Francesco Messina. prodigi di bellezza. 120 opere a 120 anni dalla nascita
Dal 18 Dicembre 2021 al 27 Febbraio 2022
Vercelli
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: Sedi varie
Curatori: Marta Concina, Daniele De Luca, Sandro Parmiggiani
Costo del biglietto: ingresso alla mostra gratuito. Prenotazione obbligatoria
Telefono per informazioni: +39 3383473682
E-Mail info: mostre@gmail.com
Tre sedi (ARCA, Palazzo Arcivescovile, ex Chiesa di San Vittore), 120 opere, non poche di dimensioni rilevanti, per celebrare, a 120 anni dalla nascita, Francesco Messina (Linguaglossa, Catania 1900 – Milano 1995), scultore certamente tra i maggiori dell’ultimo secolo. A promuovere questa grandiosa retrospettiva sono il Comune e l’Arcidiocesi di Vercelli con la collaborazione della Fondazione Messina e di Nicola Loi Studio Copernico, Milano.
“Siamo davvero soddisfatti di poter inaugurare e poter offrire alla cittadinanza una mostra di così grande valore – afferma il Sindaco Andrea Corsaro – è un’esposizione con un impatto visivo significativo, che colpirà il pubblico per la sua immediatezza e bellezza, ed inoltre è un evento culturale che avrà ricadute positive sul tessuto cittadino”.
Le tre sedi accolgono grandi marmi, molti bronzi e ritratti di amici e colleghi – memorabili, tra i tanti, quelli di Lucio Fontana, Salvatore Quasimodo, Riccardo Bacchelli (con il monocolo), Alfonso Gatto, Arturo Tosi, Eugenio D’Ors, mentre tra le figure femminili, in particolare danzatrici, il ritratto di Carla Fracci, Luciana Savignano e Aida Accolla. Non mancano opere dipinte di fascino assoluto, Lia Ranza, Isabella Ostini e Vittoria Leone. Tra le opere presenti nell’ARCA una sezione è dedicata ai cavalli, che ci ricordano immediatamente l’immagine del grande cavallo morente modellato nel 1966 per il Palazzo della Rai di Roma.
Nel Palazzo Arcivescovile e nell’ex chiesa di San Vittore trovano naturale collocazione (in ambienti di particolare suggestione, soprattutto la sede del vescovo di Vercelli dove nel salone è esposta la cronotassi dei ritratti di tutti i Vescovi appartenuti alla storia della Diocesi) le opere di carattere religioso, come uno dei bozzetti in bronzo della grande statua di Pio XII (San Pietro in Vaticano) e quello di San Filippo Neri, il Giobbe ignudo e inginocchiato del 1933, con l’umile corda che gli cinge i fianchi, o l’Adamo e Eva del 1956, fragili pur nella maestosa possanza dei corpi, che si stringono l’uno all’altra con lo sguardo interrogativo rivolto nella lontananza. Molte altre sono le opere a carattere religioso, come il cardinale Schuster, la deposizione memore della Pietà Rondanini, le bellissime formelle (bozzetto) in bronzo dorato per la Santa Caterina collocate sugli spalti di Castel Sant’Angelo a Roma.
La mostra conferma e svela una volta di più la maestria scultorea di Francesco Messina, non casualmente presente alle Biennali di Venezia del 1922, 1928, 1930, 1932, 1942 (sala personale, vincitore del premio internazionale di scultura), 1956 (sala personale). A Messina sono state dedicate importanti mostre personali (quella di esordio si tiene alla galleria Milano del 1929, presentata da Carlo Carrà) e collettive in tutti i continenti.
“Francesco Messina – annota Sandro Parmiggiani, autore del saggio in catalogo – si colloca nella linea italiana della grande scultura del Novecento che, come scrive Antonio Paolucci, si dipana da Wildt, attraverso Arturo Martini, Marino Marini, Giacomo Manzù, Messina stesso, fino a Giuliano Vangi. Salvatore Quasimodo, amico di una vita, lo definì “spirito apollineo e meditativo”. Messina ha innestato tutta la sua opera sulla tradizione, da quella egizia, greco-romana e rinascimentale, arrivando all’Ottocento e ai suoi contemporanei. Nella sua opera si riscontra la fedeltà ad un rigore antico, ai suoi esiti più alti, e in questo sta anche la sua modernità. Questa fascinazione per le opere del passato può essere letta in filigrana in molte sculture della mostra e ci appare del tutto esemplare ciò che scrisse De Chirico nel 1938, nella presentazione dell’esposizione personale alla Galleria ‘La Cometa’ di Roma: ‘Le sculture di Francesco Messina, ovunque si trovino, fanno piacere a guardare, vivono con gli uomini e li consolano con la loro presenza’”.
L’esposizione è accompagnata da un prestigioso catalogo – monografia in coedizione tra Polistampa Firenze e Studio Copernico Milano.
Insieme a Giacomo Manzù, Arturo Martini e Marino Marini, Francesco Messina è considerato uno dei maggiori esponenti della scultura figurativa del Novecento.
Nato artisticamente nelle botteghe genovesi, Messina inizia ad esporre le proprie opere fin da giovanissimo nelle più prestigiose manifestazioni internazionali dove si fa notare per "un fare semplice e grandioso e per procedimento idealistico e classico, in grado di dar vita a forme che restano come immagini ideali" (Carlo Carrà, 1929).
La sua carriera attraversa tutto il ventesimo secolo ed è influenzata dai più grandi artisti e scrittori del novecento. Tra le sue opere non si possono non citare la Santa Caterina da Siena sul lungotevere di Castel Sant'Angelo, la Via Crucis di San Giovanni Rotondo, il celebre Cavallo morente della RAI, il Monumento a Pio XII nella Basilica di San Pietro.
Orari di visita:
ARCA, piazzetta S. Marco 1: giovedì-domenica dalle ore 10.00 alle ore 19
Palazzo Vescovile, piazza Alessandro d’Angennes, 5: giovedì-domenica dalle ore 14.00 alle ore 18
Ex Chiesa di San Vittore, largo d’Azzo: vista dall’esterno
“Siamo davvero soddisfatti di poter inaugurare e poter offrire alla cittadinanza una mostra di così grande valore – afferma il Sindaco Andrea Corsaro – è un’esposizione con un impatto visivo significativo, che colpirà il pubblico per la sua immediatezza e bellezza, ed inoltre è un evento culturale che avrà ricadute positive sul tessuto cittadino”.
Le tre sedi accolgono grandi marmi, molti bronzi e ritratti di amici e colleghi – memorabili, tra i tanti, quelli di Lucio Fontana, Salvatore Quasimodo, Riccardo Bacchelli (con il monocolo), Alfonso Gatto, Arturo Tosi, Eugenio D’Ors, mentre tra le figure femminili, in particolare danzatrici, il ritratto di Carla Fracci, Luciana Savignano e Aida Accolla. Non mancano opere dipinte di fascino assoluto, Lia Ranza, Isabella Ostini e Vittoria Leone. Tra le opere presenti nell’ARCA una sezione è dedicata ai cavalli, che ci ricordano immediatamente l’immagine del grande cavallo morente modellato nel 1966 per il Palazzo della Rai di Roma.
Nel Palazzo Arcivescovile e nell’ex chiesa di San Vittore trovano naturale collocazione (in ambienti di particolare suggestione, soprattutto la sede del vescovo di Vercelli dove nel salone è esposta la cronotassi dei ritratti di tutti i Vescovi appartenuti alla storia della Diocesi) le opere di carattere religioso, come uno dei bozzetti in bronzo della grande statua di Pio XII (San Pietro in Vaticano) e quello di San Filippo Neri, il Giobbe ignudo e inginocchiato del 1933, con l’umile corda che gli cinge i fianchi, o l’Adamo e Eva del 1956, fragili pur nella maestosa possanza dei corpi, che si stringono l’uno all’altra con lo sguardo interrogativo rivolto nella lontananza. Molte altre sono le opere a carattere religioso, come il cardinale Schuster, la deposizione memore della Pietà Rondanini, le bellissime formelle (bozzetto) in bronzo dorato per la Santa Caterina collocate sugli spalti di Castel Sant’Angelo a Roma.
La mostra conferma e svela una volta di più la maestria scultorea di Francesco Messina, non casualmente presente alle Biennali di Venezia del 1922, 1928, 1930, 1932, 1942 (sala personale, vincitore del premio internazionale di scultura), 1956 (sala personale). A Messina sono state dedicate importanti mostre personali (quella di esordio si tiene alla galleria Milano del 1929, presentata da Carlo Carrà) e collettive in tutti i continenti.
“Francesco Messina – annota Sandro Parmiggiani, autore del saggio in catalogo – si colloca nella linea italiana della grande scultura del Novecento che, come scrive Antonio Paolucci, si dipana da Wildt, attraverso Arturo Martini, Marino Marini, Giacomo Manzù, Messina stesso, fino a Giuliano Vangi. Salvatore Quasimodo, amico di una vita, lo definì “spirito apollineo e meditativo”. Messina ha innestato tutta la sua opera sulla tradizione, da quella egizia, greco-romana e rinascimentale, arrivando all’Ottocento e ai suoi contemporanei. Nella sua opera si riscontra la fedeltà ad un rigore antico, ai suoi esiti più alti, e in questo sta anche la sua modernità. Questa fascinazione per le opere del passato può essere letta in filigrana in molte sculture della mostra e ci appare del tutto esemplare ciò che scrisse De Chirico nel 1938, nella presentazione dell’esposizione personale alla Galleria ‘La Cometa’ di Roma: ‘Le sculture di Francesco Messina, ovunque si trovino, fanno piacere a guardare, vivono con gli uomini e li consolano con la loro presenza’”.
L’esposizione è accompagnata da un prestigioso catalogo – monografia in coedizione tra Polistampa Firenze e Studio Copernico Milano.
Insieme a Giacomo Manzù, Arturo Martini e Marino Marini, Francesco Messina è considerato uno dei maggiori esponenti della scultura figurativa del Novecento.
Nato artisticamente nelle botteghe genovesi, Messina inizia ad esporre le proprie opere fin da giovanissimo nelle più prestigiose manifestazioni internazionali dove si fa notare per "un fare semplice e grandioso e per procedimento idealistico e classico, in grado di dar vita a forme che restano come immagini ideali" (Carlo Carrà, 1929).
La sua carriera attraversa tutto il ventesimo secolo ed è influenzata dai più grandi artisti e scrittori del novecento. Tra le sue opere non si possono non citare la Santa Caterina da Siena sul lungotevere di Castel Sant'Angelo, la Via Crucis di San Giovanni Rotondo, il celebre Cavallo morente della RAI, il Monumento a Pio XII nella Basilica di San Pietro.
Orari di visita:
ARCA, piazzetta S. Marco 1: giovedì-domenica dalle ore 10.00 alle ore 19
Palazzo Vescovile, piazza Alessandro d’Angennes, 5: giovedì-domenica dalle ore 14.00 alle ore 18
Ex Chiesa di San Vittore, largo d’Azzo: vista dall’esterno
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