Paolo Portoghesi. Sguardo, parole, fotografie
Dal 05 Ottobre 2023 al 25 Novembre 2023
Roma
Luogo: Accademia Nazionale di San Luca
Indirizzo: Piazza dell’Accademia di San Luca 77
Orari: dal martedì al sabato, dalle ore 10.00 alle ore 17.30 (ultimo ingresso ore 17.00). Chiuso la domenica e il lunedì
Curatori: Francesco Cellini e Laura Bertolaccini, con la collaborazione di Maria Ercadi
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6798848
Sito ufficiale: http://www.accademiasanluca.it
L’Accademia Nazionale di San Luca dedica a Paolo Portoghesi (1931- 2023), la mostra di Paolo Portoghesi. Sguardo, parole, fotografie, in programma dal 5 ottobre al 4 novembre 2023, curata e organizzata da Francesco Cellini, Vice Presidente e Laura Bertolaccini, Vice Segretario aggiunto dell’Accademia.
La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è l’inizio di una riflessione sull’eredità lasciata dal grande architetto, storico e critico dell’architettura, accademico dal 1966 e Presidente dell’Accademia nel biennio 2013-2014, figura di grande rilievo per la cultura architettonica internazionale.
Primo di una serie di appuntamenti che l’Accademia intende dedicargli, l’esposizione si focalizza su ciò che avrebbe caratterizzato e tracciato costantemente tutta la sua vita: uno scritto appassionato e intenso, composto all’età di soli sedici anni, Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini (riprodotto in alcune parti nel catalogo e da cui trae ispirazione il titolo della mostra) e una selezione dell’immenso archivio di fotografie di studio scattate da Portoghesi a partire dalla metà degli anni Sessanta per la sua prima indagine critica su Francesco Borromini, sull’architettura e sulla città barocca.
72 le fotografie esposte, tratte da negativi in formato 6x6 e rigorosamente in bianco e nero, prevalentemente di opere di Francesco Borromini: la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, San Carlo alle Quattro Fontane, San Giovanni in Laterano, la Casa dei Filippini, Sant’Agnese in Agone, Palazzo Falconieri, il Collegio di Propaganda Fide, la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.
Scatti eseguiti con una Rolleiflex o con una Hasselblad, macchine che potevano essere tenute in mano (cosa che gli consentiva di arrampicarsi in ogni dove), abbandonando dunque la staticità della ripresa con cavalletto e iniziando ad una conoscenza, anche fotografica, dell’architettura attraverso percorsi, e dunque immagini, sino ad allora inedite.
Portoghesi, con le parole e con le immagini descrive le architetture e la città mutando il punto di vista, come negli scatti di sotto in su o viceversa, per imprimere immagine e forza alla ricchezza spaziale barocca.
Predilige le ombre, i forti contrasti chiaroscurali, per meglio avvicinarsi al pensiero dello stesso Borromini. Scatti mai casuali, a volte ripetuti nel tempo, per provare a sentire e a comprendere ogni volta parole nuove.
Un’indagine fotografica “rivoluzionaria” per gli anni in cui la avviò, che spostò letteralmente il punto di vista delle precedenti campagne fotografiche su Borromini e l’architettura barocca – da Alinari a Anderson, per finire con i fotografi di Muñoz, Moscioni e Sansaini – portando l’osservatore dentro, sopra, nell’architettura, insieme a lui, la cui ombra compare in alcuni scatti, i più arditi, «perché – scrive Francesco Cellini nel catalogo della mostra – all’esplorazione sensibile, ottica e fotografica delle cose e delle materie è implicita un’esplorazione interiore, della propria memoria, di quel che condividiamo con gli altri, del nostro profondo, del sé, o se si vuole “dell’oscura anima”».
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato per le edizioni dell’Accademia Nazionale di San Luca nel quale, oltre alle riproduzioni delle fotografie esposte, è per la prima volta proposto integralmente il testo principale del volume Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini, un libro unico, “autoprodotto” intorno al 1947, nel quale Portoghesi rivela la sua «mostruosa passione per le parole, per la combinazione delle parole, per ogni cifra che dai sensi arrivi ad esaltare l’oscura presenza del nostro ‘invisibile’», passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Accanto alle parole, pone alcune fotografie «rubate (sic!) ― è ancora Portoghesi ad avvisare il lettore ― per ogni dove e senza alcuno scrupolo», con didascalie che svelano il sentire più profondo del giovane autore.
Oltre alla presentazione di Francesco Cellini, il catalogo contiene i saggi di Joseph Connors, docente alla Harvard University e direttore emerito dell’American Academy in Rome e dell’Harvard Center for Italian Renaissance Studies at Villa I Tatti Firenze, attualmente Michael C. Duda Visiting Professor al Rome Program della Notre Dame University School of Architecture, nonché Accademico di San Luca dal 1993, autore di studi su Borromini e il barocco, tra cui Borromini e l'Oratorio romano. Stile e società (Einaudi 1989) nonché curatore della riedizione dell’Opus architectonicum di Borromini (Il Polifilo 1998); Giuseppe Bonaccorso, docente presso l’Università di Camerino, studioso dei protagonisti ticinesi dell’architettura barocca, in particolare di Francesco Borromini a cui ha dedicato numerosi studi e ricerche, e che, con Paolo Portoghesi ed altri, è stato coinvolto nella realizzazione del film “Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione” (2023); Maurizio Di Puolo, architetto e fotografo, che con Paolo Portoghesi partecipò ad alcune campagne fotografiche già per la prima edizione del suo Roma barocca (1966).
Tutte le fotografie e le riproduzioni del volume Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini esposte o pubblicate nel catalogo sono state gentilmente concesse da Giovanna Massobrio Portoghesi.
In occasione dell’inaugurazione, mercoledì 4 ottobre, alle ore 18.00 è in programma un incontro con gli autori dei saggi in catalogo.
Paolo Portoghesi ha scritto il suo primo volume dedicato a Francesco Borromini all’età di sedici anni e ha pubblicato il primo libro dedicato a Guarino Guarini nel 1956, prima di laurearsi in architettura, continuando da allora a studiare la storia dell’architettura come strumento fondamentale per giudicare il presente e costruire il futuro. Tra i primi si è cimentato sul tema dell’architettura e della città barocca pubblicando nel 1966 la prima edizione di Roma barocca. Tra i suoi libri più noti: Michelangelo architetto (1964, con Bruno Zevi), Bernardo Vittone (1966), Borromini. Architettura come linguaggio (1967), Roma del Rinascimento (1970), Dopo l’architettura moderna (1980), L’angelo della storia (1982), Postmodern. L’architettura nella società post-industriale (1982), I nuovi architetti italiani. Le luci del paradiso perduto (1985), Natura e architettura (2000), Roma/amoR (2019), Borromini. La vita e le opere (2019), Mario Ridolfi architetto 1904-1984 (2021). Come architetto si è dedicato con particolare impegno all’architettura sacra realizzando la moschea di Roma e quella di Strasburgo, le chiese della Sacra Famiglia a Salerno, di Santa Maria della Pace a Terni, dei Santi Cornelio e Cipriano a Calcata, di San Francesco e Santa Chiara a Castellaneta e la concattedrale di San Benedetto a Lamezia Terme. Tra le altre opere più significative: casa Baldi; teatro Politeama di Catanzaro; case ENEL di Tarquinia; piazza Leon Battista Alberti a Rimini; Quartiere Latino di Treviso; Torre della Città della Speranza a Padova. Primo direttore del settore Architettura della Biennale di Venezia, nel 1979 incarica Aldo Rossi di realizzare il Teatro del Mondo. Nel 1980, con la mostra “La presenza del passato” e la Strada Novissima, inaugura la prima edizione della Biennale di Architettura. Della Biennale di Venezia è stato presidente dal 1983 al 1993. Ha insegnato all’Università La Sapienza di Roma e presso il Politecnico di Milano, di cui è stato preside dal 1968 al 1976. Nel biennio 2013-2014 è stato presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca di cui era stato eletto Accademico nazionale nel 1966. è stato Accademico dei Lincei e socio di numerose accademie internazionali. Ha ricevuto tre lauree honoris causa e la Légion d’honneur. Nel 1966 fonda la rivista “Controspazio” che dirigerà fino al 1983; successivamente ha diretto il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (1968) e le riviste “Eupalino” (1985-1990), “Materia” (1990-2013) e “Abitare la Terra” (dal 2001).
La mostra, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è l’inizio di una riflessione sull’eredità lasciata dal grande architetto, storico e critico dell’architettura, accademico dal 1966 e Presidente dell’Accademia nel biennio 2013-2014, figura di grande rilievo per la cultura architettonica internazionale.
Primo di una serie di appuntamenti che l’Accademia intende dedicargli, l’esposizione si focalizza su ciò che avrebbe caratterizzato e tracciato costantemente tutta la sua vita: uno scritto appassionato e intenso, composto all’età di soli sedici anni, Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini (riprodotto in alcune parti nel catalogo e da cui trae ispirazione il titolo della mostra) e una selezione dell’immenso archivio di fotografie di studio scattate da Portoghesi a partire dalla metà degli anni Sessanta per la sua prima indagine critica su Francesco Borromini, sull’architettura e sulla città barocca.
72 le fotografie esposte, tratte da negativi in formato 6x6 e rigorosamente in bianco e nero, prevalentemente di opere di Francesco Borromini: la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, San Carlo alle Quattro Fontane, San Giovanni in Laterano, la Casa dei Filippini, Sant’Agnese in Agone, Palazzo Falconieri, il Collegio di Propaganda Fide, la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.
Scatti eseguiti con una Rolleiflex o con una Hasselblad, macchine che potevano essere tenute in mano (cosa che gli consentiva di arrampicarsi in ogni dove), abbandonando dunque la staticità della ripresa con cavalletto e iniziando ad una conoscenza, anche fotografica, dell’architettura attraverso percorsi, e dunque immagini, sino ad allora inedite.
Portoghesi, con le parole e con le immagini descrive le architetture e la città mutando il punto di vista, come negli scatti di sotto in su o viceversa, per imprimere immagine e forza alla ricchezza spaziale barocca.
Predilige le ombre, i forti contrasti chiaroscurali, per meglio avvicinarsi al pensiero dello stesso Borromini. Scatti mai casuali, a volte ripetuti nel tempo, per provare a sentire e a comprendere ogni volta parole nuove.
Un’indagine fotografica “rivoluzionaria” per gli anni in cui la avviò, che spostò letteralmente il punto di vista delle precedenti campagne fotografiche su Borromini e l’architettura barocca – da Alinari a Anderson, per finire con i fotografi di Muñoz, Moscioni e Sansaini – portando l’osservatore dentro, sopra, nell’architettura, insieme a lui, la cui ombra compare in alcuni scatti, i più arditi, «perché – scrive Francesco Cellini nel catalogo della mostra – all’esplorazione sensibile, ottica e fotografica delle cose e delle materie è implicita un’esplorazione interiore, della propria memoria, di quel che condividiamo con gli altri, del nostro profondo, del sé, o se si vuole “dell’oscura anima”».
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato per le edizioni dell’Accademia Nazionale di San Luca nel quale, oltre alle riproduzioni delle fotografie esposte, è per la prima volta proposto integralmente il testo principale del volume Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini, un libro unico, “autoprodotto” intorno al 1947, nel quale Portoghesi rivela la sua «mostruosa passione per le parole, per la combinazione delle parole, per ogni cifra che dai sensi arrivi ad esaltare l’oscura presenza del nostro ‘invisibile’», passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Accanto alle parole, pone alcune fotografie «rubate (sic!) ― è ancora Portoghesi ad avvisare il lettore ― per ogni dove e senza alcuno scrupolo», con didascalie che svelano il sentire più profondo del giovane autore.
Oltre alla presentazione di Francesco Cellini, il catalogo contiene i saggi di Joseph Connors, docente alla Harvard University e direttore emerito dell’American Academy in Rome e dell’Harvard Center for Italian Renaissance Studies at Villa I Tatti Firenze, attualmente Michael C. Duda Visiting Professor al Rome Program della Notre Dame University School of Architecture, nonché Accademico di San Luca dal 1993, autore di studi su Borromini e il barocco, tra cui Borromini e l'Oratorio romano. Stile e società (Einaudi 1989) nonché curatore della riedizione dell’Opus architectonicum di Borromini (Il Polifilo 1998); Giuseppe Bonaccorso, docente presso l’Università di Camerino, studioso dei protagonisti ticinesi dell’architettura barocca, in particolare di Francesco Borromini a cui ha dedicato numerosi studi e ricerche, e che, con Paolo Portoghesi ed altri, è stato coinvolto nella realizzazione del film “Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione” (2023); Maurizio Di Puolo, architetto e fotografo, che con Paolo Portoghesi partecipò ad alcune campagne fotografiche già per la prima edizione del suo Roma barocca (1966).
Tutte le fotografie e le riproduzioni del volume Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini esposte o pubblicate nel catalogo sono state gentilmente concesse da Giovanna Massobrio Portoghesi.
In occasione dell’inaugurazione, mercoledì 4 ottobre, alle ore 18.00 è in programma un incontro con gli autori dei saggi in catalogo.
Paolo Portoghesi ha scritto il suo primo volume dedicato a Francesco Borromini all’età di sedici anni e ha pubblicato il primo libro dedicato a Guarino Guarini nel 1956, prima di laurearsi in architettura, continuando da allora a studiare la storia dell’architettura come strumento fondamentale per giudicare il presente e costruire il futuro. Tra i primi si è cimentato sul tema dell’architettura e della città barocca pubblicando nel 1966 la prima edizione di Roma barocca. Tra i suoi libri più noti: Michelangelo architetto (1964, con Bruno Zevi), Bernardo Vittone (1966), Borromini. Architettura come linguaggio (1967), Roma del Rinascimento (1970), Dopo l’architettura moderna (1980), L’angelo della storia (1982), Postmodern. L’architettura nella società post-industriale (1982), I nuovi architetti italiani. Le luci del paradiso perduto (1985), Natura e architettura (2000), Roma/amoR (2019), Borromini. La vita e le opere (2019), Mario Ridolfi architetto 1904-1984 (2021). Come architetto si è dedicato con particolare impegno all’architettura sacra realizzando la moschea di Roma e quella di Strasburgo, le chiese della Sacra Famiglia a Salerno, di Santa Maria della Pace a Terni, dei Santi Cornelio e Cipriano a Calcata, di San Francesco e Santa Chiara a Castellaneta e la concattedrale di San Benedetto a Lamezia Terme. Tra le altre opere più significative: casa Baldi; teatro Politeama di Catanzaro; case ENEL di Tarquinia; piazza Leon Battista Alberti a Rimini; Quartiere Latino di Treviso; Torre della Città della Speranza a Padova. Primo direttore del settore Architettura della Biennale di Venezia, nel 1979 incarica Aldo Rossi di realizzare il Teatro del Mondo. Nel 1980, con la mostra “La presenza del passato” e la Strada Novissima, inaugura la prima edizione della Biennale di Architettura. Della Biennale di Venezia è stato presidente dal 1983 al 1993. Ha insegnato all’Università La Sapienza di Roma e presso il Politecnico di Milano, di cui è stato preside dal 1968 al 1976. Nel biennio 2013-2014 è stato presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca di cui era stato eletto Accademico nazionale nel 1966. è stato Accademico dei Lincei e socio di numerose accademie internazionali. Ha ricevuto tre lauree honoris causa e la Légion d’honneur. Nel 1966 fonda la rivista “Controspazio” che dirigerà fino al 1983; successivamente ha diretto il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (1968) e le riviste “Eupalino” (1985-1990), “Materia” (1990-2013) e “Abitare la Terra” (dal 2001).
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