Ciriaco Campus
Dal 16 Maggio 2014 al 18 Maggio 2014
Roma
Luogo: Auditorium Parco della Musica
Indirizzo: viale Pietro de Coubertin 10
Orari: 10 - 20.30
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, gratis fino ai 12 anni
Telefono per informazioni: +39 06 80241281
E-Mail info: info@musicaperroma.it
Sito ufficiale: http://www.auditorium.com
Ciriaco Campus espone una serie di suoi lavori nel parco pensile dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, in occasione della IV edizione del Festival del Verde e del Paesaggio in programma dal 16 maggio.
Opera 1: Artigiani 96 - Anno: 1996
10 stampe cibachrome 100x200X10 inscatolate su box di plexglass
Opera 2: Pressa - Anno 2007/2011
Videoinstallazione con monitor 60 pollici montato su struttura con ventilatore industriale.
Il primo lavoro sono 10 grandi fotografie di 2 metri x uno della serie di 20 realizzata nel 1996 dal titolo Artigiani 96 e montate su un contenitore in plexiglass.
Si tratta di una galleria di foto/sculture di artigiani della periferia romana nelle quali Campus, impiegando strumenti linguistici vicini al mondo della pubblicità e della moda, registra l'integrità fisica dell'uomo a fine millennio, sia in opposizione con le alterazioni e manipolazioni dei performers Posthuman degli anni '90 e sia per sottolineare la realtà del lavoro, oggi sempre più smaterializzato e globalizzato.
Lo scopo è quello di realizzare con mezzi moderni, posa e centralità classica, un album statuario di mestieri ancora in essere alla fine del secolo scorso; le immagini spogliate di valenze eroiche o romantiche ( vedi Il quarto stato di Pellizza da Volpedo) evidenziano con fissità realista l'ambiente di un set fotografico dove artigiani modello, (o modelli di artigiani) si mostrano in tutta la loro semplice presenzialità.
Questo lavoro sarà inoltre esposto nel 2006 in varie città italiane nella mostra “Il corpo del lavoro in cento anni di arte italiana”.
Il secondo lavoro è parte di una videoinstallazione, Laboratorio da campo, già presentato alla 54° Biennale di Venezia e composto da una grande tenda da campo dove era allestito un laboratorio di emergenza per la riparazione degli strumenti contenenti la storia mediatica dell'umanità.
La parte esposta all'Auditorium, dal titolo Pressa, è costituita da un monitor di 60 pollici montato su struttura con ventilatore nel cui schermo appaiono, de-sincronizzate, 1500 immagini della storia politica, costume, cultura, spettacolo, scienza ... dell'ultimo mezzo secolo. Le immagini vengono sistematicamente, una per una, accartocciate e schiacciate da una pressa industriale.
L’artista ha scelto le immagini sulla base non solo dell’interesse personale (anche se attorno a questo fanno perno) o di quello specifico di una generazione, ma più in generale sulla base del vissuto collettivo e più precisamente del suo immaginario televisivo, essendo quasi tutte le immagini il frutto di quella memoria. Sono infatti presenti immagini di accadimenti presenti nei ricordi di tutti, accanto ad altre insignificanti che pure stanno, mai utilizzate, sepolte da qualche parte.
Il rumore ritmato prodotto dallo schiacciamento della pressa da un lato, e l’apparire della sequenza infinita di immagini dall’altro, fanno perdere la cognizione del tempo. Si viene risucchiati in una spirale ipnotica: emerge dalla memoria una data immagine, la si riconosce, ma non si ha il tempo di abbandonarsi ad essa perché, impietosa, viene distrutta ed appare quella successiva. L’azione della pressa, che non ha valenze “negative”, instaura invece una sorta di gara tra lo spettatore e la sua mente sul filo del ricordo.
L’archivio è disposto in modo del tutto casuale: l’assassinio di Kennedy o la caduta del muro di Berlino, stanno accanto alla foto di una vetrina o alla pubblicità di una bibita. Il risultato di questo accostamento è la perdita di “valore”, un livellamento tra ciò che è ritenuto importante e ciò che non lo è. Nell'accostamento Campus ha solo evitato che questa vicinanza generasse facili considerazioni retoriche o moralistiche.
Ciriaco Campus nasce a Bitti, in Sardegna. Si diploma in Scultura all'Accademia di Brera nel 1976.
Dagli anni 90 gli argomenti centrali della sua attività artistica sono i temi legati alla Comunicazione e alla Memoria. Realizza installazioni e videoinstallazioni, anche di grandi dimensioni, sempre e comunque site specific.Tra le mostre più recenti, dal 2000 in poi, si ricordano: la finta ristrutturazione di un’ala della Galleria Comunale di Roma, attuale Macro. Un’installazione di 400 mq. nel torrione San Matteo di Castel Sant’Angelo dal titolo By Life Camp. Il campo umanitario nei giardini di Palazzo Zenobio a Venezia nel 2002. Il fotoromanzo Il più bel sogno della mia vita di Palazzo Venezia, a Roma nel 2003.
La video installazione Scuola di Equitazione nel Palazzo Reale di Napoli nel 2004.
Il 1° Concorso Europeo di Cibo Naturale a Strasburgo e il 2° alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma nel 2005. I cibi inesistenti in uno stand alla “Biofach” di Norimberga.
La nave dei folli, performance sul fiume Tevere nel 2006.
La Pressa, una macchina rumorosa che “piega e schiaccia” le immagini della memoria mediatica degli ultimi 50 anni, proposta in modi diversi a Roma, Berlino e Venezia dal 2007 al 2011.
La videoinstallazione Repair Lab/Laboratorio da campo all'Arsenale, nel 2011 alla 54° Biennale d'Arte di Venezia, dove in una grande tenda da campo allestisce un laboratorio di emergenza per la riparazione degli strumenti contenenti la storia mediatica dell'umanità.
Opera 1: Artigiani 96 - Anno: 1996
10 stampe cibachrome 100x200X10 inscatolate su box di plexglass
Opera 2: Pressa - Anno 2007/2011
Videoinstallazione con monitor 60 pollici montato su struttura con ventilatore industriale.
Il primo lavoro sono 10 grandi fotografie di 2 metri x uno della serie di 20 realizzata nel 1996 dal titolo Artigiani 96 e montate su un contenitore in plexiglass.
Si tratta di una galleria di foto/sculture di artigiani della periferia romana nelle quali Campus, impiegando strumenti linguistici vicini al mondo della pubblicità e della moda, registra l'integrità fisica dell'uomo a fine millennio, sia in opposizione con le alterazioni e manipolazioni dei performers Posthuman degli anni '90 e sia per sottolineare la realtà del lavoro, oggi sempre più smaterializzato e globalizzato.
Lo scopo è quello di realizzare con mezzi moderni, posa e centralità classica, un album statuario di mestieri ancora in essere alla fine del secolo scorso; le immagini spogliate di valenze eroiche o romantiche ( vedi Il quarto stato di Pellizza da Volpedo) evidenziano con fissità realista l'ambiente di un set fotografico dove artigiani modello, (o modelli di artigiani) si mostrano in tutta la loro semplice presenzialità.
Questo lavoro sarà inoltre esposto nel 2006 in varie città italiane nella mostra “Il corpo del lavoro in cento anni di arte italiana”.
Il secondo lavoro è parte di una videoinstallazione, Laboratorio da campo, già presentato alla 54° Biennale di Venezia e composto da una grande tenda da campo dove era allestito un laboratorio di emergenza per la riparazione degli strumenti contenenti la storia mediatica dell'umanità.
La parte esposta all'Auditorium, dal titolo Pressa, è costituita da un monitor di 60 pollici montato su struttura con ventilatore nel cui schermo appaiono, de-sincronizzate, 1500 immagini della storia politica, costume, cultura, spettacolo, scienza ... dell'ultimo mezzo secolo. Le immagini vengono sistematicamente, una per una, accartocciate e schiacciate da una pressa industriale.
L’artista ha scelto le immagini sulla base non solo dell’interesse personale (anche se attorno a questo fanno perno) o di quello specifico di una generazione, ma più in generale sulla base del vissuto collettivo e più precisamente del suo immaginario televisivo, essendo quasi tutte le immagini il frutto di quella memoria. Sono infatti presenti immagini di accadimenti presenti nei ricordi di tutti, accanto ad altre insignificanti che pure stanno, mai utilizzate, sepolte da qualche parte.
Il rumore ritmato prodotto dallo schiacciamento della pressa da un lato, e l’apparire della sequenza infinita di immagini dall’altro, fanno perdere la cognizione del tempo. Si viene risucchiati in una spirale ipnotica: emerge dalla memoria una data immagine, la si riconosce, ma non si ha il tempo di abbandonarsi ad essa perché, impietosa, viene distrutta ed appare quella successiva. L’azione della pressa, che non ha valenze “negative”, instaura invece una sorta di gara tra lo spettatore e la sua mente sul filo del ricordo.
L’archivio è disposto in modo del tutto casuale: l’assassinio di Kennedy o la caduta del muro di Berlino, stanno accanto alla foto di una vetrina o alla pubblicità di una bibita. Il risultato di questo accostamento è la perdita di “valore”, un livellamento tra ciò che è ritenuto importante e ciò che non lo è. Nell'accostamento Campus ha solo evitato che questa vicinanza generasse facili considerazioni retoriche o moralistiche.
Ciriaco Campus nasce a Bitti, in Sardegna. Si diploma in Scultura all'Accademia di Brera nel 1976.
Dagli anni 90 gli argomenti centrali della sua attività artistica sono i temi legati alla Comunicazione e alla Memoria. Realizza installazioni e videoinstallazioni, anche di grandi dimensioni, sempre e comunque site specific.Tra le mostre più recenti, dal 2000 in poi, si ricordano: la finta ristrutturazione di un’ala della Galleria Comunale di Roma, attuale Macro. Un’installazione di 400 mq. nel torrione San Matteo di Castel Sant’Angelo dal titolo By Life Camp. Il campo umanitario nei giardini di Palazzo Zenobio a Venezia nel 2002. Il fotoromanzo Il più bel sogno della mia vita di Palazzo Venezia, a Roma nel 2003.
La video installazione Scuola di Equitazione nel Palazzo Reale di Napoli nel 2004.
Il 1° Concorso Europeo di Cibo Naturale a Strasburgo e il 2° alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma nel 2005. I cibi inesistenti in uno stand alla “Biofach” di Norimberga.
La nave dei folli, performance sul fiume Tevere nel 2006.
La Pressa, una macchina rumorosa che “piega e schiaccia” le immagini della memoria mediatica degli ultimi 50 anni, proposta in modi diversi a Roma, Berlino e Venezia dal 2007 al 2011.
La videoinstallazione Repair Lab/Laboratorio da campo all'Arsenale, nel 2011 alla 54° Biennale d'Arte di Venezia, dove in una grande tenda da campo allestisce un laboratorio di emergenza per la riparazione degli strumenti contenenti la storia mediatica dell'umanità.
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