Christian Boltanski. Dopo

Christian Boltanski, L'hotel des immigrants

 

Dal 03 Novembre 2015 al 31 Gennaio 2016

Torino

Luogo: Fondazione Merz

Indirizzo: via Limone 24

Orari: da martedì a domenica 11-19

Curatori: Claudia Gioia

Costo del biglietto: € 5 intero, € 3,50 ridotto (studenti, gruppi organizzati min. 10 persone). Gratuito bambini fino a 10 anni, maggiori di 65 anni, disabili e accompagnatori, ogni prima domenica del mese e possessori tessera Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card)

Telefono per informazioni: +39 011.19719437

E-Mail info: info@fondazionemerz.org

Sito ufficiale: http://www.fondazionemerz.org


Dal 3 novembre 2015 la Fondazione Merz presenta Christian Boltanski. Dopo, una mostra personale dell’artista francese a cura di Claudia Gioia.
Christian Boltanski (Parigi, 1944), tra i più grandi interpreti della nostra contemporaneità espone per la prima volta a Torino con un progetto site-specific inedito pensato in relazione alla storia sociale e culturale della città.
DOPO si sviluppa nell'intero spazio della Fondazione ed è concepita come un’istallazione totale, un unico racconto corale capace di parlare alla memoria collettiva ed individuale, inanellare passato e presente, sollecitare promesse disattese, ricongiungere la Storia alla vita di ciascuno.
La storia e il tempo di svolgimento della vita umana costituiscono la materia del lavoro di Boltanski, la vulnerabilità è la sua forza e la riflessione sull'assenza è il suo modo per dire la passione per il reale. Per questo Boltanski costruisce archivi, muove ombre nello spazio, riporta alla superficie ricordi dimenticati attraverso volti e occhi di sconosciuti che affiorano da fotografie recuperate, fa risuonare il battito del cuore all'unisono con i ritmi della storia, costruisce scenari di abiti per non disperdere i racconti dei singoli, indaga il caso, sfida con ironia la caducità delle cose e propone l'arte della durata.
Il percorso espositivo si apre con circa 200 grandi fotografie, stampate su tessuto, sospese al soffitto e in movimento nello spazio della Fondazione. I volti e le immagini di piccole quotidianità arrivano dall'archivio personale di Boltanski che negli anni ha raccolto storie concentrate in sguardi, ritratti e scatti. Il moto continuo impresso alle immagini sospese nel vuoto è un invito a lasciarsi andare al flusso del tempo e della memoria. Che succederà ‘dopo’? E quanti ‘dopo’ ci sono già stati nella vita delle persone, nei ricordi e nella casualità degli eventi?. Le foto girano come i fatti della vita, si può decidere di inseguirle con lo sguardo o muoversi dietro loro, ma poi alla fine bisogna lasciarle andare e pensare al ‘dopo’. Sequenze rapide, flashback di vita prima giovane e poi adulta insistono anche con il volto di Boltanski (Entre Temps) le cui foto si prestano al gioco del tempo che passa trasformando e assottigliando i ricordi fino a renderli ombre. Ombre che a sorpresa appaiono in mostra come figure esili e tremule si allungano sulle pareti, evocando presenze tra il sogno e la realtà, in un gioco dove l’aspetto ludico si combina con la componente dell’inquietudine, dell’illusione e dell’inganno. Le ombre come le foto insistono sulla precarietà umana, sul tentativo di trattenere quello che sfugge, ma soprattutto sul coinvolgimento individuale nella narrazione collettiva che si chiama vita, storia, pensiero.
Un applauso liberatorio, con il video Clapping Hands, sottolinea il passaggio dello spettatore prima di scendere al piano inferiore della Fondazione. È l'omaggio che Christian Boltanski ha voluto fare al lavoro di Mario Merz e alla capacità di essere presenti al proprio tempo coltivandolo e rendendolo fecondo anche per chi viene dopo.
Infine scatole di cartone ricoperte di cellophane e impilate l’una sull’altra formano costruzioni di dimensioni differenti e prendono possesso dello spazio. Instabili torri, archivi scomposti - evoluzione delle boites de biscuits care a Boltanski - poggiano a terra come dimenticate e appena rischiarate dalla luce delle lampadine che da lontano scrivono la parola DOPO nel buio.
La memoria e lì e, come i circuiti cerebrali, attende solo di essere riattivata, aprendo cassetti, cercando nelle storie comuni, giocando con i rimandi nel presente. In occasione della mostra verrà realizzato un libro con le immagini dei lavori di Christian Boltanski e degli allestimenti presso la Fondazione Merz, un'intervista all'artista e un testo del filosofo Massimo Donà.

La mostra è realizzata con il supporto di Fondazione CRT.
Si ringrazia Kunh & Bülow e DUPARC Contemporary Suites.

Christian Boltanski, artista concettuale francese (Parigi 1944), dopo aver sperimentato la pittura, con il cortometraggio La vie impossible de Christian Boltanski (1968) inizia un percorso di ricerca che pone al centro la memoria personale e collettiva. Realizza quindi assemblages e installazioni lavorando con la fotografia, frammentando realtà e immaginazione, accumulando materiali e oggetti. Alle opere degli anni Settanta (Vitrines de référence; Boîtes de biscuits; Tiroirs; L'album de photographies de la famille D. entre 1939 et 1954; ecc.) seguono installazioni che insistono con sempre maggiore intensità sulla testimonianza di esistenze passate e sulla presenza-assenza di tracce di una memoria da ripercorre e interpretare. Archives, Monuments, Réserves presentano, con varianti e adattamenti site specific, fotografie che si combinano con scatole impilate, muri illuminati da lampade, mucchi di abiti.

Christian Boltanski ha partecipato a Documenta V (1972), VI (1977), and VIII (1987), alla 54 e 56 Biennale di Venezia. Tra le sue mostre più importanti: Centre Georges Pompidou Paris (1984); Museum of Contemporary Art in Chicago and Los Angeles (1988), Whitechapel Art Gallery, London (1990). Tra le sue personali recenti: Kunstmuseum Wolfsburg, Germany (2013), Park Avenue Armory, New York (2010), Monumenta Grand Palais Paris (2010), Serpentine Gallery London (2010). È stato insignito del premio Créateurs sans frontières, Cultures France (ex AFAA) (2007); Praemium Imperiale, Japan Art Association (2007) e del Generalitat Valenciana’s International Julio González Prize (2015). 


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