Cyril de Commarque. Frontiers
Dal 26 Novembre 2014 al 15 Marzo 2015
Roma
Luogo: MACRO - Museo d'arte contemporanea di Roma
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: da martedì a domenica 11-19 (fino alle 21 apertura spazi liberi); sabato 11-22
Curatori: Pier Paolo Pancotto
Enti promotori:
- Roma Capitale - Assessorato alla Cultura Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: intero non residenti 13,50 €, residenti 12,50 €; ridotto non residenti 11,50 €, residenti 10,50 €
Telefono per informazioni: +39 06 671070400
E-Mail info: macro@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museomacro.org
L’esposizione è a cura di Pier Paolo Pancotto, da tempo impegnato in una sua personale indagine sullo speciale rapporto esistente, ancora oggi, tra artisti stranieri e Roma. Rapporto che individua in Cyril de Commarque un caso esemplare essendo egli da sempre legato alla città, alla sua storia, alla sua cultura, come i ripetuti soggiorni dell’artista testimoniano.
Il progetto espositivo è composto da una grande installazione formata da tre importanti opere ed ha per soggetto il rapporto tra l’individuo ed il concetto di “confine”, articolato in tutte le sue sfumature semantiche: emotive, culturali e sociali. Queste ultime, poste in relazione alla nozione di progresso e all’impatto che esso esercita sull’evolversi della storia, sono da sempre al centro della ricerca di de Commarque.
Ne è un esempio La racine perdue, le père de mon père-Die Verlorene Würzel, die Vater meines Vaters (2007), una video-installazione sonora che, traendo spunto da un episodio di cronaca familiare, riflette sull’idea di dolore e di memoria. Oppure Esodo, un ciclo di lavori su carta avviato nel 2010 incentrato sul dramma dei profughi in viaggio dalle loro terre d’origine.
O ancora Migrants (2012-13), una scultura in vetro, lattice e metallo, liberamente ispirata a Le radeau de la Méduse di Theodore Gericault, che trasmette in forma sonora i messaggi di esuli in fuga, e la serie Frontiers (2013) composta da sagome dei territori di Israele, Russia, Turchia in alluminio placcato in oro ove ciascun strato di metallo corrisponde ad una stagione della storia recente del luogo.
In particolare, Migrants parte da una riflessione dell'artista sulla condizione di molti migranti al giorno d’oggi. Più di una persona su cento sta vivendo l'esperienza di una migrazione forzata. Questo spostamento, sul piano psicologico e fisico, crea una condizione di sospensione in cui la sfera del passato è inaccessibile, e il futuro incerto. L’esistenza penetra in uno stato di limbo, tra pericolo e fragilità alimentata da sentimenti estremi. Molte persone lasciano il loro paese e si gettano come bottiglie nel mare verso una vita nuova e ignota. Tutti questi individui, che attraversano oceani su barche instabili, sono la fonte d’ispirazione di questo lavoro che, allo stesso tempo, si rivolge a tutti coloro che sono stati costretti ad attraversare frontiere a causa di violenza e distruzione. Migrants è una raccolta di bottiglie di vetro. Ogni bottiglia contiene un cuore che batte al ritmo di un battito cardiaco. Le voci dei migranti - dove ogni parola esprime solitudine, angoscia, sofferenza e, talvolta, disperazione - emanano, insieme alle bottiglie, un requiem, composto da una sovrapposizione caotica di storie di migranti, persi tra passato, presente e futuro.
Frontiers è un lavoro costituito da una serie di sculture in alluminio placcato oro e ottone lucidato che hanno la forma dei confini di paesi tra cui Israele, Germania, Russia, Turchia, Austria, e che, attraverso strati sovrapposti di metallo, rappresentano l'evoluzione dei confini stessi nella storia recente. La riflessione dell'artista parte dal significato attribuito alle frontiere, dalla considerazione delle stesse come simbolo delle nazioni e di come gli esseri umani combattano da sempre per esse, attraversandole sia legalmente che illegalmente ed erigendo muri. Simboleggiano l’egemonia ma anche le nostre paure. I confini cambiano, nel corso di un secolo la fisionomia del mondo si è costantemente evoluta. A causa dei conflitti, i confini si sono spostati e sono simili a strati sovrapposti. Gli effetti sono migrazioni forzate, umiliazione, lotte, senso di frustrazione, minoranze etniche e anche riconciliazione, pace.
Migrants e Frontiers-Israel sono ora esposte al MACRO. Le due opere, selezionate tra numerose altre per la loro singolare capacità di testimoniare efficacemente il percorso creativo dell’artista, sono idealmente e concretamente congiunte tra loro da una terza creazione, concepita appositamente da de Commarque per l’occasione, che l’artista ha voluto chiamare analogamente Frontiers, in continuità con la serie realizzata nel 2013 di cui il MACRO espone solo la scultura relativa a Israele, e che fornisce il titolo della mostra a Roma. Si tratta di un insieme di fili rossi distribuiti orizzontalmente lungo le pareti dello spazio espositivo, i quali, oltre ad enfatizzare emblematicamente temi e contenuti delle opere in mostra, conferiscono loro un impianto visivamente omogeneo dando luogo ad un’unica, grande installazione.
Cyril de Commarque è nato in Francia nel 1970; attualmente vive e lavora tra Londra e Ibiza. Esposizioni (selezione): Analog, Berlin, Blain|Southern Gallery (2013); L’Échappée Belle, Paris, Grand Palais (2013); Fragile? Le Stanze del Vetro, Venezia, Fondazione Cini, a cura di Mario Codognato (2013); 42152, Compiègne, Musée du Mémorial (2011); La racine perdue, le père de mon père-Die Verlorene Würzel, die Vater meines Vaters, Paris, Bibliothèque Nationale de France (2010); Sound performance (in occasione di Ecriture Silencieuse, a cura di Hervé Mickaeloff), Paris, Espace Culturel Louis Vuitton (2009); Subduction zone, Berlin, Galerie 5213 (2009); Feel at home, Riga, Museum Night (2009); La racine perdue, le père de mon père-Die Verlorene Würzel, die Vater meines Vaters, Berlin, St Johannes Evangelist-Kirche, a cura di Caryl Ivrisse (2008); La racine perdue, le père de mon père-Die Verlorene Würzel, die Vater meines Vaters, 92Y, New York (2007); Salon de mars, Geneve (2003); Blue Dragon. Wall 6, Paris, Galerie Air de Paris (2001); Human distorsion, New York, Belenky Gallery (1997); Urban Meditation, New York, The Artist Space Soho (1996).
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