Franco Mulas '68. Opere dal 1968 al 1973
Dal 23 Marzo 2018 al 07 Aprile 2018
Roma
Luogo: Galleria Andrè
Indirizzo: via Giulia 175
Orari: martedi-venerdi 10.30-12.30 / 16-19.30; 24 marzo e 7 aprile: 16.30-19.30 30; marzo chiuso
Curatori: Lorenzo Canova
Telefono per informazioni: +39 06 6861875
E-Mail info: info@andrearte.it
Venerdì 23 marzo alle ore 18 inaugura, presso la Galleria André, la mostra Franco Mulas '68, opere realizzate negli anni 68-73. L'esposizione è curata da Lorenzo Canova, con testi di Lorenzo Canova, Enzo D'Arcangelo, Tommaso Di Francesco, con il supporto dell’Archivio delle arti elettroniche - Laboratorio per l’arte contemporanea - Università degli Studi del Molise.
In cinque decenni Franco Mulas ha tracciato un arco lungo e ricco di capitoli, iniziato con una figurazione di grande rigore che ha saputo raccogliere sollecitazioni internazionali e lo stimolo decisivo della Pop Art americana, con espliciti omaggi a James Rosenquist, che però non si declinano nella linea di una banale imitazione di modelli d'oltre oceano, ma che si collocano in modo autonomo e del tutto personale in un ampio contesto italiano ed europeo.
Mulas ha saputo infatti distinguersi grazie ad uno sguardo lucido e rigoroso, a una visione che non vuole seguire pedissequamente una realtà trasposta dalla fotografia, ma innestandolo nelle radici della sua opera per stravolgere completamente ogni possibilità di intenzione imitativa.
Il famoso ciclo sul '68 dipinto da Mulas ha così la forza di una riflessione critica e la potenza di una premonizione, rileva in modo immediato e folgorante il dramma e le contraddizioni di quel movimento e l'impossibilità di una rivoluzione perennemente sognata e teorizzata con la forza dell’utopia.
Si è parlato per Franco Mulas di confluenze di Rosenquist, di Blow Up di Antonioni, di Godard, di pensiero di Rudi Dutshke, di "benessere alienante", meglio ancora aggiungeremo di Basaglia, di Laing, di Marcuse,di Benjamin.
C'è nei dipinti "L'Immaginazione non ha preso il potere", "Le pietre d'Europa", "Dialogo sul potere", "Nous sommes tous indesirables","Gilles alla Bastiglia", tutta la frenesia dei corpi, la forza carnale della loro solitudine. C'è l'inizio dell'antropologia contemporanea del malessere profondo, ineludibile, narrata con il colore lucido che vuole rimanere e non offuscarsi.
In questo modo Mulas dipinge figure in fuga e il dialogo silenzioso tra l'uomo dalla pelle nera e Lincoln, apre possibili riflessioni sulla schiavitù e sulla persistenza nel mondo contemporaneo su un razzismo che oggi è riemerso con una diffusione devastante, sulla storia e sulla narrazione del nostro presente.
Ecco allora la metamorfosi cercata da Franco Mulas: il manifesto del Maggio Francese diventa una duratura pala del Duecento e le scalinate porose di Valle Giulia trasmettono il dolore fisico per un potere che non si è diffuso. Per un mondo nuovo che non è venuto.
Franco Mulas nasce a Roma nel 1938. Studia pittura all’Accademia di Francia a Roma, città in cui tuttora vive e lavora. La prima mostra personale, con una presentazione di Renzo Vespignani, si tiene alla Galleria “Sagittario” di Bari nel 1967. Espressione significativa della formazione dell’artista risulta la prima serie di quadri: “Week-end” (Omaggio a Rosenquist) del 1967-1968. Fra il 1968 e il 1969 dipinge una serie di dipinti ad olio su tavola, ispirati al maggio francese e alla contestazione urbana. Entrambe le serie vengono proposte in varie esposizioni (IV Biennale d’Arte di Bolzano del 1971, mostra “Rivolta e Rivoluzione” a Bologna tra il novembre 1972 ed il gennaio 1973, mostra “Italienische Realisten” 1945 bis 1974 a Berlino nel 1974). Sempre prendendo come soggetti i problemi della violenza e l’oppressione dei mass media, Mulas elabora due nuove serie di dipinti: nel 1971 e 1972 le “Pitture nere”, nel 1974 e 1975 gli “Itinerari”. Un’opera della prima serie viene esposta alla X Quadriennale di Roma del 1973, le seconde sono invece presenti nelle personali tenute a Milano (Galleria 32, 1972), a Roma (Galleria La Nuova Pesa, 1974) e a Firenze (Galleria Santacroce, 1975). Nel 1980 espone alla Galleria “Il Ferro di Cavallo” di Roma “Autoritratto Identikit”, quattro autoritratti frontali costruiti con la tecnica dell’identikit; l’opera verrà ripresentata l’anno successivo alla mostra Arte e Critica presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Nello stesso anno 1980 la XXXIX Biennale di Venezia presenta la sequenza “L’Albero rosso” di Mondrian, inserendo l’artista, impegnato in una nuova definizione del rapporto natura-storia, nella sezione Architettura “GRAU”. In questa stessa prospettiva si possono inserire le ultime produzioni, dalle opere presenti nella mostra Finzioni (Roma, Galleria Ca’ d’Oro, 1985) fino alle più recenti della serie “Big Burg”. Un’antologica, con opere dal 1967 al 1991 si è tenuta nel 1991 a Palazzo Braschi in Roma. Un’importante mostra di Mulas dal titolo Dipinti 1980-1998 si è tenuta a Palazzo dei Priori di Volterra nel 1998. Della fine degli anni Novanta è l’impegno al nuovo ciclo pittorico “Schegge”, esposto a Teramo alla Galleria “Forlenza” nel 2005, ed insieme ai cicli “Finzioni” e “Big-Burg”, all’ “EXMA” di Cagliari. Nel 1989 vince il Premio “Presidente della Repubblica” per la pittura. Nel settembre 2000 è nominato Accademico Dell’Accademia Nazionale di San Luca. Nel 2011 viene invitato alla 54° Biennale di Venezia. Nel 2013 al Museo Bilotti di Roma espone il ciclo “Spaesaggi”. Nel luglio del 2017 presenta presso il Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno la mostra “DEFRAG”. Opere 1967-2017, realizzando anche lo Stendardo della Quintana del 2017.
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