InOltre. Aldilà dell’oggetto la realtà poetica di Fiorella Rizzo
Dal 12 Novembre 2013 al 05 Gennaio 2013
Roma
Luogo: Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese
Indirizzo: viale Fiorello La Guardia 6
Orari: da martedì a venerdì ore 10.00 - 16.00 l’ingresso è consentito fino alle 15.30 il sabato e la domenica ore 10.00 - 19
Curatori: Amnon Barzel
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura
- Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 7
Telefono per informazioni: +39 06 0608
E-Mail info: museo.bilotti@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museocarlobilotti.it
Domenica 10 novembre, all’interno del Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese inaugura la personale di Fiorella Rizzo. La mostra, curata da Amnon Barzel, è promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. “Dopo l’inganno visivo e sensoriale, lo sguardo percorre l’invisibile linea di impercettibili congiunzioni, l’atto creativo si coniuga con il processo auto-creativo, la memoria valica i confini della Storia. (Fiorella Rizzo 1993) Questa una delle citazioni dell’artista che accoglierà il visitatore nella prima sala, pensiero chiave per la lettura di “I n O l t r e”. Il rapporto arte e vita si delinea strettissimo in questo e altri scritti che Fiorella Rizzo inserirà all’interno del percorso della mostra. Il percorso espositivo comprende sia le sue principali opere storiche sia i suoi lavori più recenti e si configura come un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’Io e al suo realizzarsi attraverso l’atto creativo che, per l’artista, coincide con il processo “auto-creativo”. La sua ricerca integra profondi concetti e idee alla conoscenza di materie e mezzi: terra, semi, vetri, plexiglas, fino a fotografie e video. L’arte, la vita e la Storia sono un territorio senza confini per la sua ricerca. Dalla leggerezza materica dei primi lavori degli anni ’70 accomunati dall’elemento del seme, si passa ai densi impasti di terra rossa che diventa, negli anni Ottanta, medium abituale la cui scelta nasce da un intenso rapporto fisico e spirituale con il Sud delle origini. “Genetliaco” 1981-82, la prima delle installazioni visibili nella mostra del Museo Carlo Bilotti, (dodici teste umane su piedistalli realizzate con impasti di terra rossa) venne considerata un’opera troppo forte in quegli anni e sarà esposta solo nel 1987 e collocata in una sala molto protetta dell’Accademia Tedesca di Roma.
Proprio dell’anticipazione del lavoro dell’artista leccese, scrive il curatore della mostra Amnon Barzel: “Questa mostra è un evento significativo nella vita artistica contemporanea di Roma. Fiorella Rizzo lavora da più di trenta anni con risultati anticipatori importanti: dalla seconda metà degli anni ’70 affronta il mistero della vita con linguaggio personale e autentico, dando forma a ciò che non ha forma”. Negli anni Novanta l’artista prosegue la sua ricerca con materiali del quotidiano modificati e resi irriconoscibili o attraverso il colore o attraverso piccoli cambiamenti strutturali che ingannano l’occhio e pongono l’accento sul tema della relatività della percezione. Il problema dell’ambiguità dello sguardo riemerge anche nei suoi lavori a matrice fotografica, tutti realizzati durante i suoi frequenti soggiorni londinesi della seconda metà degli anni ‘90: immagini colte al volo dall’obiettivo fotografico prima di inabissarsi nel buio della linea metropolitana di Londra. Nei lavori più recenti ha disegnato centinaia di lampadine e ha riportato i suoi scritti su fogli di acetato, inondandoli di colore e talvolta accartocciandoli e comprimendoli in scatole o in sfere di plexiglas a formare grovigli di segni come affascinanti e inestricabili percorsi di conoscenza. “L’arte, come la natura, nasconde i misteri nel visibile” scrive già nel 1977. Da più di trenta anni il lavoro di Fiorella Rizzo tende, come lei stessa scrive “a dilatare il finito nell’infinito, per svelare l’infinito nel finito”. Per far questo, l’artista ha lavorato con ciò che non ha materia né peso, ha attraversato i territori sconfinati dell’arte, della vita e della Storia, sempre alla ricerca della dimensione più autentica dell’Io. Un’opera dell’artista, “Campana” del 1980, appartenente alla collezione permanente della GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, sarà visibile al pubblico nella sala 39/40 a partire da martedì 15 ottobre 2013.
Proprio dell’anticipazione del lavoro dell’artista leccese, scrive il curatore della mostra Amnon Barzel: “Questa mostra è un evento significativo nella vita artistica contemporanea di Roma. Fiorella Rizzo lavora da più di trenta anni con risultati anticipatori importanti: dalla seconda metà degli anni ’70 affronta il mistero della vita con linguaggio personale e autentico, dando forma a ciò che non ha forma”. Negli anni Novanta l’artista prosegue la sua ricerca con materiali del quotidiano modificati e resi irriconoscibili o attraverso il colore o attraverso piccoli cambiamenti strutturali che ingannano l’occhio e pongono l’accento sul tema della relatività della percezione. Il problema dell’ambiguità dello sguardo riemerge anche nei suoi lavori a matrice fotografica, tutti realizzati durante i suoi frequenti soggiorni londinesi della seconda metà degli anni ‘90: immagini colte al volo dall’obiettivo fotografico prima di inabissarsi nel buio della linea metropolitana di Londra. Nei lavori più recenti ha disegnato centinaia di lampadine e ha riportato i suoi scritti su fogli di acetato, inondandoli di colore e talvolta accartocciandoli e comprimendoli in scatole o in sfere di plexiglas a formare grovigli di segni come affascinanti e inestricabili percorsi di conoscenza. “L’arte, come la natura, nasconde i misteri nel visibile” scrive già nel 1977. Da più di trenta anni il lavoro di Fiorella Rizzo tende, come lei stessa scrive “a dilatare il finito nell’infinito, per svelare l’infinito nel finito”. Per far questo, l’artista ha lavorato con ciò che non ha materia né peso, ha attraversato i territori sconfinati dell’arte, della vita e della Storia, sempre alla ricerca della dimensione più autentica dell’Io. Un’opera dell’artista, “Campana” del 1980, appartenente alla collezione permanente della GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, sarà visibile al pubblico nella sala 39/40 a partire da martedì 15 ottobre 2013.
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