Valerio Anceschi – Luca Scarabelli. Levia Gravia
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Luca Scarabelli, La fine del mondo, 2022, pallone da basket alterato, pluriball, 35x40x18 cm.
Dal 15 Aprile 2023 al 24 Giugno 2023
Ravenna
Luogo: Fondazione Sabe per l’arte
Indirizzo: Via Giovanni Pascoli 31
Orari: giovedì, venerdì e sabato 16-19
Curatori: Francesco Tedeschi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@sabeperlarte.org |
Sito ufficiale: http://www.sabeperlarte.org
Sabato 15 aprile 2023 alle ore 11, la Fondazione Sabe per l’arte presenta Levia Gravia, doppia mostra personale di Valerio Anceschi e Luca Scarabelli, a cura di Francesco Tedeschi. Lo spazio espositivo, inaugurato nel novembre 2021 a pochi passi dal MAR – Museo d'Arte di Ravenna, intende porsi quale punto di riferimento per la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea, con una particolare attenzione alla scultura.
Nonostante percorsi e concezioni estetiche differenti, i due artisti condividono alcuni elementi di un linguaggio plastico attraverso cui propongono particolari letture della forma e dell’idea di scultura. In mostra, il punto di connessione tra le due poetiche viene individuato nel rapporto tra il concetto di “levità” e quello di “gravità”, introdotti dalla citazione di Ovidio presente nel titolo, ripresa da Giosué Carducci per una sua raccolta poetica.
La “levità” è intesa nel senso di una leggerezza formale, più che materiale, quando si dà attenzione al vuoto come elemento attivo di ogni elaborazione scultorea che si relaziona con l’ambiente, ma anche nel senso di un alleggerimento del significato assertivo e monumentale che essa ha, introducendo motivi di sottile ironia. La “gravità”, invece, si relaziona a una delle peculiarità della scultura, quella della sua presenza fisica, del suo rapporto con la dimensione del suolo, dell’attrazione verso terra, ma anche alla sua capacità, attraverso la sua combinazione con le qualità della “leggerezza”, di evocare temi e discorsi che aspirano a una profondità di senso. L’intreccio di queste due direzioni – o aspirazioni – si possono individuare reciprocamente nel lavoro di Anceschi e di Scarabelli, che per l’occasione propongono una serie di opere realizzate negli ultimi anni.
Dagli anni Novanta, Valerio Anceschi ha svolto un percorso coerente nella elaborazione di opere composte con materiale di riuso, soprattutto frammenti di ferro provenienti da lavorazioni di fonderia, che combina per generare soggetti bi-tridimensionali, che si muovono, in qualche occasione realmente, per effetto della leggerezza del loro corpo. L’uso della colorazione, principalmente in rosso, attribuisce nuova espressività ai materiali, assorbiti in nuovi intenti formali. Luca Scarabelli, dal canto suo, fin dagli anni Ottanta ha operato attraverso l’uso e il recupero di oggetti domestici, elementari, ai quali attribuisce significato interrogativo ed evocativo, all’insegna di una concettualizzazione ironica e narrativa. La sua attività in realtà esplora molteplici direzioni, dall’objet trouvé ricontestualizzato al video, al libro d’artista, alle performance di natura musicale, nelle quali si è impegnato in anni recenti, passando attraverso una fitta attività organizzativa e ideativa.
La mostra, che proseguirà fino al 24 giugno 2023 con il patrocinio del Comune di Ravenna e del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, è accompagnata da un catalogo edito da Danilo Montanari e arricchita da altri eventi organizzati nel periodo di apertura della mostra.
Valerio Anceschi (Milano, 1975) vive e lavora a Milano, dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra le mostre personali, si segnalano: La forma nascosta, Fondazione Mudima, Milano e La scultura come disegno, Triangolo nero, Alessandria (2016); Tra intenzionalità e azzardo, Spaziotemporaneo, Milano (2006); Vissuto in movimento, Villa Cernigliaro, Sordevolo, Biella (2004); Punto di domanda, DIECI.DUE!, Milano (2001). Tra le collettive: Dialoghi siciliani. Dimensione astratta, un orizzonte sensibile, Palazzo Duchi di Santo Stefano, Taormina (2021), 13° Biennale” de l’art africain contemporiain Dak’Art, Dakar, Senegal (2018), Anima mundi, Giardino Botanico, Napoli (2017).
Luca Scarabelli (Tradate, Varese, 1965) ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, in spazi espositivi pubblici e privati, in Italia e all’estero, tra cui: PROGR, Bern; MAC, Museo d’arte Contemporanea, Lissone; Space4235, Genova; SRISA, Firenze; Musée Cantonal des Beaux-Arts, Lousanne; Mà arte, Aveiro, Portugal; La rada, Locarno; 91 mq Art project space, Berlin; Assab One, Milano; Viafarini, Milano; Museo Riso, Palermo; Meštrović Pavilion, Zagabria, Croazia; Museo MAGA, Gallarate (VA); Museo della Permanente, Milano. Nel 2014 fonda lo spazio espositivo dedicato alla ricerca e sperimentazione artistica contemporanea “Surplace” a Varese. Nel 2014 con Michele Lombardelli avvia il progetto di sperimentazione sonora “Untitled Noise”.
Nonostante percorsi e concezioni estetiche differenti, i due artisti condividono alcuni elementi di un linguaggio plastico attraverso cui propongono particolari letture della forma e dell’idea di scultura. In mostra, il punto di connessione tra le due poetiche viene individuato nel rapporto tra il concetto di “levità” e quello di “gravità”, introdotti dalla citazione di Ovidio presente nel titolo, ripresa da Giosué Carducci per una sua raccolta poetica.
La “levità” è intesa nel senso di una leggerezza formale, più che materiale, quando si dà attenzione al vuoto come elemento attivo di ogni elaborazione scultorea che si relaziona con l’ambiente, ma anche nel senso di un alleggerimento del significato assertivo e monumentale che essa ha, introducendo motivi di sottile ironia. La “gravità”, invece, si relaziona a una delle peculiarità della scultura, quella della sua presenza fisica, del suo rapporto con la dimensione del suolo, dell’attrazione verso terra, ma anche alla sua capacità, attraverso la sua combinazione con le qualità della “leggerezza”, di evocare temi e discorsi che aspirano a una profondità di senso. L’intreccio di queste due direzioni – o aspirazioni – si possono individuare reciprocamente nel lavoro di Anceschi e di Scarabelli, che per l’occasione propongono una serie di opere realizzate negli ultimi anni.
Dagli anni Novanta, Valerio Anceschi ha svolto un percorso coerente nella elaborazione di opere composte con materiale di riuso, soprattutto frammenti di ferro provenienti da lavorazioni di fonderia, che combina per generare soggetti bi-tridimensionali, che si muovono, in qualche occasione realmente, per effetto della leggerezza del loro corpo. L’uso della colorazione, principalmente in rosso, attribuisce nuova espressività ai materiali, assorbiti in nuovi intenti formali. Luca Scarabelli, dal canto suo, fin dagli anni Ottanta ha operato attraverso l’uso e il recupero di oggetti domestici, elementari, ai quali attribuisce significato interrogativo ed evocativo, all’insegna di una concettualizzazione ironica e narrativa. La sua attività in realtà esplora molteplici direzioni, dall’objet trouvé ricontestualizzato al video, al libro d’artista, alle performance di natura musicale, nelle quali si è impegnato in anni recenti, passando attraverso una fitta attività organizzativa e ideativa.
La mostra, che proseguirà fino al 24 giugno 2023 con il patrocinio del Comune di Ravenna e del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, è accompagnata da un catalogo edito da Danilo Montanari e arricchita da altri eventi organizzati nel periodo di apertura della mostra.
Valerio Anceschi (Milano, 1975) vive e lavora a Milano, dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra le mostre personali, si segnalano: La forma nascosta, Fondazione Mudima, Milano e La scultura come disegno, Triangolo nero, Alessandria (2016); Tra intenzionalità e azzardo, Spaziotemporaneo, Milano (2006); Vissuto in movimento, Villa Cernigliaro, Sordevolo, Biella (2004); Punto di domanda, DIECI.DUE!, Milano (2001). Tra le collettive: Dialoghi siciliani. Dimensione astratta, un orizzonte sensibile, Palazzo Duchi di Santo Stefano, Taormina (2021), 13° Biennale” de l’art africain contemporiain Dak’Art, Dakar, Senegal (2018), Anima mundi, Giardino Botanico, Napoli (2017).
Luca Scarabelli (Tradate, Varese, 1965) ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, in spazi espositivi pubblici e privati, in Italia e all’estero, tra cui: PROGR, Bern; MAC, Museo d’arte Contemporanea, Lissone; Space4235, Genova; SRISA, Firenze; Musée Cantonal des Beaux-Arts, Lousanne; Mà arte, Aveiro, Portugal; La rada, Locarno; 91 mq Art project space, Berlin; Assab One, Milano; Viafarini, Milano; Museo Riso, Palermo; Meštrović Pavilion, Zagabria, Croazia; Museo MAGA, Gallarate (VA); Museo della Permanente, Milano. Nel 2014 fonda lo spazio espositivo dedicato alla ricerca e sperimentazione artistica contemporanea “Surplace” a Varese. Nel 2014 con Michele Lombardelli avvia il progetto di sperimentazione sonora “Untitled Noise”.
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