Pietas
Dal 09 Febbraio 2024 al 07 Marzo 2024
Roma
Luogo: Forum Austriaco di Cultura Roma
Indirizzo: Viale Bruno Buozzi 113
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17
Curatori: Alfonso Amendola, Costabile Guariglia
Enti promotori:
- Patrocinio di
- Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno. Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia I Associazione Storia della città I Masseria nel Sole I Dipartimento di Scienze del
Telefono per informazioni: +39 06 3608371
E-Mail info: rom-kf@bmeia.gv.at.
Il Forum Austriaco di Cultura Roma presenta nella sua sede di Viale Buozzi 113 le opere degli artisti: Karin Pfeifer, Sula Zimmerberger, Gianni Grattacaso, Costabile Guariglia, Maria D’Anna; opere recenti e inedite per il progetto Pietas.
Per la serata inaugurale venerdì 09 febbraio 2024 alle ore 18,30 sono previste le performance dell’artista Maria D’Anna (15 minuti) e dell’artista Costabile Guariglia (45 Minuti).
Pietas è parte di un progetto dell’Associazione Aequamente / C23homegalley di Lucca denominato Inclusione che trae ispirazione dalle riflessioni del filosofo austriaco Paul Liessman sul come la Cancel Culture sta interessando la società contemporanea occidentale.
La mostra Pietas, a cura di Alfonso Amendola e Costabile Guariglia, scaturisce dalla volontà di opporsi agli effetti perversi dell’amnesia collettiva provocata dall’adesione incondizionata della cultura “woke”, dove la difesa delle minoranze diventa portatrice di una ideologia intollerante per principio.
Una volta di più gli artisti si trovano a esprimere collettivamente, in opere di forte impatto visivo, la necessità di avere coscienza della storia culturale di cui facciamo parte, sebbene ci sovrasti, e ne ripercorre il passato e il presente con la stratificazione fatta di esperienze e memoria, individuale e collettiva.
Gli artisti si trovano di fronte a questa storia tra polemiche e poetica e si permettono l’unico possibile, sublime riscatto: producono un linguaggio poliedrico attraverso vari media che si trasforma in una continua riflessione sulla cultura da cancellare con l’idea del doloroso stratificarsi della memoria.
Karin Pfeifer nella sua serie di opere dal titolo "Time out" contamina media tra video e foto; osserva alcune dinamiche di trasformazione in un presunto rallentamento dell'abbronzatura che si riduce all'assurdità quando, a un esame più attento, la sabbia si rivela neve. Il primo esempio di dolce far niente si trasforma in un frenetico scenario di allarme.
Sula Zimmerberger nella sua opera "If I could fly I would live in the sky" ripercorre, attraverso l’osservazione delle nuvole, quelle sensazioni oniriche tra sogno e realtà quando, come per magia, il significante mistero non è nient'altro che parte di particelle d'acqua che fluttuano liberamente nello spazio naturale dell’atmosfera; esse vanno considerate veri e propri simboli ambivalenti nell'arte - per l'ozio senza tempo e per il cambiamento critico del tempo -, strutture fantastiche che si muovono e continuano nel loro naturale mutamento senza che nessuna nuvola assomigli all'altra.
Gianni Grattacaso esplora il fenomeno della Cancel Culture attraverso l’avvicendarsi di fasi evolutive. In ogni singola opera fotografica l’artista rielabora un singolo viaggio tramite quelle sensazioni che riportano a emozioni: fluttuanti, con le controindicazioni delle loro criticità, in un mondo sempre più plasmato da processi culturali che procedono verso una deriva senza ritorno. Nell’opera iconica “Vento Sociale” nel mezzo della tempesta, tra gli alberi piegati che non arrestano e non cedono spazio alla maestosa potenza della natura, l’artista incarna l’idea di conformismo indotto a un sistema lineare e organizzato della nuova società.
Costabile Guariglia immerge gli ospiti in una mise en place-installazione e li accompagna alla sperimentazione di una cena-performance che restituisce loro un’esperienza eccezionale sulle culture dei popoli e il loro cibarsi; un’esperienza fisica, sensoriale e sociale di “consumo” dell’arte. L’artista fa in modo che gli ospiti diventino protagonisti della performance attraverso l’atto conviviale in cui vengono consumate le tre pietanze della cena preparata in tre movimenti: piano, lento e adagio. Il performer si unisce ai commensali in una “co-azione” artistica che consiste nell’empatizzare con l’altro attraverso un percorso di degustazione e di esplorazione dei linguaggi non verbali. La performance è accompagnata dal vivo da tre sonate per pianoforte eseguite dal Maestro Paolo Zaumuner.
Maria D’Anna, con la performance dal titolo “La lingua batte dove il dente duole”, si proietta verso una condivisione di esperienze riguardanti la tematica della Pietas; partendo dalla dimensione personale l'artista intercetta tra i propri ricordi, finanche la prima infanzia, rivelazioni della propria vita intima relative al sentimento della Pietas e ne fa una confessione da sussurrare all'orecchio del singolo spettatore. La performance non è una messa in scena, bensì una situazione in cui l'artista si confida realmente; il pathos nasce dall'esistenza umana e dalla possibilità di un discorso che ne esprima e ne comunichi la verità tramite l'uso di un dispositivo di registrazione che l'artista aziona ogni qualvolta si confida con ciascuno spettatore e sul quale è stato precedentemente registrato ciò che l'artista gli sussurra all'orecchio. Con questa mostra il Forum Austriaco di Cultura Roma e l’Associazione Aequamente consolidano il loro rapporto di lavoro con gli artisti che saranno presenti durante la serata di inaugurazione della mostra che durerà fino al 7 marzo 2024
Pietas è parte di un progetto dell’Associazione Aequamente / C23homegalley di Lucca denominato Inclusione che trae ispirazione dalle riflessioni del filosofo austriaco Paul Liessman sul come la Cancel Culture sta interessando la società contemporanea occidentale.
La mostra Pietas, a cura di Alfonso Amendola e Costabile Guariglia, scaturisce dalla volontà di opporsi agli effetti perversi dell’amnesia collettiva provocata dall’adesione incondizionata della cultura “woke”, dove la difesa delle minoranze diventa portatrice di una ideologia intollerante per principio.
Una volta di più gli artisti si trovano a esprimere collettivamente, in opere di forte impatto visivo, la necessità di avere coscienza della storia culturale di cui facciamo parte, sebbene ci sovrasti, e ne ripercorre il passato e il presente con la stratificazione fatta di esperienze e memoria, individuale e collettiva.
Gli artisti si trovano di fronte a questa storia tra polemiche e poetica e si permettono l’unico possibile, sublime riscatto: producono un linguaggio poliedrico attraverso vari media che si trasforma in una continua riflessione sulla cultura da cancellare con l’idea del doloroso stratificarsi della memoria.
Karin Pfeifer nella sua serie di opere dal titolo "Time out" contamina media tra video e foto; osserva alcune dinamiche di trasformazione in un presunto rallentamento dell'abbronzatura che si riduce all'assurdità quando, a un esame più attento, la sabbia si rivela neve. Il primo esempio di dolce far niente si trasforma in un frenetico scenario di allarme.
Sula Zimmerberger nella sua opera "If I could fly I would live in the sky" ripercorre, attraverso l’osservazione delle nuvole, quelle sensazioni oniriche tra sogno e realtà quando, come per magia, il significante mistero non è nient'altro che parte di particelle d'acqua che fluttuano liberamente nello spazio naturale dell’atmosfera; esse vanno considerate veri e propri simboli ambivalenti nell'arte - per l'ozio senza tempo e per il cambiamento critico del tempo -, strutture fantastiche che si muovono e continuano nel loro naturale mutamento senza che nessuna nuvola assomigli all'altra.
Gianni Grattacaso esplora il fenomeno della Cancel Culture attraverso l’avvicendarsi di fasi evolutive. In ogni singola opera fotografica l’artista rielabora un singolo viaggio tramite quelle sensazioni che riportano a emozioni: fluttuanti, con le controindicazioni delle loro criticità, in un mondo sempre più plasmato da processi culturali che procedono verso una deriva senza ritorno. Nell’opera iconica “Vento Sociale” nel mezzo della tempesta, tra gli alberi piegati che non arrestano e non cedono spazio alla maestosa potenza della natura, l’artista incarna l’idea di conformismo indotto a un sistema lineare e organizzato della nuova società.
Costabile Guariglia immerge gli ospiti in una mise en place-installazione e li accompagna alla sperimentazione di una cena-performance che restituisce loro un’esperienza eccezionale sulle culture dei popoli e il loro cibarsi; un’esperienza fisica, sensoriale e sociale di “consumo” dell’arte. L’artista fa in modo che gli ospiti diventino protagonisti della performance attraverso l’atto conviviale in cui vengono consumate le tre pietanze della cena preparata in tre movimenti: piano, lento e adagio. Il performer si unisce ai commensali in una “co-azione” artistica che consiste nell’empatizzare con l’altro attraverso un percorso di degustazione e di esplorazione dei linguaggi non verbali. La performance è accompagnata dal vivo da tre sonate per pianoforte eseguite dal Maestro Paolo Zaumuner.
Maria D’Anna, con la performance dal titolo “La lingua batte dove il dente duole”, si proietta verso una condivisione di esperienze riguardanti la tematica della Pietas; partendo dalla dimensione personale l'artista intercetta tra i propri ricordi, finanche la prima infanzia, rivelazioni della propria vita intima relative al sentimento della Pietas e ne fa una confessione da sussurrare all'orecchio del singolo spettatore. La performance non è una messa in scena, bensì una situazione in cui l'artista si confida realmente; il pathos nasce dall'esistenza umana e dalla possibilità di un discorso che ne esprima e ne comunichi la verità tramite l'uso di un dispositivo di registrazione che l'artista aziona ogni qualvolta si confida con ciascuno spettatore e sul quale è stato precedentemente registrato ciò che l'artista gli sussurra all'orecchio. Con questa mostra il Forum Austriaco di Cultura Roma e l’Associazione Aequamente consolidano il loro rapporto di lavoro con gli artisti che saranno presenti durante la serata di inaugurazione della mostra che durerà fino al 7 marzo 2024
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