Visioni di Sardegna e Biennale dell’Incisione Italiana “Carmelo Floris” di Olzai
Dal 17 Gennaio 2013 al 05 Febbraio 2013
Sassari
Luogo: Pinacoteca Mus'a al Canopoleno
Indirizzo: piazza Santa Caterina
Orari: da lunedì a venerdì 9-13.30; martedì anche 15-17
Costo del biglietto: intero € 2; ridotto € 1
Telefono per informazioni: +39 079 231560
E-Mail info: Musa@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.pinacotecamusa.it
Ad arricchire la mostra Visioni di Sardegna, curata da Maria Paola Dettori, che presenta la Collezione permanente di stampe e disegni dei grandi maestri sardi del Novecento donata allo Stato dal mecenate sassarese Giuseppe Tomè, arriva al Mus’a, Pinacoteca al Canopoleno, una selezione di stampe dei maggiori incisori italiani contemporanei.
L’esposizione, proveniente da Olzai, sarà visitabile sino al 5 febbraio prossimo.
Scelte tra quelle in mostra nella I Biennale dell’Incisione Italiana organizzata da Enrico Piras per il Comune di Olzai (sede espositiva è là Casa Mesina), a Sassari il Mus’a presenta le opere di ventidue artisti viventi che, affiancate ai capolavori realizzati tra il 1920 e il 1950 da Biasi, Dessy, Delitala, Floris, Ballero, permettono di conoscere il panorama contemporaneo del nostro paese e mostrano qual è l’attuale “stato dell’arte” in Italia quando si parla di incisione “pura”.
Le tecniche sono varie, ma non si discostano troppo da quelle tradizionali: sono raffinate acqueforti su matrice di rame, talvolta associate alla puntasecca come nell’inquietante torre di Babele del parmense Andrea Beuchat, preziose acquetinte (la magnifica Capotesta del padovano Giampaolo Dal Prà) o incisioni realizzate a bulino, talora sul moderno plexiglass (Non accarezzarmi del torinese Gianni Verna).
Unico sardo presente è il decano Gianni Dotzo, con una xilografia che mostra la vitalità della lezione dei grandi maestri isolani del ‘900, facilmente riscontrabile osservando le Visioni di Sardegna esposte nella prima sala; è perciò affidata alla sua opera, Panni stesi, la funzione di tramite e snodo di passaggio tra il secolo precedente e questa sezione del contemporaneo.
L’arrivo delle opere da Olzai è la prima delle iniziative collaterali che la Soprintendenza metterà in atto a corredo della mostra: in funzione didattica è già allestita una teca contenente le matrici in legno, zinco e rame, dell’incisore cagliaritano Felice Melis Marini (1873 – 1951) e la cassetta degli strumenti dell’Artista Tona Scano, figlia dell’Architetto Dionigi, una delle poche donne, insieme a Stefania Boscaro (di cui è esposta una limpida acquaforte), che praticarono, con altissimi risultati, l’incisione in Sardegna.
A seguire saranno organizzati laboratori educativi dedicati agli alunni delle scuole elementari e un breve ciclo di conferenze sulle tecniche dell’incisione e sui maestri sardi del Novecento.
L’esposizione, proveniente da Olzai, sarà visitabile sino al 5 febbraio prossimo.
Scelte tra quelle in mostra nella I Biennale dell’Incisione Italiana organizzata da Enrico Piras per il Comune di Olzai (sede espositiva è là Casa Mesina), a Sassari il Mus’a presenta le opere di ventidue artisti viventi che, affiancate ai capolavori realizzati tra il 1920 e il 1950 da Biasi, Dessy, Delitala, Floris, Ballero, permettono di conoscere il panorama contemporaneo del nostro paese e mostrano qual è l’attuale “stato dell’arte” in Italia quando si parla di incisione “pura”.
Le tecniche sono varie, ma non si discostano troppo da quelle tradizionali: sono raffinate acqueforti su matrice di rame, talvolta associate alla puntasecca come nell’inquietante torre di Babele del parmense Andrea Beuchat, preziose acquetinte (la magnifica Capotesta del padovano Giampaolo Dal Prà) o incisioni realizzate a bulino, talora sul moderno plexiglass (Non accarezzarmi del torinese Gianni Verna).
Unico sardo presente è il decano Gianni Dotzo, con una xilografia che mostra la vitalità della lezione dei grandi maestri isolani del ‘900, facilmente riscontrabile osservando le Visioni di Sardegna esposte nella prima sala; è perciò affidata alla sua opera, Panni stesi, la funzione di tramite e snodo di passaggio tra il secolo precedente e questa sezione del contemporaneo.
L’arrivo delle opere da Olzai è la prima delle iniziative collaterali che la Soprintendenza metterà in atto a corredo della mostra: in funzione didattica è già allestita una teca contenente le matrici in legno, zinco e rame, dell’incisore cagliaritano Felice Melis Marini (1873 – 1951) e la cassetta degli strumenti dell’Artista Tona Scano, figlia dell’Architetto Dionigi, una delle poche donne, insieme a Stefania Boscaro (di cui è esposta una limpida acquaforte), che praticarono, con altissimi risultati, l’incisione in Sardegna.
A seguire saranno organizzati laboratori educativi dedicati agli alunni delle scuole elementari e un breve ciclo di conferenze sulle tecniche dell’incisione e sui maestri sardi del Novecento.
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