Fulvio Bianconi alla Venini
Dal 13 Settembre 2015 al 10 Gennaio 2016
Venezia
Luogo: Le Stanze del Vetro - Fondazione Giorgio Cini
Indirizzo: Isola di San Giorgio Maggiore
Orari: 10-19, chiuso il mercoledì
Curatori: Marino Barovier
Costo del biglietto: inresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 522 9138
E-Mail info: info@lestanzedelvetro.it
Sito ufficiale: http://lestanzedelvetro.org
Grafico estroso, illustratore, caricaturista, designer: Fulvio Bianconi (Padova, 1915 – Milano, 1996) è stato uno degli artisti che ha collaborato con la vetreria Venini in modo più fruttuoso – in particolare negli anni Cinquanta - studiando creazioni che sarebbero diventate vere e proprie icone dell’arte del fuoco muranese. A lui è dedicata l’esposizione Fulvio Bianconi alla Venini a cura di Marino Barovier,che si terrà sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia dal 13 settembre 2015 al 10 gennaio 2016.
La mostra è la quarta del ciclo espositivo dedicato alla storia della Venini, organizzato da LE STANZE DEL VETRO, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del ventesimo e ventunesimo secolo.
Con oltre 300 opere, Fulvio Bianconi alla Venini vuole illustrare in modo esaustivo la proficua collaborazione che, negli anni, a più riprese, ha legato l’artista veneto e la celebre fornace muranese. Giunto a Murano nel 1946 per realizzare alcuni flaconi porta profumo per la ditta Giviemme, Fulvio Bianconi, stabilì una collaborazione con la vetreria che durò in modo continuativo fino alla metà degli anni Cinquanta, solo occasionalmente nel decennio successivo, e poi ancora tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. In questi anni Bianconi instaurò con Paolo Venini un rapporto di stima basato sulla stima e l’entusiasmo che lo portò a caratterizzare la produzione della vetreria, studiando modelli dalle forme originali, connotate da un accentuato valore cromatico, che hanno portato alla nascita di opere suggestive, alcune delle quali incarnano l’entusiasmo dei “favolosi” anni Cinquanta, divenendo delle vere e proprie icone dell’arte del fuoco muranese.
Avvalendosi del materiale documentario inedito proveniente dall’archivio Venini e grazie alla disponibilità di collezionisti e musei italiani e stranieri, Fulvio Bianconi alla Venini propone una panoramica completa dei vetri disegnati dall’artista per la Venini, molti dei quali esposti con successo alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano, ma anche nelle numerose mostre itineranti che si tennero sia in Europa sia negli Stati Uniti nel corso degli anni Cinquanta, che rivelano la straordinaria curiosità e lo spirito innovativo di Bianconi, caratterizzato da una forte attenzione alla policromia e animato da una ironica egiocosa creatività.
Tra le opere che si potranno ammirare in mostra vi è il celebre vasofazzoletto(1949) - frutto di un confronto diretto con Paolo Venini - di cui esistono diverse varianti dimensionali, di foggia e tessuto vitreo; pezzo che entrò subito nei musei di arte decorativa di tutto il mondo come oggetto esemplare dell’arte vetraria muranese. Di grande impatto sono poi le serie: a macchie(1950) distinguibile per i caratteristici decori astratti in vetro opaco che, risaltando sul vetro trasparente di grosso spessore, conferiscono alle opere un accentuato valore pittorico; Sirene e Nudi(1950), anch’essi in vetro trasparente monocromo. Gioca invece con volumi insoliti, di matrice quasi scultorea, la serie dei forati (1951-52), realizzati in vetro composto con singolari colorazioni.
Un’accesa, ma calibrata, policromia fu la nota peculiare di molti vetri proposti da Bianconi. Molto apprezzata dal pubblico, è la serie dei Pezzati(1950-51), ottenuti con un mosaico multicolore di tessere trasparenti e proposti con diverse combinazioni di colore, identificati da nomi di città o continenti (Parigi, America, Stoccolma, Istanbul e Venezia). L’esuberanza cromatica connota anche altri magnifici pezzi come i vetri a fasce orizzontali (1950 e 1953-56) e a fasce verticali (1950-51) dove vi sono accostamenti sia contrastanti che modulati, evidenti anche nella serie spicchi (1953-57), dalle suggestive colorazioni. Di rilievo, gli scozzesi (1954-1957), vetri estremamente rari, che presentano una vivacissima tessitura a canne incrociate, modellata a stampo con inedite forme complesse.
Tra le produzioni più caratteristiche di Bianconi per Venini vi è senz’altro la serie delle Maschere italiane presentata alla Biennale del 1948: divertenti e allo stesso tempo ironiche figurine in vetro policromo, ispirate ai tipi della Commedia dell’arte, di cui saranno esposti una decina di esemplari. Questo tipo di produzione si arricchì in seguito di altri soggetti, dai costumi regionali, a quelli d’epoca, dai Pulcinella tratti dai dipinti del Tiepolo, fino alle figure di donne africane con abiti coloratissimi in vetro a murrine. Vi sono inoltre gli animali in vetro (1953 ca.) dove il virtuosismo delle tecniche muranesi si sposa alla giocosità di questo artista straordinario ed arguto, che negli anni Sessanta ideò anche le briose ed esili figurine della serie beat (1967).
In occasione della mostra Fulvio Bianconi alla Venini, verrà pubblicato il primo catalogo ragionato dei vetri di Fulvio Bianconi per la Venini, edito da Skira per LE STANZE DEL VETRO e curato da Marino Barovier con Carla Sonego.
Fulvio Bianconi (Padova, 1915 – Milano, 1996) figura di estroso grafico, illustratore, designer, dall’infanzia è a Venezia dove alla fine degli anni Venti ha un primo contatto con il vetro muranese lavorando come apprendista in un laboratorio di decorazione. Distintosi come caricaturista, alla metà degli anni Trenta si trasferisce a Milano, dove grazie a Cesare Zavattini e a Dino Villani si inserisce nel mondo della grafica e dell’illustrazione pubblicitaria entrando in contatto con diverse aziende. Inizia così una serie di collaborazioni con ditte come la Motta e successivamente con le case editrici Mondadori, Garzanti (dove rimarrà stabilmente fino al 1975) e Rizzoli. Esegue una serie di affreschi per i negozi Galtrucco ed i padiglioni della Fiera Campionaria di Milano. Lavora anche per Giviemme, FIAT, Marzotto, HMV, Pathe, Columbia, Pirelli e Rai. Giunto a Murano nel 1946 per approfondire la conoscenza del vetro, in seguito ad una commissione per alcuni flaconi portaprofumo Giviemme, Bianconi stabilisce con Paolo Venini un rapporto privilegiato basato sulla stima e l’entusiasmo che lo porta a caratterizzare la produzione della vetreria di quest’ultimo, in modo continuativo, all’incirca fino alla metà degli anni Cinquanta, occasionalmente nel decennio successivo (1967 ca.) ed ancora tra la fine e l’inizio degli anni Ottanta e Novanta. Collabora episodicamente con altre fornaci e dal 1958 espone i propri vetri alla galleria Danese di Milano, parte dei quali realizzati dalla I.V.R. Mzzega. Negli anni Cinquanta disegna per la Gino Cenedese & C., e a partire dagli anni Sessanta per ditte come la Vetreria Vistosi (1963) e la Vetreria Galliano Ferro (1966). Interviene anche alla Seguso Vetri d’Arte (1978), alla Toso Vetri d’Arte (1983) e alla Vetreria de Majo (1991-92).
La mostra è la quarta del ciclo espositivo dedicato alla storia della Venini, organizzato da LE STANZE DEL VETRO, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del ventesimo e ventunesimo secolo.
Con oltre 300 opere, Fulvio Bianconi alla Venini vuole illustrare in modo esaustivo la proficua collaborazione che, negli anni, a più riprese, ha legato l’artista veneto e la celebre fornace muranese. Giunto a Murano nel 1946 per realizzare alcuni flaconi porta profumo per la ditta Giviemme, Fulvio Bianconi, stabilì una collaborazione con la vetreria che durò in modo continuativo fino alla metà degli anni Cinquanta, solo occasionalmente nel decennio successivo, e poi ancora tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. In questi anni Bianconi instaurò con Paolo Venini un rapporto di stima basato sulla stima e l’entusiasmo che lo portò a caratterizzare la produzione della vetreria, studiando modelli dalle forme originali, connotate da un accentuato valore cromatico, che hanno portato alla nascita di opere suggestive, alcune delle quali incarnano l’entusiasmo dei “favolosi” anni Cinquanta, divenendo delle vere e proprie icone dell’arte del fuoco muranese.
Avvalendosi del materiale documentario inedito proveniente dall’archivio Venini e grazie alla disponibilità di collezionisti e musei italiani e stranieri, Fulvio Bianconi alla Venini propone una panoramica completa dei vetri disegnati dall’artista per la Venini, molti dei quali esposti con successo alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano, ma anche nelle numerose mostre itineranti che si tennero sia in Europa sia negli Stati Uniti nel corso degli anni Cinquanta, che rivelano la straordinaria curiosità e lo spirito innovativo di Bianconi, caratterizzato da una forte attenzione alla policromia e animato da una ironica egiocosa creatività.
Tra le opere che si potranno ammirare in mostra vi è il celebre vasofazzoletto(1949) - frutto di un confronto diretto con Paolo Venini - di cui esistono diverse varianti dimensionali, di foggia e tessuto vitreo; pezzo che entrò subito nei musei di arte decorativa di tutto il mondo come oggetto esemplare dell’arte vetraria muranese. Di grande impatto sono poi le serie: a macchie(1950) distinguibile per i caratteristici decori astratti in vetro opaco che, risaltando sul vetro trasparente di grosso spessore, conferiscono alle opere un accentuato valore pittorico; Sirene e Nudi(1950), anch’essi in vetro trasparente monocromo. Gioca invece con volumi insoliti, di matrice quasi scultorea, la serie dei forati (1951-52), realizzati in vetro composto con singolari colorazioni.
Un’accesa, ma calibrata, policromia fu la nota peculiare di molti vetri proposti da Bianconi. Molto apprezzata dal pubblico, è la serie dei Pezzati(1950-51), ottenuti con un mosaico multicolore di tessere trasparenti e proposti con diverse combinazioni di colore, identificati da nomi di città o continenti (Parigi, America, Stoccolma, Istanbul e Venezia). L’esuberanza cromatica connota anche altri magnifici pezzi come i vetri a fasce orizzontali (1950 e 1953-56) e a fasce verticali (1950-51) dove vi sono accostamenti sia contrastanti che modulati, evidenti anche nella serie spicchi (1953-57), dalle suggestive colorazioni. Di rilievo, gli scozzesi (1954-1957), vetri estremamente rari, che presentano una vivacissima tessitura a canne incrociate, modellata a stampo con inedite forme complesse.
Tra le produzioni più caratteristiche di Bianconi per Venini vi è senz’altro la serie delle Maschere italiane presentata alla Biennale del 1948: divertenti e allo stesso tempo ironiche figurine in vetro policromo, ispirate ai tipi della Commedia dell’arte, di cui saranno esposti una decina di esemplari. Questo tipo di produzione si arricchì in seguito di altri soggetti, dai costumi regionali, a quelli d’epoca, dai Pulcinella tratti dai dipinti del Tiepolo, fino alle figure di donne africane con abiti coloratissimi in vetro a murrine. Vi sono inoltre gli animali in vetro (1953 ca.) dove il virtuosismo delle tecniche muranesi si sposa alla giocosità di questo artista straordinario ed arguto, che negli anni Sessanta ideò anche le briose ed esili figurine della serie beat (1967).
In occasione della mostra Fulvio Bianconi alla Venini, verrà pubblicato il primo catalogo ragionato dei vetri di Fulvio Bianconi per la Venini, edito da Skira per LE STANZE DEL VETRO e curato da Marino Barovier con Carla Sonego.
Fulvio Bianconi (Padova, 1915 – Milano, 1996) figura di estroso grafico, illustratore, designer, dall’infanzia è a Venezia dove alla fine degli anni Venti ha un primo contatto con il vetro muranese lavorando come apprendista in un laboratorio di decorazione. Distintosi come caricaturista, alla metà degli anni Trenta si trasferisce a Milano, dove grazie a Cesare Zavattini e a Dino Villani si inserisce nel mondo della grafica e dell’illustrazione pubblicitaria entrando in contatto con diverse aziende. Inizia così una serie di collaborazioni con ditte come la Motta e successivamente con le case editrici Mondadori, Garzanti (dove rimarrà stabilmente fino al 1975) e Rizzoli. Esegue una serie di affreschi per i negozi Galtrucco ed i padiglioni della Fiera Campionaria di Milano. Lavora anche per Giviemme, FIAT, Marzotto, HMV, Pathe, Columbia, Pirelli e Rai. Giunto a Murano nel 1946 per approfondire la conoscenza del vetro, in seguito ad una commissione per alcuni flaconi portaprofumo Giviemme, Bianconi stabilisce con Paolo Venini un rapporto privilegiato basato sulla stima e l’entusiasmo che lo porta a caratterizzare la produzione della vetreria di quest’ultimo, in modo continuativo, all’incirca fino alla metà degli anni Cinquanta, occasionalmente nel decennio successivo (1967 ca.) ed ancora tra la fine e l’inizio degli anni Ottanta e Novanta. Collabora episodicamente con altre fornaci e dal 1958 espone i propri vetri alla galleria Danese di Milano, parte dei quali realizzati dalla I.V.R. Mzzega. Negli anni Cinquanta disegna per la Gino Cenedese & C., e a partire dagli anni Sessanta per ditte come la Vetreria Vistosi (1963) e la Vetreria Galliano Ferro (1966). Interviene anche alla Seguso Vetri d’Arte (1978), alla Toso Vetri d’Arte (1983) e alla Vetreria de Majo (1991-92).
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