assumere ai dipinti l’aspetto di veri e propri specchi in cui riflettersi.
La grande scultura Imago è una sorta di contraltare all’inquietudine dei lavori pittorici e dei disegni. Un grande tavolo sulla cui base sono presenti delle piccole immagini dipinte che l’artista ha sapientemente connesso attraverso l’uso dello spazio vuoto e bianco. Alcune di queste immagini: un cielo, una larva, una mucca che allatta, hanno a che fare, nella loro semplicità, con la dimensione della creazione che probabilmente è il più importante rifugio per la sensibilità di un’artista.
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