Franco Ionda. Esto urlo
Dal 16 Maggio 2014 al 07 Giugno 2014
Civitavecchia | Roma
Luogo: Centro Storico Culturale Capitanerie di Porto, Guardia Costiera - Forte Michelangelo
Indirizzo: Via delle Quattro Porte
Curatori: Fabio Cozzi
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 392 7425777
E-Mail info: mat.marinaro@gmail.com
Un volto che grida rabbioso per un mondo nuovo e per riconquistare la propria umanità, e che emerge con tutta la sua forza abbattendo un muro di metallo e legno spezzando chiodi e decapitando stelle. E’ questa la straordinaria immagine simbolo della personale “Esto Urlo” del maestro Franco Ionda che si terrà a Civitavecchia dal 16 maggio al 7 giugno presso il Centro Storico Culturale Capitanerie di Porto - Guardia Costiera all’interno del Forte Michelangelo.
Dopo il successo della personale di Salvatore Provino “Azzurro Mediterraneo” del dicembre scorso la Michelangelo Contemporanea del gallerista civitavecchiese Fabio Cozzi torna ad esporre nella fortezza cinquecentesca con le opere del maestro Ionda, artista poliedrico, che ha deciso di sugellare il suo rapporto con Civitavecchia andando oltre l’elemento naturale predominante in una realtà portuale, ma scegliendo piuttosto di scavare con la sua sensibilità ed intuizione nell’identità più profonda e antica della città. Di qui la scelta del maestro Ionda di inserire come copertina del catalogo della mostra una scatto fotografico che lo ritrae di spalle, fermo da uno stop, mentre scruta le colonne dell’ex stabilimento Italcementi accompagnando l’immagine con la frase di Nadežda Jakovlevna Mandel'štam: “ Se non rimane altro bisogna urlare. Il silenzio è un autentico delitto contro il genere umano”.
“Esto urlo“ è nell’animo oltre che nella pittura – spiega il maestro Ionda - esprime rabbia e grida per un mondo nuovo, che vuole riconquistare la propria umanità. Penso ad una rivoluzione dove l’esistenza stessa della supremazia debba essere messa in discussione e le relazioni sociali fondate sulla reciproca dignità umana, per questo è necessario praticare simili idee, metterle in atto quotidianamente; siamo collegati l’uno con l’altro e la possibilità di realizzare questi sogni rimane subordinata all’impegno della collettività”.
L’urlo di Ionda è diverso da quello arcinoto del pittore norvegese Munch, perché non manifesta crisi di panico, ma partendo dalla consapevolezza di ciò che lo circonda intende lottare per la propria individualità lanciandosi in un grido che non è esclusivamente angosciato, ma vuole essere stimolo a reagire per la collettività e per i giovani.
“Nel ciclo di opere di questa mostra – spiega il critico e storico dell’Arte Francesco Gallo Mazzeo – emergono in tutta la loro bellezza le pagine della memoria di Franco Ionda, la sua personale presa di posizione nei confronti del mondo. Ormai ci siamo abituati a vivere tra metropoli infinite degradati deserti, città che non sono più tali, ma smisurati alveari, diventati invisibili a coloro che ci stanno dentro e per quanto allunghino lo sguardo, non vedono altro che viti, bulloni e periferie ex di tutto, ex industriali, artigianali, residenziali. Non tutto è perduto, non tutto è nelle mani delle “divinità” della morte, e che la forza semplice di chi non ha altro che se stesso e il proprio corpo, per significare, per parlare, per lottare, può essere micidiale, perché capace di scuotere il torpore, agitare le menti e muovere i corpi con l’aiuto di quelli che possono sembrare graffiti ed in effetti lo sono, con lo scopo d’inventare per grotte e cascine, l’alfabeto di vita”.
“Da sempre l’arte in tutte le sue espressioni è stata il miglior mezzo comunicativo di denuncia dello stato sociale delle popolazioni – spiega il gallerista Cozzi - organizzo mostre per far conoscere anche alla mia città natale gli artisti con i quali lavoro e condivido molte cose: Franco è uno di loro. Da questi amici ho ricevuto stima, collaborazione, aiuto e soprattutto molti insegnamenti di vita, che nascono non solo dalla loro particolare sensibilità ma anche dalla loro umanità. Oggi i giovani hanno serie difficoltà nel proporre i loro progetti culturali, la loro competenza e la loro genialità. Dico questo perché la cultura nelle sue diverse espressioni è soffocata dall’incompetenza e dalla superficialità, che ormai da anni hanno preso il sopravvento nella nostra società. Desidero perciò invitare tutta la cittadinanza, in particolare mi rivolgo ai ragazzi e alle scuole, a vedere la mostra e ad incontrare il maestro Ionda, per discutere insieme di pittura, scultura e di arte. Ringrazio il Centro Storico Culturale delle Capitanerie di Porto e la Capitaneria di Porto di Civitavecchia per l’ospitalità e la collaborazione nell’organizzazione degli eventi, nonché per l’interesse che fin dal primo incontro ho potuto apprezzare”.
La Michelangelo Contemporanea in occasione della mostra ha realizzato un esclusivo catalogo con i testi del critico Francesco Gallo Mazzeo e le immagini delle opere esposte al Forte.
Dopo il successo della personale di Salvatore Provino “Azzurro Mediterraneo” del dicembre scorso la Michelangelo Contemporanea del gallerista civitavecchiese Fabio Cozzi torna ad esporre nella fortezza cinquecentesca con le opere del maestro Ionda, artista poliedrico, che ha deciso di sugellare il suo rapporto con Civitavecchia andando oltre l’elemento naturale predominante in una realtà portuale, ma scegliendo piuttosto di scavare con la sua sensibilità ed intuizione nell’identità più profonda e antica della città. Di qui la scelta del maestro Ionda di inserire come copertina del catalogo della mostra una scatto fotografico che lo ritrae di spalle, fermo da uno stop, mentre scruta le colonne dell’ex stabilimento Italcementi accompagnando l’immagine con la frase di Nadežda Jakovlevna Mandel'štam: “ Se non rimane altro bisogna urlare. Il silenzio è un autentico delitto contro il genere umano”.
“Esto urlo“ è nell’animo oltre che nella pittura – spiega il maestro Ionda - esprime rabbia e grida per un mondo nuovo, che vuole riconquistare la propria umanità. Penso ad una rivoluzione dove l’esistenza stessa della supremazia debba essere messa in discussione e le relazioni sociali fondate sulla reciproca dignità umana, per questo è necessario praticare simili idee, metterle in atto quotidianamente; siamo collegati l’uno con l’altro e la possibilità di realizzare questi sogni rimane subordinata all’impegno della collettività”.
L’urlo di Ionda è diverso da quello arcinoto del pittore norvegese Munch, perché non manifesta crisi di panico, ma partendo dalla consapevolezza di ciò che lo circonda intende lottare per la propria individualità lanciandosi in un grido che non è esclusivamente angosciato, ma vuole essere stimolo a reagire per la collettività e per i giovani.
“Nel ciclo di opere di questa mostra – spiega il critico e storico dell’Arte Francesco Gallo Mazzeo – emergono in tutta la loro bellezza le pagine della memoria di Franco Ionda, la sua personale presa di posizione nei confronti del mondo. Ormai ci siamo abituati a vivere tra metropoli infinite degradati deserti, città che non sono più tali, ma smisurati alveari, diventati invisibili a coloro che ci stanno dentro e per quanto allunghino lo sguardo, non vedono altro che viti, bulloni e periferie ex di tutto, ex industriali, artigianali, residenziali. Non tutto è perduto, non tutto è nelle mani delle “divinità” della morte, e che la forza semplice di chi non ha altro che se stesso e il proprio corpo, per significare, per parlare, per lottare, può essere micidiale, perché capace di scuotere il torpore, agitare le menti e muovere i corpi con l’aiuto di quelli che possono sembrare graffiti ed in effetti lo sono, con lo scopo d’inventare per grotte e cascine, l’alfabeto di vita”.
“Da sempre l’arte in tutte le sue espressioni è stata il miglior mezzo comunicativo di denuncia dello stato sociale delle popolazioni – spiega il gallerista Cozzi - organizzo mostre per far conoscere anche alla mia città natale gli artisti con i quali lavoro e condivido molte cose: Franco è uno di loro. Da questi amici ho ricevuto stima, collaborazione, aiuto e soprattutto molti insegnamenti di vita, che nascono non solo dalla loro particolare sensibilità ma anche dalla loro umanità. Oggi i giovani hanno serie difficoltà nel proporre i loro progetti culturali, la loro competenza e la loro genialità. Dico questo perché la cultura nelle sue diverse espressioni è soffocata dall’incompetenza e dalla superficialità, che ormai da anni hanno preso il sopravvento nella nostra società. Desidero perciò invitare tutta la cittadinanza, in particolare mi rivolgo ai ragazzi e alle scuole, a vedere la mostra e ad incontrare il maestro Ionda, per discutere insieme di pittura, scultura e di arte. Ringrazio il Centro Storico Culturale delle Capitanerie di Porto e la Capitaneria di Porto di Civitavecchia per l’ospitalità e la collaborazione nell’organizzazione degli eventi, nonché per l’interesse che fin dal primo incontro ho potuto apprezzare”.
La Michelangelo Contemporanea in occasione della mostra ha realizzato un esclusivo catalogo con i testi del critico Francesco Gallo Mazzeo e le immagini delle opere esposte al Forte.
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