Napoli Rinascimentale
Il periodo aragonese assicurò a Napoli una fase di sviluppo economico e civile. Alfonso il Magnanimo, che conquistò la città nel 1442 dopo un lungo assedio, fu un mecenate illuminato. In campo artistico ciò è testimoniato dalla presenza, per tutto il sessantennio aragonese, di importanti artisti Rinascimentali. La successiva dominazione spagnola, con l’insediamento del vicereame iberico, determinò la fine dello splendore aragonese e l’inizio di un lungo periodo di “colonialismo” che, fatto salvo il ventennio di governo di don Pedro de Toledo, gettò la città in un crescente impoverimento.
È possibile ripercorrere la grande stagione rinascimentale di Napoli visitando monumenti che ancora oggi conservano capolavori d'arte realizzati in quei decenni: la trecentesca chiesa di Sant’Angelo al Nilo con il sepolcro del Cardinale Brancaccio, capolavoro scultoreo di Donatello, Michelozzo e Pagno di Lapo; la chiesa di Santa Maria di Monteoliveto dove si conservano il Compianto su Cristo morto di Guido Mazzoni e il Monumento di Maria d’Aragona iniziato da Bernardo Rossellini e ultimato Benedetto da Maiano; la quattrocentesca Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, con le statue di Girolano Santacroce e Giovanni da Nola; la tomba del poeta e umanista italiano Jacopo Sannazaro, scolpita da Angelo Montorsoli per la chiesa Santa Maria del Parto; le ricchissime raccolte rinascimentali del Museo Nazionale di Capodimonte.