Philippe Daverio racconta "Fausto Roma. Le Terre del Caffè"
Dal 08 Maggio 2014 al 08 Maggio 2014
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: piazza dell’Ara Coeli 1
Orari: h 18.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6780664 / 06 3225380
E-Mail info: p.polidoro@comunicareorganizzando.it
«Fausto Roma è innegabilmente un personaggio eccentrico nel paesaggio attuale delle arti in Italia. Sembra possedere un buon umore visivo che innegabilmente va contro tendenza. Ama il colore, e il segno che lo articola come se fosse una scrittura indecifrata. Sembra un narratore, di quelli curiosi apparsi da una sorta di magia arcana. Uno scrittore descrittore della propria pittura».
Così Philippe Daverio introduce la figura artistica di Fausto Roma del quale il Complesso del Vittoriano ospita - fino al 18 maggio 2014 – una personale intitolata “Le Terre del Caffè”, e promossa da Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma e Associazione Impegno Roma.
L’esposizione, organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, è curata da Claudio Strinati e nasce con l’obiettivo di ricostruire un percorso nel quale lo spazio stesso diventa parte integrante delle opere esposte, un viaggio intorno alla Terra vista dall’alto con gli occhi dall’artista, un immaginario giro del mondo sulla linea dell’Equatore attraverso le Terre da cui prendono origine i semi del caffè per riportare l’attenzione in maniera forte sul problema della “Terra”.
Daverio, autore di uno dei testi critici in catalogo, guiderà il pubblico in un percorso nelle Terre proposte da Fausto Roma, un viaggio in cui il simbolo è al centro della sperimentazione artistica, fulcro di un linguaggio totemico che, mentre assorbe forme appartenenti agli Incas o alle radici etrusche, si proietta nel futuro mescolando alla manualità più tradizionale l’utilizzo di fotografie satellitari, in modo che il moderno irrompa nell’antico quasi circoscrivendolo in un gioco di linee, spirali e campiture cromatiche.
In questa personale Fausto Roma propone 29 acrilici su tela stampata, di grandi dimensioni, e una piccola scultura-gioiello, dalla quale è partito il percorso verso un’arte che “guarda dall’alto”.
La scultura-gioiello “Eneide” è testimonial della missione spaziale italo-russa “Eneide” da cui il gioiello ha preso il nome. Portata a bordo della navicella spaziale Soyuz 10s dell’astronauta Vittori - partita il 15 aprile 2005 dal Cosmodromo Russo di Baykonur - è una losanga percorsa da segni primigeni appena graffiati nell’oro.La figura antropomorfa al centro è l’Uomo: la testa è la Terra e le tre pietre - smeraldo, brillante e rubino - indicano l’Italia; il resto del corpo è intagliato nell’oro. Il diamante nero, incastonato nell’orbita, rappresenta la stazione orbitante. La sua forma a mandorla rappresenta la vita, e sulla cornice sono riportati i segni Alfa-Omega a simboleggiare l’Universo.
Le venti opere de “Le terre del Caffè”, che danno il nome alla mostra, sono ispirate alle sedici terre che vantano le condizioni climatiche adatte alla produzione dei semi, tra cui Kenya, Messico, Etiopia, Guatemala e Colombia. Dalle mappe di questi luoghi parte l’artista per scoprire strutture di città-civiltà nella pienezza di realtà del fantastico, da cui emergono archetipi e simboli che, dai primordi, continuano per tradizione ad essere associati alla produzione, all’esportazione, al consumo del caffè. In mostra anche otto acrilici del ciclo “Terra”, in cui gli ingrandimenti modulari a stampa di fotografie satellitari fungono da supporto, quasi da ordito, sul quale l’autore interviene con i tratti decisi e i colori squillanti degli acrilici. «Sulla città o su quel che di essa si percepisce nel gioco tra concavo e convesso delle riprese aeree, sulle fasce diversamente colorate dei terrazzamenti e dei coltivi e dei corsi d’acqua delle nostre terre, sul ritorno a materia preistorica e più ancora magmatica che la natura inaccessibile vista da un occhio lontanamente orbitante sembra suggerirci, ridistribuendosi in conglomerati astratti, si portano le coloriture che Fausto Roma come magicamente ritrova e conduce e ritaglia per memoria involontaria di stoffe andine, e le figurazioni etniche che gli vengono dal profondo e che egli favorisce sospinte dalle forze endogene dell’io e del nostro immaginario collettivo», come spiega Marcello Carlino parlando di Terra 2011 (in mostra), opera presentata da Fausto Roma alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia. Si tratta di un acrilico di quattro metri per tre, costituito da 48 tele quadrate, le cui linee di confine rappresentano i meridiani e i paralleli del mondo. Ma questo è un mondo immaginato, e immaginate sono le tracciature di questo territorio che non esiste se non nella fantasia dell’artista.
Fausto Roma (www.faustoroma.it) nasce a Ceccano (Fr) nel 1955 e compie i suoi studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Allievo del Maestro Augusto Ranocchi, dal 1977 opera nel campo dell’arte come pittore e scultore. La costante che sin dall’inizio caratterizza il suo lavoro è il ricorso al valore simbolico dei segni, interpreti di esperienze sensoriali, ricostruendo nei primi quindici anni del suo percorso artistico la via interrotta dagli esponenti dell’Arte Povera che mescolarono le esigenze italiane a quelle americane. A partire dagli anni Novanta, scegliendo la forma totemica come archetipo, inizia a costruire sculture-architetture. Evidente è il richiamo alla natura che lo circonda, soprattutto nella realizzazione delle sculture- albero, nelle quali cerca di riprodurre l’immagine del movimento. Nel 2005 realizza una grande personale presso gli Horti Sallustiani di Roma e nello stesso anno una sua opera, una miniscultura-gioiello, è il testimonial celebrativo della missione spaziale italo-russa “Eneide” da cui il gioiello ha preso il nome. Del 2006 è la personale “La Grande Parete” ospitata dalla Sala Regia di Palazzo Venezia a Roma e curata da Claudio Strinati. Negli anni successivi ha esposto in personali e collettive in Italia e in Giappone. Nel 2011è alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia con “Terra 2011”.
Così Philippe Daverio introduce la figura artistica di Fausto Roma del quale il Complesso del Vittoriano ospita - fino al 18 maggio 2014 – una personale intitolata “Le Terre del Caffè”, e promossa da Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma e Associazione Impegno Roma.
L’esposizione, organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, è curata da Claudio Strinati e nasce con l’obiettivo di ricostruire un percorso nel quale lo spazio stesso diventa parte integrante delle opere esposte, un viaggio intorno alla Terra vista dall’alto con gli occhi dall’artista, un immaginario giro del mondo sulla linea dell’Equatore attraverso le Terre da cui prendono origine i semi del caffè per riportare l’attenzione in maniera forte sul problema della “Terra”.
Daverio, autore di uno dei testi critici in catalogo, guiderà il pubblico in un percorso nelle Terre proposte da Fausto Roma, un viaggio in cui il simbolo è al centro della sperimentazione artistica, fulcro di un linguaggio totemico che, mentre assorbe forme appartenenti agli Incas o alle radici etrusche, si proietta nel futuro mescolando alla manualità più tradizionale l’utilizzo di fotografie satellitari, in modo che il moderno irrompa nell’antico quasi circoscrivendolo in un gioco di linee, spirali e campiture cromatiche.
In questa personale Fausto Roma propone 29 acrilici su tela stampata, di grandi dimensioni, e una piccola scultura-gioiello, dalla quale è partito il percorso verso un’arte che “guarda dall’alto”.
La scultura-gioiello “Eneide” è testimonial della missione spaziale italo-russa “Eneide” da cui il gioiello ha preso il nome. Portata a bordo della navicella spaziale Soyuz 10s dell’astronauta Vittori - partita il 15 aprile 2005 dal Cosmodromo Russo di Baykonur - è una losanga percorsa da segni primigeni appena graffiati nell’oro.La figura antropomorfa al centro è l’Uomo: la testa è la Terra e le tre pietre - smeraldo, brillante e rubino - indicano l’Italia; il resto del corpo è intagliato nell’oro. Il diamante nero, incastonato nell’orbita, rappresenta la stazione orbitante. La sua forma a mandorla rappresenta la vita, e sulla cornice sono riportati i segni Alfa-Omega a simboleggiare l’Universo.
Le venti opere de “Le terre del Caffè”, che danno il nome alla mostra, sono ispirate alle sedici terre che vantano le condizioni climatiche adatte alla produzione dei semi, tra cui Kenya, Messico, Etiopia, Guatemala e Colombia. Dalle mappe di questi luoghi parte l’artista per scoprire strutture di città-civiltà nella pienezza di realtà del fantastico, da cui emergono archetipi e simboli che, dai primordi, continuano per tradizione ad essere associati alla produzione, all’esportazione, al consumo del caffè. In mostra anche otto acrilici del ciclo “Terra”, in cui gli ingrandimenti modulari a stampa di fotografie satellitari fungono da supporto, quasi da ordito, sul quale l’autore interviene con i tratti decisi e i colori squillanti degli acrilici. «Sulla città o su quel che di essa si percepisce nel gioco tra concavo e convesso delle riprese aeree, sulle fasce diversamente colorate dei terrazzamenti e dei coltivi e dei corsi d’acqua delle nostre terre, sul ritorno a materia preistorica e più ancora magmatica che la natura inaccessibile vista da un occhio lontanamente orbitante sembra suggerirci, ridistribuendosi in conglomerati astratti, si portano le coloriture che Fausto Roma come magicamente ritrova e conduce e ritaglia per memoria involontaria di stoffe andine, e le figurazioni etniche che gli vengono dal profondo e che egli favorisce sospinte dalle forze endogene dell’io e del nostro immaginario collettivo», come spiega Marcello Carlino parlando di Terra 2011 (in mostra), opera presentata da Fausto Roma alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia. Si tratta di un acrilico di quattro metri per tre, costituito da 48 tele quadrate, le cui linee di confine rappresentano i meridiani e i paralleli del mondo. Ma questo è un mondo immaginato, e immaginate sono le tracciature di questo territorio che non esiste se non nella fantasia dell’artista.
Fausto Roma (www.faustoroma.it) nasce a Ceccano (Fr) nel 1955 e compie i suoi studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Allievo del Maestro Augusto Ranocchi, dal 1977 opera nel campo dell’arte come pittore e scultore. La costante che sin dall’inizio caratterizza il suo lavoro è il ricorso al valore simbolico dei segni, interpreti di esperienze sensoriali, ricostruendo nei primi quindici anni del suo percorso artistico la via interrotta dagli esponenti dell’Arte Povera che mescolarono le esigenze italiane a quelle americane. A partire dagli anni Novanta, scegliendo la forma totemica come archetipo, inizia a costruire sculture-architetture. Evidente è il richiamo alla natura che lo circonda, soprattutto nella realizzazione delle sculture- albero, nelle quali cerca di riprodurre l’immagine del movimento. Nel 2005 realizza una grande personale presso gli Horti Sallustiani di Roma e nello stesso anno una sua opera, una miniscultura-gioiello, è il testimonial celebrativo della missione spaziale italo-russa “Eneide” da cui il gioiello ha preso il nome. Del 2006 è la personale “La Grande Parete” ospitata dalla Sala Regia di Palazzo Venezia a Roma e curata da Claudio Strinati. Negli anni successivi ha esposto in personali e collettive in Italia e in Giappone. Nel 2011è alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia con “Terra 2011”.
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