Please Come Back. Il mondo come prigione?

© Ph. Florian Keinefenn | Claire Fontaine, Please come back (K.Font), 2008 tubi fluorescenti bianchi, acciaio montato su una struttura di ponteggio, rilevatore di movimento Installazione alla Galerie Chantal Crousel, Parigi, 20 dicembre 2008 – 31 gennaio 2009

 

Dal 09 Febbraio 2017 al 21 Maggio 2017

Roma

Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo

Indirizzo: via Guido Reni 4/a

Orari: Dal Martedì al Venerdì e Domenica 11-19; Sabato 11-22. Lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima del museo

Curatori: Hou Hanru, Luigia Lonardelli

Costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 8 / € 4. Gratuito minori di 14 anni; disabili che necessitano di accompagnatore; accompagnatore del disabile; dipendenti MiBACT; accompagnatori e guide turistiche Regione Lazio; 1 insegnante ogni 10 studenti; membri ICOM; soci AMACI; giornalisti accreditati; possessori della membership card del MAXXI; studenti universitari di Arte e Architettura dal martedì al venerdì*; il giorno del tuo compleanno presentando un documento di identità

Telefono per informazioni: +39 06 3201954

E-Mail info: infopoint@fondazionemaxxi.it

Sito ufficiale: http://www.fondazionemaxxi.it/



Oggi che la comunicazione globale vuol dire anche controllo globale, che la condivisione figlia di internet e dei social network smantella la nostra privacy, la parola prigione assume significati decisamente nuovi: con la mostra PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione? a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli al MAXXI dal 9 febbraio al 21 maggio 2017, 26 artisti attraverso 50 opere mettono in luce le problematiche relative al controllo tipiche della società contemporanea.

Lo sviluppo esponenziale delle tecnologie digitali, l’avvento dei social network, l’utilizzo dei Big Data, hanno progressivamente e inesorabilmente cambiato la nostra società che assiste al crollo delle filosofie di condivisione sociale e urbana e all’instaurarsi di nuovi regimi che, in nome della sicurezza, ci spogliano, con il nostro consenso, di ogni spazio intimo e personale.
PLEASE COME BACK parte da queste considerazioni, e cerca una risposta alla domanda: che cosa vogliamo torni indietro nelle nostre vite dal paradiso perduto dell’età moderna?

Allestita nella Galleria 5 del MAXXI, l’esposizione prende il titolo dall’opera omonima del collettivo Claire Fontaine, nata da una riflessione degli autori sulla società come spazio di reclusione e il modo inquietante in cui ne facciamo parte. Partendo da queste considerazioni PLEASE COME BACK assume come centro d’indagine la società contemporanea sotto il controllo di un sistema di potere.

La mostra si compone di tre sezioni: Dietro le mura, Fuori dalle mura e Oltre i muri.

Della prima sezione – Dietro le mura - sono protagonisti artisti che hanno fatto una esperienza diretta della prigione, sia perché sono stati reclusi, sia perché ne hanno fatto il soggetto del proprio lavoro, sia perché sono cresciuti in ambienti caratterizzati da questa presenza ingombrante. Tra questi Berna Reale con un video che racconta la luce della torcia olimpica all’interno delle carceri brasiliane, Harun Farocki che utilizza i filmati delle videocamere di sorveglianza del carcere di massima sicurezza di Corcoran in California e le interviste di Gianfranco Baruchello ai detenuti delle carceri di Rebibbia e Civitavecchia.

In Fuori dalle mura troviamo le opere di quegli artisti che hanno compiuto una riflessione sulle prigioni che non possiamo vedere, sui regimi di sorveglianza, capaci di trasformare le città contemporanee in vere e proprie “prigioni a cielo aperto”. Tra questi Superstudio che con il suo Monumento Continuo aveva profeticamente immaginato un modello di urbanizzazione globale alternativo alla Natura, Mikhael Subotzky che presenta materiali video forniti dalla polizia di Johannesburg; Lin Yilin con la sua performance che riproduce una scena di privazione della libertà per testare le reazioni dei cittadini della città cinese di Haikou e di Parigi, o Rä Di Martino che trasforma Bolzano nel fondale di una messa in scena con finti carri armati.

Nella terza sezione - Oltre i muri – protagonista è il tema della sorveglianza come “pratica organizzativa dominante”, fenomeno omnipervasivo nella nostra società dopo l’11 settembre 2001. Ecco allora, tra le opere presenti in quest’area, la pratica della “guerra al terrore” che diventa protagonista del lavoro di Jenny Holzer, il progetto di Simon Denny che si ispira alle rivelazioni di Snowden, Jananne Al-Ani che riproduce la prospettiva del drone investigando diversi siti in Medio Oriente, mentre Zhang Yue con un lavoro visionario prefigura future guerre o un piano per la distruzione degli Stati Uniti. Tra le opere esposte anche due acquerelli su seta di Shen Ruijun, Lake e Abuse del 2009, che verranno acquisiti nella collezione del MAXXI. 
PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione? nel presentare lo sguardo di questi artisti sul complesso intreccio di temi che caratterizza la riflessione sulla società odierna, ci mette di fronte a una visione critica di quest’ultima, che evidenzia l’allarme e nello stesso tempo propone come soluzione un ritorno ai valori fondamentali e inalienabili dell’individuo. 


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