Jago. Habemus Hominem
![Jago, Habemus Hominem, 2009-2016. Sullo sfono Face-Lock, 2016. Museo Carlo Bilotti, Roma Jago, Habemus Hominem, 2009-2016. Sullo sfono Face-Lock, 2016. Museo Carlo Bilotti, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/f1/75039-IMG_6276.jpg)
Dal 15 Febbraio 2018 al 02 Aprile 2018
Roma
Luogo: Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese
Indirizzo: viale Fiorello La Guardia 6
Orari: da martedì a venerdì e festivi ore 10-16 (ingresso consentito fino alle 15.30); Sabato e domenica ore 10-19 (ingresso consentito fino alle 18.30). Lunedì chiuso
Curatori: Maria Teresa Benedetti
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: info@museocarlobilotti.it
Sito ufficiale: http://www.museocarlobilotti.it
La mostra del giovane scultore Jago intende rappresentare il mondo contemporaneo senza dimenticare il rapporto con la Storia. A cura di Maria Teresa Benedetti, JAGO “HABEMUS HOMINEM” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. I servizi museali sono a cura di Zètema Progetto Cultura.
Cardine fondamentale delle opere presentate, che vanno dal 2009 a oggi, è il ritratto di Papa Benedetto XVI, realizzato quando il pontefice era nel pieno delle sue funzioni sacrali, poi spogliato dalle insegne di un potere dismesso, quando il rappresentante di Dio è tornato ad esere uomo; Habemus Hominem.
Molte delle opere dell'artista nascono dal rapporto con la pietra, o per meglio dire con il "sasso", scarto della lavorazione del marmo, raccolto in ambito naturale poi scavato a creare uno spazio a matrice wildtiana.
Tale ambito accoglie immagini riferite allo scorrere dell’esistenza come Memoria di sé, o un diverso feto, immagine incorrotta di purezza, Sphynx.
Il rapporto con i moderni strumenti di comunicazione, utilizzati dall'artista anche come canale diretto per mostrare al vivo la sua attività di scultore, è strettamente connesso alla realizzazione stessa delle opere.
Ciò avviene ora in funzione critica come nel caso di Face-Lock, dove un bambino al telefono è simbolicamente imprigionato in una morsa, ora come elemento portante del discorso, vedi Apparato circolatorio.
Infine citiamo la Venere, antica e nuova, vegliarda e fuori dal tempo, i cui segni di tradizionale venustà appaiono cancellati nella ricerca di un diverso tipo di bellezza, destinata ad individuare la realtà.
Jago nasce nel 1987 a Frosinone, vive e lavora tra Anagni e Verona. Nel 2011, a soli 24 anni, è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54esima edizione della Biennale di Venezia (Regione Lazio, Palazzo Venezia, Roma) per poter prender parte alla quale abbandona gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. La sua opera più celebre e controversa è il busto in marmo di Papa Benedetto XVI, premiato nel 2012 con la “Medaglia del Pontificato”, poi “spogliato” e trasformato in Habemus
Hominem in seguito alle dimissioni del Pontefice. Con più di 237.000 “followers” attivi sulla sua pagina Facebook e oltre 15.000.000 di visualizzazioni del documentario dedicatogli da FanPage, Jago condivide la propria arte sui social network in maniera indipendente, per questo motivo da molti è definito social artist.
Inaugurazione 15 febbraio 2018 h 18.30
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