Monica Marioni. HOTEL MO.MA.
Dal 09 Febbraio 2019 al 09 Marzo 2019
Vicenza
Luogo: Casa Gallo-Scarpa
Indirizzo: Contrà Porta S. Croce 1
Orari: da mercoledì a domenica 12-20
Curatori: Maria Rosa Sossai
Enti promotori:
- Comune di Vicenza
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: marioni@monicamarioni.com
Sito ufficiale: http://www.monicamarioni.com
“Ogni progetto è un rammendo dell’esistente con il contesto, ogni realizzazione è pensata per un luogo preciso ed è un unicum, singolare” (Carlo Scarpa).
“Patrimoni dissolti in un amen, risparmi di una vita polverizzati all’istante, senza neanche la possibilità di correre ai ripari prima che tutto implodesse. E’ un destino che ha accomunato tanti dei 118mila imprenditori e risparmiatori che riempivano le assemblee annuali dei soci della Banca Popolare di Vicenza. Il valore delle loro azioni si è frantumato sotto il peso di prezzi gonfiati, scambi di favori e operazioni finanziarie ai limiti della legge. Un sistema, permesso da una vigilanza inefficiente, che ha portato al crac: da 62,50 euro per azione a 10 centesimi. Era un castello di carte. E il vento della crisi economica l’ha fatto crollare.”(da MasterX IULM, Federico Graziani, gen 29, 2018)
Sabato 23 Febbraio HOTEL MO.MA., la personale vicentina di Monica Marioni a cura di Maria Rosa Sossai, ospiterà una nuova opera: “La truffa”, uno still fotografico dell’azione performativa compiuta dall’artista a fine 2017, legata al dissesto dell’istituto bancario cittadino del quale lei stessa, come altre migliaia di persone del territorio, ha subito le conseguenze.
La ricerca di Monica Marioni è spesso rivolta all’indagine della psiche dell’individuo contemporaneo in termini di emotività e nevrosi. Nella serie di performances LE UMANE PAURE, qui rappresentata dallo still “La truffa”, l’artista affronta direttamente il rifiuto nei confronti delle realtà economiche, culturali e sociali, colpevoli di generare, sia simbolicamente che concretamente, stress e insicurezze alla collettività.
E’ un rifiuto da intendersi in termini di gesto (il rifiuto nel rigettare) e di postura (la paura dello struzzo che nasconde la testa).
Il soggetto è una costante invariabile nei diversi lavori dell’artista, i quali presentano sempre la medesima costruzione dell’immagine, giustapposta direttamente sullo sfondo in una stretta relazione di causa effetto tra quest’ultimo e il soggetto.
Da Sabato 9 Febbraioal 9 marzo 2019 Casa Gallo, presso Palazzo Brusarosco-Zaccaria a Vicenza, una delle opere più importanti e riconosciute a livello mondiale realizzate dal grande architetto veneziano Carlo Scarpa, sarà abitata dalle opere dell’artista vicentina Monica Marioni.
Si rinnova così il dialogo tra architettura e arte che Scarpa ha sempre perseguito nella sua attività, a partire dal 1948 con l'allestimento della mostra retrospettiva di Paul Klee nell’ambito della Biennale di Venezia e poi nel corso degli oltre sessanta allestimenti, tra mostre e musei, realizzati nella sua carriera, che l’hanno reso un grande maestro nell'arte di allestire spazi per l’arte.
La mostra racconterà la trasformazione di un luogo domestico, un tempo abitazione della famiglia Gallo, in un ideale hotel temporaneo abitato dalle opere di Monica Marioni e dal pubblico, protagonista quanto le opere di un’inusuale passeggiata architettonico-artistica attraverso gli spazi ridisegnati da Carlo Scarpa nel periodo 1962-65, tra continue fughe prospettiche, vuoti, il continuum di stanze senza porte, il gioco di luce che abbaglia le pareti/quinte e una “piazza” centrale espressamente pensata come spazio-museo per ospitare opere d'arte moderna.
Fotografie, installazioni, opere sonore e performative troveranno il loro completamento nell’unicità dei diversi ambienti, che si susseguono in modo armonioso ma anche imprevedibile, articolando i 650 metri quadri di Casa Gallo in un hotel ideale, composto, più che da camere, da wunderkammerscandite da continui détournements estetici e concettuali.
Nell’azione di Monica Marioni la potenza del contenuto è moltiplicata dal contenitore, che diventa lo scenario e al tempo stesso il coprotagonista, oltrepassando l’aspirazione di Scarpa di mettere l’ambiente al servizio delle opere d’arte.
La scelta di produrre un ciclo di lavori espressamente concepiti per l’abitazione scarpiana amplia i temi già presenti nella sua ricerca, come l’interesse per il corpo umano, includendo l’attenzione per l’architettura, in quanto espressione di un’energia in grado di confrontarsi con l’arte e di arricchirne il significato.
La metafora dell’hotel, luogo di passaggio e provvisorio per eccellenza, esprime l’esigenza di continui cambi di punti di vista, a seconda del luogo, del tempo, della luce. Sono soprattutto i vuoti a liberare l’energia e il significato dei singoli lavori, perché diventano insieme un corpo organico e accogliente, uno spazio potenziale che l’artista offre ai visitatori i quali ne colgono le potenzialità espressive.
Le opere lanciano dei messaggi, comunicano, attraverso le forme architettoniche, diventando una realtà accresciuta che va al di là dell’architettura stessa e dell’arte, per investire la vita. Questa idea di opera totale permette al pubblico di creare un rapporto non solo con gli oggetti ma anche con gli ambienti e di conseguenza con la propria immaginazione.
Monica Marioni, nata a Conegliano Veneto (TV) nel 1972, giovanissima si trasferisce nel Vicentino, dove trascorre alcuni mesi l’anno. Vive e lavora a Milano. Nel suo percorso formativo si riveleranno fondamentali la laurea in scienze statistiche e gli anni passati all'interno di un grande gruppo industriale, piuttosto che la frequenza di un Istituto d'arte. Artista multidisciplinare, Monica Marioni considera i media come altrettanti pennelli, ognuno dei quali adatto a veicolare tematiche diverse. L’arte diventa una professione quando incontra Antonina Zaru, gallerista, mecenate, già amica e complice di artisti di fama internazionale come Nam June Paik, Luca Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco, Salvatore Garau. E’ lei a riconoscere per prima il suo potenziale artistico, spingendola a muovere i primi passi a Napoli, in una collettiva a palazzo Crispi. La collaborazione pluriennale culmina con l’invito a realizzare un'opera monumentale nell’ambito di un evento collaterale alla 53esima Biennale D'Arte di Venezia, che la porta a realizzare "Ego", un unico lavoro in cui coesistono installazione e videoarte. Nel passaggio dall’astrattismo alla figurazione, e dalla pittura ad altre forme espressive, l’artista approda all’immagine digitale, utilizzata nel progetto «Ninfe», presentato a Vicenza per iniziativa della Fondazione Vignato per l'Arte, e in IO SONO, lavoro allestito a Milano alla Fondazione Stelline, con la curatela di Oliver Orest Tschirky, nell’ambito del quale riflette per la prima volta sulla performance, ospitando il danzatore Butoh tedesco Imre Thormann. Con REBUS (2013) torna al materico e alla tecnica mista per dare corpo a una narrazione eterea ed enigmatica, preludio alla iconicità delle successive opere come FAME!, progetto che ha avuto origine nell’ambito di EXPO 2015 – Feed the planetma presto sviluppatosi in maniera autonoma per raccontare tutte le «fami» dell’individuo contemporaneo, attraverso la compresenza di quadri, foto, installazioni e momenti performativi.
Nell’ambito dell’allestimento al museo napoletano PAN di FAME! inizia la collaborazione con la curatrice Maria Savarese per il progetto filmico LE UMANE PAURE. A partire da una serie di sue performances, il regista Nicolangelo Gelormini gira un film d’artista di 14 minuti, dove Monica Marioni diventa interprete di se stessa, in un approfondimento catartico del proprio mondo raccontato dalla visione esterna di Gelormini, il quale ha così restituito una prospettiva nuova all’arte di Marioni. L’innovazione di questo approccio pone LE UMANE PAURE a metà strada tra la narratività filmica e la dimensione artistica, distante sia dalla forma documentaristica con la quale solitamente il cinema racconta l’arte, sia dall’assenza di filo narrativo tipica di molta produzione videoartistica.
In ogni forma espressiva utilizzata, l'attenzione di Monica Marioni è sempre concentrata sulla figura umana, che rappresenta con una vasta e diversificata gamma espressiva, per raccontare le paure, le ansie e le nevrosi del mondo contemporaneo.
Maria Rosa Sossai
È curatrice e critica d’arte nel campo delle pratiche artistiche e delle politiche dell’educazione. Dal 2013 al 2015 ha diretto AlbumArte spazio | progetti per l’arte contemporanea di Roma. Nel 2012 ha fondato il collettivo curatoriale ALAgroup, www.alagroup.org, Accademia libera delle arti, che concepisce la curatela e la ricerca artistica come un processo di conoscenza condiviso. Ha curato mostre, residenze e workshop, progetti in gallerie, fondazioni e musei in Italia e all’estero tra i quali: il festival Unlearning Barcelona,per l’Istituto italiano di cultura di Barcellona, “Literary Creation”, sezione della Mediterranea 18 Young Artists Biennale, Tirana. “Un’educazione”, ciclo di laboratori e mostre di artisti italiani e internazionali al FAI - Villa e Collezione Panza a Varese. La mostra “Quale Educazione per Marte?” dell’artista Valerio Rocco Orlando per la Nomas Foundation. Ha collaborato con il museo MAN di Nuoro, il Tel Aviv Museum, il SongEun ArtSpace di Seoul, la Krishnamurti Foundation di Bangalore. A Roma con la Fondazione Pastificio Cerere, l’Istituto Polacco, la Nomas Foundation, the American Academy, la Real Academia de España. Con gli Istituti italiani di cultura di Barcellona, Tel Aviv e Seoul. Ha scritto per le riviste di arte contemporanea Flash Art, Arte e Critica, Shifter, VLNA. Collabora con Artribune. Ha pubblicato i libri Vivere insiemel’arte come azione educativa, Torri del vento, Palermo,2017. Con Silvana Editoriale, Milano, Arte video, storie e culture del video d’artista in Italia, 2002, e Film d’artista, percorsi e confronti tra arte e cinema, 2009.
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