Mario Lattes. Non dimenticare
Dal 24 Gennaio 2019 al 23 Febbraio 2019
Torino
Luogo: Spazio Don Chisciotte
Indirizzo: via Della Rocca 37B
Orari: da martedì a sabato 10.30-12.30 / 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011.1977.1755
E-Mail info: segreteria@spaziodonchisciotte.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionebottarilattes.it
In occasione del Giorno della Memoria (ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno), la Fondazione Bottari Lattes ricorda le vittime dell’Olocausto con un doppio appuntamento giovedì 24 gennaio allo Spazio Don Chisciotte di Torino: l’inaugurazione della mostra “Mario Lattes. Non dimenticare” (ore 17.30) che propone diverse opere inedite di Lattes sul tema della Shoah e della cultura ebraica, appartenenti alla Fondazione Bottari Lattes e agli eredi (aperta fino a sabato 23 febbraio); la presentazione al pubblico della ricerca “Non dimenticare” degli studenti del Liceo Gioberti sulle conseguenze che le leggi razziali del 1938 ebbero su alunni e professori della scuola, con unapprofondimento sulla storia personale di Mario Lattes (ore 18).
Progetto “Non dimenticare. Le conseguenze delle leggi razziali del 1938 al Liceo Gioberti”
La ricerca raccolta nel volume “Non dimenticare. Le conseguenze delle leggi razziali del 1938 al Liceo Gioberti” è un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro che nel 2016/17 e 2017/18 ha coinvolto trentadue studenti di classi diverse del Liceo Gioberti, guidati da quattro insegnanti. Viene presentata al pubblico da alcuni studenti, proprio in occasione delle celebrazioni dedicate al Giorno della Memoria.
Dopo un percorso di incontri con esperti, storici, testimoni e professionisti, gli alunni si sono concentrati sui documenti conservati nell'Archivio storico del liceo, nell'Archivio Terracini della Comunità ebraica e nell'Archivio di Stato, alla ricerca dei professori e degli studenti che a causa delle leggi razziali furono allontanati dal liceo o subirono conseguenze anche gravi, con un approfondimento sulla storia personale di Mario Lattes.
Tante le storie che affiorano alla luce da fotografie, registri di classe e di ammissione agli esami, pagelle, lettere, telegrammi, verbali. Vengono così riportate alla nostra attenzione le figure dei due professori sospesi mentre sono in servizio al Liceo Gioberti: Marco Levi, che ricopre vari incarichi di responsabilità all'interno della scuola, e Giuseppe Morpurgo, punto di riferimento culturale fuori e dentro l'Istituto.
La ricerca studia anche la vita e le famiglie degli studenti definiti di “razza ebraica” a cui è stato impedito di continuare il liceo. Oltre a Mario Lattes, ci sono: Alda Beer, Germana Colombo, Vera De benedetti, Giuliana Diena, Gastone Guastalla, Lucia e Gabriella Morpurgo, figlie del professore, GiorgioOvazza, Guido e SergioTreves.
Tra gli altri studenti colpiti in modo più o meno drammatico dalle leggi razziali ci sono: Franco Foà, che pur continuando a frequentare il liceo in quegli anni ha preferito assumere il cognome della madre, Bernardi, per non destare sospetti, e BrunoFinziil cui nome sul registro accompagnato dalla scritta in rosso "di razza ebraica".
La ricerca è riuscita anche a individuare le ripercussioni drammatiche delle leggi su alcuni studenti che avevano frequentato il Gioberti molti anni prima, come EnricoAnau, studente di I Classico nel 1901-02 a cui nel 1938 viene impedito l'esercizio della professione di medico, o UgoSegre, studente di I Classico nel 1909-10, morto con il figlio Tullio ad Auschwitz.
Ci sono poi le tre docenti sospese mentre prestano servizio in altre scuole, colpite dalle leggi razziali, con differenti conseguenze, a volte drammatiche, che arriveranno al Gioberti dopo la guerra e vi rimarranno a lungo, fino alla pensione: Lia Corinaldi, Giuliana Fiorentino in Tedeschi e Giorgina Levi in Arian.
La pubblicazione è reperibile online all’indirizzo web:
www.liceogioberti.gov.it/wp-content/uploads/2018/05/Non-dimenticare.pdf
Mostra“Mario Lattes. Non dimenticare” (dal 24 gennaio al 23 febbraio)
La mostra “Mario Lattes. Non dimenticare” allo Spazio Don Chisciotte di Torino propone i più significativi lavori di Mario Lattes (editore, pittore, incisore e scrittore, ma anche ideatore di iniziative culturali, scomparso nel 2001) dedicati alla cultura ebraica e alla tragedia della Shoah, con immagini spesso potenti e drammatiche.
La Fondazione Bottari Lattes, nata nel 2009 proprio per ricordare Mario Lattes e promuovere cultura e arte sulla scia della sua multiforme attività (conserva la biblioteca privata del pittore e il suo archivio storico), dispone di una vasta collezione dell’artista, arricchita da nuove acquisizioni. Tra i quadri esposti (una quindicina): Il giro dei Sefarim(1958, olio su tela), Kaddish(1959, olio su tela), Deportati(1959, china), Fanciullo(1964, tecnica mista su carta), Figura ebraica(1984, tempera su carta), Interno di sinagoga(1987, olio su tela).
Artista raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell'esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d'ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti.
La sua opera pittorica dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo conduttore, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi.
Vittorio Sgarbi nel 1988 così osservava: «Il pennello di Lattes segue gli impulsi, le emozioni, gli abbandoni di una irrimediabile inquietudine». E il critico d’arte Marco Vallora commentava nel 2008: «Lattes è sempre là dove non te lo attendi, anche tecnicamente».
Inaugurazione: giovedì 24 gennaio 2019, ore 18
MARIO LATTES (Torino, 25 ottobre 1923 - 28 dicembre 2001), pittore, scrittore ed editore, è stato un personaggio di spicco nel mondo culturale del capoluogo piemontese del secondo dopoguerra. Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza.
Durante il periodo bellico sfugge alle leggi razziali rifugiandosi a Roma e a Rieti unendosi poi alle truppe alleate, tra cui l’VIII Armata Inglese, in qualità di interprete. Rientrerà a Torino, la sua amata e odiata città, nel 1945.
Dopo la seconda Guerra mondiale dirige la Lattes Editori, la Casa Editrice fondata dal nonno Simone Lattes nel 1893, una tra le più importanti nel settore dell’editoria scolastica, ma che propone anche opere di autori in seguito molto noti ma allora sconosciuti in Italia, quali, Simone Weil, Theodor Adorno e molti altri. Collabora con scritti e disegni alle più importanti riviste culturali del momento, tra cui “Il Mondo”, la “Fiera letteraria” e la “Gazzetta del Popolo”. Con un gruppo di amici (Vincenzo Ciaffi, Albino Galvano e Oscar Navarro) nel 1953 fonda la rivista “Galleria” che dall’anno seguente, con il titolo “Questioni”, diventa voce influente del mondo culturale non solo locale. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano, Theodor Adorno e molti altri. Nel 1960 si laurea all’Università di Torino con il professor Walter Maturi, discutendo una tesi in storia contemporanea su “Il Ghetto di Varsavia”.
Tra il 1958 e il 1985 pubblica diversi romanzi e racconti, tra cui: Le notti nere (Lattes, 1958), La stanza dei giochi (Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975; Marsilio, 2013), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L’Amore è niente (Editore La Rosa, 1985), Il castello d’acqua (Aragno, 2004) postumo. Le vicende personali, i sentimenti, le paure, le speranze, la vita di tutti i giorni, sono i temi di cui sono fatti i romanzi di Mario Lattes, che sono sempre opere autobiografiche, scritte con sensibilità profondamente surreale ed epico senso dell’inconcludenza umana. Sopravvive però sempre l’ironia. Nel libretto Fine d’anno, pubblicato nel 1972, sono raccolte alcune poesie di Lattes che ripropongono i temi centrali della sua riflessione e della sua ossessione: la nostalgia per ciò che si è dovuto lasciare, che non c’è più se non nella memoria, il male assoluto, la morte e la natura, l’amore che passa crudelmente, l’esilio. Nel 2015, per volontà degli eredi, vede la luce Il Ghetto di Varsavia, tesi di Laurea di Mario Lattes pubblicata per la prima volta, dopo 55 anni dalla sua stesura, da Edizioni Cenobio, a cura del professor Giacomo Jori.
Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche, nate durante il soggiorno laziale e coltivate per tutta la sua vita, come artista e collezionista. Fino alla fine degli anni novanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano, Firenze e Bologna e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia, della Quadriennale di Torino e di Roma oltre a diverse esposizioni collettive. Il suo lavoro pittorico e la sua attività culturale sono stati oggetto di numerose recensioni e alcuni studi critici.
Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive. Il Comune di Torino, in data 11 maggio 2017, con una cerimonia pubblica, gli ha intitolato l’area verde di Piazza Maria Teresa, nel quartiere Borgo Nuovo.
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