Invisibilium

Invisibilium, Fondazione Pastificio Cerere, Roma

 

Dal 1 October 2025 al 22 November 2025

Roma

Luogo: Fondazione Pastificio Cerere

Indirizzo: Via degli Ausoni 7

Orari: dal martedì al sabato dalle ore 15.00 alle 19.00 e lunedì su appuntamento

Curatori: Giulia Tornesello

Telefono per informazioni: +39 06 45422960

E-Mail info: info@pastificiocerere.it

Sito ufficiale: http://www.pastificiocerere.it


Mercoledì 1° ottobre 2025 la Fondazione Pastificio Cerere presenta Invisibilium, mostra collettiva delle artiste Giulia Apice, Ruth Beraha, Desirè D’Angelo e Chiara Russo a cura di Giulia Tornesello.

Invisibilium è una mostra collettiva che sfida la convenzionale fruizione dell’arte; in un’epoca di eccesso di immagini, di saturazione del visibile, questo progetto si pone come critica al voyeurismo culturale, alla falsa trasparenza del presente.

Il termine Invisibilium è tratto dal titolo di un testo di Aurelio Agostino d'Ippona, De fide rerum invisibilium (La fede nelle cose che non si vedono), un invito allo spettatore a rinunciare allo sguardo compiendo un atto di fede, abitando il non sapere, facendo esperienza di un mistero che non si risolve ma si attraversa.

Nell’opera audio di Ruth Beraha (Milano), Mia Cara, una voce femminile ripete febbrilmente frasi di sottrazione dallo sguardo: “Smetti di guardarmi” e “Non voglio più vederti”. Le due frasi si rincorrono e convergono, attraversando la stanza e rivendicando lo spazio tra opacità e invisibilità. La litania si ripete, accelera e rallenta, e invoca il rifiuto di essere trasformata in immagine. Le voci delle donne rivendicano la produzione autonoma della propria identità in una danza perpetua tra visualizzazione e oblio. Al suono di Mia Cara che riempie le sale dello spazio Molini - che con le sue pareti ammuffite è mausoleo custode e testimone dello scorrere del tempo - si contrappone il silenzio dell’opera video - realizzata in una delle stanze dei sotterranei della Fondazione - di Desirè D’Angelo (Frosinone), Autoritratto 57, che esplora il gesto della cura come forma primaria di comunicazione umana. Una figura femminile poggia la testa sulle gambe di un uomo, che per ore le accarezza la nuca. La ripetizione, priva di suono, trasforma il gesto in un atto corporeo a metà tra la tenerezza e l’automatismo, tra il conforto e la resistenza. Il dispositivo di visione — un foro attraverso cui lo spettatore può osservare la scena — introduce un filtro percettivo fondamentale: guardiamo da fuori, da una soglia. Riattivando il meccanismo del “guardare senza essere visti”, siamo esclusi dalla piena partecipazione, ma inclusi in un’esperienza archetipica. Ma la durata trasforma il gesto. Quando la carezza diventa strofinamento, emerge un’altra dimensione: la fatica del prendersi cura, l’usura del gesto ripetuto. Il tempo non è neutro: deforma, logora, ma rivela. Nel gesto che si consuma si intravedono i limiti della funzione genitoriale, ma anche la sua potenza: restare, continuare, toccare. Perché il gesto tra i due corpi in video — padre e figlia, ma anche protettore e vulnerabile, adulto e infante, umano e umano — attiva una memoria intercorporea che precede la narrazione individuale.

Nello spazio si avverte una tensione emotiva costante data dalle opere di Chiara Russo, Giornali, disposte tra i cunicoli come in una sala d’armi medievale. Le opere consistono di quotidiani cartacei arrotolati trafitti da spine in superficie come a ricordare l’immagine di una mazza chiodata. Questi oggetti ibridi, a metà tra strumenti di informazione e strumenti bellici, mettono in evidenza l’aggressività latente che caratterizza gran parte della narrazione mediatica contemporanea in bilico tra realtà, finzione e spettacolarizzazione. Le immagini e i titoli riportati sui media contribuiscono a una pressione emotiva costante e collettiva, così il giornale si trasforma in oggetto di violenza.

Insieme ai titoli a caratteri cubitali dei quotidiani di Chiara Russo, vengono meno allo sguardo anche le opere pittoriche di Giulia Apice (Frosinone), i cui grandi lenzuoli dipinti sono ripiegati per svelare solo parte del disegno. L’artista rinuncia all’esposizione totale dell’immagine: i soggetti abitano le tele tra drappeggi e trasparenze, si fanno percepire ma non si palesano in comparse scenografiche. Acquistano la possibilità del privato pur restando in pubblico, affermano la propria presenza mantenendo una sacra austerità, propongono ancora una volta allo spettatore un atto di fede nel credere nella loro esistenza nonostante ne sia impedita la vista.

Giulia Apice (Frosinone) Il suo lavoro esplora temi e concetti di identità, coscienza, umanità e rappresentazione attraverso la pittura. Si forma all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone con il maestro Gianni Dessì, con cui tiene la prima mostra personale negli studi di Via Arimondi ed espone con lui presso SuArte gallery nel 2024. Lo stesso anno partecipa alla residenza artistica E-ART a Salonicco (Grecia) e nel 2025 a Belgrado (Serbia) con il Goethe Institut. Tra le recenti esposizioni: una mostra personale alla Rocca di Narni (Terni) 2025, la bipersonale Opere con Sebastiano Zafonte presso Studio Giga, Roma, 2025; la collettiva Defending the demons of self interpretations, Curva Pura, Roma, 2024; ha esposto anche presso La Nuova Pesa, Roma, per la serie di collettive del progetto Accade; al Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado (Roma), all’Accademia di Belle Arti Eugeniusz Geppert di Wrociaw (Polonia). Attualmente fa parte di un artist run space, SpazioY a Roma ed è cultrice della materia presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone con Paolo Canevari.

Ruth Beraha (Milano) La ricerca di Ruth Beraha indaga la vulnerabilità e la violenza delle relazioni e la percezione reciproca. Il suo lavoro è stato recentemente esposto alla Kunstverein, Ludwigdshafen; IIC Oslo; Triennale, Milano; Biennale Gherdëina 9; Fondazione Trussardi; XXVII Biennale di Gubbio; Straperetana; Museo MAXXI, Roma; GAMec, Bergamo; Museo MACRO, Roma; Trafo, Stettino; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Mimosa House, Londra; MUFOCO, Cinisello Balsamo; Museo della città, Livorno; Arte in Memoria Biennale d'Arte Contemporanea, Roma; Museo MAMbo, Bologna; Museo Ca' Rezzonico, Venezia; Pirelli HangarBicocca, Milano. Nel 2022 è stata beneficiaria del Pollock-Krasner Foundation Grant. Nel 2025 ha vinto il Premio Matteo Visconti di Modrone, nel 2023 ha vinto il Premio Conai; nel 2020 ha vinto il Premio New York ed è stata Associate Research Scholar presso la Columbia University, New York (2020-2022). È stata artista in residenza presso Living Room, Valle Grana (2025); ISCP, Brooklyn, New York (2020-2022); Nuovo Forno del Pane, MAMbo, Bologna (2020-21); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017-18).

Desirè D’Angelo (Frosinone) Si diploma all’accademia di Belle Arti di Frosinone presso la facoltà di pittura, attualmente frequenta il biennio specialistico in scultura. La sua ricerca artistica nasce come riflessione sul suo passato e sul rapporto con la sua famiglia in una interpretazione contemporanea attraverso linguaggi come performance, video, disegni, installazioni e sculture. Interpretando il suo vissuto personale attraverso l’esposizione della privacy, che è alla base dei sistemi di comunicazione e dei social network, sottolinea aspetti universali sul valore dell’individuo nella società contemporanea e globalizzata, ancora fortemente influenzate da strutture di pensiero patriarcali. Tra le sue recenti esposizioni: Pensieri, mostra bipersonale con Guido Corbisiero, Studio Giga, Roma, 2025; Miss, mostra personale, Edizioni Giordano Boetti, Roma, 2024.

Chiara Russo (Roma) Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma dove attualmente frequenta il corso magistrale di scultura e nuove tecnologie. Nel suo lavoro usa elementi che appartengono al suo quotidiano e alla sua storia personale, che vengono trasformati e rivivono attraverso una investigazione del sé come essere naturale soggetto ai vincoli sociali. Utilizza principalmente la scultura e la fotografia mettendo in dialogo diversi componenti e materiali, dall’organico all’industriale riflettendo sulla loro storia e sul significato concettuale che rappresentano. Le sue opere sono metafore, espressioni sulla condizione dell’io inteso come elemento di una struttura collettiva. Tra le sue esposizioni: Super S – MANY-Kulturalis Muhely, Budapest 2022; Per il ciclo Accade, 1:10 (uno a dieci) Galleria La Nuova Pesa, Roma, 2023; Soldi e Paura, Spazio Mensa, Roma, 2023; Secondlife: tutto torna, Palazzo Vecchio Firenze, 2024.

Inaugurazione: 1° ottobre 2025 dalle 18.00 alle 21.00

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