Aurel & Draga. Per Speculum in Aenigmate
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Aurel K. Basedow, Untitled, 2021. Tecnica mista su pannello di legno. Resina epossidica, olio, acrilico, 180x150 cm.
Dal 25 Febbraio 2022 al 13 Marzo 2022
Roma
Luogo: Palazzo Brancaccio
Indirizzo: Via Merulana 248
Orari: ore 11-21
Contemporary Cluster inaugura, venerdì 25 febbraio dalle 18 a Roma, Per Speculum in Aenigmate, un progetto speciale che per la prima volta a Palazzo Brancaccio mette in dialogo il nuovo corpo di lavori pittorici di Aurel K. Basedow con alcuni degli iconici pezzi di design del duo Draga & Aurel, di cui lui fa parte.
Il titolo della mostra fa riferimento ad un passo fondamentale della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, un testo biblico sul quale è stato fondato il dogmatico credo cristiano riguardo l’impossibilità di qualsiasi sapere umano rispetto al divino e che viene mutato dagli artisti Draga Obradovic e Aurel K. Basedow nel suo aspetto più evocativo e poetico. Gli elementi dello specchio e dell’enigma si riferiscono infatti alla loro opera che vive sempre un perenne stato di sdoppiamento, una scissione nella quale si svela la sua simultanea natura di oggetto d’arredo e opera d’arte. La normale fruizione di ogni loro manufatto si amplifica negli infiniti riflessi prodotti dalle superfici in resina che, dall’aspetto di spesse pietrificazioni vitree dalle nuance siderali, si poggiano su esili strutture ferrose o bronzee o ancora inglobano esse stesse concrezioni cementizie.
Una gestazione formale e produttiva consolidata la loro, alla quale però Aurel decide recentemente di allargare i confini estetici, spingendosi oltre il paradigma della funzionalità, creando un ciclo di lavori pittorici dalle fattezze di solidi totem traslucenti, contenenti ora trame di tessuti ora immagini fotografiche.
Per Contemporary Cluster, Draga e Aurel pensano così ad un percorso ibrido che mostra in maniera esaustiva i risultati della loro produzione artistica. Con la stessa ritmica di una partitura musicale – fatta di note ma anche di legature, accenti e pause – essi modulano ambienti volutamente “cattedralici”, composti dall’alternanza cadenzata di elementi differenti: luci tubiformi, pale monocrome o sedute, collocate per evidenziare simmetrie spaziali o dischiudere eclettici agglomerati policromi in cui le grandi “tele”, entrano in contrappunto con una serie di tavoli puntiformi.
L’ultima stanza accoglie la sola opera artistica di Aurel. Un momento intimo, una “pausa” nella quale si concentra su alcuni temi interiori, strettamente connessi all’attuale status pandemico; i concetti di paura o di costrizione si trasferiscono e si imprimono in una serie di carte dove pennellate magmatiche – acquose, ininterrotte e molto decise – camuffano senza nessun tentennamento gli aspetti peculiari di immagini fotografiche, tutte selezionate dall’archivio personale dell’artista.
Il titolo della mostra fa riferimento ad un passo fondamentale della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, un testo biblico sul quale è stato fondato il dogmatico credo cristiano riguardo l’impossibilità di qualsiasi sapere umano rispetto al divino e che viene mutato dagli artisti Draga Obradovic e Aurel K. Basedow nel suo aspetto più evocativo e poetico. Gli elementi dello specchio e dell’enigma si riferiscono infatti alla loro opera che vive sempre un perenne stato di sdoppiamento, una scissione nella quale si svela la sua simultanea natura di oggetto d’arredo e opera d’arte. La normale fruizione di ogni loro manufatto si amplifica negli infiniti riflessi prodotti dalle superfici in resina che, dall’aspetto di spesse pietrificazioni vitree dalle nuance siderali, si poggiano su esili strutture ferrose o bronzee o ancora inglobano esse stesse concrezioni cementizie.
Una gestazione formale e produttiva consolidata la loro, alla quale però Aurel decide recentemente di allargare i confini estetici, spingendosi oltre il paradigma della funzionalità, creando un ciclo di lavori pittorici dalle fattezze di solidi totem traslucenti, contenenti ora trame di tessuti ora immagini fotografiche.
Per Contemporary Cluster, Draga e Aurel pensano così ad un percorso ibrido che mostra in maniera esaustiva i risultati della loro produzione artistica. Con la stessa ritmica di una partitura musicale – fatta di note ma anche di legature, accenti e pause – essi modulano ambienti volutamente “cattedralici”, composti dall’alternanza cadenzata di elementi differenti: luci tubiformi, pale monocrome o sedute, collocate per evidenziare simmetrie spaziali o dischiudere eclettici agglomerati policromi in cui le grandi “tele”, entrano in contrappunto con una serie di tavoli puntiformi.
L’ultima stanza accoglie la sola opera artistica di Aurel. Un momento intimo, una “pausa” nella quale si concentra su alcuni temi interiori, strettamente connessi all’attuale status pandemico; i concetti di paura o di costrizione si trasferiscono e si imprimono in una serie di carte dove pennellate magmatiche – acquose, ininterrotte e molto decise – camuffano senza nessun tentennamento gli aspetti peculiari di immagini fotografiche, tutte selezionate dall’archivio personale dell’artista.
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