Paola Favoino. Albanian sworn virgins
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Paola Favoino. Albanian sworn virgins, Associazione AOCF58 - Galleria Bruno Lisi, Roma
Dal 04 Dicembre 2014 al 08 Gennaio 2015
Roma
Luogo: Associazione AOCF58 - Galleria Bruno Lisi
Indirizzo: via Flaminia 58
Orari: da lunedì a venerdì 17-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 3211880
E-Mail info: aocf58@virgilio.it
Sito ufficiale: http://www.aocf58.it/wp/
Il progetto fotografico, in progress dal 2011, viene esposto presso lo spazio di via Flaminia - dopo la mostra tenutasi presso la libreria Einaudi di Roma nel 2012 - con nuove stampe e approfondimenti. Paola Favoino, prima con un approccio antropologico poi concentrandosi sul racconto fotografico, si è addentrata nello specifico spaccato sociale dell'Albania del nord, documentando con delicato trasporto una figura radicata e riconosciuta dalla società albanese: la burrneshe.
Nell'Albania del nord, un ristretto gruppo di donne - per motivazioni diversificate - all'interno della propria famiglia, viene investito del ruolo di “capo famiglia”, assumendosi le responsabilità morali e pratiche dell'“uomo di casa”. Una trasposizione che converge anche nel lato fisico, con un corpo che si fa carico di un cambiamento esteriore estremizzandolo. La burrneshe indossa il suo “abito”, fatto di carne e di codici morali, indistintamente all'interno del nucleo familiare e di fronte alla comunità albanese; riconosciuta da entrambe porta avanti un ruolo ineluttabilmente senza ritorno.
Dietro all'intimo racconto con cui Paola Favoino narra di alcune di queste donne che vivono come uomini emerge un substrato che viene sussurrato, tagliente e penetrante; un legame indissolubile che annoda un'immagine all'altra: la presenza, tra le righe, di un riferimento al Kanun - antico codice di leggi consuetudinarie trasmesso oralmente in Albania da secoli - che dà materia al racconto fotografico e lo rende ricco di mistero e fascinazione.
Ma ciò che emerge da “Albanian sworn virgins” non è la rappresentazione di ruoli sociali e classificazioni di genere, ma l'equilibrato insieme di una macro-storia di un territorio con i propri “codici” e le micro-storie individuali di queste persone che incarnano “Altro”: non donne, non uomini, ma come scrive Paola Favoino “un altro universalmente riconosciuto e accettato, con le sue regole e le sue consuetudini”.
Francesca Orsi
Nell'Albania del nord, un ristretto gruppo di donne - per motivazioni diversificate - all'interno della propria famiglia, viene investito del ruolo di “capo famiglia”, assumendosi le responsabilità morali e pratiche dell'“uomo di casa”. Una trasposizione che converge anche nel lato fisico, con un corpo che si fa carico di un cambiamento esteriore estremizzandolo. La burrneshe indossa il suo “abito”, fatto di carne e di codici morali, indistintamente all'interno del nucleo familiare e di fronte alla comunità albanese; riconosciuta da entrambe porta avanti un ruolo ineluttabilmente senza ritorno.
Dietro all'intimo racconto con cui Paola Favoino narra di alcune di queste donne che vivono come uomini emerge un substrato che viene sussurrato, tagliente e penetrante; un legame indissolubile che annoda un'immagine all'altra: la presenza, tra le righe, di un riferimento al Kanun - antico codice di leggi consuetudinarie trasmesso oralmente in Albania da secoli - che dà materia al racconto fotografico e lo rende ricco di mistero e fascinazione.
Ma ciò che emerge da “Albanian sworn virgins” non è la rappresentazione di ruoli sociali e classificazioni di genere, ma l'equilibrato insieme di una macro-storia di un territorio con i propri “codici” e le micro-storie individuali di queste persone che incarnano “Altro”: non donne, non uomini, ma come scrive Paola Favoino “un altro universalmente riconosciuto e accettato, con le sue regole e le sue consuetudini”.
Francesca Orsi
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