Dal 21 marzo al 1° luglio al Museo di Santa Giulia
A Brescia Tiziano dialoga con gli artisti del Cinquecento
Tiziano Vecellio, Madonna col Bambino tra Sant’Antonio da Padova e San Rocco, c.1510, olio su tela, 133 x 92 cm, Madrid, Museo del Prado
Samantha De Martin
20/03/2018
Brescia - La primavera di Brescia sboccia, al Museo di Santa Giulia, tra i capolavori di Tiziano.
Il pittore di Pieve di Cadore ha lasciato nella cittadina lombarda due importanti imprese che trovano il loro fulcro nel polittico per il vescovo Altobello Averoldi, realizzato tra il 1520 e il 1522, e le tre tele con le Allegorie di Brescia, concepite per il salone della Loggia, ma andate purtroppo distrutte nell’incendio del 1575. Attorno a questi due capisaldi del pittore cadorino sfilano, da oggi fino al 1° luglio, le oltre 50 opere provenienti da istituzioni museali italiane e internazionali - dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Borghese, dal Museo del Prado alla National Gallery di Washington - che ricostruiscono l’influenza dei capolavori di Tiziano sulla pittura dei bresciani Giovanni Girolamo Savoldo, del Romanino e di Alessandro Bonvicino detto il Moretto.
Le opere, parte della mostra Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia giungono in città per ricongiungersi - protagoniste di un confronto, talvolta inedito - con le testimonianze d’arte che ancora abitano musei, chiese, palazzi.
«Siamo particolarmente fieri di aver realizzato e condiviso con il Comune di Brescia questa mostra che coincide con la restituzione alla città della Pinacoteca Tosio Martinengo, dopo nove anni di chiusura al pubblico» commentano il presidente della Fondazione Brescia Musei, Massimo Minini e il Direttore Luigi Di Corato.
E infatti chi volesse apprezzare anche le collezioni della Pinacoteca - che vanta straordinari esempi della cultura artistica di Brescia e Venezia nel Cinquecento - o il Museo Diocesano, potrà utilizzare, fino a tutta la durata della mostra al Museo di Santa Giulia, un unico biglietto di ingresso.
«L’incontro tra Tiziano e il contesto bresciano - spiega il curatore Francesco Frangi - rappresenta uno dei capitoli più affascinanti della pittura del Cinquecento in Italia settentrionale. Da una parte c’è il maggiore colorista del Rinascimento, dall’altra una tradizione artistica, quella di Savoldo, Romanino, Moretto, capace di conquistarsi un indiscusso primato sul fronte degli studi luministici e delle ricerche naturalistiche».
Racchiuso in sei sezioni, caratterizzato da accostamenti e confronti ravvicinati, il percorso rappresenta un’occasione per ripercorrere gli influssi di Tiziano sugli sviluppi della pittura bresciana e per comprendere in che misura le ricerche coloristiche del maestro vennero interpretate dai rappresentanti più illustri dell’arte locale.
Leggi anche:
• Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia
• Brescia. Museo di Santa Giulia
Il pittore di Pieve di Cadore ha lasciato nella cittadina lombarda due importanti imprese che trovano il loro fulcro nel polittico per il vescovo Altobello Averoldi, realizzato tra il 1520 e il 1522, e le tre tele con le Allegorie di Brescia, concepite per il salone della Loggia, ma andate purtroppo distrutte nell’incendio del 1575. Attorno a questi due capisaldi del pittore cadorino sfilano, da oggi fino al 1° luglio, le oltre 50 opere provenienti da istituzioni museali italiane e internazionali - dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Borghese, dal Museo del Prado alla National Gallery di Washington - che ricostruiscono l’influenza dei capolavori di Tiziano sulla pittura dei bresciani Giovanni Girolamo Savoldo, del Romanino e di Alessandro Bonvicino detto il Moretto.
Le opere, parte della mostra Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia giungono in città per ricongiungersi - protagoniste di un confronto, talvolta inedito - con le testimonianze d’arte che ancora abitano musei, chiese, palazzi.
«Siamo particolarmente fieri di aver realizzato e condiviso con il Comune di Brescia questa mostra che coincide con la restituzione alla città della Pinacoteca Tosio Martinengo, dopo nove anni di chiusura al pubblico» commentano il presidente della Fondazione Brescia Musei, Massimo Minini e il Direttore Luigi Di Corato.
E infatti chi volesse apprezzare anche le collezioni della Pinacoteca - che vanta straordinari esempi della cultura artistica di Brescia e Venezia nel Cinquecento - o il Museo Diocesano, potrà utilizzare, fino a tutta la durata della mostra al Museo di Santa Giulia, un unico biglietto di ingresso.
«L’incontro tra Tiziano e il contesto bresciano - spiega il curatore Francesco Frangi - rappresenta uno dei capitoli più affascinanti della pittura del Cinquecento in Italia settentrionale. Da una parte c’è il maggiore colorista del Rinascimento, dall’altra una tradizione artistica, quella di Savoldo, Romanino, Moretto, capace di conquistarsi un indiscusso primato sul fronte degli studi luministici e delle ricerche naturalistiche».
Racchiuso in sei sezioni, caratterizzato da accostamenti e confronti ravvicinati, il percorso rappresenta un’occasione per ripercorrere gli influssi di Tiziano sugli sviluppi della pittura bresciana e per comprendere in che misura le ricerche coloristiche del maestro vennero interpretate dai rappresentanti più illustri dell’arte locale.
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