Carlo Steiner. Ternità
Dal 11 Ottobre 2015 al 06 Gennaio 2016
Terni
Luogo: Palazzo Primavera
Indirizzo: via Giordano Bruno 3
Curatori: Elisa Del Prete
Telefono per informazioni: +39 0744 402199
E-Mail info: fulvia.pennetti@comune.terni.it
Sito ufficiale: http://www.comune.terni.it/
Offrire ai cittadini ternani un punto di vista diverso sul loro contesto di origine. È questo l’obiettivo di ‘Ternità’, la prima mostra personale di Carlo Steiner, allestita dall’11 ottobre al 6 gennaio a palazzo Primavera di Terni, la sua città di origine. L’esposizione antologica, a cura di Elisa Del Prete, ripercorre i 25 anni di carriera dell’artista e segna una fase di rinnovamento del palazzo di origine cinquecentesca, volta a rigenerare l’identità come spazio espositivo dedicato all’indagine e alla valorizzazione dell’attività di artisti contemporanei legati al territorio.
Carlo Steiner Nato a Terni nel 1957, Steiner, ha frequentato il liceo classico ‘Tacito’, si è poi iscritto all’Accademia delle belle arti di Viterbo e successivamente si è trasferito a Milano per frequentare la neonata Naba, la Nuova accademia di belle arti. Pur non essendo mai tornato a vivere nella sua città natale, l’intero percorso artistico di Carlo Steiner è contrassegnato da una sorta di ‘Ternità’ che sottintende il suo approccio, il suo sguardo e la sua pratica.
L’esperienza vissuta
«La ‘Ternità’ è una condizione che mi ritrovo addosso e che è costituita da legami con persone, luoghi e cose che in qualche modo mi determinano ancora», spiega l’artista. «Definire e mettere a fuoco questa condizione non è semplice. Il punto di partenza lo trovo nell’esperienza vissuta, che si traduce in molti dei miei lavori come tracce visive che diventano immagini su cui indagare per trovare qualcosa di apparentemente indicibile, strano e insolito».
Il percorso artistico
La mostra ‘Ternità’ propone uno sguardo su tutto il suo percorso artistico, dalla fine degli anni ottanta a oggi, alla ricerca di quegli elementi che segnano, dopo oltre trent’anni di lontananza, l’appartenenza a una condizione originaria da cui difficilmente si possono prendere reali distanze. Un modo di essere, quello del contesto di origine, di cui lo sguardo rimane intriso, un atteggiamento che si assume, un giudizio e un orgoglio che si nutrono di tutti gli aspetti e le storie che caratterizzano il territorio ternano.
La mostra
«Dal primo livello dedicato a ‘Spore’, l’ultima grande installazione realizzata dall’artista – spiega la curatrice della mostra, Elisa Del Prete -, il pubblico viene guidato al secondo livello per incontrare un nucleo di opere che, messe in dialogo da parte a parete, ‘Allarmi’ e i ‘Circuiti’, ‘Mensola’ e ‘Neve ai lati’, aprono a direzioni centrali della sua ricerca. Per giungere, poi, al terzo livello in cui il ciclo di ‘Intarsi’ e quello di ‘Herald’, acanto alla serie di lamiere e bacheche volgono lo sguardo del visitatore a una condizione sociale e mediatica che si presenta indistricabile. Estremizzata, infine, in ‘Kebab’ al piano terra, la traccia video di una performance che, anche nel suo essere assente, chiude la mostra lasciando aperti interrogativi sulla consistenza del mondo moderno come su quella dell’arte stessa».
L’approccio di Steiner
Affascinato dal mistero selvatico degli oggetti naturali, di cui è inesausto esploratore e raccoglitore, e della sapienza tecnica che l’uomo ha continuato a perfezionare nel corso della storia, l’artista non cessa mai di attivare processi e giocare con i materiali più vari, dal legno alla lamiera, dalla carta di giornale alle ostie. Il suo approccio non si ispira a quello tradizionale dello scultore che forgia la materia, bensì a quello dell’inventore che della materia vuole modificare la struttura.
Le giovani generazioni
La realizzazione della mostra prevede il coinvolgimento degli studenti del liceo artistico ‘Metelli’ di Terni che hanno affiancato l’artista nell’allestimento delle opere negli spazi di palazzo Primavera. I ragazzi hanno lavorato alla documentazione fotografica e video e curato il percorso di visite guidate che verrà offerto ai visitatori, sulla base di contenuti realizzati direttamente dagli studenti. «Ho avuto modo di parlare con questi ragazzi – ha detto il vice sindaco Francesca Malafoglia – e mi hanno detto che questa esperienza per loro è incoraggiante. Bé questo direi che è molto significativo. La mostra, che nel particolare tema trattato rompe un po’ gli schemi, è occasione di riflessione sulla nostra città. Utile per il suo valore artistico e culturale, ma anche come elemento innovativo».
Carlo Steiner Nato a Terni nel 1957, Steiner, ha frequentato il liceo classico ‘Tacito’, si è poi iscritto all’Accademia delle belle arti di Viterbo e successivamente si è trasferito a Milano per frequentare la neonata Naba, la Nuova accademia di belle arti. Pur non essendo mai tornato a vivere nella sua città natale, l’intero percorso artistico di Carlo Steiner è contrassegnato da una sorta di ‘Ternità’ che sottintende il suo approccio, il suo sguardo e la sua pratica.
L’esperienza vissuta
«La ‘Ternità’ è una condizione che mi ritrovo addosso e che è costituita da legami con persone, luoghi e cose che in qualche modo mi determinano ancora», spiega l’artista. «Definire e mettere a fuoco questa condizione non è semplice. Il punto di partenza lo trovo nell’esperienza vissuta, che si traduce in molti dei miei lavori come tracce visive che diventano immagini su cui indagare per trovare qualcosa di apparentemente indicibile, strano e insolito».
Il percorso artistico
La mostra ‘Ternità’ propone uno sguardo su tutto il suo percorso artistico, dalla fine degli anni ottanta a oggi, alla ricerca di quegli elementi che segnano, dopo oltre trent’anni di lontananza, l’appartenenza a una condizione originaria da cui difficilmente si possono prendere reali distanze. Un modo di essere, quello del contesto di origine, di cui lo sguardo rimane intriso, un atteggiamento che si assume, un giudizio e un orgoglio che si nutrono di tutti gli aspetti e le storie che caratterizzano il territorio ternano.
La mostra
«Dal primo livello dedicato a ‘Spore’, l’ultima grande installazione realizzata dall’artista – spiega la curatrice della mostra, Elisa Del Prete -, il pubblico viene guidato al secondo livello per incontrare un nucleo di opere che, messe in dialogo da parte a parete, ‘Allarmi’ e i ‘Circuiti’, ‘Mensola’ e ‘Neve ai lati’, aprono a direzioni centrali della sua ricerca. Per giungere, poi, al terzo livello in cui il ciclo di ‘Intarsi’ e quello di ‘Herald’, acanto alla serie di lamiere e bacheche volgono lo sguardo del visitatore a una condizione sociale e mediatica che si presenta indistricabile. Estremizzata, infine, in ‘Kebab’ al piano terra, la traccia video di una performance che, anche nel suo essere assente, chiude la mostra lasciando aperti interrogativi sulla consistenza del mondo moderno come su quella dell’arte stessa».
L’approccio di Steiner
Affascinato dal mistero selvatico degli oggetti naturali, di cui è inesausto esploratore e raccoglitore, e della sapienza tecnica che l’uomo ha continuato a perfezionare nel corso della storia, l’artista non cessa mai di attivare processi e giocare con i materiali più vari, dal legno alla lamiera, dalla carta di giornale alle ostie. Il suo approccio non si ispira a quello tradizionale dello scultore che forgia la materia, bensì a quello dell’inventore che della materia vuole modificare la struttura.
Le giovani generazioni
La realizzazione della mostra prevede il coinvolgimento degli studenti del liceo artistico ‘Metelli’ di Terni che hanno affiancato l’artista nell’allestimento delle opere negli spazi di palazzo Primavera. I ragazzi hanno lavorato alla documentazione fotografica e video e curato il percorso di visite guidate che verrà offerto ai visitatori, sulla base di contenuti realizzati direttamente dagli studenti. «Ho avuto modo di parlare con questi ragazzi – ha detto il vice sindaco Francesca Malafoglia – e mi hanno detto che questa esperienza per loro è incoraggiante. Bé questo direi che è molto significativo. La mostra, che nel particolare tema trattato rompe un po’ gli schemi, è occasione di riflessione sulla nostra città. Utile per il suo valore artistico e culturale, ma anche come elemento innovativo».
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