Technoscape. L'architettura dell'ingegneria
Dal 04 Ottobre 2022 al 10 Aprile 2023
Roma
Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Indirizzo: Via Guido Reni 4/a
Orari: da martedì a domenica 11 – 19; la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Curatori: Pippo Ciorra, Maristella Casciato
Sito ufficiale: http://www.maxxi.art
Si apre al MAXXI una grande mostra che indaga il rapporto tra architettura, ingegneria strutturale e innovazione ecologica, tecnologica e digitale, componenti sempre più cruciali del nostro rapporto con lo spazio e con il nostro pianeta.
Il racconto parte da edifici-icona come il Palazzetto dello Sport di Nervi a Roma, la Multihalle olimpica di Frei Otto o il Beaubourg di Parigi, per allargarsi a capolavori strutturali distribuiti ai quattro angoli del pianeta: l’Opera House di Sidney di Ove Arup, il museo di San Paolo di Lina Bo Bardi e Figuereido Ferraz, le cupole di Buckminster Fuller, la Hall of Nations di Mahendra Raj a Delhi, il mercato di Beda Amuli a Dar Es Salaam o i capolavori di Mamoru Sasaki e degli altri strutturisti giapponesi. Edifici che non avrebbero visto la luce senza la straordinaria collaborazione tra architetti e ingegneri.
Da questa ricongnizione nello spazio e nel tempo la mostra si espande per gettare uno sguardo verso il futuro attraverso le installazioni e le sperimentazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo, dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), passando per Princeton, alle maggiori università politecniche europee compreso lo IUSS di Pavia.
È la mostra TECHNOSCAPE. L’architettura dell’ingegneria, a cura di Maristella Casciato e Pippo Ciorra, main partner Eni, al MAXXI dal 1 ottobre 2022 al 10 aprile 2023, nuovo importante tassello di quel filone di ricerca del museo che indaga il rapporto tra arte, architettura, scienza e nuove tecnologie. Due sono, infatti, le ragioni essenziali per una mostra del genere in un museo di arte e architettura.
La prima, la convinzione che le urgenze ecologiche politiche e sociali del pianeta avvicinino oggi molto – come è già avvenuto in altri momenti della storia - le discipline artistiche e quelle scientifiche e quindi le due “sorelle diverse” architettura e ingegneria.
La seconda, l’impressione che l’ingegneria sia in un momento di svolta importante: dalle strutture moderniste in cemento armato, ferro e vetro a una miriade di nuovi materiali; dalla costruzione all’elaborazione di strumenti e strategie per rendere sostenibili gli edifici; dal calcolo all’algoritmo; da una prevalenza maschile a una diversità di genere molto accentuata.
Commenta, infatti, Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “TECHNOSCAPE costituisce per noi una mostra-manifesto. Perché il MAXXI è il museo nazionale di architettura moderna e contemporanea che all’Italia mancava, un punto di riferimento e confronto dal respiro globale e interdisciplinare. Per riaccendere l’attenzione sui temi della vita urbana, della sostenibilità, della protezione dell’ambiente e dei territori. E perché è nel DNA del museo-laboratorio che siamo, esplorare e sperimentare il dialogo tra creatività, saperi e tecnologie diverse.
Questa mostra, enciclopedica e spettacolare, è in piena linea con uno spirito del tempo che chiede alle arti, alle scienze e alle sensibilità sociali di collaborare. E’ l’approccio di Ursula von der Leyen con il New European Bauhaus. Ed è lo spirito che alimenta il progetto Grande MAXXI, un hub interdisciplinare proiettato nel futuro e del tutto congruente con la mostra TECHNOSCAPE”.
“TECHNOSCAPE - spiegano i curatori Maristella Casciato e Pippo Ciorra - è una mostra molto importante perché non solo porta alla luce il contributo dei grandi progettisti strutturali alla storia dell’architettura ma anche perché getta uno sguardo ad ampio raggio sul futuro dell’ingegneria e sul suo sempre più evidente spostamento dal mondo delle strutture a quello delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale, della robotica, qui indagato attraverso la collaborazione con i sette prestigiosi centri di ricerca universitari provenienti da tutto il mondo”. IL PERCORSO DI MOSTRA
Il racconto si snoda attorno a due filoni: ingegneria della costruzione e innovazione tecnologica. Nella prima sezione, organizzata in otto aree tematiche, troviamo oltre 40 capolavori dal dopoguerra ai nostri giorni, spesso frutto della straordinaria collaborazione tra progettisti strutturali e maestri dell’architettura come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Jörn Utzon, Louis Kahn, Renzo Piano, Rem Koolhaas, SANAA, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma, Christian Kerez e molti altri.
In mostra disegni, modelli, documenti d’archivio, video e fotografie d’autore, tra cui quelle di Walter Niedermayr, Iwan Baan, Ezra Stoller, Leonardo Finotti e Olivo Barbieri, solo per citare alcuni nomi. La spinta attuale dell’ingegneria verso l’impegno ecologico e la sperimentazione tecnologica è invece indagata attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo: ETH di Zurigo, Università di Stoccarda, Technische Universität di Berlino, l’Università per le arti applicate di Vienna, il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Università di Princeton e la Fondazione Eucentre dello IUSS di Pavia, specializzata nella ricerca sull’ingegneria sismica.
INGEGNERIA DELLA COSTRUZIONE DAL DOPOGUERRA AI NOSTRI GIORNI
Gusci sottili: progetti fondati sulla statica di superfici di cemento armato sottili e spesso di forma non elementare. In mostra opere di autori storici come Felix Candela, Heinz Isler, Pier Luigi Nervi, Sergio Musmeci, e lavori di maestri importanti della scena contemporanea, come lo studio Arup o Mutsuro Sasaki, partner frequente di Toyo Ito e SANAA. L’Opera House di Sidney, progettata da Jørn Utzon e Ove Arup, edificio icona che “galleggia” nella baia, è un esempio cardine di questa tipologia strutturale.
Campate modulari: strutture “montate” e composte dalla ripetizione di elementi assemblabili in cantiere. Ne sono esempio il Kimbell Art Museum a Fort Worth in Texas di Louis Kahn e August Eduard Komendant e il suo ampliamento realizzato a quarant’anni di distanza da Renzo Piano e Guy Nordenson: un edificio in legno, vetro e cemento scandito da colonne.
Volumi sospesi: edifici la cui struttura ha il compito di sostenere architetture in forte aggetto o soprelevate. Ne sono un esempio il mitico MASP di Lina Bo Bardi e José Carlos de Figueiredo Ferraz a San Paolo, monumentale ponte di vetro sospeso tra due enormi travi in cemento precompresso dipinte di rosso, o il MAM di Rio di Affonso Eduardo Reidy con Carmen Velasco Portinho che, all’interno del Parco Flamengo, si solleva da terra poggiando su pilastri in calcestruzzo, come a esplorare il rapporto tra natura, arte e tecnologia strutturale.
Edifici alti: grattacieli come le “torri” di Frank Lloyd Wright e Jaroslav Polívka (Johnson Wax) e l’HSBC di Hong Kong (Arup per Norman Foster), fino al CCTV China Central Television Headquarters di Pechino (Arup per OMA di Rem Koolhaas): due torri a forma di “elle” rovesciata formano due aggetti sospesi nel vuoto che si uniscono a 230 metri d’altezza, vera e propria sfida alla forza di gravità.
Strutture reticolari: assemblaggi di elementi modulari tridimensionali. Un esempio recente è il GC Prostho Museo e Centro di Ricerca di Kengo Kuma e Jun Sato, in Giappone, edificio impressionante in cui la decorazione della facciata, un sistema di elementi in legno che si connettono per incastro, è anche elemento strutturale.
Cupole: focus sul tema delle coperture autoportanti. Imprescindibile è la copertura del Palazzetto dello Sport a Roma: l’uso del “ferrocemento” e della prefabbricazione in sito per cupole leggere nervate sono una delle geniali invenzioni di Pier Luigi Nervi.
Materiali alternativi: casi in cui vengono forzate le caratteristiche dei materiali da costruzione. Tra gli esempi in mostra, l’“audace” copertura in fibra di carbonio poggiata solo su vetro di Eckersley- O’Callaghan e Norman Foster per il Teatro Steve Jobs di Cupertino.
Membrane leggere: tipologia delle tensostrutture. Ne sono esempi alcuni edifici mitici dell’architettura del novecento, come le coperture per le Olimpiadi di Monaco di Frei Otto e Günter Behnisch, lo Snowdon Aviary di Frank Newby e Cedric Price a Londra e il Padiglione Philips realizzato da Le Corbusier insieme a Iannis Xenakis per l’Expo del ’58 a Bruxelles. Altro esempio eccezionale è il Centro sportivo Yoyogi di Tsuboi e Kawaguchi con Kenzo Tange, realizzato a Tokyo nel 1964, con splendide coperture a forma di conchiglia realizzate per mezzo di cavi di sospensione in acciaio.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA: SCUOLE E CENTRI DI RICERCA
Attraverso le installazioni realizzate da sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo, questa sezione esplora il futuro dell’ingegneria e il suo sempre più evidente spostamento dal mondo delle strutture a quello delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale e della robotica.
KnitNervi dell’ETH di Zurigo (The Block Research Group – BRG, presso l’Institute of Technology in Architecture) è l’installazione nella piazza del MAXXI che s’ispira al pionieristico Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi, proponendo un innovativo e leggero sistema di costruzione della copertura in calcestruzzo senza casseformi.
La ricerca sui materiali è anche al centro del progetto Natural Fibre Tectonics dell’Università di Stoccarda (Institute for Computational Design and Construction): una struttura interamente realizzata in fibra di lino intessuta mediante una tecnica robotica, un materiale del tutto rinnovabile e biodegradabile. Ampio e leggero o isolante e portante è il progetto di Technische Universität Berlin che presenta i risultati della sua ricerca sul cemento iperleggero, materiale di grande resistenza, facilità d’impiego e impatto ecologico ridotto.
L’Universität für angewandte Kunst di Vienna presenta Strade riconfigurabili, progetto che rinnova il design delle strade cittadine all’insegna di nuovi stili di vita post Covid, sostenibili e digitali. L’installazione MIT Media Lab Space Exploration Initiative del Massachusetts Institute of Technology presenta una serie di tute spaziali sperimentali in tessuti sostenibili. I team di Guy Nordenson a Princeton e l’Eucentre di Pavia lavorano invece sul contrasto alle catastrofi naturali. Con Coste resilienti: foreste e adattamento il team americano si concentra sugli effetti del cambiamento climatico in termini d’innalzamento del livello dei mari, tsunami e maremoti. Con Un mondo di rischi o un mondo a rischio? Il gruppo di Pavia lavora sul contrasto agli effetti dei terremoti, con un’attenzione particolare al nostro territorio nazionale.
IL CATALOGO
A corredo della mostra, un ricco catalogo a cura di Maristella Casciato e Pippo Ciorra (doppia edizione italiano e inglese, 304 pagine Forma edizioni) che traccia la storia dell’ingegneria strutturale e dell’innovazione tecnologica dal secondo dopoguerra a oggi. Il libro è costruito come un atlante, un manuale con voci e contributi di critici internazionali che affrontano temi diversi: i saggi dei curatori si uniscono a studi tecnici sui materiali e i brevetti e a excursus storici. Un ruolo importante è rivestito dall’apparato iconografico, con fotografie d’autore, ritagli di giornale, documenti e immagini d’archivio. A chiusura del volume, una sezione dedicata ai sette centri universitari internazionali impegnati su ricerche che rappresentano le prospettive più innovative dell’ingegneria. Testi di: Maristella Casciato, Pippo Ciorra, Lucia Allais, José Aragüez, Barry Bergdoll, Cristiana Chiorino e Mario Alberto Chiorino, Jean – Louis Cohen, Patricio del Real, Anat Falbel, Tullia Iori, Seng Kuan, Luca di Lorenzo Latini, Gina Morrow, Mohsen Mostafavi, Sarah Nichols, Guy Nordenson, Antoine Picon, Nina Rappaport.
PUBLIC PROGRAM La mostra è inoltre è accompagnata da un ricco programma di eventi che approfondirà le connessioni tra l’ingegneria strutturale del secolo scorso, la progettazione high tech e l'impatto delle nuove tecnologie in tutti gli ambiti delle nostre vite. Un ciclo di lectio magistralis, dibattiti e lezioni divulgative per mettere in luce e riflettere sulle relazioni tra progettazione, scienze applicate, ambiente, intelligenza artificiale, scienze del riciclo, sostenibilità e low-tech.
Il racconto parte da edifici-icona come il Palazzetto dello Sport di Nervi a Roma, la Multihalle olimpica di Frei Otto o il Beaubourg di Parigi, per allargarsi a capolavori strutturali distribuiti ai quattro angoli del pianeta: l’Opera House di Sidney di Ove Arup, il museo di San Paolo di Lina Bo Bardi e Figuereido Ferraz, le cupole di Buckminster Fuller, la Hall of Nations di Mahendra Raj a Delhi, il mercato di Beda Amuli a Dar Es Salaam o i capolavori di Mamoru Sasaki e degli altri strutturisti giapponesi. Edifici che non avrebbero visto la luce senza la straordinaria collaborazione tra architetti e ingegneri.
Da questa ricongnizione nello spazio e nel tempo la mostra si espande per gettare uno sguardo verso il futuro attraverso le installazioni e le sperimentazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo, dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), passando per Princeton, alle maggiori università politecniche europee compreso lo IUSS di Pavia.
È la mostra TECHNOSCAPE. L’architettura dell’ingegneria, a cura di Maristella Casciato e Pippo Ciorra, main partner Eni, al MAXXI dal 1 ottobre 2022 al 10 aprile 2023, nuovo importante tassello di quel filone di ricerca del museo che indaga il rapporto tra arte, architettura, scienza e nuove tecnologie. Due sono, infatti, le ragioni essenziali per una mostra del genere in un museo di arte e architettura.
La prima, la convinzione che le urgenze ecologiche politiche e sociali del pianeta avvicinino oggi molto – come è già avvenuto in altri momenti della storia - le discipline artistiche e quelle scientifiche e quindi le due “sorelle diverse” architettura e ingegneria.
La seconda, l’impressione che l’ingegneria sia in un momento di svolta importante: dalle strutture moderniste in cemento armato, ferro e vetro a una miriade di nuovi materiali; dalla costruzione all’elaborazione di strumenti e strategie per rendere sostenibili gli edifici; dal calcolo all’algoritmo; da una prevalenza maschile a una diversità di genere molto accentuata.
Commenta, infatti, Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “TECHNOSCAPE costituisce per noi una mostra-manifesto. Perché il MAXXI è il museo nazionale di architettura moderna e contemporanea che all’Italia mancava, un punto di riferimento e confronto dal respiro globale e interdisciplinare. Per riaccendere l’attenzione sui temi della vita urbana, della sostenibilità, della protezione dell’ambiente e dei territori. E perché è nel DNA del museo-laboratorio che siamo, esplorare e sperimentare il dialogo tra creatività, saperi e tecnologie diverse.
Questa mostra, enciclopedica e spettacolare, è in piena linea con uno spirito del tempo che chiede alle arti, alle scienze e alle sensibilità sociali di collaborare. E’ l’approccio di Ursula von der Leyen con il New European Bauhaus. Ed è lo spirito che alimenta il progetto Grande MAXXI, un hub interdisciplinare proiettato nel futuro e del tutto congruente con la mostra TECHNOSCAPE”.
“TECHNOSCAPE - spiegano i curatori Maristella Casciato e Pippo Ciorra - è una mostra molto importante perché non solo porta alla luce il contributo dei grandi progettisti strutturali alla storia dell’architettura ma anche perché getta uno sguardo ad ampio raggio sul futuro dell’ingegneria e sul suo sempre più evidente spostamento dal mondo delle strutture a quello delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale, della robotica, qui indagato attraverso la collaborazione con i sette prestigiosi centri di ricerca universitari provenienti da tutto il mondo”. IL PERCORSO DI MOSTRA
Il racconto si snoda attorno a due filoni: ingegneria della costruzione e innovazione tecnologica. Nella prima sezione, organizzata in otto aree tematiche, troviamo oltre 40 capolavori dal dopoguerra ai nostri giorni, spesso frutto della straordinaria collaborazione tra progettisti strutturali e maestri dell’architettura come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Jörn Utzon, Louis Kahn, Renzo Piano, Rem Koolhaas, SANAA, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma, Christian Kerez e molti altri.
In mostra disegni, modelli, documenti d’archivio, video e fotografie d’autore, tra cui quelle di Walter Niedermayr, Iwan Baan, Ezra Stoller, Leonardo Finotti e Olivo Barbieri, solo per citare alcuni nomi. La spinta attuale dell’ingegneria verso l’impegno ecologico e la sperimentazione tecnologica è invece indagata attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo: ETH di Zurigo, Università di Stoccarda, Technische Universität di Berlino, l’Università per le arti applicate di Vienna, il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Università di Princeton e la Fondazione Eucentre dello IUSS di Pavia, specializzata nella ricerca sull’ingegneria sismica.
INGEGNERIA DELLA COSTRUZIONE DAL DOPOGUERRA AI NOSTRI GIORNI
Gusci sottili: progetti fondati sulla statica di superfici di cemento armato sottili e spesso di forma non elementare. In mostra opere di autori storici come Felix Candela, Heinz Isler, Pier Luigi Nervi, Sergio Musmeci, e lavori di maestri importanti della scena contemporanea, come lo studio Arup o Mutsuro Sasaki, partner frequente di Toyo Ito e SANAA. L’Opera House di Sidney, progettata da Jørn Utzon e Ove Arup, edificio icona che “galleggia” nella baia, è un esempio cardine di questa tipologia strutturale.
Campate modulari: strutture “montate” e composte dalla ripetizione di elementi assemblabili in cantiere. Ne sono esempio il Kimbell Art Museum a Fort Worth in Texas di Louis Kahn e August Eduard Komendant e il suo ampliamento realizzato a quarant’anni di distanza da Renzo Piano e Guy Nordenson: un edificio in legno, vetro e cemento scandito da colonne.
Volumi sospesi: edifici la cui struttura ha il compito di sostenere architetture in forte aggetto o soprelevate. Ne sono un esempio il mitico MASP di Lina Bo Bardi e José Carlos de Figueiredo Ferraz a San Paolo, monumentale ponte di vetro sospeso tra due enormi travi in cemento precompresso dipinte di rosso, o il MAM di Rio di Affonso Eduardo Reidy con Carmen Velasco Portinho che, all’interno del Parco Flamengo, si solleva da terra poggiando su pilastri in calcestruzzo, come a esplorare il rapporto tra natura, arte e tecnologia strutturale.
Edifici alti: grattacieli come le “torri” di Frank Lloyd Wright e Jaroslav Polívka (Johnson Wax) e l’HSBC di Hong Kong (Arup per Norman Foster), fino al CCTV China Central Television Headquarters di Pechino (Arup per OMA di Rem Koolhaas): due torri a forma di “elle” rovesciata formano due aggetti sospesi nel vuoto che si uniscono a 230 metri d’altezza, vera e propria sfida alla forza di gravità.
Strutture reticolari: assemblaggi di elementi modulari tridimensionali. Un esempio recente è il GC Prostho Museo e Centro di Ricerca di Kengo Kuma e Jun Sato, in Giappone, edificio impressionante in cui la decorazione della facciata, un sistema di elementi in legno che si connettono per incastro, è anche elemento strutturale.
Cupole: focus sul tema delle coperture autoportanti. Imprescindibile è la copertura del Palazzetto dello Sport a Roma: l’uso del “ferrocemento” e della prefabbricazione in sito per cupole leggere nervate sono una delle geniali invenzioni di Pier Luigi Nervi.
Materiali alternativi: casi in cui vengono forzate le caratteristiche dei materiali da costruzione. Tra gli esempi in mostra, l’“audace” copertura in fibra di carbonio poggiata solo su vetro di Eckersley- O’Callaghan e Norman Foster per il Teatro Steve Jobs di Cupertino.
Membrane leggere: tipologia delle tensostrutture. Ne sono esempi alcuni edifici mitici dell’architettura del novecento, come le coperture per le Olimpiadi di Monaco di Frei Otto e Günter Behnisch, lo Snowdon Aviary di Frank Newby e Cedric Price a Londra e il Padiglione Philips realizzato da Le Corbusier insieme a Iannis Xenakis per l’Expo del ’58 a Bruxelles. Altro esempio eccezionale è il Centro sportivo Yoyogi di Tsuboi e Kawaguchi con Kenzo Tange, realizzato a Tokyo nel 1964, con splendide coperture a forma di conchiglia realizzate per mezzo di cavi di sospensione in acciaio.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA: SCUOLE E CENTRI DI RICERCA
Attraverso le installazioni realizzate da sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo, questa sezione esplora il futuro dell’ingegneria e il suo sempre più evidente spostamento dal mondo delle strutture a quello delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale e della robotica.
KnitNervi dell’ETH di Zurigo (The Block Research Group – BRG, presso l’Institute of Technology in Architecture) è l’installazione nella piazza del MAXXI che s’ispira al pionieristico Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi, proponendo un innovativo e leggero sistema di costruzione della copertura in calcestruzzo senza casseformi.
La ricerca sui materiali è anche al centro del progetto Natural Fibre Tectonics dell’Università di Stoccarda (Institute for Computational Design and Construction): una struttura interamente realizzata in fibra di lino intessuta mediante una tecnica robotica, un materiale del tutto rinnovabile e biodegradabile. Ampio e leggero o isolante e portante è il progetto di Technische Universität Berlin che presenta i risultati della sua ricerca sul cemento iperleggero, materiale di grande resistenza, facilità d’impiego e impatto ecologico ridotto.
L’Universität für angewandte Kunst di Vienna presenta Strade riconfigurabili, progetto che rinnova il design delle strade cittadine all’insegna di nuovi stili di vita post Covid, sostenibili e digitali. L’installazione MIT Media Lab Space Exploration Initiative del Massachusetts Institute of Technology presenta una serie di tute spaziali sperimentali in tessuti sostenibili. I team di Guy Nordenson a Princeton e l’Eucentre di Pavia lavorano invece sul contrasto alle catastrofi naturali. Con Coste resilienti: foreste e adattamento il team americano si concentra sugli effetti del cambiamento climatico in termini d’innalzamento del livello dei mari, tsunami e maremoti. Con Un mondo di rischi o un mondo a rischio? Il gruppo di Pavia lavora sul contrasto agli effetti dei terremoti, con un’attenzione particolare al nostro territorio nazionale.
IL CATALOGO
A corredo della mostra, un ricco catalogo a cura di Maristella Casciato e Pippo Ciorra (doppia edizione italiano e inglese, 304 pagine Forma edizioni) che traccia la storia dell’ingegneria strutturale e dell’innovazione tecnologica dal secondo dopoguerra a oggi. Il libro è costruito come un atlante, un manuale con voci e contributi di critici internazionali che affrontano temi diversi: i saggi dei curatori si uniscono a studi tecnici sui materiali e i brevetti e a excursus storici. Un ruolo importante è rivestito dall’apparato iconografico, con fotografie d’autore, ritagli di giornale, documenti e immagini d’archivio. A chiusura del volume, una sezione dedicata ai sette centri universitari internazionali impegnati su ricerche che rappresentano le prospettive più innovative dell’ingegneria. Testi di: Maristella Casciato, Pippo Ciorra, Lucia Allais, José Aragüez, Barry Bergdoll, Cristiana Chiorino e Mario Alberto Chiorino, Jean – Louis Cohen, Patricio del Real, Anat Falbel, Tullia Iori, Seng Kuan, Luca di Lorenzo Latini, Gina Morrow, Mohsen Mostafavi, Sarah Nichols, Guy Nordenson, Antoine Picon, Nina Rappaport.
PUBLIC PROGRAM La mostra è inoltre è accompagnata da un ricco programma di eventi che approfondirà le connessioni tra l’ingegneria strutturale del secolo scorso, la progettazione high tech e l'impatto delle nuove tecnologie in tutti gli ambiti delle nostre vite. Un ciclo di lectio magistralis, dibattiti e lezioni divulgative per mettere in luce e riflettere sulle relazioni tra progettazione, scienze applicate, ambiente, intelligenza artificiale, scienze del riciclo, sostenibilità e low-tech.
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