Mappe della visione
Dal 20 Ottobre 2012 al 03 Novembre 2012
Venezia
Luogo: Centro Culturale Candiani
Indirizzo: piazzale Candiani 7 - Mestre
Orari: da lunedì a venerdì 16-19.30, sabato 10.30-12.30/ 16-19.30
Curatori: Gaetano Salerno
Enti promotori:
- Assessorato alle Attività Culturali del Comune di Venezia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 2386111
E-Mail info: candiani@comune.venezia.it
Sito ufficiale: http://www.centroculturalecandiani.it
Prosegue il progetto culturale di Segnoperenne sulla visione pittorica, ideato e curato dal critico Gaetano Salerno e inaugurato dalla collettiva Segni della Visione (Torre Civica di Mestre – maggio 2012), con la doppia personale Mappe della Visione degli artisti Franz Cimitan e Edoardo Pilutti, in programma presso lo Spazio Metropolitano del Centro Culturale Candiani con il patrocinio dell’Assessorato alle Attività Culturali del Comune di Venezia. L’esposizione verrà aperta al pubblico lunedì 15 ottobre 2012 (preview mostra ore 19) e presentata ufficialmente venerdì 19 ottobre 2012 (presentazione critica a cura di Gaetano Salerno, ore 18.30); in mostra una selezione di opere pittoriche più o meno recenti dei due artisti, esponenti della realtà culturale mestrina, presenti in collezioni pubbliche e private e da tempo impegnati in attività espositive in Italia e all’estero.
La mostra non sottolinea il dialogo tra i due pittori, piuttosto evidenzia il loro differente approccio al mondo esterno partendo da impulsi comuni e indaga il processo osservativo, riflessivo ed elaborativo che conduce l’artista alla realizzazione e alla resa di personali mondi pittorici, sottolineando così le antitesi dei rispettivi approcci sensoriali alla costruzione dell’immagine. La realtà è pre-testuale, talvolta pretestuosa; la pittura è invece la finestra attraverso la quale la stessa realtà, filtrata dai vissuti, si carica di nuovi significati e si esprime attraverso nuovi sensi, attraverso nuove strategie osservative, evocando nuovi costrutti.
La pittura di Franz Cimitan, risolta spesso con stracci oltre che con pennelli, togliendo o aggiungendo vigorosi accumuli di colore, è nebulosa e informe nel segno aggrovigliato, la prospettiva rigorosamente cromatica e priva di punti di appiglio o di linee costruttive, la tavolozza è scura, tendente ad evidenziare pochi elementi di un mondo atmosferico in subbuglio, la commistione primordiale tra le strutture primarie della natura che trovano nello scontro e nella sovrapposizione lo stato formativo della materia, accettando l’idea di una realtà in formazione. I richiami ad un sentire proto-romantico evidenziano l’energia di un Universo inquieto e inafferrabile, il coinvolgimento sensoriale a questa idea sublime è evidente, immediato, compartecipato, rendendo più credibile e vera l’illusione emotiva della visione mimetica.
Per contro la pittura di Edoardo Pilutti è limpida e cristallina, orchestrata sui toni freddi del blu, visioni imbrigliate in close-up che distorcono impercettibilmente le linee prospettiche suggerite dalla luce radente - talvolta fisica, talvolta metafisica - che schiude gli elementi alla nostra osservazione, delineandone i confini e le forme con componenti iperrealiste che tuttavia non rievocano il distacco imparziale della fotografia. Anche nel lavoro di Pilutti si inserisce l’elemento sensoriale che diventa però partecipazione alla precisione delle forme ottenuta con pennellate piccole e ponderate, con gesti contenuti, con azioni ripensate e corrette come se nell’azione meccanica suggerita dall’occhio si celasse il segreto per comprendere e correggere le incongruenze di una realtà già definita, apparentemente statica.
In entrambi i casi il soggetto pittorico è ininfluente; sia esso l’infinitezza della volta celeste sconvolta dagli eventi atmosferici, il crinale alberato e innevato di una montagna, l’ansa di un fiume, l’insenatura costiera, si configura come pretesto di analisi, nella duplice accezione di spinta all’azione pittorica e scrittura visionaria che precede la traduzione segnica: la pittura è visione e la costruzione dello spazio fenomenico segue linee emotive, sensoriali, esperienziali ed inferenziali che conducono e orientano lo sguardo dell’artista (e poi il nostro) verso particolari eletti ignorandone altri, succubi di attenzioni selettive, richiami empatici, acquisizioni costanti di elementi significativi generati da stimoli in perenne trasformazione. Di questo mondo che sussiste perfetto ed invariabile solo all’interno di una perfezione kantiana sterile e utopica, la pittura costituisce l’unico stralcio di verità, attingendo a quella certezza indubitabile che esiste solo nella mente dell’artista e che si costruisce nello spazio della tela seguendo coordinate invisibili eppure certe, fino a costituire mappe della visione che improvvisamente assumono la consistenza di immagini conclamate e dipinte come reazione al caotico ed irrazionale fluire delle immagini nella materia. Mappe della visione sarà visitabile secondo gli orari di apertura dello spazio espositivo (vedi scheda evento); gli artisti saranno presenti durante la preview della mostra e durante l’inaugurazione, introdotti dal critico d’arte Gaetano Salerno, direttore di Segnoperenne.it e curatore della mostra.
La mostra non sottolinea il dialogo tra i due pittori, piuttosto evidenzia il loro differente approccio al mondo esterno partendo da impulsi comuni e indaga il processo osservativo, riflessivo ed elaborativo che conduce l’artista alla realizzazione e alla resa di personali mondi pittorici, sottolineando così le antitesi dei rispettivi approcci sensoriali alla costruzione dell’immagine. La realtà è pre-testuale, talvolta pretestuosa; la pittura è invece la finestra attraverso la quale la stessa realtà, filtrata dai vissuti, si carica di nuovi significati e si esprime attraverso nuovi sensi, attraverso nuove strategie osservative, evocando nuovi costrutti.
La pittura di Franz Cimitan, risolta spesso con stracci oltre che con pennelli, togliendo o aggiungendo vigorosi accumuli di colore, è nebulosa e informe nel segno aggrovigliato, la prospettiva rigorosamente cromatica e priva di punti di appiglio o di linee costruttive, la tavolozza è scura, tendente ad evidenziare pochi elementi di un mondo atmosferico in subbuglio, la commistione primordiale tra le strutture primarie della natura che trovano nello scontro e nella sovrapposizione lo stato formativo della materia, accettando l’idea di una realtà in formazione. I richiami ad un sentire proto-romantico evidenziano l’energia di un Universo inquieto e inafferrabile, il coinvolgimento sensoriale a questa idea sublime è evidente, immediato, compartecipato, rendendo più credibile e vera l’illusione emotiva della visione mimetica.
Per contro la pittura di Edoardo Pilutti è limpida e cristallina, orchestrata sui toni freddi del blu, visioni imbrigliate in close-up che distorcono impercettibilmente le linee prospettiche suggerite dalla luce radente - talvolta fisica, talvolta metafisica - che schiude gli elementi alla nostra osservazione, delineandone i confini e le forme con componenti iperrealiste che tuttavia non rievocano il distacco imparziale della fotografia. Anche nel lavoro di Pilutti si inserisce l’elemento sensoriale che diventa però partecipazione alla precisione delle forme ottenuta con pennellate piccole e ponderate, con gesti contenuti, con azioni ripensate e corrette come se nell’azione meccanica suggerita dall’occhio si celasse il segreto per comprendere e correggere le incongruenze di una realtà già definita, apparentemente statica.
In entrambi i casi il soggetto pittorico è ininfluente; sia esso l’infinitezza della volta celeste sconvolta dagli eventi atmosferici, il crinale alberato e innevato di una montagna, l’ansa di un fiume, l’insenatura costiera, si configura come pretesto di analisi, nella duplice accezione di spinta all’azione pittorica e scrittura visionaria che precede la traduzione segnica: la pittura è visione e la costruzione dello spazio fenomenico segue linee emotive, sensoriali, esperienziali ed inferenziali che conducono e orientano lo sguardo dell’artista (e poi il nostro) verso particolari eletti ignorandone altri, succubi di attenzioni selettive, richiami empatici, acquisizioni costanti di elementi significativi generati da stimoli in perenne trasformazione. Di questo mondo che sussiste perfetto ed invariabile solo all’interno di una perfezione kantiana sterile e utopica, la pittura costituisce l’unico stralcio di verità, attingendo a quella certezza indubitabile che esiste solo nella mente dell’artista e che si costruisce nello spazio della tela seguendo coordinate invisibili eppure certe, fino a costituire mappe della visione che improvvisamente assumono la consistenza di immagini conclamate e dipinte come reazione al caotico ed irrazionale fluire delle immagini nella materia. Mappe della visione sarà visitabile secondo gli orari di apertura dello spazio espositivo (vedi scheda evento); gli artisti saranno presenti durante la preview della mostra e durante l’inaugurazione, introdotti dal critico d’arte Gaetano Salerno, direttore di Segnoperenne.it e curatore della mostra.
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