Paolo Roberto D’Alia. Numero idoneo di profeti minori
Dal 05 Dicembre 2015 al 06 Gennaio 2016
Trapani
Luogo: Museo contemporaneo san Rocco
Indirizzo: via Antonino Turretta 12
Come sosteneva Joseph Beuys la scultura può considerarsi il residuo di una performance, ovviamente questa affermazione nasce dalla sua adesione al movimento Fluxus che prevedeva l’unione totale delle arti secondo un continuo flusso creativo. Anche il coinvolgimento del pubblico (Happenig) è considerato un completamento, poiché viene infranta la regola secondo cui un’opera d’arte non può prevedere un contatto diretto con il soggetto.
È possibile ritrovare tali teorie nell’operato di Roberto D’Alia, poiché attraverso la sua opera viene intrapresa una relazione con il pubblico che non è più spettatore ma parte integrante del pensiero dell’artista. Ognuno di noi viene messo nelle condizioni di poter rompere quel muro invalicabile del “non toccare” che sempre ci viene ricordato davanti un’opera d’arte. Diveniamo quindi attori di una scena che ci fa comprendere più da vicino il messaggio dell’artista.
Per quanto riguarda l’aspetto materico è utile citare Allan Kaprow, il quale sostenne che i materiali impiegati per la nuova arte possono essere oggetti di qualsiasi natura: dalle sedie alle luci elettriche, dal cibo al fumo, dai vecchi calzini ad altre mille cose.
Nell’opera di D’Alia si trova un interesse particolare per quei materiali che spesso nella vita quotidiana vengono poco, o per nulla, considerati: perché nascosti, non immediatamente visibili, o semplicemente catalogati come brutti. Egli ricerca tra molle, reti, stoffe e ruote di bicicletta quella bellezza che noi non riusciamo a cogliere, per elevarla al concetto d’arte. Chiaro appare l’eco dadaista dei ready-made rettificati di Duchamp. Ecco come l’artista procede con un’operazione di spiazzamento degli oggetti privandoli del loro abituale uso, per collocarli in una nuova dimensione. L’utilizzo di tali materiali, che non sono ovviamente duttili come l’argilla, in ambito scultoreo pongono una certa resistenza. Tale ostilità non è considerata dall’artista come negazione della sua espressione artistica, ma come strumento favorevole per l’alimentazione dell’estro creativo.
In Numero idoneo di profeti minori delle giacche ipertrofiche, imbottite con svariati materiali, portano in seno dei concetti di totale contemporaneità. È l’uomo che si richiude in se stesso dopo diverse esperienze di vita che lo portano inevitabilmente ad isolarsi dalla società e dai suoi meccanismi contorti. L’essere vivente diventa un manichino/automa che si colloca in spazi ed ambienti che non lo attraggono e non lo stimolano più. Si lascia trasportare, senza alcuna reazione, da un moto incondizionato (ecco perché l’interazione del pubblico con l’opera) come se fosse un burattino. Questa assenza di personalità ricorda, non tanto per gli elementi stilistici e i materiali utilizzati, il concetto di solitudine interiore raccontata da Georg Segal nelle sue opere, dove è costante la presenza del vuoto sociale che ci circonda.
Le giacche, vistosamente rigonfie, possono essere equiparate al nostro corpo, scatola di tutte le nostre sensazioni ed esperienze. Tutto quello che abbiamo incamerato durante il nostro percorso di vita può, ad un certo punto, trasformarsi in una nuova energia, sembra quasi che queste giacche trattengano con estrema difficoltà tutto il materiale interno e che a breve possano esplodere gettando fuori tutta la loro consistenza.
L’artista ci induce ad una riflessione sul nostro tempo, sul nostro rapporto con gli altri ma soprattutto sul rapporto con noi stessi. Un domanda sorge spontanea: siamo veramente quello che vogliamo?
Carla Ricevuto
Orario:
mercoledì, venerdì e sabato dalle 16 alle 20 o su prenotazione al 3293361836 – 3491518995
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