Valerio Adami. Opere anni '90-2000
Dal 15 Novembre 2013 al 31 Gennaio 2014
Torino
Luogo: Giampiero Biasutti - Studio d'Arte per il '900
Indirizzo: via della Rocca 10
Orari: da martedì a sabato 10.30-12.30/ 15.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 011 8390690
E-Mail info: info@giampierobiasuttinovecento.com
Sito ufficiale: http://www.giampierobiasuttinovecento.com
La mostra personale di Valerio Adami, presentata alla Giampiero Biasutti , porta a Torino opere dell’ultimo decennio.
“Nato dalla costola di Raffaello”, come l’artista scrive nei suoi taccuini, il tratto italiano di Valerio Adami partecipò negli anni Sessanta alle esperienze della pittura europea e d’oltreoceano intese a ricostruire, dopo le frantumazioni dell’arte astratta, un nuovo spazio della rappresentazione – la grande sala che Werner Haftmann dedicò ai suoi lavori a Dokumenta (Kassel) nel 1964, fu tra i primi riconoscimenti della riflessione che l’artista andava sviluppando sul problema del figurare.
I molti viaggi in Sudamerica, in India, in Grecia, nei paesi scandinavi; gli atelier a Londra, Parigi, New York diventarono le tappe di una pittura che sempre più decisamente coniugava e criticava le mitologie del moderno con l’eredità di una formazione classica:”L’incontro a Venezia con il Prometeo di Oskar Kokoschka è stato, per quel ragazzo che ero, la rivelazione di come la pittura poteva così ricongiungersi alla filosofia” ricorda l’artista in Sinopie.
A partire dagli anni Settanta, mentre l’amicizia con Jacques Derrida introduceva la sua opera nel pensiero decostruzionista, scrittori quali Octavio Paz, Carlos Fuentes,Italo Calvino accompagnarono con i loro saggi l’itinerario della sua pittura e condivisero con Adami il progetto di una fondazione dedicata al disegno, che fu costituita nel 1997 a Meina, sul lago Maggiore.
Gli acquerelli e i disegni esposti alla Giampiero Biasutti, testimoniano la recente evoluzione del suo lavoro verso un più complesso linguaggio compositivo: non più le scene mitologiche e le allegorie politiche degli anni Ottanta, dove era la linea di contorno a decidere di per sé il contenuto; non più neppure la fredda luce di un dipingere a tinte piatte. Ragioni poetiche e stati d’animo del colore ispirano queste nuove opere: La pomme, Teatro di città, Il fauno…
Valerio Adami (1935) nasce a Bologna, ma è a Milano negli anni di guerra. I suoi primi disegni sono disegni di rovine: le case devastate dai bombardamenti. L’atelier di Felice Carena, poi l’incontro a Venezia con Oskar Kokoschka e in seguito l’Accademia di Brera con Achille Funi sono stati il suo percorso di formazione. Nel 1958 inizia quella vita di viaggi che lo porterà a vivere e lavorare in diverse città d’Europa, negli Stati Uniti, in America Latina, in Israele, in India, e a intrecciare nuove amicizie: lo scrittore Carlos Fuentes, il filosofo Jacques Derrida, i pittori Saul Steinberg, Richard Lindner e Matta, Octavio Paz, Italo Calvino e Luciano Berio sono parte di questa cerchia intellettuale. Espone i suoi lavori nel 1968 al Jewish Museum di New York, nel ‘70 al Musée d’Art de la Ville de Paris, quindi al Museo di Città del Messico, al Museo di Gerusalemme, nell’85 al Centre Georges Pompidou, al Museo di Tel Aviv, di Buenos Aires, all’Ivam di Valencia… Dal 1970 espone regolarmente alla Galerie Maeght di Parigi. Realizza il film Vacanze nel deserto (1971). È membro del Collège International de Philosophie. Nel 1997 crea la Fondazione Europea del Disegno a Meina, di cui è presidente. Nel 2000 pubblica Sinopie (SE editore), tradotto in francese con il titolo Dessiner. La gomme et le crayon (Galilée). Attualmente lavora con la Marlborough Gallery di New York. Nel gennaio 2004 ha presentato un’importante retrospettiva al Frissiras Museum di Atene.
Tra le ultime mostre: Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nel 2006, Città di Locarno presso la Pinacoteca Comunale di Casa Rusca nel 2010.
“Nato dalla costola di Raffaello”, come l’artista scrive nei suoi taccuini, il tratto italiano di Valerio Adami partecipò negli anni Sessanta alle esperienze della pittura europea e d’oltreoceano intese a ricostruire, dopo le frantumazioni dell’arte astratta, un nuovo spazio della rappresentazione – la grande sala che Werner Haftmann dedicò ai suoi lavori a Dokumenta (Kassel) nel 1964, fu tra i primi riconoscimenti della riflessione che l’artista andava sviluppando sul problema del figurare.
I molti viaggi in Sudamerica, in India, in Grecia, nei paesi scandinavi; gli atelier a Londra, Parigi, New York diventarono le tappe di una pittura che sempre più decisamente coniugava e criticava le mitologie del moderno con l’eredità di una formazione classica:”L’incontro a Venezia con il Prometeo di Oskar Kokoschka è stato, per quel ragazzo che ero, la rivelazione di come la pittura poteva così ricongiungersi alla filosofia” ricorda l’artista in Sinopie.
A partire dagli anni Settanta, mentre l’amicizia con Jacques Derrida introduceva la sua opera nel pensiero decostruzionista, scrittori quali Octavio Paz, Carlos Fuentes,Italo Calvino accompagnarono con i loro saggi l’itinerario della sua pittura e condivisero con Adami il progetto di una fondazione dedicata al disegno, che fu costituita nel 1997 a Meina, sul lago Maggiore.
Gli acquerelli e i disegni esposti alla Giampiero Biasutti, testimoniano la recente evoluzione del suo lavoro verso un più complesso linguaggio compositivo: non più le scene mitologiche e le allegorie politiche degli anni Ottanta, dove era la linea di contorno a decidere di per sé il contenuto; non più neppure la fredda luce di un dipingere a tinte piatte. Ragioni poetiche e stati d’animo del colore ispirano queste nuove opere: La pomme, Teatro di città, Il fauno…
Valerio Adami (1935) nasce a Bologna, ma è a Milano negli anni di guerra. I suoi primi disegni sono disegni di rovine: le case devastate dai bombardamenti. L’atelier di Felice Carena, poi l’incontro a Venezia con Oskar Kokoschka e in seguito l’Accademia di Brera con Achille Funi sono stati il suo percorso di formazione. Nel 1958 inizia quella vita di viaggi che lo porterà a vivere e lavorare in diverse città d’Europa, negli Stati Uniti, in America Latina, in Israele, in India, e a intrecciare nuove amicizie: lo scrittore Carlos Fuentes, il filosofo Jacques Derrida, i pittori Saul Steinberg, Richard Lindner e Matta, Octavio Paz, Italo Calvino e Luciano Berio sono parte di questa cerchia intellettuale. Espone i suoi lavori nel 1968 al Jewish Museum di New York, nel ‘70 al Musée d’Art de la Ville de Paris, quindi al Museo di Città del Messico, al Museo di Gerusalemme, nell’85 al Centre Georges Pompidou, al Museo di Tel Aviv, di Buenos Aires, all’Ivam di Valencia… Dal 1970 espone regolarmente alla Galerie Maeght di Parigi. Realizza il film Vacanze nel deserto (1971). È membro del Collège International de Philosophie. Nel 1997 crea la Fondazione Europea del Disegno a Meina, di cui è presidente. Nel 2000 pubblica Sinopie (SE editore), tradotto in francese con il titolo Dessiner. La gomme et le crayon (Galilée). Attualmente lavora con la Marlborough Gallery di New York. Nel gennaio 2004 ha presentato un’importante retrospettiva al Frissiras Museum di Atene.
Tra le ultime mostre: Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nel 2006, Città di Locarno presso la Pinacoteca Comunale di Casa Rusca nel 2010.
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