Livio Ceschin. Declinazioni di paesaggio
Dal 15 Marzo 2014 al 27 Aprile 2014
Treviso
Luogo: Fondazione Benetton Studi Ricerche
Indirizzo: via Cornarotta 7-9
Orari: martedì-venerdì, 15-20; sabato e domenica, 10-20
Curatori: Eugenio Manzato
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 5121
E-Mail info: fbsr@fbsr.it
Sito ufficiale: http://www.fbsr.it/
Il paesaggio sarà di nuovo protagonista negli spazi Bomben di Treviso, sale espositive della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Questa volta in un percorso che raccoglie quaranta opere grafiche dell’incisore Livio Ceschin, presentate nella mostra Declinazioni di paesaggio. Incisioni dal 1991 al 2013, aperta da domenica 16 marzo a domenica 27 aprile 2014.
L’inaugurazione pubblica si terrà sabato 15 marzo alle ore 18 alla presenza dell’artista e del curatore Eugenio Manzato, storico dell’arte.
La mostra affronta differenti tematiche ed esperienze che hanno caratterizzato il percorso artistico di Livio Ceschin, incisore trevigiano (nato a Pieve di Soligo nel 1962): il paesaggio, innanzitutto, declinato nelle sue diverse accezioni, con particolare attenzione agli elementi luce e atmosfera; lo studio delle incisioni originali di grandi maestri come Rembrandt, Tiepolo, Canaletto, Pitteri, alla base della realizzazione delle opere di formazione; le edizioni d’arte in collaborazione con Andrea Zanzotto e Mario Rigoni Stern, incluse le più recenti con Pierluigi Cappello e Mauro Corona. Una sezione della mostra sarà inoltre dedicata alla didattica dell’incisione e della stampa con l’esposizione di strumenti e materiali utilizzati, con un video interattivo che racconterà le varie fasi della realizzazione di un’opera, dall’approccio iniziale e diretto con il soggetto, fino alle prime prove di stampa.
Livio Ceschin inizia l’attività di incisore nel 1991, lavorando sui maestri del passato e trovando quindi ispirazione nel paesaggio trevigiano, dalle Prealpi alla laguna: rifacendosi dunque a una tradizione che, nata con l’attenzione per la campagna trevigiana di Guglielmo Ciardi, si è sviluppata per circa un secolo fino alla seconda metà del Novecento, annoverando tra le sue fila numerosi pittori. «In particolare» spiega Eugenio Manzato, curatore della mostra negli spazi Bomben «Giovanni Barbisan fu maestro eccellente nel ritrarre gli aspetti del paesaggio veneto attraverso incisioni di straordinaria finezza. È da questo maestro che parte la ricerca paesaggistica di Livio Ceschin: ma, per l’incisore trevigiano, Barbisan è una figura storica, a legarli non è la continuità di una traditio scolastica bensì l’ispirazione che viene dalla medesima visione dei luoghi; la resa vibrante e luministica che accomuna, per certi aspetti, le loro incisioni è coerente con il paesaggio rappresentato, con la bellezza discreta delle colline e della campagna, con la luce veneta.
E poiché la scelta di seguire la tradizione è frutto di un recupero “storico”, ecco che l’omaggio viene esplicitamente dichiarato: come una tessitura che vibra della stessa atmosfera della natura evocata si insinuano, soprattutto negli ultimi anni, tracce di scrittura, frammenti epistolari e brani di poesia. È la storia dell’uomo, è l’uomo stesso che si fa presenza attraverso la parola. Questo alto pensiero che fonda l’ispirazione di Livio Ceschin ne giustifica gli esiti di raffinata bellezza: la tecnica impeccabile, l’eccezionale resa naturalistica, la straordinaria abilità compositiva, anche nelle lastre di inconsuete, vaste proporzioni».
Ma al di là della folgorazione “romantica”, dell’ispirazione artistica tradotta in opera d’arte, l’opera di Livio Ceschin offre anche una riflessione sulle modificazioni del paesaggio dalla seconda metà del secolo scorso, sull’urbanizzazione che ha alterato profondamente il territorio. La campagna di Ceschin non è più quella di Giovanni Barbisan: ecco allora che l’obiettivo si restringe a cercare piccole oasi di intatta natura di cui l’incisore descrive i particolari più minuti. «Non solo» spiega Manzato «con i “Giardini marginali” Ceschin dimostra di saper trovare motivo di poesia anche nel discreto erbario cresciuto al lato di una strada o lungo i binari di una ferrovia. E dunque, come per miracolo, il paesaggio perduto si ricompone nelle incisioni dell’artista, perché, come egli stesso afferma, “quello che vediamo e che intuiamo emana un fascino in cui ogni elemento è sublimato dal segno, in cui il ricordo di tale rovina e degrado è altrettanto significativo e consolatorio di quello delle pinete e dei boschi di betulle”».
Con la mostra di Livio Ceschin, la Fondazione Benetton prosegue nel suo percorso di indagine e riflessione sui temi legati al paesaggio, al centro dell’attività di centro studi, ma affrontati anche con forme e linguaggi capaci di parlare a un pubblico che va oltre gli specialismi.
L’esposizione negli spazi Bomben si colloca, per l’artista, tra due grandi eventi che lo vedono protagonista, l’esposizione alla Calcografia Nazionale di Roma nella primavera-estate 2013 e la prossima mostra che si terrà nel prestigioso Museo Rembrandt di Amsterdam.
Livio Ceschin nasce a Pieve di Soligo nel 1962. Inizia a incidere nel 1991, lavorando sui maestri incisori del passato (Rembrandt,Tiepolo, Canaletto, Pitteri) e contemporanei (Barbisan e Velly). Studia all’Accademia Raffaello di Urbino, dove frequenta il Laboratorio di Calcografia del Maestro Incisore Paolo Fraternali, che lo porta ad avvicinarsi a nuove tecniche. Avverte presto l’esigenza, sempre più urgente, di affrontare il tema del paesaggio, che indaga per mezzo delle tecniche dell’acquaforte e dell’uso della puntasecca. Negli anni novanta vince diversi premi e si vede dedicate numerose esposizioni in Italia e all’estero. Stringe amicizia con poeti e scrittori, soprattutto veneti: sue incisioni appaiono nei libri d’artista contenenti opere di Novella Cantarutti, Silvio Ramat, Bino Rebellato, Andrea Zanzotto e Mario Luzi. Nell’ultimo decennio partecipa a Biennali e Triennali di grafica, tra le quali quelle europee di Lubiana, Cracovia e Ourense; nel 2003 vince il primo premio alla Biennale Internazionale per l’Incisione “Premio Acqui” di Acqui Terme (AL).
Conosce lo scrittore Mario Rigoni Stern, lo storico dell’arte Ernst Gombrich e il fotografo Henry Cartier-Bresson. Dal 2002 fa parte della Royal Society of Painter-Printmakers di Londra. Sue opere sono conservate presso le maggiori istituzioni pubbliche, tra le quali la Civica Raccolta Achille Bertarelli di Milano, la National Portrait Gallery di Londra, la Bibliotèque Nazionale de France di Parigi, gli Uffizi di Firenze, la Staatliche Graphiche Sammlung di Monaco, l’Albertina di Vienna e presso importanti collezioni private in Italia e all’estero.
L’inaugurazione pubblica si terrà sabato 15 marzo alle ore 18 alla presenza dell’artista e del curatore Eugenio Manzato, storico dell’arte.
La mostra affronta differenti tematiche ed esperienze che hanno caratterizzato il percorso artistico di Livio Ceschin, incisore trevigiano (nato a Pieve di Soligo nel 1962): il paesaggio, innanzitutto, declinato nelle sue diverse accezioni, con particolare attenzione agli elementi luce e atmosfera; lo studio delle incisioni originali di grandi maestri come Rembrandt, Tiepolo, Canaletto, Pitteri, alla base della realizzazione delle opere di formazione; le edizioni d’arte in collaborazione con Andrea Zanzotto e Mario Rigoni Stern, incluse le più recenti con Pierluigi Cappello e Mauro Corona. Una sezione della mostra sarà inoltre dedicata alla didattica dell’incisione e della stampa con l’esposizione di strumenti e materiali utilizzati, con un video interattivo che racconterà le varie fasi della realizzazione di un’opera, dall’approccio iniziale e diretto con il soggetto, fino alle prime prove di stampa.
Livio Ceschin inizia l’attività di incisore nel 1991, lavorando sui maestri del passato e trovando quindi ispirazione nel paesaggio trevigiano, dalle Prealpi alla laguna: rifacendosi dunque a una tradizione che, nata con l’attenzione per la campagna trevigiana di Guglielmo Ciardi, si è sviluppata per circa un secolo fino alla seconda metà del Novecento, annoverando tra le sue fila numerosi pittori. «In particolare» spiega Eugenio Manzato, curatore della mostra negli spazi Bomben «Giovanni Barbisan fu maestro eccellente nel ritrarre gli aspetti del paesaggio veneto attraverso incisioni di straordinaria finezza. È da questo maestro che parte la ricerca paesaggistica di Livio Ceschin: ma, per l’incisore trevigiano, Barbisan è una figura storica, a legarli non è la continuità di una traditio scolastica bensì l’ispirazione che viene dalla medesima visione dei luoghi; la resa vibrante e luministica che accomuna, per certi aspetti, le loro incisioni è coerente con il paesaggio rappresentato, con la bellezza discreta delle colline e della campagna, con la luce veneta.
E poiché la scelta di seguire la tradizione è frutto di un recupero “storico”, ecco che l’omaggio viene esplicitamente dichiarato: come una tessitura che vibra della stessa atmosfera della natura evocata si insinuano, soprattutto negli ultimi anni, tracce di scrittura, frammenti epistolari e brani di poesia. È la storia dell’uomo, è l’uomo stesso che si fa presenza attraverso la parola. Questo alto pensiero che fonda l’ispirazione di Livio Ceschin ne giustifica gli esiti di raffinata bellezza: la tecnica impeccabile, l’eccezionale resa naturalistica, la straordinaria abilità compositiva, anche nelle lastre di inconsuete, vaste proporzioni».
Ma al di là della folgorazione “romantica”, dell’ispirazione artistica tradotta in opera d’arte, l’opera di Livio Ceschin offre anche una riflessione sulle modificazioni del paesaggio dalla seconda metà del secolo scorso, sull’urbanizzazione che ha alterato profondamente il territorio. La campagna di Ceschin non è più quella di Giovanni Barbisan: ecco allora che l’obiettivo si restringe a cercare piccole oasi di intatta natura di cui l’incisore descrive i particolari più minuti. «Non solo» spiega Manzato «con i “Giardini marginali” Ceschin dimostra di saper trovare motivo di poesia anche nel discreto erbario cresciuto al lato di una strada o lungo i binari di una ferrovia. E dunque, come per miracolo, il paesaggio perduto si ricompone nelle incisioni dell’artista, perché, come egli stesso afferma, “quello che vediamo e che intuiamo emana un fascino in cui ogni elemento è sublimato dal segno, in cui il ricordo di tale rovina e degrado è altrettanto significativo e consolatorio di quello delle pinete e dei boschi di betulle”».
Con la mostra di Livio Ceschin, la Fondazione Benetton prosegue nel suo percorso di indagine e riflessione sui temi legati al paesaggio, al centro dell’attività di centro studi, ma affrontati anche con forme e linguaggi capaci di parlare a un pubblico che va oltre gli specialismi.
L’esposizione negli spazi Bomben si colloca, per l’artista, tra due grandi eventi che lo vedono protagonista, l’esposizione alla Calcografia Nazionale di Roma nella primavera-estate 2013 e la prossima mostra che si terrà nel prestigioso Museo Rembrandt di Amsterdam.
Livio Ceschin nasce a Pieve di Soligo nel 1962. Inizia a incidere nel 1991, lavorando sui maestri incisori del passato (Rembrandt,Tiepolo, Canaletto, Pitteri) e contemporanei (Barbisan e Velly). Studia all’Accademia Raffaello di Urbino, dove frequenta il Laboratorio di Calcografia del Maestro Incisore Paolo Fraternali, che lo porta ad avvicinarsi a nuove tecniche. Avverte presto l’esigenza, sempre più urgente, di affrontare il tema del paesaggio, che indaga per mezzo delle tecniche dell’acquaforte e dell’uso della puntasecca. Negli anni novanta vince diversi premi e si vede dedicate numerose esposizioni in Italia e all’estero. Stringe amicizia con poeti e scrittori, soprattutto veneti: sue incisioni appaiono nei libri d’artista contenenti opere di Novella Cantarutti, Silvio Ramat, Bino Rebellato, Andrea Zanzotto e Mario Luzi. Nell’ultimo decennio partecipa a Biennali e Triennali di grafica, tra le quali quelle europee di Lubiana, Cracovia e Ourense; nel 2003 vince il primo premio alla Biennale Internazionale per l’Incisione “Premio Acqui” di Acqui Terme (AL).
Conosce lo scrittore Mario Rigoni Stern, lo storico dell’arte Ernst Gombrich e il fotografo Henry Cartier-Bresson. Dal 2002 fa parte della Royal Society of Painter-Printmakers di Londra. Sue opere sono conservate presso le maggiori istituzioni pubbliche, tra le quali la Civica Raccolta Achille Bertarelli di Milano, la National Portrait Gallery di Londra, la Bibliotèque Nazionale de France di Parigi, gli Uffizi di Firenze, la Staatliche Graphiche Sammlung di Monaco, l’Albertina di Vienna e presso importanti collezioni private in Italia e all’estero.
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