Tre cose vuole il campo. Performance di Barbara Lalle
Dal 31 Dicembre 2020 al 31 Dicembre 2020
Roma
Luogo: Pagina Facebook
Indirizzo: online
Orari: ore 22
Curatori: Roberta Melasecca
Sito ufficiale: http://www.facebook.com/babs.babs.180
Il giorno 31 dicembre 2020 alle ore 22.00 Barbara Lalle presenta la performance, in streaming Fb, Tre cose vuole il campo, a cura di Roberta Melasecca.
“Tre cose vuole il campo: buon lavoratore, buon seme, buon tempo”, così recita un antico proverbio.
Di tre cose abbiamo bisogno per un buon raccolto. Due di esse dipendono esclusivamente dalle nostre scelte personali di lavoro, impegno, di qualità e sostenibilità: essere buoni lavoratori, selezionare un buon seme che possa portare un buon frutto e permettere, in tempo di raccolta, di riempire i nostri cesti, colmi e traboccanti, giusto compenso per la dedizione e la passione. Il proverbio, tuttavia, annuncia un terzo elemento, il tempo. Il tempo, e non solo quello metereologico, era ed è ancora benigno e funesto: soffio vitale che regola le cose e enigmatico distruttore di tante fatiche e investimenti.
Ogni buon agricoltore sa riconoscere i segnali della natura nella quale è profondamente immerso, sa quando proteggersi e quando rimanere in balia degli eventi, sa quando lottare e quando arrendersi. Sa rimanere in equilibrio. Sa ricominciare. Sa continuare il viaggio, sa inventare e migliorare. Ma sa anche che la lotta sarà sempre impari e che non potrà mai dominare ciò che non può essere domato. Tuttavia, in questa nuova era dell’Antropocene, come è stata definita dal biologo Eugen Stoemer negli anni ’80, nella quale l’uomo ha perso lo stesso essere e la stessa essenza della natura, e così anche l’epiteto di buon lavoratore, il tempo è divenuto una variabile che muta in base alle sue scelte globali, intervenendo su di un delicato equilibrio e modificando i rapporti tra sistemi umani e sistemi ambientali.
Così i cesti vuoti o i cesti pieni del nostro raccolto sono anche le conseguenze delle scelte operate sia sulla macroscala dai governi e delle nazioni, sia dai singoli individui nel micro-territorio e nella comunità. Oggi, nel 2020, a distanza di 10 anni dal raggiungimento dei 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, abbiamo ritrovato i nostri cesti vuoti e abbiamo riconosciuto che noi stessi siamo stati la causa della nostra povertà. Non rimane altro che fare come il buon agricoltore ma, questa volta, con delle armi in più: utilizzare le incredibili forze del pensiero e della mente, in grado di inventare e scoprire, e la capacità di agire come singoli e come una collettività coesa e creativamente unita, per riconnettersi con quel soffio vitale, rintessere la perduta intesa, orientando le scelte verso il benessere di un ecosistema nel quale l’uomo è parte con la natura stessa.
Nella performance Tre cose vuole il campo Barbara Lalle consegna al fuoco purificatore, produttore di energie, calore e luce e elemento plasmante di nuove forme, una serie di cesti di vimini, tutti vuoti, simbolo di quel raccolto inesistente che soprattutto quest’ultimo anno ha evidenziato con tanta chiarezza. Diciotto cesti, da quelli più piccoli contenenti solo una mollica di pane - le scelte individuali - , a quelli più grandi destinati ai frutti - le scelte globali. Dal rito del fuoco nasce una vita nuova, una nuova possibilità, l’inizio di un nuovo viaggio che non dimentica quello precedente ma da esso trae forza e insegnamento. Nell’accensione del fuoco che esorcizza l’inverno e rigenera la terra, il calore che si sprigiona invita al ritorno preponderante della comunità come struttura necessaria, alla potenza delle scelte del singolo, mette in fuga il gelo della solitudine e tenta di ricostruire una umanità persa.
Barbara Lalle, terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una "emergenza di dire", come artista, attraverso le forme della pittura e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. Finalista Premio Adrenalina 2012; finalista Premio Cascella 2015; Premio Città di Soriano 2015; menzione speciale Bridge Art 2018. Performance: 2015. L’arte dell'errore giudiziario, Il labirinto di Icaro involato, MAXXI; Esodi, MACRO. 2016 Rilevazione-Rivelazione; Contatto; Non è area per voi, RM; Logos in progress, RM. 2017. M-UNO Interno 14, MACRO; Bautta, Millepiani RM; APRIR-SI, Case Romane del Celio RM; 2018. Burning Home, Tevere Art Gallery; Buck up and cry!, MACRO; Realtà Istantanee, MACRO; Punto di Partenza, portici di Piazza Vittorio Emanuele II Roma; Più forte, T.A.G. Roma; Stauros performance itinerante Roma, Ring Giardini di Colle Oppio Roma.
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