T.R.I.P. Travel Routes In Photography 2014

© Alessandro Rizzi | Alessandro Rizzi, T.R.I.P. Travel Routes In Photography 2014

 

Dal 19 Ottobre 2014 al 18 Dicembre 2014

Roma

Luogo: Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano

Indirizzo: via E. De Nicola 79

Orari: tutti i giorni 9-19.45

Curatori: Arianna Rinaldo

Enti promotori:

  • Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
  • Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Costo del biglietto: biglietto unico valido 3 giorni per 4 siti (Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Crypta Balbi, Terme di Diocleziano): intero € 7, ridotto € 3,50 ( cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 24 anni e docenti dell’Unione Europea)

Telefono per informazioni: +39 06 39967700

E-Mail info: press@thetripmag.com

Sito ufficiale: http://travelroutesinphotography.com


“In viaggio con T.R.I.P." alle Terme di Diocleziano: Pieter Hugo, Narelle Autio e Alessandro Rizzi. Promossa e prodotta da the trip magazine, la mostra fotografica a cura di Arianna Rinaldo.
Un itinerario attraverso la fotografia che ha come tema il viaggio. Il viaggio inteso come esperienza in cui il viaggiatore è protagonista e percorso necessario per conoscere se stessi prima che il mondo.
T.R.I.P. Travel Routes In Photography si reinventa nella sua seconda edizione con l’implementazione di nuovi linguaggi espressivi offrendo allo spettatore inaspettate modalità di fruizione e una sempre più coinvolgente immersione nel viaggio.
Dal 18 ottobre al 18 dicembre 2014, all’interno del Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano,ospite la rassegna fotografica “T.R.I.P. - Travel Routes In Photography”.
 I tre fotografi, noti nel panorama internazionale di fotografia contemporanea, forniscono allo spettatore le chiavi d’accesso a nuovi mondi e nuove esperienze di viaggio all’interno degli spazi del più grandioso impianto termale mai costruito a Roma, un tempo centro di aggregazione che accoglieva fino a tremila persone in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche e una piscina da 3500 metri.
La mostra è promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, prodotta e organizzata da the trip magazine.
La selezione degli scatti, a cura di Arianna Rinaldo, propone in questa seconda edizione di T.R.I.P. un viaggio alla ricerca dell’identità, propria e dell’Altro. L’investigazione e l’arte fotografica diventa così un mezzo di definizione e di studio di una cultura, di un paese, rivelandone stereotipi, contraddizioni, segreti, senza la pretesa della documentazione foto giornalistica, ma bensì attraverso la decodificazione emotiva e intima di un sistema di valori e stili di vita.
I tre autori proposti quest’anno “viaggiano” con il loro obiettivo in luoghi familiari e non: Pieter Hugo nel suo contraddittorio Sudafrica, Narelle Autio nella sua Australia blu e Alessandro Rizzi lontano da casa, in Giappone. Ciascuno con un’intenzione e uno stile differente, scoprono e ci svelano qualcosa di sé nella scoperta dell’Altro.
T.R.I.P. Travel Routes In Photography è un viaggio attraverso i viaggi.

Pieter Hugo (Johannesburg,1976) è un fotografo che vive a Città del Capo.
Alcune delle sue più grandi mostre personali sono state ospitate in importanti musei, come The Hague Museum of Photography, il Musée de l’Elysée di Losanna, il Ludwig Museum di Budapest, il Fotografiska di Stoccolma, il MAXXI di Roma e l’Institute of Modern Art di Brisbane. Hugo ha partecipato anche a numerose mostre collettive, tra cui al Tate Modern, al Folkwang Museum, alla Fundação Calouste Gulbenkian e alla São Paulo Bienal.
Il suo lavoro è rappresentato in importanti collezioni pubbliche e private, come quelle esposte al Museum of Modern Art, al V&A Museum, al San Francisco Museum of Modern Art, al Metropolitan Museum of Modern Art, al J Paul Getty Museum, alla Walther Collection, al Deutsche Börse Group, al Folkwang Museum e al Huis Marseille.
Ha ricevuto il Discovery Award al Festival Rencontres d’Arles e il KLM Paul Huf Award nel 2008, il Seydou Keita Award ai Rencontres della Bamako African Photography nel 2011 ed è stato candidato al Deutsche Börse Photography Prize nel 2012. Le vibranti immagini di Narelle Autio, raffiguranti la vita costiera e l’entroterra australiano, hanno consacrato l’artista a livello internazionale e continuano a catturare i cuori e l’immaginazione di chi le guarda. Il modo sofisticato con cui usa il colore, la luce e il metodo che utilizza per comporre hanno come risultato foto che evocano la complessità, il dramma e la bellezza di un paesaggio oltremodo consumato da cliché e cartoline.
La Autio ha collezionato un numero impressionante di riconoscimenti.
Nel 2001 il magazine australiano Australian Art Collector Magazine l’ha nominata tra i 50 artisti australiani più collezionati. Lo stesso anno vince il World Press Awards, An American Picture of the Year Award e A Walkley Award.
Nel 2002 è stata la prima australiana a vincere il prestigioso Leica Oskar Barnack Award con la serie Coastal Dwellers, rinominata Watercolours (2001 2004), che è stata esposta nelle gallerie Leica di tutto il mondo. Ha partecipato a varie mostre nazionali e internazionali tra le quali FotoFreo (2010; 2004), Light Sensitive: Contemporary Australian Photography (2006-2007), Fifth Leica/CCP Documentary Award (2006), Art Cologne (2005), Noorderlicht Fotofestival (2002), and Summer Life, Alice Austin House Museum, New York (2003).
I suoi lavori fanno parte delle collezioni della Art Gallery of New South Wales, Parliament Hous, Artbank, NGV, Samstag Museum of Art, Australian National Maritime Museum, così come di collezioni private e aziendali.
Molti dei progetti di Hugo sono volti a indagare specifiche realtà sociali in diversi paesi africani, soffermandosi spesso sui temi dell’identità.
In Hell, egli ritrae amici, tutti nativi del Sudafrica, in ritratti ai quali il colore è stato portato via con una tecnica complessa. Il lavoro mette in discussione l'idea standardizzata di bellezza insieme alle distinzioni di razza in base al colore della nostra pelle, storicamente e fortemente presente nel suo paese d'origine.
Per Narelle immergersi nelle acque australiane significa immergersi nelle sue origini, riscoprire le proprie radici, riportare alla luce reminiscenze della propria infanzia.
I colori e le sfumature del mare d’Australia la fanno sentire a casa, le fanno toccare la punta estrema della propria identità senza innestare in lei il bisogno di riemergere per prendere aria.

Alessandro Rizzi nasce a Reggio Emilia nel dicembre del 1973. Negli ultimi dieci anni ha vissuto tra Italia, Cina, Libano e Giappone, lavorando al suo Never Ended Project sulle grandi città del mondo e collaborando a diversi progetti editoriali in Italia e all’estero.
Dal 2001 al 2009 ha fatto parte dell’agenzia Grazia Neri, negli stessi anni ha vinto il premio 3M Italia come miglior fotografo italiano Under 30.
Street photographer fin dagli inizi degli anni Duemila ma anche attento sperimentatore di nuove forme di linguaggio, Rizzi è stato spesso citato come rappresentante della Contemporary Surrealist photography.
Dopo il suo primo libro Vision from another world sta lavorando alla pubblicazione di diversi progetti tra cui Theater in Translation presentato in anteprima a Fotografia Europea 2013 e Translucency, lavoro a quattro mani con la scenografa e artista Luisa Spinatelli su geografia e traccia nelle cave di Marmo di Carrara.
I suoi lavori sono stati esposti in Europa, Stati Uniti, Medio Oriente e Asia sia come personali che come collettivi.
Ha tenuto lezioni su invito di: Institute Center of Photography di New York, Fondazione Capri, Domus Academy, American University of Beirut, Università di Teramo e Pescara, Domus Magazine.
Emiliano doc, ma influenzato dalla fotografia americana contemporanea, Alessandro Rizzi, esce dal proprio paese per scoprirne un altro: il Giappone. Percorrendo le strade di Tokyo ci offre uno scorcio del Sol Levante intriso di poesia e romanticismo. Le sue immagini riflettono la sua visione del mondo come set, come palcoscenico in cui i gesti e i dettagli assumono significati universali. Senza costruire le immagini, secondo la tradizione della street photography, Rizzi ci lascia come sospesi in un mondo da decifrare, che lui stesso sta ancora esplorando.


SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI