Riscoperto il sepolcreto "perduto"
A Bologna riemerge, dopo cinque secoli, il cimitero ebraico medievale
Cimitero ebraico medievale di Bologna, veduta parziale dell’area di scavo (Archivio SABAP-BO, 2017 – foto Cooperativa archeologia)
Samantha De Martin
13/11/2017
Bologna - La damnatio memoriae fortunatamente non è bastata a cancellare i luoghi, e dopo quasi cinque secoli il cimitero ebraico medievale di Bologna, a lungo sopravvissuto soltanto nel toponimo “Orto degli Ebrei”, riemerge restituendo ornamenti personali dei defunti, in oro e bronzo, pietre dure e ambra, insieme a un prezioso pezzo di storia a lungo dimenticato.
Con le sue 408 sepolture di donne, uomini e bambini - perfettamente ordinate in file parallele, con fosse orientate est-ovest e il capo del defunto rivolto a occidente - il “perduto” cimitero medievale di Bologna, rinvenuto nel corso degli scavi archeologici del 2012-2014, è il più esteso tra quelli finora noti in Italia e il secondo in Europa dopo quello di York.
Per 176 anni, prima che le bolle papali della seconda metà del Cinquecento ne autorizzassero la distruzione, è stato il principale luogo di sepoltura degli Ebrei, e adesso è al centro di un piano di recupero della memoria e della storia della comunità bolognese. Un gruppo di lavoro composto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Comunità Ebraica e ricercatori indipendenti, con il supporto del Comune, cercherà, infatti, di ricomporne le vicende storiche, ricostruendo le dinamiche insediative e l’evoluzione topografica e sociale dell’area.
Il sepolcreto sorge nei pressi del Monastero di San Pietro Martire, nell’isolato intorno a via Orfeo, un’area acquistata nel 1393 da un membro della famiglia ebraica dei Da Orvieto per poi essere lasciata in uso agli Ebrei bolognesi come luogo di sepoltura. Questa funzione permane fino al 1569, anno in cui i luoghi nei quali gli Ebrei avevano vissuto e operato iniziano ad essere rimossi dalla memoria. Uno degli effetti più violenti di queste persecuzioni è l’autorizzazione a distruggere i cimiteri e a profanare le sepolture ebraiche presenti in città “disseppellendo i cadaveri e cancellando le iscrizioni ed altre memorie scolpite nel marmo”.
Eppure lo scavo archeologico del 2012-2014 ha fatto riemergere gli sconvolgenti effetti di questo provvedimento - circa 150 tombe manomesse, senza alcuna traccia delle lapidi, probabilmente vendute o riutilizzate - oltre a numerosi gioielli medievali. Partendo dal cimitero di via Orfeo, il progetto intende diffondere la conoscenza del patrimonio ebraico e valorizzare i luoghi simbolici della storia della comunità bolognese, al fine di contribuire al processo di costruzione di una memoria cittadina attiva e partecipata.
Leggi anche:
• Camminando nella storia. Alla scoperta di scavi e reperti dall'area urbana di Bologna
Con le sue 408 sepolture di donne, uomini e bambini - perfettamente ordinate in file parallele, con fosse orientate est-ovest e il capo del defunto rivolto a occidente - il “perduto” cimitero medievale di Bologna, rinvenuto nel corso degli scavi archeologici del 2012-2014, è il più esteso tra quelli finora noti in Italia e il secondo in Europa dopo quello di York.
Per 176 anni, prima che le bolle papali della seconda metà del Cinquecento ne autorizzassero la distruzione, è stato il principale luogo di sepoltura degli Ebrei, e adesso è al centro di un piano di recupero della memoria e della storia della comunità bolognese. Un gruppo di lavoro composto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Comunità Ebraica e ricercatori indipendenti, con il supporto del Comune, cercherà, infatti, di ricomporne le vicende storiche, ricostruendo le dinamiche insediative e l’evoluzione topografica e sociale dell’area.
Il sepolcreto sorge nei pressi del Monastero di San Pietro Martire, nell’isolato intorno a via Orfeo, un’area acquistata nel 1393 da un membro della famiglia ebraica dei Da Orvieto per poi essere lasciata in uso agli Ebrei bolognesi come luogo di sepoltura. Questa funzione permane fino al 1569, anno in cui i luoghi nei quali gli Ebrei avevano vissuto e operato iniziano ad essere rimossi dalla memoria. Uno degli effetti più violenti di queste persecuzioni è l’autorizzazione a distruggere i cimiteri e a profanare le sepolture ebraiche presenti in città “disseppellendo i cadaveri e cancellando le iscrizioni ed altre memorie scolpite nel marmo”.
Eppure lo scavo archeologico del 2012-2014 ha fatto riemergere gli sconvolgenti effetti di questo provvedimento - circa 150 tombe manomesse, senza alcuna traccia delle lapidi, probabilmente vendute o riutilizzate - oltre a numerosi gioielli medievali. Partendo dal cimitero di via Orfeo, il progetto intende diffondere la conoscenza del patrimonio ebraico e valorizzare i luoghi simbolici della storia della comunità bolognese, al fine di contribuire al processo di costruzione di una memoria cittadina attiva e partecipata.
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