Daniel Buren. Fuori tempo a perdita d'occhio
Dal 26 Settembre 2020 al 16 Maggio 2021
San Gimignano | Siena
Luogo: Galleria Continua
Indirizzo: via del Castello 11
Orari: da lunedì a domenica 10.00-13.00 / 14.00-19.00 su appuntamento
Prolungata: fino al 16 maggio 2021
Costo del biglietto: Per garantire la massima sicurezza è necessario prenotare la vostra visita alla mostra: rsvp@galleriacontinua.com
Telefono per informazioni: +39 0577 943134
E-Mail info: info@galleriacontinua.com
Sito ufficiale: http://www.galleriacontinua.com
Galleria Continua ha il piacere di ospitare l’anteprima italiana del film di Daniel Buren “FUORI TEMPO, A PERDITA D’OCCHIO”. Un’opera della durata di sei ore e ventiquattro minuti: una sorta di retrospettiva in forma filmica nella quale l’artista francese ripercorre le tappe del suo lavoro a partire dagli esordi fino al 2018.
L’idea nasce più di trentacinque anni fa quando Daniel Buren, in occasione delle numerose conferenze che tiene in tutto il mondo, si rende conto del profondo divario che esiste tra le sue opere e la conoscenza effettiva che il pubblico ha di queste. E’ la natura stessa del lavoro che alimenta questo divario: il fatto che il 90% delle opere siano create in situ; che quasi sempre siano opere inedite; che l’artista, dagli anni Sessanta, mantenga una media annua di cinquantadue mostre realizzate in ogni angolo del pianeta. Comprensibile, quindi, che nessuno possa conoscere tutte le tappe dell’incredibile percorso artistico portato avanti da Buren in più di mezzo secolo di attività.
Il proposito, più volte accarezzato ma poi sempre abbondonato, di documentare visivamente il lavoro per stringere la forbice tra opere e pubblico, torna a farsi forte e concreto quando nel 2016 il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles decide di dedicare all’artista un’ampia mostra retrospettiva. I tempi sono maturi, la tecnologia digitale offre mezzi e possibilità per affrontare la produzione di un film come Buren aveva già immaginato negli anni Ottanta. E’ così che vede la luce “Une Fresque”, un film della durata di tre ore e trenta minuti dove Buren sviluppa una serie di concetti in parallelo con l'omonima mostra che ne è il corpus.
Terminata l’esposizione, Daniel Buren mette mano a “FUORI TEMPO, A PERDITA D’OCCHIO”. Il filmè strutturatoin modo semplice e chiaro: è suddiviso in grandi capitoli che si susseguono in ordine alfabetico in base al titolo; all’interno di ciascun capitolo, in ordine cronologico, si sviluppano dei temi. Possono essere temi molto concreti (come "porta”, "finestra", "pavimento"), così come astratti ("luce del giorno", “passaggio", "proiezione”, "movimento”), possono riguardare attività artistiche ("spettacolo", "film"), piuttosto che elencare concetti relativi al lavoro dell’artista ("strumento visivo", "foto ricordo"). L’opera si completa con una serie di interviste a artisti, coreografi, musicisti, designer, architetti, curatori, critici d'arte, galleristi, collezionisti che offrono il loro punto di vista su diversi aspetti del lavoro di Buren.
“FUORI TEMPO, A PERDITA D’OCCHIO”è una struttura “aperta”, ovvero concepita con l’intento di poter intervenire in qualsiasi momento sul lavoro, correggendo o aggiornando il film con nuove opere. Un requisito importante, dal momento che questo colossale affresco sull’opera del Maestro copre appena un 7% della produzione artistica che in questi anni ci ha regalato. Anche la musica risponde allo stesso requisito. Scritta da Alexandre Meyer, consta di quasi ottanta pezzi composti in modo tale da potersi modellare in base al tempo che necessita ciascuna sezione; non solo, nel caso di successive modifiche, possono essere aggiunti senza problemi brani nuovi e inediti.
Daniel Buren ha esposto in alcuni dei più famosi centri di arte contemporanea del mondo. Nato a Boulogne-Billancourt (Parigi) nel 1938, preferisce ridurre la propria biografia affermando che “vive e lavora in situ”. Il suo lavoro è stato oggetto di importanti mostre, tra cui: Stedelijk Museum, Amsterdam (1976); Kröller-Müller Museum, Otterlo (1976); Van Abbemuseum, Eindhoven (1976); Wadsworth Atheneum, Hartford, USA (1977);Milwaaukee Art Museum (1977);Musée des Beaux-Arts, Bruxelles (1977, 1991, 2016); National Gallery of Victoria, Melbourne (1979); ARC – Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1983); Le Magasin, Grenoble (1986, 1988); Art Tower Mito, (1996); Musée des Arts Décoratifs, Parigi (1987); Museo Capodimonte, Napoli (1987); University Gallery, Fine Arts Center, Amherst, USA (1987); Tate Gallery, Liverpool (1987); 1990 The Israel Museum, Jerusalem (1988); Porin Taidemuseo, Pori (1988); Musee Rath, Ginevra (1989); Wiener Secession, Vienna (1989); Staatsgalerie, Stuttgart (1990); Kunsthaus Bregenz (2001); Muzeum Sztuki, Łódź (1990, 2009); CAPC, Bordeaux (1991); Centre Pompidou, Parigi (2002); National Gallery of Iceland, Reykjlavik (1992); Toyota Municipal Museum of Art, Nagoya (2003);Il Tempio del Cielo, Pechino (2004); Solomon R. Guggenheim Museum, New York City (2005); Musée Picasso, Parigi (2008); Institut Français, Galerie Le Manège, Dakar (2011); Centre Pompidou-Metz (2013); Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead (2014); Musée d'Art Moderne et Contemporain, Strasburgo (2014); Hospicio Cabañas, Guadalajara (2014); Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015); Festspielhaus and Kunsthalle, Recklinghausen (2015); Museo – Espacio, Aguascalientes (2016); Fondation Louis Vuitton, Parigi (2016); BOZAR Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, Belgio (2016); Centre Pompidou Málaga (2017); MAMBO Museo de Arte Moderno de Bogotá (2017); Kunstsammlungen Chemnitz (2018), Carriageworks, Sydney (2018); Museo de Arte Italiano, Lima (2019). Buren ha partecipato a Documenta Kassel nel 1972 e nel 1982. Ha esposto alla Biennale di Venezia più di dieci volte, nel 1986 ha rappresentato la Francia al Padiglione nei Giardini della Biennale di Venezia vincendo il Leone d'Oro. Nello stesso anno ha prodotto la sua prima e più controversa commissione pubblica, Les Deaux Plateaux, per la corte d’onore del Palais-Royal a Parigi. Nel 2007 è stato insignito del prestigioso Praemium Imperiale. Nel 2012 ha esposto al Gran Palais di Parigi in occasione della quinta edizione di Monumenta. Tra le sue più importanti opere pubbliche permanenti ricordiamo: Palais Royal, Parigi; Tokyo Odaiba, Giappone; Chapelle du Donjon, Vez, Francia; Bahnhof, Wolfsburg, Germania; Bundesministerium für Arbeit und Sozialordnung, Berlino; Parc de la Cigalière, Sérignan, Francia; sede sociale Telenor, Oslo; Piazza Arnolfo di Cambio, Colle di Val d’Elsa, Italia; Villa La Magia, Quarrata, Italia; MACRO Museo d'Arte Contemporanea, Roma, tra le più recenti infine, Otemachi Financial City Grand Cube, Tokyo; Piazza Verdi, La Spezia, Italia; Diamonds and Circles nella centralissima stazione di Tottenham Court Road di Londra, De la rotonda a la fuente. 5 colores para México in piazza Artz Pedregal a Messico City; Calligraphy, nella stazione della metropolitana Banqiao a Taipei.
In ottemperanza alle misure per il contenimento del rischio da contagio covid-19 gli ingressi alla mostra saranno contingentati
Inaugurazione sabato 26 settembre dalle 11 alle 23
L’idea nasce più di trentacinque anni fa quando Daniel Buren, in occasione delle numerose conferenze che tiene in tutto il mondo, si rende conto del profondo divario che esiste tra le sue opere e la conoscenza effettiva che il pubblico ha di queste. E’ la natura stessa del lavoro che alimenta questo divario: il fatto che il 90% delle opere siano create in situ; che quasi sempre siano opere inedite; che l’artista, dagli anni Sessanta, mantenga una media annua di cinquantadue mostre realizzate in ogni angolo del pianeta. Comprensibile, quindi, che nessuno possa conoscere tutte le tappe dell’incredibile percorso artistico portato avanti da Buren in più di mezzo secolo di attività.
Il proposito, più volte accarezzato ma poi sempre abbondonato, di documentare visivamente il lavoro per stringere la forbice tra opere e pubblico, torna a farsi forte e concreto quando nel 2016 il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles decide di dedicare all’artista un’ampia mostra retrospettiva. I tempi sono maturi, la tecnologia digitale offre mezzi e possibilità per affrontare la produzione di un film come Buren aveva già immaginato negli anni Ottanta. E’ così che vede la luce “Une Fresque”, un film della durata di tre ore e trenta minuti dove Buren sviluppa una serie di concetti in parallelo con l'omonima mostra che ne è il corpus.
Terminata l’esposizione, Daniel Buren mette mano a “FUORI TEMPO, A PERDITA D’OCCHIO”. Il filmè strutturatoin modo semplice e chiaro: è suddiviso in grandi capitoli che si susseguono in ordine alfabetico in base al titolo; all’interno di ciascun capitolo, in ordine cronologico, si sviluppano dei temi. Possono essere temi molto concreti (come "porta”, "finestra", "pavimento"), così come astratti ("luce del giorno", “passaggio", "proiezione”, "movimento”), possono riguardare attività artistiche ("spettacolo", "film"), piuttosto che elencare concetti relativi al lavoro dell’artista ("strumento visivo", "foto ricordo"). L’opera si completa con una serie di interviste a artisti, coreografi, musicisti, designer, architetti, curatori, critici d'arte, galleristi, collezionisti che offrono il loro punto di vista su diversi aspetti del lavoro di Buren.
“FUORI TEMPO, A PERDITA D’OCCHIO”è una struttura “aperta”, ovvero concepita con l’intento di poter intervenire in qualsiasi momento sul lavoro, correggendo o aggiornando il film con nuove opere. Un requisito importante, dal momento che questo colossale affresco sull’opera del Maestro copre appena un 7% della produzione artistica che in questi anni ci ha regalato. Anche la musica risponde allo stesso requisito. Scritta da Alexandre Meyer, consta di quasi ottanta pezzi composti in modo tale da potersi modellare in base al tempo che necessita ciascuna sezione; non solo, nel caso di successive modifiche, possono essere aggiunti senza problemi brani nuovi e inediti.
Daniel Buren ha esposto in alcuni dei più famosi centri di arte contemporanea del mondo. Nato a Boulogne-Billancourt (Parigi) nel 1938, preferisce ridurre la propria biografia affermando che “vive e lavora in situ”. Il suo lavoro è stato oggetto di importanti mostre, tra cui: Stedelijk Museum, Amsterdam (1976); Kröller-Müller Museum, Otterlo (1976); Van Abbemuseum, Eindhoven (1976); Wadsworth Atheneum, Hartford, USA (1977);Milwaaukee Art Museum (1977);Musée des Beaux-Arts, Bruxelles (1977, 1991, 2016); National Gallery of Victoria, Melbourne (1979); ARC – Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1983); Le Magasin, Grenoble (1986, 1988); Art Tower Mito, (1996); Musée des Arts Décoratifs, Parigi (1987); Museo Capodimonte, Napoli (1987); University Gallery, Fine Arts Center, Amherst, USA (1987); Tate Gallery, Liverpool (1987); 1990 The Israel Museum, Jerusalem (1988); Porin Taidemuseo, Pori (1988); Musee Rath, Ginevra (1989); Wiener Secession, Vienna (1989); Staatsgalerie, Stuttgart (1990); Kunsthaus Bregenz (2001); Muzeum Sztuki, Łódź (1990, 2009); CAPC, Bordeaux (1991); Centre Pompidou, Parigi (2002); National Gallery of Iceland, Reykjlavik (1992); Toyota Municipal Museum of Art, Nagoya (2003);Il Tempio del Cielo, Pechino (2004); Solomon R. Guggenheim Museum, New York City (2005); Musée Picasso, Parigi (2008); Institut Français, Galerie Le Manège, Dakar (2011); Centre Pompidou-Metz (2013); Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead (2014); Musée d'Art Moderne et Contemporain, Strasburgo (2014); Hospicio Cabañas, Guadalajara (2014); Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015); Festspielhaus and Kunsthalle, Recklinghausen (2015); Museo – Espacio, Aguascalientes (2016); Fondation Louis Vuitton, Parigi (2016); BOZAR Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, Belgio (2016); Centre Pompidou Málaga (2017); MAMBO Museo de Arte Moderno de Bogotá (2017); Kunstsammlungen Chemnitz (2018), Carriageworks, Sydney (2018); Museo de Arte Italiano, Lima (2019). Buren ha partecipato a Documenta Kassel nel 1972 e nel 1982. Ha esposto alla Biennale di Venezia più di dieci volte, nel 1986 ha rappresentato la Francia al Padiglione nei Giardini della Biennale di Venezia vincendo il Leone d'Oro. Nello stesso anno ha prodotto la sua prima e più controversa commissione pubblica, Les Deaux Plateaux, per la corte d’onore del Palais-Royal a Parigi. Nel 2007 è stato insignito del prestigioso Praemium Imperiale. Nel 2012 ha esposto al Gran Palais di Parigi in occasione della quinta edizione di Monumenta. Tra le sue più importanti opere pubbliche permanenti ricordiamo: Palais Royal, Parigi; Tokyo Odaiba, Giappone; Chapelle du Donjon, Vez, Francia; Bahnhof, Wolfsburg, Germania; Bundesministerium für Arbeit und Sozialordnung, Berlino; Parc de la Cigalière, Sérignan, Francia; sede sociale Telenor, Oslo; Piazza Arnolfo di Cambio, Colle di Val d’Elsa, Italia; Villa La Magia, Quarrata, Italia; MACRO Museo d'Arte Contemporanea, Roma, tra le più recenti infine, Otemachi Financial City Grand Cube, Tokyo; Piazza Verdi, La Spezia, Italia; Diamonds and Circles nella centralissima stazione di Tottenham Court Road di Londra, De la rotonda a la fuente. 5 colores para México in piazza Artz Pedregal a Messico City; Calligraphy, nella stazione della metropolitana Banqiao a Taipei.
In ottemperanza alle misure per il contenimento del rischio da contagio covid-19 gli ingressi alla mostra saranno contingentati
Inaugurazione sabato 26 settembre dalle 11 alle 23
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