TREVISO VIAGGIO DANTESCO
Dal 18 Dicembre 2021 al 27 Marzo 2022
Treviso
Luogo: Museo Luigi Bailo
Indirizzo: Borgo Camillo Benso Conte di Cavour 24
Curatori: Paola Bonifacio, Monia Bottaro, Maria Elisabetta Gerhardinger, Fabrizio Malachin
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura - Comune di Treviso
- Civici Musei di Treviso
Telefono per informazioni: +39 0422 658951
E-Mail info: info@museicivicitreviso.it
Sito ufficiale: http://www.museicivicitreviso.it
Il Cantiere per il Grande Bailo procede spedito verso la giornata inaugurale messa in calendario per il 20 maggio 2022, quando il Bailo si presenterà fortemente ampliato e rinnovato.
Assessorato alla Cultura e Civici Musei di Treviso hanno deciso di riservare il tempo d’attesa per il grande evento offrendo un originale Omaggio a due delle maggiori Personalità italiane di ogni tempo: Dante e Antonio Canova. In concomitanza, naturalmente, con le Celebrazioni Nazionali del Sommo Poeta e del grande Maestro di Possagno.
Il sindaco, Mario Conte, e l’Assessore Lavinia Colonna Preti, con i curatori scoprono altri dettagli del primo appuntamento, quello dantesco con la Mostra messa a punto da Biblioteca e Musei Civici di Treviso, con la collaborazione del Comune di Oderzo e di Fondazione Oderzo Cultura, nell’ottica di consolidare e incentivare la promozione culturale sul territorio extracomunale.
“Chi vive nel sogno è un essere superiore, chi vive nella realtà, uno schiavo infelice. Dante fu certamente il maggior poeta del sogno della vita, del sonno e della morte”. Così scriverà Alberto Martini uno dei protagonisti della rassegna divisa nelle due sedi e in quattro sezioni, per il quale quello di Dante è un verbo imprescindibile, che rende proprio tramite lo scenario del sonno e del sogno. A Treviso, nell’Inferno, le sue raffinatissime e lunari illustrazioni si confrontano con il segno ampio e denso della chine di Tono Zancanaro.
A fare da ponte tra le due visioni è il giapponese Go Nagai, con una selezione di lavori dalla sua sorprendente Divina Commedia, figlia di un Oriente moderno e animato, abbeveratosi alle fonti romantiche dell’Ottocento europeo. Il suo è un Dorè manga.
La scultura infernale di Romano Abate irrompe nella Cantica opponendo alle levità dei segni grafici, la fisicità di una materia primordiale, consunta tanto da divenire levigata: Lucifero, monco ed eruttante anime, angelo ribelle per eccellenza fatto di legno, buio e mistero, giace così conficcato a terra con le ali spezzate. Il Purgatorio è quasi un monolito, istoriato da scabri sentieri, cicatrici variamente tracciate a suggerire cammini ciclici ed estenuanti, qua e là punteggiati da una rada e sofferta vegetazione lungo i quali transitano le anime illustrate dai mobili fili di inchiostro dello sgargiante Purgatorio del terzo autore, Tono Zancanaro: è una dimensione vagamente eterea, la loro, ingentilita da piante rigogliose che tutto avvincono, trasformando. Anche Alberto Martini nel suo Purgatorio alterna al buio della china, che puntualmente tutto contiene, il fondo chiaro sul quale il segno perfetto è ora inteso a sottolineare atmosfere sempre più distaccate e rarefatte. Nel Paradiso la Vergine di Abate è una scultura ieratica, evocativa di una misteriosa e medievale memoria ma anche una donna del nostro tempo. Intorno, azzurri e bianchi delicatissimi caratterizzano i guazzi paradisiaci di Tono Zancanaro, la cui fiducia nella natura umana si mostra in tutta la sua evidenza. Martini risponde con le sue oniriche e luminose geometrie celesti, virate sempre più verso la sola luce, vera protagonista di una lettura progressivamente sempre più astraente e simbolica del paradiso dantesco.
E se a Treviso la “ritrascrizione visiva” del Poema da parte di Martini si confronta con quella di altri importanti interpreti del Novecento, a Oderzo, presso la Pinacoteca intitolatagli, nella sezione dedicata si rileggerà il percorso permanente dantesco dell’artista anche alla luce di una selezione delle sue opere fondamentali realizzate nel 1901 per l’editore Alinari, in dialogo con la grande, immersiva ed emozionante animazione multimediale dantesca tratta dai suoi lavori degli Anni Trenta e Quaranta sottolineati dalla musica del Maestro Maurizio Baglini.
Il secondo polo trevigiano del “Viaggio Dantesco” è dedicato a “Dante e Treviso” con la preziosa selezione di opere dantesche, tesori, per la gran parte, della Biblioteca e del Museo Civico, ma anche proveniente da privati collezionisti. Si tratta di manoscritti, edizioni antiche, disegni e fotografie, opere su tela che accompagneranno il visitatore in un percorso costruito sulle testimonianze più significative del poeta a Treviso.
Tra i tesori in mostra, la celebre Commedia trecentesca appartenuta al canonico Giovanni Battista Rossi, capolavoro della miniatura; quella, di piccolo formato in bella scrittura umanistica, frammentaria, di mano dell’erudito pistoiese Tommaso Baldinotti, e una copia quattrocentesca del Commento di Jacopo della Lana, il più antico chiosatore dell’intero poema.
Tra gli incunaboli in mostra, la prima edizione fiorentina della Commedia stampata da Nicolò della Magna, illustrata con le incisioni tratte dai disegni di Sandro Botticelli, e quella bresciana uscita dai torchi di Bonino de’ Bonini nel 1487, riccamente ornata da sessantotto xilografie. Poi la fondamentale aldina a cura del cardinal Pietro Bembo, nelle due edizioni del 1502 e del 1515, quest’ultima donata alla biblioteca da Natale Botter. Ancora, la stampa veneziana dei fratelli Sessa del 1596, detta dai bibliofili il “Dante del gran naso” per il ritratto di profilo del poeta in frontespizio, e la bella edizione settecentesca di Antonio Zatta, la prima dell’opera completa, con raffinato frontespizio e illustrazioni di Gaetano Zompini e Jacopo Guarana.
Infine, ampio spazio verrà dedicato ai documenti che richiamano le celebrazioni cittadine del 1865 e 1921, con i disegni proveniente dall’album di Luigi Borro per la stele commemorativa al Ponte Dante (ms. 1560), le albumine di Giuseppe Ferretto e Antonio Rech, che fotografano la partecipazione all’evento.
Molte, e di rilievo, le opere dantesche dei Civici Musei. Oltre ai disegni di Borro, il bel dipinto di Eugenio Moretti Larese La morte di Dante. Le medaglie commemorative dantesche, poste in dialogo con i ritratti danteschi coevi della Biblioteca, consentono di seguire l’evoluzione iconografica del ritratto di Dante in tipografia, a partire dai modelli canonici utilizzati fino alla scoperta di quelli meno tradizionali. Provengono da collezione privata, infine, le raffinate incisioni settecentesche della Divina Commedia raccolte e pubblicate da Antonio Zatta alla fine del XVIII secolo, qui poste in dialogo con stampe di proprietà civica, quasi una galleria dell’arte veneta del ‘700, visto che derivano da disegni, tra gli altri, di Zompini, Crosato, Fontebasso.
Assessorato alla Cultura e Civici Musei di Treviso hanno deciso di riservare il tempo d’attesa per il grande evento offrendo un originale Omaggio a due delle maggiori Personalità italiane di ogni tempo: Dante e Antonio Canova. In concomitanza, naturalmente, con le Celebrazioni Nazionali del Sommo Poeta e del grande Maestro di Possagno.
Il sindaco, Mario Conte, e l’Assessore Lavinia Colonna Preti, con i curatori scoprono altri dettagli del primo appuntamento, quello dantesco con la Mostra messa a punto da Biblioteca e Musei Civici di Treviso, con la collaborazione del Comune di Oderzo e di Fondazione Oderzo Cultura, nell’ottica di consolidare e incentivare la promozione culturale sul territorio extracomunale.
“Chi vive nel sogno è un essere superiore, chi vive nella realtà, uno schiavo infelice. Dante fu certamente il maggior poeta del sogno della vita, del sonno e della morte”. Così scriverà Alberto Martini uno dei protagonisti della rassegna divisa nelle due sedi e in quattro sezioni, per il quale quello di Dante è un verbo imprescindibile, che rende proprio tramite lo scenario del sonno e del sogno. A Treviso, nell’Inferno, le sue raffinatissime e lunari illustrazioni si confrontano con il segno ampio e denso della chine di Tono Zancanaro.
A fare da ponte tra le due visioni è il giapponese Go Nagai, con una selezione di lavori dalla sua sorprendente Divina Commedia, figlia di un Oriente moderno e animato, abbeveratosi alle fonti romantiche dell’Ottocento europeo. Il suo è un Dorè manga.
La scultura infernale di Romano Abate irrompe nella Cantica opponendo alle levità dei segni grafici, la fisicità di una materia primordiale, consunta tanto da divenire levigata: Lucifero, monco ed eruttante anime, angelo ribelle per eccellenza fatto di legno, buio e mistero, giace così conficcato a terra con le ali spezzate. Il Purgatorio è quasi un monolito, istoriato da scabri sentieri, cicatrici variamente tracciate a suggerire cammini ciclici ed estenuanti, qua e là punteggiati da una rada e sofferta vegetazione lungo i quali transitano le anime illustrate dai mobili fili di inchiostro dello sgargiante Purgatorio del terzo autore, Tono Zancanaro: è una dimensione vagamente eterea, la loro, ingentilita da piante rigogliose che tutto avvincono, trasformando. Anche Alberto Martini nel suo Purgatorio alterna al buio della china, che puntualmente tutto contiene, il fondo chiaro sul quale il segno perfetto è ora inteso a sottolineare atmosfere sempre più distaccate e rarefatte. Nel Paradiso la Vergine di Abate è una scultura ieratica, evocativa di una misteriosa e medievale memoria ma anche una donna del nostro tempo. Intorno, azzurri e bianchi delicatissimi caratterizzano i guazzi paradisiaci di Tono Zancanaro, la cui fiducia nella natura umana si mostra in tutta la sua evidenza. Martini risponde con le sue oniriche e luminose geometrie celesti, virate sempre più verso la sola luce, vera protagonista di una lettura progressivamente sempre più astraente e simbolica del paradiso dantesco.
E se a Treviso la “ritrascrizione visiva” del Poema da parte di Martini si confronta con quella di altri importanti interpreti del Novecento, a Oderzo, presso la Pinacoteca intitolatagli, nella sezione dedicata si rileggerà il percorso permanente dantesco dell’artista anche alla luce di una selezione delle sue opere fondamentali realizzate nel 1901 per l’editore Alinari, in dialogo con la grande, immersiva ed emozionante animazione multimediale dantesca tratta dai suoi lavori degli Anni Trenta e Quaranta sottolineati dalla musica del Maestro Maurizio Baglini.
Il secondo polo trevigiano del “Viaggio Dantesco” è dedicato a “Dante e Treviso” con la preziosa selezione di opere dantesche, tesori, per la gran parte, della Biblioteca e del Museo Civico, ma anche proveniente da privati collezionisti. Si tratta di manoscritti, edizioni antiche, disegni e fotografie, opere su tela che accompagneranno il visitatore in un percorso costruito sulle testimonianze più significative del poeta a Treviso.
Tra i tesori in mostra, la celebre Commedia trecentesca appartenuta al canonico Giovanni Battista Rossi, capolavoro della miniatura; quella, di piccolo formato in bella scrittura umanistica, frammentaria, di mano dell’erudito pistoiese Tommaso Baldinotti, e una copia quattrocentesca del Commento di Jacopo della Lana, il più antico chiosatore dell’intero poema.
Tra gli incunaboli in mostra, la prima edizione fiorentina della Commedia stampata da Nicolò della Magna, illustrata con le incisioni tratte dai disegni di Sandro Botticelli, e quella bresciana uscita dai torchi di Bonino de’ Bonini nel 1487, riccamente ornata da sessantotto xilografie. Poi la fondamentale aldina a cura del cardinal Pietro Bembo, nelle due edizioni del 1502 e del 1515, quest’ultima donata alla biblioteca da Natale Botter. Ancora, la stampa veneziana dei fratelli Sessa del 1596, detta dai bibliofili il “Dante del gran naso” per il ritratto di profilo del poeta in frontespizio, e la bella edizione settecentesca di Antonio Zatta, la prima dell’opera completa, con raffinato frontespizio e illustrazioni di Gaetano Zompini e Jacopo Guarana.
Infine, ampio spazio verrà dedicato ai documenti che richiamano le celebrazioni cittadine del 1865 e 1921, con i disegni proveniente dall’album di Luigi Borro per la stele commemorativa al Ponte Dante (ms. 1560), le albumine di Giuseppe Ferretto e Antonio Rech, che fotografano la partecipazione all’evento.
Molte, e di rilievo, le opere dantesche dei Civici Musei. Oltre ai disegni di Borro, il bel dipinto di Eugenio Moretti Larese La morte di Dante. Le medaglie commemorative dantesche, poste in dialogo con i ritratti danteschi coevi della Biblioteca, consentono di seguire l’evoluzione iconografica del ritratto di Dante in tipografia, a partire dai modelli canonici utilizzati fino alla scoperta di quelli meno tradizionali. Provengono da collezione privata, infine, le raffinate incisioni settecentesche della Divina Commedia raccolte e pubblicate da Antonio Zatta alla fine del XVIII secolo, qui poste in dialogo con stampe di proprietà civica, quasi una galleria dell’arte veneta del ‘700, visto che derivano da disegni, tra gli altri, di Zompini, Crosato, Fontebasso.
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