L'età dell'utile
Dal 22 Settembre 2013 al 20 Ottobre 2013
Venezia
Luogo: Oratorio di San Ludovico
Indirizzo: Dorsoduro 2552
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Francesco Urbano Ragazzi, Alice Ginaldi
Telefono per informazioni: +39 041 5210101
E-Mail info: info@nuovaicona.org
Sito ufficiale: http://nuke.nuovaicona.com
Durante la scorsa primavera un nutrito gruppo di giovani artisti guidato da Francesco Carone, Nicola Genovese ed Eugenia Vanni si è riunito nella città di Nuova Goriça per un week end intensivo di lavoro. Il workshop tenutosi presso la Mestna Galerija nell'ambito di Youth Talent – Home Page Festival, si è concentrato sulla messa in condivisione delle abilità personali in un processo collettivo. Ispirati dall'idea di una bottega contemporanea, il gruppo ha messo in atto una serie di esperimenti che giungono ad una formalizzazione finale in occasione della mostra "L'età dell'Utile" a cura di Francesco Urbano Ragazzi e Alice Ginaldi. La mostra sbarca a Venezia nel suggestivo spazio della Chiesa di San Ludovico il giorno 21 Settembre 2013 alle ore 18, e sarà visitabile fino al 20 Ottobre dalle ore 10 alle 18, tutti i giorni eccetto il lunedì.
L'Età dell'Utile racconta il momento in cui le abilità dell'artista vengono incanalate in una precisa direzione di ricerca. E' un'espressione che Rousseau utilizza nell'Emilio per definire quella fase dell'educazione in cui il ragazzo indirizza in breve tempo la sua curiosità verso una passione precisa: una passione che a sua volta determinerà gran parte della sua vita futura. Carone, Genovese e Vanni ci conducono nel cuore dell'Età dell'Utile portando fuori dallo studio personale la propria pratica artistica. Sperimentando nuovi possibili rapporti di trasmissione, educazione, scambio e collaborazione con i giovani artisti: Susanna Alberti, Barbara Baroncini, Enrico Bernardis, Elisa Bortolussi, Enzo Comin, Manuel De Marco, Yulia Knish, Laura Pozzar, Lavinia Raccanello, Valentina Roselli, Caterina Rossato, Kristian Sturi, Michele Tajariol, Alessandro Zorzetto.
Francesco Carone riflette proprio sugli artisti intesi come vere materie prime del processo creativo e sulla derivante arbitrarietà dell'opera come prodotto finito. Risultato del lavoro è un unico oggetto di sintesi, frutto di calcoli e misurazioni, discussioni e prese di posizione: un calco che suggerisce una replicabilità senza portarla a compimento.
Per Nicola Genovese il punto di partenza è lo spazio espositivo che diventa oggetto di un'analisi al dettaglio: principio per una nuova interpretazione che attraverso la scultura porta in evidenza e astrazione le forme. Nel suo caso l'opera si compone di numerosi artefatti di diversi autori che pure mantengono un imprinting unitario.
Quella di Eugenia Vanni è invece una sorta di valanga visiva che trae spunto dalle architetture di Nuova Goriça, ed in particolare da un monumento della città, per giungere ad infinite traslazioni. Scultura, fotografia, acquerello, frottage, video, incisione diventano esiti di un processo di causa-effetto potenzialmente infinito che di mano in mano porta l'immagine a smaterializzarsi e rimaterializzarsi nuovamente.
Nella chiesa veneziana, le opere dialogano ponendo in evidenza una sacralità del lavoro e del gesto artistico. Celebrano lo studio d'arte come organismo aperto. A tenere vivo il carattere in formazione del progetto ci sarà anche un programma di laboratori e di mediazione con il pubblico messo a punto da Michele Ferrari e Silvia Peressutti.
L'Età dell'Utile racconta il momento in cui le abilità dell'artista vengono incanalate in una precisa direzione di ricerca. E' un'espressione che Rousseau utilizza nell'Emilio per definire quella fase dell'educazione in cui il ragazzo indirizza in breve tempo la sua curiosità verso una passione precisa: una passione che a sua volta determinerà gran parte della sua vita futura. Carone, Genovese e Vanni ci conducono nel cuore dell'Età dell'Utile portando fuori dallo studio personale la propria pratica artistica. Sperimentando nuovi possibili rapporti di trasmissione, educazione, scambio e collaborazione con i giovani artisti: Susanna Alberti, Barbara Baroncini, Enrico Bernardis, Elisa Bortolussi, Enzo Comin, Manuel De Marco, Yulia Knish, Laura Pozzar, Lavinia Raccanello, Valentina Roselli, Caterina Rossato, Kristian Sturi, Michele Tajariol, Alessandro Zorzetto.
Francesco Carone riflette proprio sugli artisti intesi come vere materie prime del processo creativo e sulla derivante arbitrarietà dell'opera come prodotto finito. Risultato del lavoro è un unico oggetto di sintesi, frutto di calcoli e misurazioni, discussioni e prese di posizione: un calco che suggerisce una replicabilità senza portarla a compimento.
Per Nicola Genovese il punto di partenza è lo spazio espositivo che diventa oggetto di un'analisi al dettaglio: principio per una nuova interpretazione che attraverso la scultura porta in evidenza e astrazione le forme. Nel suo caso l'opera si compone di numerosi artefatti di diversi autori che pure mantengono un imprinting unitario.
Quella di Eugenia Vanni è invece una sorta di valanga visiva che trae spunto dalle architetture di Nuova Goriça, ed in particolare da un monumento della città, per giungere ad infinite traslazioni. Scultura, fotografia, acquerello, frottage, video, incisione diventano esiti di un processo di causa-effetto potenzialmente infinito che di mano in mano porta l'immagine a smaterializzarsi e rimaterializzarsi nuovamente.
Nella chiesa veneziana, le opere dialogano ponendo in evidenza una sacralità del lavoro e del gesto artistico. Celebrano lo studio d'arte come organismo aperto. A tenere vivo il carattere in formazione del progetto ci sarà anche un programma di laboratori e di mediazione con il pubblico messo a punto da Michele Ferrari e Silvia Peressutti.
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