La Vaccara/Maillet
Filippo La Vaccara, Senza titolo, 2006
Dal 11 Maggio 2012 al 29 Luglio 2012
Sondrio
Luogo: Galleria Credito Valtellinese
Indirizzo: Piazza Quadrivio 8
Orari: da martedì a venerdì 9–12/15–18; sabato 15–18
Curatori: Marco Meneguzzo, Rino Bertini
Enti promotori:
- Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0342 522738
Sito ufficiale: http://www.creval.it
Nord e sud a confronto in una doppia mostra a Palazzo Sertoli, sede espositiva della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese a Sondrio, e a Palazzo Sassi de’ Lavizzari, sede del Museo Valtellinese di Storia e Arte, dall’11 maggio al 29 luglio 2012.
Il nord è quello della Valtellina, rappresentata, senza naturalmente alcuna volontà di assolutezza, da Daniel Maillet, mentre il sud è quello della Sicilia, con le opere del catanese Filippo La Vaccara.
Filippo La Vaccara (Catania, 1972) esporrà un importante gruppo di lavori recenti. Si tratta di una decina di grandi tele e di un numero quasi uguale di sculture, tutte ispirate alla sua poetica, cui ci ha ormai abituato sin dai suoi esordi alla fine degli anni Novanta. Un immaginario sognante ma non surreale, fatto di episodi quotidiani dotati però di una grazia speciale, di una sorta di sospensione temporale raggiunta attraverso una scelta pittorica figurativa apparentemente infantile, ma di fatto raffinatissima. Come rendere infatti, il senso di sottile mistero in un motociclista che corre su una strada o di una carrozzella che passa per le strade di una “raggiante Catania”? La Vaccara conosce perfettamente quali elementi della scena evidenziare e quali trascurare: ne esce una pittura dove il “fatto”, un evento anche minimo, è a tal punto esaltato da diventare un fatto che appartiene anche a chi guarda, anche allo spettatore.
La stessa grazia è nelle sculture, spesso in cartapesta dipinta, ora anche in terracotta, dove animali comuni – un cane, dei colombi, un orso - “osservano l’osservatore”, presenze gentili e domestiche che suggeriscono però una vita interiore tutt’altro che banale.
La mostra di David Maillet si può considerare a tutti gli effetti una retrospettiva, dagli esordi a oggi, suddivisa in tre ampie sezioni. La prima fa riferimento al periodo compreso fra i primi anni ’80 con xilografie espressioniste che lo avvicinano al mondo del padre Leo e il finire degli anni novanta con un’elegante edizione incisoria denominata “Il volto dell’architetto” in cui compaiono i ritratti dei principali architetti svizzeri. Il secondo periodo si può definire milanese-ticinese in quanto realizzato negli anni in cui Maillet ha abitato in quest’area geografica. Esso risente degli studi di design compiuti dall’artista in Ticino; la leggerezza del supporto cartaceo e l’eleganza del tratto grafico stanno a sottolineare una cura per il dettaglio e un riferimento al disegno rinascimentale italiano. Le figure rappresentate hanno una postura ieratica, la loro fissità conferisce autorevolezza ai modelli e la loro sospensione nel vuoto costringe l’osservatore a un confronto diretto, senza infingimenti. Il terzo periodo si riferisce al periodo brasiliano che l’artista sta vivendo attualmente. La sua pittura si fa più densa e i colori a olio hanno maggior luminosità e pastosità. Le figure rappresentate appartengono a un ceto sociale più povero rispetto a quello occidentale, ma la fierezza e la dignità che le contraddistingue, accompagnata da una malinconia di fondo, conferiscono loro un’autorevolezza non comune. Solo nella grande opera del “Paesaggio agreste” il quadro si arricchisce di elementi floreali che, anziché togliere pregnanza alle due figure rappresentate, ne esaltano gli elementi caratteriali e posturali in un elegante equilibrio formale. La mostra è corredata da una serie di sculture in terracotta che sono il risultato dell’ultimo lavoro dell’artista, frutto di una tradizione locale, ma con riferimenti rivolti a un passato di matrice italiana. Daniel Maillet si sta dedicando con energia a questo progetto che, al di là di una ricerca personale, mira alla formazione di una scuola di scultura con fini pedagogici.
Daniel Maillet nasce a Zurigo nel 1956. Trascorre con la madre e artista Regina Lippl e i fratelli un’infanzia e un’adolescenza felice e ricca di ricordi nostalgici in Valtellina dove espone per la prima volta nel 1973. Segue gli studi di Progettazione grafica e percezione visiva a Lugano, trasferendosi poi a Verscio vicino a Locarno dove inizia la sua formazione come incisore presso il padre Leo Maillet, già allievo di Max Beckmann. Dopo studi a Londra ed esposizioni in Europa, nell’88 si diploma all’Accademia di Brera. Alla morte del padre, nel ’90, ritorna in Ticino dove stabilisce un suo studio e nel ’94 intraprende frequenti viaggi nella Bahia afro - brasiliana che lo conducono alla scultura e alla pittura a olio. Nel 2001 si trasferisce con la famiglia in Brasile dove vive attualmente. Daniel Maillet ha esposto in prestigiose gallerie e musei in tutto il mondo.
Filippo la Vaccara, catanese di nascita e di educazione (è diplomato Accademia di Belle Arti della città etnea), vive e lavora a Milano. Il suo esordio nazionale risale al 1994 con una mostra a Roma. Da allora è stato un susseguirsi di personali e collettive in Italia (Triennale, Castel di Tusa, Catania, Siracusa, Milano, Padova, Como, Ancona, tra tante) curate, tra gli altri, da Angela Vettese, Alberto Fiz, Walter Gasperoni, Marco Meneguzzo, Ivan Quaroni, Salvatore Lacagnina, Giacinto Di Pietrantonio, Francesca Pasini. Importanti anche le partecipazioni a mostre estere: a Parigi, Miami e New York.
Il nord è quello della Valtellina, rappresentata, senza naturalmente alcuna volontà di assolutezza, da Daniel Maillet, mentre il sud è quello della Sicilia, con le opere del catanese Filippo La Vaccara.
Filippo La Vaccara (Catania, 1972) esporrà un importante gruppo di lavori recenti. Si tratta di una decina di grandi tele e di un numero quasi uguale di sculture, tutte ispirate alla sua poetica, cui ci ha ormai abituato sin dai suoi esordi alla fine degli anni Novanta. Un immaginario sognante ma non surreale, fatto di episodi quotidiani dotati però di una grazia speciale, di una sorta di sospensione temporale raggiunta attraverso una scelta pittorica figurativa apparentemente infantile, ma di fatto raffinatissima. Come rendere infatti, il senso di sottile mistero in un motociclista che corre su una strada o di una carrozzella che passa per le strade di una “raggiante Catania”? La Vaccara conosce perfettamente quali elementi della scena evidenziare e quali trascurare: ne esce una pittura dove il “fatto”, un evento anche minimo, è a tal punto esaltato da diventare un fatto che appartiene anche a chi guarda, anche allo spettatore.
La stessa grazia è nelle sculture, spesso in cartapesta dipinta, ora anche in terracotta, dove animali comuni – un cane, dei colombi, un orso - “osservano l’osservatore”, presenze gentili e domestiche che suggeriscono però una vita interiore tutt’altro che banale.
La mostra di David Maillet si può considerare a tutti gli effetti una retrospettiva, dagli esordi a oggi, suddivisa in tre ampie sezioni. La prima fa riferimento al periodo compreso fra i primi anni ’80 con xilografie espressioniste che lo avvicinano al mondo del padre Leo e il finire degli anni novanta con un’elegante edizione incisoria denominata “Il volto dell’architetto” in cui compaiono i ritratti dei principali architetti svizzeri. Il secondo periodo si può definire milanese-ticinese in quanto realizzato negli anni in cui Maillet ha abitato in quest’area geografica. Esso risente degli studi di design compiuti dall’artista in Ticino; la leggerezza del supporto cartaceo e l’eleganza del tratto grafico stanno a sottolineare una cura per il dettaglio e un riferimento al disegno rinascimentale italiano. Le figure rappresentate hanno una postura ieratica, la loro fissità conferisce autorevolezza ai modelli e la loro sospensione nel vuoto costringe l’osservatore a un confronto diretto, senza infingimenti. Il terzo periodo si riferisce al periodo brasiliano che l’artista sta vivendo attualmente. La sua pittura si fa più densa e i colori a olio hanno maggior luminosità e pastosità. Le figure rappresentate appartengono a un ceto sociale più povero rispetto a quello occidentale, ma la fierezza e la dignità che le contraddistingue, accompagnata da una malinconia di fondo, conferiscono loro un’autorevolezza non comune. Solo nella grande opera del “Paesaggio agreste” il quadro si arricchisce di elementi floreali che, anziché togliere pregnanza alle due figure rappresentate, ne esaltano gli elementi caratteriali e posturali in un elegante equilibrio formale. La mostra è corredata da una serie di sculture in terracotta che sono il risultato dell’ultimo lavoro dell’artista, frutto di una tradizione locale, ma con riferimenti rivolti a un passato di matrice italiana. Daniel Maillet si sta dedicando con energia a questo progetto che, al di là di una ricerca personale, mira alla formazione di una scuola di scultura con fini pedagogici.
Daniel Maillet nasce a Zurigo nel 1956. Trascorre con la madre e artista Regina Lippl e i fratelli un’infanzia e un’adolescenza felice e ricca di ricordi nostalgici in Valtellina dove espone per la prima volta nel 1973. Segue gli studi di Progettazione grafica e percezione visiva a Lugano, trasferendosi poi a Verscio vicino a Locarno dove inizia la sua formazione come incisore presso il padre Leo Maillet, già allievo di Max Beckmann. Dopo studi a Londra ed esposizioni in Europa, nell’88 si diploma all’Accademia di Brera. Alla morte del padre, nel ’90, ritorna in Ticino dove stabilisce un suo studio e nel ’94 intraprende frequenti viaggi nella Bahia afro - brasiliana che lo conducono alla scultura e alla pittura a olio. Nel 2001 si trasferisce con la famiglia in Brasile dove vive attualmente. Daniel Maillet ha esposto in prestigiose gallerie e musei in tutto il mondo.
Filippo la Vaccara, catanese di nascita e di educazione (è diplomato Accademia di Belle Arti della città etnea), vive e lavora a Milano. Il suo esordio nazionale risale al 1994 con una mostra a Roma. Da allora è stato un susseguirsi di personali e collettive in Italia (Triennale, Castel di Tusa, Catania, Siracusa, Milano, Padova, Como, Ancona, tra tante) curate, tra gli altri, da Angela Vettese, Alberto Fiz, Walter Gasperoni, Marco Meneguzzo, Ivan Quaroni, Salvatore Lacagnina, Giacinto Di Pietrantonio, Francesca Pasini. Importanti anche le partecipazioni a mostre estere: a Parigi, Miami e New York.
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