Valerio D’Angelo. Too far for light to travel
Dal 15 Febbraio 2024 al 30 Marzo 2024
Roma
Luogo: Galleria Valentina Bonomo
Indirizzo: Via del portico d’Ottavia 13
Orari: martedì - sabato 15 - 19 o su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 06 6832766
E-Mail info: info@galleriabonomo.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabonomo.com
La Galleria Valentina Bonomo è lieta di annunciare l’apertura della mostra personale “Too far for light to travel” di Valerio D’Angelo il 15 febbraio 2024 in via del portico d’Ottavia 13 dalle ore 15 alle ore 21.
La mostra è presentata da un testo di Flaminia Ciuferri.
Valerio D’Angelo (Roma, 1993) dopo gli studi di restauro, da cui ha acquisito le conoscenze tecniche che utilizza nel suo lavoro in un modo non tradizionale, pone sempre in comunicazione l’antico con il contemporaneo confondendo il tempo e la tecnica esecutiva.
Nella mostra “Too far for light to travel” D’Angelo presenta dei lavori inediti, specificatamente pensati per lo spazio della galleria.
Partendo da una riflessione sui limiti fisici della luce, l’artista esplora i confini del nostro Universo oltre la soglia di ciò che è visibile.
15 metri di raggi di luce attraversano la galleria, 15 miliardi di anni luce è la distanza massima percorribile dai fotoni prima di esaurire la loro energia. A questo valore corrisponde il confine dell’universo osservabile, nonché della nostra conoscenza. Oltre questo termine ogni cosa si sottrae alla vista dando vita a una proiezione della realtà, intuibile solo attraverso la speculazione immaginativa.
Tre installazioni si formano attraverso l’utilizzo materico della luce, elemento cardine della ricerca, trasformandola e adattandola secondo modalità differenti. Manipolando le sue possibilità fisiche e concettuali, la luce diventa veicolo di proiezioni intangibili.
Nella sala principale della galleria lo spettatore viene accolto da sette grandi colonne semitrasparenti e cangianti, la cui cromaticità e matericità è data dalla luce installata al loro interno.
Proseguendo si incontra un’istallazione formata da una serie di opere a specchio cromatico posizionate in modo da formare un’esplosione a raggiera, di riquadri colorati, somiglianti a dei pixel.
Esternamente le pareti della galleria sono illuminate da una serie di proiezioni luminose site-specific.
Valerio D’Angelo, nato a Roma nel 1993, è un artista con base a nella capitale.
Si è formato nel campo del restauro, specializzandosi in tecniche decorative barocche come la doratura e la laccatura, presso il laboratorio Nazzareno Fontana Restauri di Roma.
Dal 2020 inizia la sua pratica artistica, esprimendosi principalmente attraverso la scultura, l’installazione site specific e la sperimentazione materica.
Abbandonando in gran parte le pratiche artigiane, che hanno caratterizzato l’inizio del suo percorso artistico, Valerio D’angelo si concentra su percorsi più contemporanei.
Elemento fondamentale delle sue ultime ricerche diventa la luce, le proiezioni che ne derivano e il suo aggettivo materico.
L’artista si concentra in particolare sulla dimensione di spazio, inteso sia nella forma architettonica che in quella scientifica. Il lessico delle installazioni si allinea all’immaginario e fantascientifico prendendo spunto dalla narrativa distopica post-apocalittica, dove la percezione di tutto viene capovolta e la linearità della nostra esistenza viene spezzata.
La mostra è presentata da un testo di Flaminia Ciuferri.
Valerio D’Angelo (Roma, 1993) dopo gli studi di restauro, da cui ha acquisito le conoscenze tecniche che utilizza nel suo lavoro in un modo non tradizionale, pone sempre in comunicazione l’antico con il contemporaneo confondendo il tempo e la tecnica esecutiva.
Nella mostra “Too far for light to travel” D’Angelo presenta dei lavori inediti, specificatamente pensati per lo spazio della galleria.
Partendo da una riflessione sui limiti fisici della luce, l’artista esplora i confini del nostro Universo oltre la soglia di ciò che è visibile.
15 metri di raggi di luce attraversano la galleria, 15 miliardi di anni luce è la distanza massima percorribile dai fotoni prima di esaurire la loro energia. A questo valore corrisponde il confine dell’universo osservabile, nonché della nostra conoscenza. Oltre questo termine ogni cosa si sottrae alla vista dando vita a una proiezione della realtà, intuibile solo attraverso la speculazione immaginativa.
Tre installazioni si formano attraverso l’utilizzo materico della luce, elemento cardine della ricerca, trasformandola e adattandola secondo modalità differenti. Manipolando le sue possibilità fisiche e concettuali, la luce diventa veicolo di proiezioni intangibili.
Nella sala principale della galleria lo spettatore viene accolto da sette grandi colonne semitrasparenti e cangianti, la cui cromaticità e matericità è data dalla luce installata al loro interno.
Proseguendo si incontra un’istallazione formata da una serie di opere a specchio cromatico posizionate in modo da formare un’esplosione a raggiera, di riquadri colorati, somiglianti a dei pixel.
Esternamente le pareti della galleria sono illuminate da una serie di proiezioni luminose site-specific.
Valerio D’Angelo, nato a Roma nel 1993, è un artista con base a nella capitale.
Si è formato nel campo del restauro, specializzandosi in tecniche decorative barocche come la doratura e la laccatura, presso il laboratorio Nazzareno Fontana Restauri di Roma.
Dal 2020 inizia la sua pratica artistica, esprimendosi principalmente attraverso la scultura, l’installazione site specific e la sperimentazione materica.
Abbandonando in gran parte le pratiche artigiane, che hanno caratterizzato l’inizio del suo percorso artistico, Valerio D’angelo si concentra su percorsi più contemporanei.
Elemento fondamentale delle sue ultime ricerche diventa la luce, le proiezioni che ne derivano e il suo aggettivo materico.
L’artista si concentra in particolare sulla dimensione di spazio, inteso sia nella forma architettonica che in quella scientifica. Il lessico delle installazioni si allinea all’immaginario e fantascientifico prendendo spunto dalla narrativa distopica post-apocalittica, dove la percezione di tutto viene capovolta e la linearità della nostra esistenza viene spezzata.
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