Ugo Attardi. Mito & Poesia
Dal 14 Dicembre 2016 al 25 Febbraio 2017
Roma
Luogo: Ulisse Gallery Contemporary Art
Indirizzo: via Capo le Case 32
Orari: dal lunedì al venerdì 11-19
Curatori: Carlo Ciccarelli, Silvia Pegoraro
Enti promotori:
- Fondazione Ulisse
- Archivio Storico Ugo Attardi
- Patrocinio di Camera dei Deputati
- Regione Lazio
- Consiglio Regionale del Lazio
- Assemblea Regionale Siciliana
- Comune di Roma
- Assessorato alla Crescita Culturale - Comune di Roma
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39.06 69380596
E-Mail info: info@ulissegallery.com
Sito ufficiale: http://www.ulissegallery.com
Mercoledì 14 dicembre 2016 , ore 18.00 presso la Ulisse Gallery Contemporary Art , sede dell’Archivio Storico Ugo Attardi, verrà inaugurata la mostra UGO ATTARDI – Mito & Poesia (a cura di Carlo Ciccarelli e Silvia Pegoraro), che resterà allestita fino al 25 febbraio 2017.
In occasione del Decennale della scomparsa dell’artista, saranno esposte una cinquantina di opere tra dipinti, sculture e disegni, tutte facenti parte dell’Archivio Storico Ugo Attardi di Roma (di cui è presidente Carlo Ciccarelli e vicepresidente Andrea Attardi, figlio dell’artista). Nucleo della mostra, una trentina di tavole dedicate da Attardi alla Divina Commedia di Dante, sino ad oggi completamente inedite.
La mostra è promossa dalla Fondazione Ulisse e dall’Archivio Storico Ugo Attardi, con il contributo del celebre couturier pour homme Gaetano Aloisio, dell’Azienda Vinicola Falesco e di MCP Industrie Cornici.
L’evento ha ottenuto il Patrocinio della Camera dei Deputati, della Regione Lazio, del Consiglio Regionale del Lazio, dell’Assemblea Regionale Siciliana e Comune di Roma, Assessorato alla Crescita Culturale del Comune di Roma.
Ugo Attardi (1923-2006), pittore e scultore di fama internazionale - di cui cade quest’anno il Decennale della morte - è stato uno dei più validi e poliedrici artisti italiani del Novecento, legato a un concetto di arte come “viaggio” e ricerca interminabile . Come scrive Carlo Ciccarelli, procuratore dell’Archivio Storico Ugo Attardi e Presidente della Fondazione Ulisse: “L’aspetto più importante del lascito umano ed artistico di Ugo Attardi, per chi l’abbia conosciuto, è la solida voglia di vivere che ha animato la sua vita e che traspira dalle sue opere; una voglia inevitabilmente percorsa da angosce, frutto, molto spesso, del desiderio di vincere la volgarità dei soprusi”.
Intensa e celebrata è stata la sua passione per il mito, e in particolare per il mito di Ulisse, personaggio animato da un’inestinguibile sete di conoscenza e di scoperta, inquieto e tormentato come fu lo stesso Attardi. Un mito, un destino, si potrebbe dire, perché sin dalla più tenera infanzia la vita di Attardi è animata dal viaggio, dal mare, dalle partenze e dai ritorni, i mitici nòstoi (νóστοι) che ognuno di noi ricorda connaturati al “polytropos Odysseus”, cioè colui che “molto ha errato”, ma anche “il multiforme”.
Ulisse e il tema del viaggio come scoperta sono legati, nell’ immaginario occidentale, anche a Dante Alighieri, soprattutto all’indimenticabile Canto XXVI dell’Inferno – nel Poema fondativo della lingua e della letteratura italiana, che narra a sua volta un incredibile viaggio del suo protagonista: la Divina Commedia . Proprio alla Divina Commedia Attardi ha dedicato una trentina splendide tavole rimaste sino ad oggi assolutamente inedite (mai esposte né pubblicate), che costituiranno il nucleo della mostra con la quale la Fondazione Ulisse e l’Archivio storico Ugo Attardi hanno deciso di celebrare il Decennale della sua scomparsa.
L’opera di Attardi – che fu anche pregevole scrittore, vincendo il Premio Viareggio per la Narrativa nel 1971, con il romanzo L’erede selvaggio (1970) – ci appare come uno straordinario e multiforme incrocio di mito e letteratura, di storia reale e immaginaria, che rispecchia pienamente la complessità culturale dell’originaria Sicilia .
Oltre quelli a Dante, i riferimenti alla letteratura e alla poesia nell’arte di Attardi sono molteplici: in primis quelli alle grandi letterature classiche, greca e latina, e ai loro poemi fondanti, L’Iliade e l’Odissea di Omero, l’Eneide di Virgilio - che per tanti aspetti stanno alla base della Commedia di Dante, e di molte altre sue opere – con le loro interpretazioni degli antichi miti. Ugo Attardi è fra gli artisti contemporanei che meglio hanno saputo appropriarsi del mito e della letteratura attraverso le immagini, creando un eccezionale trait-d’union tra il mito stesso, il mondo dell’ignoto, del sogno e della magia, della grandezza e dell’orrore, e la realtà cruda e prosaica della contemporaneità.
In quello che si potrebbe definire il realismo visionario di Attardi, il dispositivo che mette in comunicazione arte e vita sembra dunque essere proprio il mito, il racconto, costantemente collegato al motivo del viaggio – dantesco, omerico, virgiliano...
Il mito di Ulisse è il mito-paradigma scelto da Ugo Attardi, o da cui, forse, lui stesso è stato “scelto”: “Avevo sei anni quando mi persi in mare”, racconta l’artista in un bellissimo testo del 1996-97, dedicato all’eroe omerico e scritto in occasione dell’installazione della sua scultura monumentale Ulisse al Battery Park di New York.
UGO ATTARDI
(Sori, Genova, 1923 – Roma, 2006)
Nato presso Genova da genitori siciliani, all’età di un anno si trasferisce con loro a Palermo, dove il regime fascista li costringe a tornare, a causa dell’attività sindacale del padre. Fondamentale nel suo percorso d’artista l’approdo a Roma, nel 1945, dove frequenta lo studio di Guttuso, e già nel 1947 entra nel vivo del dibattito artistico partecipando (insieme ad Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato) alla fondazione di “Forma 1”, il primo gruppo astrattista italiano del secondo dopoguerra. Poco dopo avverte però un rinnovato impulso verso la figurazione, sia pure visionaria e problematica, e si allontana definitivamente dall’esperienza astratta, senza tuttavia dimenticarne alcune conquiste formali: dà vita a una personale poetica “classico-espressionista”, fondata su una drammatica compresenza degli opposti: bellezza “classica” e deformità, tenerezza e violenza, fisicità e onirismo. A partire dagli anni Cinquanta partecipa più volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, e tiene grandi mostre personali nei più importanti spazi espositivi italiani. Nel 1961 aderisce al gruppo “Il Pro e il Contro”, accanto a Calabria, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani.
Scrive il romanzo L’erede selvaggio, pubblicato nel 1970, e per il quale ottiene nel 1971 il Premio Viareggio per la narrativa.
Nel 1967 avvia una fervida attività di scultore e nascono, dopo L' Addio Che Guevara del 1968, alcuni gruppi lignei tra cui L'Arrivo di Pizarro del 1969-71, e bronzi improntati a forte sensualità.
Sue sculture monumentali sono collocate nelle principali capitali europee e mondiali. Fra di esse Il Vascello della Rivoluzione (1988), a Roma, presso il Palazzo dello Sport; Nelle Americhe, del 1992, a Buenos Aires; il celebre Ulisse, del 1996, a New York; Enea (2004), presso il porto della Valletta (Malta). Il grande Cristo del 2002 è entrato a far parte delle collezioni dei Musei Vaticani.
Nel 2006 l’artista riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grand’Ufficiale della Repubblica, per i suoi meriti artistici e per aver saputo diffondere e valorizzare in tutto il mondo il genio e la creatività italiani.
Muore a Roma il 21 luglio dello stesso anno.
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