Y. Tensione superficiale
![Maria Grazia Carriero, Archicode 2011, Fotografia Maria Grazia Carriero, Archicode 2011, Fotografia](http://www.arte.it/foto/600x450/d8/12366-MARIA_GRAZIA_CARRIERO_Archicode_2011_Fotografia.jpg)
Maria Grazia Carriero, Archicode 2011, Fotografia
Dal 07 Ottobre 2012 al 27 Ottobre 2012
Taranto
Luogo: Galleria ROSSOCONTEMPORANEO
Indirizzo: via Regina Margherita 40
Orari: da lunedì a sabato 16-20
Curatori: Simona Caramia
Telefono per informazioni: +39 333 4610911
E-Mail info: rossocontemporaneo@gmail.com
Sito ufficiale: http://rossocontemporaneo.wordpress.com
La Galleria ROSSOCONTEMPORANEO | Taranto, in occasione della Giornata del Contemporaneo (VIII edizione - 2012, promossa da AMACI, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), presenta, sabato 6 ottobre alle ore 18.00, Y. TENSIONE SUPERFICIALE, una mostra collettiva volta ad esemplificare l’intensità della tensione, che da mero stato emotivo, si fa drammatico processo identitario o percorso spirituale, volgendo nel sociale, nello spazio pubblico, connotandosi di caratteristiche politiche e contestatarie.
La mostra sarà a cura di Simona Caramia, critico e curatore indipendente, e annovera la presenza di cinque artisti appartenenti a generazioni, formazione e linguaggi diversificati (dal video alla fotografia, dalla pittura alla scultura all’istallazione).
Anna Maria Battista, Maria Grazia Carriero, Claudia Giannuli, Silvio Giordano, Gino Sabatini Odoardi, ognuno conscio del segno delle proprie origini, stigmatizzano spaccati esistenziali, collegando istanze particolari a valori e tematiche universali: le minimali impossibilità espresse di Sabatini, l’inconsueto ritorno alla “vita” di Giordano, la spiritualità panica di Battista, i futuristici personaggi - sotto campana di vetro - di Giannuli, le architetture cromatiche di Carriero, lungi dal descrivere esclusivamente un percorso di bellezza, all’interno dell’arte, scandiscono in modo autonomo ed originale tempi dilatati, narrando - tra immagine e prefigurazione - innovativi spazi vitali, che solo la capacità immaginifica e creativa può reinventare.
Il desiderio del segno
…l’utopia di un mondo unificato e il sogno di un universo da esplorare. (Marc Augé)
C’è un labile confine tra il bisogno ed il desiderio, tuttavia l’uno rivela una mancanza, l’altro scatena uno stato di tensione, che a sua volta permette di ripensare alla fragilità come«esposizione infinita a un fuori che può sempre sfuggire o invadere fino a farla esplodere», per citare Jean-Luc Nancy. Il desiderio di plasmare degli artisti - Anna Maria Battista, Maria Grazia Carriero, Claudia Giannuli, Silvio Giordano, Gino Sabatini Odoardi - sprigiona e rivela, attraverso il segno dell’arte, tutta l’intensità della tensione, che da mero stato emotivo, si fa drammatico processo identitario o percorso spirituale, volgendo nel sociale, nello spazio pubblico, connotandosi di caratteristiche politiche e contestatarie, poiché il desiderio, dunque la tensione implica sempre l’alterità. I cinque artisti, ognuno conscio del segno delle proprie origini, stigmatizzano spaccati esistenziali, collegando istanze particolari a valori e tematiche universali: le minimali Impossibilità espresse di Sabatini, l’inconsueto ritorno alla “vita” di Giordano, la spiritualità panica di Battista, i futuristici personaggi - sotto campana di vetro - di Giannuli, le architetture cromatiche di Carriero, lungi dal descrivere esclusivamente un percorso di bellezza, si interrogano e si inquietano, reinventando - tra immagine e prefigurazione - innovativi spazi vitali, che solo la capacità immaginifica e creativa può reinventare.
La mostra sarà a cura di Simona Caramia, critico e curatore indipendente, e annovera la presenza di cinque artisti appartenenti a generazioni, formazione e linguaggi diversificati (dal video alla fotografia, dalla pittura alla scultura all’istallazione).
Anna Maria Battista, Maria Grazia Carriero, Claudia Giannuli, Silvio Giordano, Gino Sabatini Odoardi, ognuno conscio del segno delle proprie origini, stigmatizzano spaccati esistenziali, collegando istanze particolari a valori e tematiche universali: le minimali impossibilità espresse di Sabatini, l’inconsueto ritorno alla “vita” di Giordano, la spiritualità panica di Battista, i futuristici personaggi - sotto campana di vetro - di Giannuli, le architetture cromatiche di Carriero, lungi dal descrivere esclusivamente un percorso di bellezza, all’interno dell’arte, scandiscono in modo autonomo ed originale tempi dilatati, narrando - tra immagine e prefigurazione - innovativi spazi vitali, che solo la capacità immaginifica e creativa può reinventare.
Il desiderio del segno
…l’utopia di un mondo unificato e il sogno di un universo da esplorare. (Marc Augé)
C’è un labile confine tra il bisogno ed il desiderio, tuttavia l’uno rivela una mancanza, l’altro scatena uno stato di tensione, che a sua volta permette di ripensare alla fragilità come«esposizione infinita a un fuori che può sempre sfuggire o invadere fino a farla esplodere», per citare Jean-Luc Nancy. Il desiderio di plasmare degli artisti - Anna Maria Battista, Maria Grazia Carriero, Claudia Giannuli, Silvio Giordano, Gino Sabatini Odoardi - sprigiona e rivela, attraverso il segno dell’arte, tutta l’intensità della tensione, che da mero stato emotivo, si fa drammatico processo identitario o percorso spirituale, volgendo nel sociale, nello spazio pubblico, connotandosi di caratteristiche politiche e contestatarie, poiché il desiderio, dunque la tensione implica sempre l’alterità. I cinque artisti, ognuno conscio del segno delle proprie origini, stigmatizzano spaccati esistenziali, collegando istanze particolari a valori e tematiche universali: le minimali Impossibilità espresse di Sabatini, l’inconsueto ritorno alla “vita” di Giordano, la spiritualità panica di Battista, i futuristici personaggi - sotto campana di vetro - di Giannuli, le architetture cromatiche di Carriero, lungi dal descrivere esclusivamente un percorso di bellezza, si interrogano e si inquietano, reinventando - tra immagine e prefigurazione - innovativi spazi vitali, che solo la capacità immaginifica e creativa può reinventare.
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