Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947 – 2010
![Sergio Lombardo - "Charles De Gaulle" (dettaglio), 1961-1962, smalto su tela, 120 x 180 cm Sergio Lombardo - "Charles De Gaulle" (dettaglio), 1961-1962, smalto su tela, 120 x 180 cm](http://www.arte.it/foto/600x450/62/3601-lombardo.jpg)
Sergio Lombardo - "Charles De Gaulle" (dettaglio), 1961-1962, smalto su tela, 120 x 180 cm
Sergio Lombardo - "Charles De Gaulle" (dettaglio), 1961-1962, smalto su tela, 120 x 180 cm
Dal 02 Luglio 2011 al 30 Ottobre 2011
Rovereto | Trento
Luogo: Mart - Rovereto
Indirizzo: Corso Angelo Bettini 43
Orari: mar-dom 10-18 ven 10-21. chiuso il lunedì
Curatori: Gabriella Belli, Daniela Ferrari
Costo del biglietto: Intero €11, ridotto €7, famiglie €22
Telefono per informazioni: 800397760
La ricca raccolta di opere della VAF-Stiftung è nata grazie alla passione per l’arte italiana del collezionista tedesco Volker W. Feierabend, che negli anni ha acquisito importanti capolavori del novecento spingendosi poi a promuovere il lavoro degli artisti italiani più giovani, con la creazione del Premio internazionale Agenore Fabbri.
Una selezione molto articolata e originale di opere provenienti da questa collezione è al centro della mostra Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947 – 2010, a cura di Gabriella Belli e Daniela Ferrari, in programma al Mart di Rovereto dal 2 luglio al 30 ottobre 2011.
L’evento espositivo dedicato quest’anno alla Fondazione VAF è l’ideale prosecuzione della mostra del 2005 “Un secolo di arte italiana”, che aveva presentato un primo nucleo di opere in deposito al Mart dal 2001 esposte regolarmente nella collezione permanente del museo.
Percorsi riscoperti si divide in due parti distinte: la prima ha come tema predominante la riscoperta di quegli artisti che dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta sono stati protagonisti di un ricco percorso espositivo e creativo, ma che sono stati in parte dimenticati dalla critica militante. Con questa mostra si vuole documentare la storia dell’arte italiana dal secondo dopoguerra, ponendo attenzione innanzitutto ai molti gruppi formatisi in quegli anni. Si tratta di esperienze come quella del “Gruppo nucleare ”, del quale hanno fatto parte tra gli altri Franco Bemporad, Enrico Baj, Roberto Crippa, Gianni Dova e Piero Manzoni, presente in mostra con un “Senza titolo” del 1957. Oppure di “Tempo 3 ” (Arnaldo Esposto, Gianni Stirone, Riccardo Guarneri, Attilio Carreri) di “Sperimentale p.” (Francesco Guerrieri, Lia Drei).
Particolarmente importante la sezione che documenta tendenze artistiche come il Razionalismo concreto, il Costruttivismo e l’Informale. La ricchezza e la completezza di questa parte della mostra testimoniano come molti siano gli artisti italiani che hanno proseguito lungo la via dell’astrazione affermatasi in Italia durante gli anni Trenta; e, per converso, di come altrettanto nutrito fosse il gruppo di artisti che reagirono al rigore dell’astrazione per seguire un’espressività comunque non figurativa ma legata all’energia e alla libertà del gesto.
L’informale è rappresentato in mostra da opere degli anni Cinquanta e Sessanta di Toti Scialoja, Franco Meneguzzo e Gianni Bertini, dalla declinazione in senso marcatamente segnico di Achille Perilli e soprattutto dalle sperimentazioni polimateriche di artisti come Gino Marotta, Edgardo Mannucci, Gino Marotta, Andrea Raccagni e naturalmente Agenore Fabbri, estesamente collezionato da Feierebend e a cui è dedicata una mostra-concorso biennale, giunta nel 2011 alla quinta edizione, che la VAF-Stiftung organizza e promuove per fare il punto sulle posizioni attuali dell’arte italiana. L’opera di Fabbri, in questi mesi è stata oggetto anche in una retrospettiva curata dal Mart ed esposta al Museo della Permanente di Milano.
Sono della fine degli anni Sessanta le opere di artisti impegnati in una critica ironica o feroce della società, come Vettor Pisani e Gino de Dominicis (“Una tomba per Claretta Petacci”, 1974), Gianni Bertini (“Oil”, 1965 e “Che sacramento”, 1968), Sergio Lombardo (“Charles De Gaulle”, 1961-62), Bruno Di Bello (“Berlino. Rudi Dutschke”, 1968), ma anche Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Umberto Mariani o Giangiacomo Spadari.
Il secondo percorso della mostra è dedicato agli artisti più giovani della collezione, esposti in dialogo con la generazione attiva negli anni Ottanta (Stefano Di Stasio, Carlo Maria Mariani, Aldo Mondino). I nomi sono stati selezionati dai curatori del Mart con lo stesso Volker W. Feierabend. Si tratta di preferenze maturate dal collezionista nel corso delle lunghe fasi di ricerca, selezione e progettazione delle edizioni del Premio Agenore Fabbri.
La prima sezione di questo secondo percorso testimonia la propensione del collezionista verso una rappresentazione figurativa, con le opere di Antonella Bersani, Davide La Rocca, Dacia Manto, Federico Pietrella, Cristiano Pintaldi e Nicola Verlato.
In un successivo capitolo sull’astrazione, accanto alle tele di Roberto Floreani spiccano i cementi lavorati di Arcangelo Sassolino, i light box di Pino Falcone, le lamiere di Riccardo De Marchi e le scritture su alluminio di Sergio Fermariello.
La mostra si conclude con una sezione intitolata Concettualismo ironico. Tematiche familiari al pubblico del Mart, che in questi anni ha avuto modo di ammirare molte opere delle correnti internazionali di arte concettuale, qui declinate da artisti italiani come Andrea Facco, Corrado Bonomi, Carlo De Meo, Hubert Kostner, Enrico Iuliano, Antonio Riello.
Una selezione molto articolata e originale di opere provenienti da questa collezione è al centro della mostra Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947 – 2010, a cura di Gabriella Belli e Daniela Ferrari, in programma al Mart di Rovereto dal 2 luglio al 30 ottobre 2011.
L’evento espositivo dedicato quest’anno alla Fondazione VAF è l’ideale prosecuzione della mostra del 2005 “Un secolo di arte italiana”, che aveva presentato un primo nucleo di opere in deposito al Mart dal 2001 esposte regolarmente nella collezione permanente del museo.
Percorsi riscoperti si divide in due parti distinte: la prima ha come tema predominante la riscoperta di quegli artisti che dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta sono stati protagonisti di un ricco percorso espositivo e creativo, ma che sono stati in parte dimenticati dalla critica militante. Con questa mostra si vuole documentare la storia dell’arte italiana dal secondo dopoguerra, ponendo attenzione innanzitutto ai molti gruppi formatisi in quegli anni. Si tratta di esperienze come quella del “Gruppo nucleare ”, del quale hanno fatto parte tra gli altri Franco Bemporad, Enrico Baj, Roberto Crippa, Gianni Dova e Piero Manzoni, presente in mostra con un “Senza titolo” del 1957. Oppure di “Tempo 3 ” (Arnaldo Esposto, Gianni Stirone, Riccardo Guarneri, Attilio Carreri) di “Sperimentale p.” (Francesco Guerrieri, Lia Drei).
Particolarmente importante la sezione che documenta tendenze artistiche come il Razionalismo concreto, il Costruttivismo e l’Informale. La ricchezza e la completezza di questa parte della mostra testimoniano come molti siano gli artisti italiani che hanno proseguito lungo la via dell’astrazione affermatasi in Italia durante gli anni Trenta; e, per converso, di come altrettanto nutrito fosse il gruppo di artisti che reagirono al rigore dell’astrazione per seguire un’espressività comunque non figurativa ma legata all’energia e alla libertà del gesto.
L’informale è rappresentato in mostra da opere degli anni Cinquanta e Sessanta di Toti Scialoja, Franco Meneguzzo e Gianni Bertini, dalla declinazione in senso marcatamente segnico di Achille Perilli e soprattutto dalle sperimentazioni polimateriche di artisti come Gino Marotta, Edgardo Mannucci, Gino Marotta, Andrea Raccagni e naturalmente Agenore Fabbri, estesamente collezionato da Feierebend e a cui è dedicata una mostra-concorso biennale, giunta nel 2011 alla quinta edizione, che la VAF-Stiftung organizza e promuove per fare il punto sulle posizioni attuali dell’arte italiana. L’opera di Fabbri, in questi mesi è stata oggetto anche in una retrospettiva curata dal Mart ed esposta al Museo della Permanente di Milano.
Sono della fine degli anni Sessanta le opere di artisti impegnati in una critica ironica o feroce della società, come Vettor Pisani e Gino de Dominicis (“Una tomba per Claretta Petacci”, 1974), Gianni Bertini (“Oil”, 1965 e “Che sacramento”, 1968), Sergio Lombardo (“Charles De Gaulle”, 1961-62), Bruno Di Bello (“Berlino. Rudi Dutschke”, 1968), ma anche Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Umberto Mariani o Giangiacomo Spadari.
Il secondo percorso della mostra è dedicato agli artisti più giovani della collezione, esposti in dialogo con la generazione attiva negli anni Ottanta (Stefano Di Stasio, Carlo Maria Mariani, Aldo Mondino). I nomi sono stati selezionati dai curatori del Mart con lo stesso Volker W. Feierabend. Si tratta di preferenze maturate dal collezionista nel corso delle lunghe fasi di ricerca, selezione e progettazione delle edizioni del Premio Agenore Fabbri.
La prima sezione di questo secondo percorso testimonia la propensione del collezionista verso una rappresentazione figurativa, con le opere di Antonella Bersani, Davide La Rocca, Dacia Manto, Federico Pietrella, Cristiano Pintaldi e Nicola Verlato.
In un successivo capitolo sull’astrazione, accanto alle tele di Roberto Floreani spiccano i cementi lavorati di Arcangelo Sassolino, i light box di Pino Falcone, le lamiere di Riccardo De Marchi e le scritture su alluminio di Sergio Fermariello.
La mostra si conclude con una sezione intitolata Concettualismo ironico. Tematiche familiari al pubblico del Mart, che in questi anni ha avuto modo di ammirare molte opere delle correnti internazionali di arte concettuale, qui declinate da artisti italiani come Andrea Facco, Corrado Bonomi, Carlo De Meo, Hubert Kostner, Enrico Iuliano, Antonio Riello.
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