Lu Song. Interni romani
Dal 30 Ottobre 2018 al 06 Gennaio 2019
Roma
Luogo: Mattatoio
Indirizzo: piazza Orazio Giustiniani 4
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 14 alle 20
Curatori: Ludovico Pratesi
Enti promotori:
- Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
- Azienda Speciale Palaexpo
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 5, dai 7 ai 18 anni € 4
Sito ufficiale: http://https://www.mattatoioroma.it
l padiglione 9A del Mattatoio ospita la prima mostra in Europa del pittore cinese Lu Song (Pechino, 1982), curata da Ludovico Pratesi. La mostra è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e Azienda Speciale Palaexpo. La sua pittura, di matrice figurativa, si ispira ad un’analisi attenta e puntuale della storia dell’arte europea, con una particolare attenzione al paesaggio, colto in maniera surreale e fantastica, quasi evocativa. Tele di grandi dimensioni riprendono tematiche presenti della pittura romantica tedesca, da Gaspar David Friedrich ad Arnold Bocklin, che ha vissuto a Roma e ha intrepretato con una sensibilità nordica le suggestioni del mondo classico romano.
Lu Song si ricollega a questa tradizione e presenta al Mattatoio una serie di dipinti recenti, abbinati ad alcune opere realizzate per l’occasione e dedicate a Roma, con colori bronzei e quasi metallici, che suggeriscono al visitatore un’immersione nell’atmosfera fiabesca della scena, dove si uniscono tradizione e contemporaneità, passato e presente. Mentre in opere come Offsprings o The Jungle l’immagine si struttura attraverso un gioco di chiaroscuri, in Chord o Castaways compaiono architetture e figure umane, in modo da produrre atmosfere misteriose e vagamente inquietanti.
“L’universo di Lu Song, denso di riferimenti all’occidente interpretati con uno sguardo cinese, assume negli spazi del Mattatoio il carattere di un vero e proprio ponte tra culture diverse - scrive Ludovico Pratesi - e sottolinea la vocazione multiculturale della cultura capitolina, che l’artista interpreta con raffinata sensibilità”.
Lu Song (1982, Pechino, Cina) vive e lavora a Pechino. Laureato nel 2006 al Wimbledon College of Art di Londra, ha esposto in musei e istituzioni in tutto il mondo da Hong Kong a Berlino, da Sidney a Pechino con un importante mostra retrospettiva personale intitolata Flow all’OCAT Museum a Xi’an, Cina. Le sue mostre collettive includono: Ulysses’s Gaze – the Return of Painterliness and Soulful Contemplation, Ginkgo Art Center, Pechino (2016); China Arte Brazil, Sao Paulo, Brasile (2014); Das Ich im Anderen, Mercator Foundation, Essen (2014). Le opere di Lu Song sono esposte in prestigiose collezioni internazionali come la K11 Art Foundation a Hong Kong, la Akagawa Collection a San Paolo in Brasile, la Bronner/Philara Collection di Düsseldorf in Germania e la Dean Valentine Collection di Los Angeles, Stati Uniti.
LA PITTURA PERTURBANTE DI LU SONG
Letteratura, cinema, storia dell’arte, fotografia. Le fonti di ispirazione della ricerca dell’artista cinese Lu Song sono immagini di varia provenienza che l’artista reinterpreta attraverso una pittura solo apparentemente classica ma in realtà ricca di riferimenti simbolici, scaturiti dall’incontro tra le tradizioni artistiche orientali e occidentali. Una ricerca documentata dalla mostra Interni Romani, la prima personale dell’artista in uno spazio istituzionale europeo, che illustra l’evoluzione del suo lavoro attraverso la selezione di un gruppo di opere rappresentative tra le quali alcune realizzate specificatamente per questa occasione. Il percorso prende avvio da una selezione di dipinti realizzati per Combe, la sua personale presso la galleria Massimo De Carlo a Hong Kong che raffigurano visioni di giungle intricate con larghe foglie di piante tropicali e scorci di specchi d’acqua: un universo vegetale giocato su misteriosi chiaroscuri, immaginato dall’artista in seguito alla lettura del romanzo di Michel Tournier Venerdì o il limbo del Pacifico (1967), una sorta di reinterpretazione in chiave moderna del Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Lu Song trasforma le atmosfere descritte dal romanzo in un labirinto vegetale punteggiato da umide oscurità, pozze d’ombra e paludi melmose: una sorta di Cuore di tenebra, per dirla con Conrad, che Todd Meyers su Artforum ha definito come “un luogo che invita e consuma”. “Un dipinto non dovrebbe rappresentare la realtà; al contrario la funzione della pittura è di alterare la trama della realtà” sostiene l’artista, che utilizza la narrazione scritta come una sorta di palinsesto interpretativo sul quale inserire suggestioni provenienti da fonti diverse. Un metodo presente nel corpo di tele eseguite per The Room upstairs, la mostra personale di Lu Song presso la galleria Massimo De Carlo a Londra. Questa volta il fil rouge è determinato dalla lettura di 1984, il romanzo che George Orwell scrisse nel 1949, dove si prefigura un mondo dove gli esseri umani vengono costantemente controllati e monitorati da telecamere nascoste. Qui l’artista si concentra sulla tensione scaturita dalla scoperta di Winston Smith, protagonista del romanzo, che si accorge del fatto che gli oggetti conservati in un negozio di antiquariato, simbolo di un passato lontano e rassicurante rispetto a un presente ambiguo e insidioso, in realtà nascondono sofisticate apparecchiature di sorveglianza. Lu Song evoca questo senso di angoscia, insicurezza e instabilità che si respira in questi ambienti carichi di tendaggi e affollati di arredi barocchi dove l’atmosfera si fa pesante, una volta scoperto l’inganno che si cela dietro una bellezza apparentemente rassicurante nella sua sontuosa immobilità, ma in realtà subdola e minacciosa. La stessa che ritroviamo nel nucleo di dipinti eseguiti per questa mostra ed ispirati a quegli interni romani evocati dal titolo, come Interior - Candle light, Interior - Dressing Room o Blue Chair. Arredi e mobili ai quali l’artista conferisce un tocco di unheimliche, il” perturbante” definito da Sigmund Freud che rende estranei e angosciosi oggetti familiari divenuti inquietanti. La pittura di Lu Song, costruita con una ricerca di toni e cromie che rimanda ai pittori romantici tedeschi del diciannovesimo secolo come Caspar David Friedrich, si inoltra nel labirinto dell’unheimliche, attivando all’interno delle sue immagini processi di straniamento e inquietudine, amplificati da un’esecuzione pittorica molto elaborata. Una pittura perturbante che siamo orgogliosi di presentare in Europa per la prima volta nei suggestivi spazi del Mattatoio di Roma.
Ludovico Pratesi
Inaugurazione 30 ottobre h 18.30
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