Dal 25 gennaio al 15 giugno a Palazzo Martinengo

Da Boldini a De Nittis, les Italiens de Paris incantano Brescia

Federico Zandomeneghi, La lecture, 1886 circa, Olio su tela, 24 x 18 cm, Collezione privata
 

Samantha De Martin

24/01/2025

Brescia - C’è Leontine in barca o immortalata da Giovanni Boldini mentre è intenta a pattinare. E ci sono bambine, scugnizzi, donne al pianoforte o concentrate nella lettura. E poi interni, caffè, abiti, stoffe pregiate che bucano la tela per incontrare in mostra il visitatore che ha come l’impressione di sentire ancora i profumi e il fruscio delle piume, tra i fiocchi e i nastri di seta del bel mondo parigino di inizio Novecento.
Più che una mostra quella che aprirà i battenti a Brescia domani, 25 gennaio, nelle sale di Palazzo Martinengo, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, con il patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e della Fondazione Provincia di Brescia Eventi, è un’esperienza. Un viaggio da assaporare in compagnia degli Italiens de Paris, artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Antonio Mancini, Vittorio Corcos, che vissero e furono attivi nella Parigi dell’ultimo quarto del XIX secolo, durante la cosiddetta Belle Époque, quando la capitale francese era il centro propulsore dell’arte a livello mondiale.


Giuseppe De Nittis, Sulla panchina agli Champs-Élysées, 1875, Olio su tavola, 31 x 18 cm, Collezione privata

Francesca Dini e Davide Dotti hanno selezionato da importanti istituzioni museali come il Museo Giovanni Boldini di Ferrara, le Raccolte Frugone di Genova e il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova, ma soprattutto da raccolte private, solitamente inaccessibili, 80 capolavori eseguiti da Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos e Mancini durante il periodo trascorso nella Ville Lumière. Nella capitale francese i pittori italiani si affermarono, conquistando i più raffinati collezionisti dell’epoca, immortalando le brulicanti piazze parigine, i boulevard, i teatri affollati, cogliendo la figura femminile nella quotidianità e nei momenti privati, divenendo così i cantori della vita moderna. Nella luminosa parentesi durata poco meno di quarant’anni, a cavallo tra Otto e Novecento, accesa da un'incrollabile fede nel progresso, da prodigiose scoperte scientifiche, dalla nascita del turismo di massa e dal grande fulgore dei teatri e dei giornali a stampa, i nostri “italiani di Parigi”, come li chiamò il critico d’arte Diego Martelli, subirono il fascino di una città divenuta un laboratorio letterario e artistico, centro propulsore dell’arte contemporanea. E a partire dal 1870 si muovevano già sulla scena parigina con grande agilità, imponendosi all’attenzione internazionale, inventando il genere pittorico della tranche de vie, come nel caso di De Nittis e di Boldini, che ritrassero momenti della vita parigina colti sul vero, lungo i boulevard, o nell’intimità di giardini. In altri casi, come per Federico Zandomeneghi, contribuirono a fare della donna parigina un’icona di moderna femminilità.

Se De Nittis, il cui soggiorno nella capitale francese s’interrompe tragicamente nel 1884 con la sua morte a soli 38 anni, celebrò i riti della vita moderna, esaltando il vivere borghese dei salotti parigini, ma anche i giardini e i parchi di Parigi dove s’incontrano eleganti dame a passeggio o in conversazione sulle panchine, Boldini, pur traendo ispirazione dal pittore francese Ernest Meissonier e soprattutto dallo spagnolo Marià Fortuny, nel giro di pochi mesi intraprese una strada autonoma che lo portò a creare il nuovo genere pittorico della tranche de vie.


Federico Zandomeneghi, Bambina con mazzo di fiori, 1894 circa, Olio su tela, 50 x 90 cm, Mantova, Museo Civico di Palazzo Te

Ne venne fuori una metropoli ritratta con il suo stile nervoso e sensuale come emerge da una fase pittorica particolare rappresentata a Brescia da opere come L’ultimo sguardo nello specchio (1873), Berthe esce per la passeggiata (1874), o l’acquerello Al parco (1872). L’evoluzione dello stile di Boldini, sul finire degli anni Settanta dell’Ottocento, che tenta di cogliere una modernità più attuale, ma per sua stessa natura più sfuggente e instabile, si percepisce in tele come Carro con cavalli alla Porte d’Asnières (1887) e Alle Folies Bergère (1885). Di questo raffinato interprete della “femminilità suprema” e della “pariginità” della donna moderna, Palazzo Martinengo espone Miss Bell (1903), La passeggiata al Bois de Boulogne (1909) e Ritratto della principessa Radziwill, 1910.
Ad arricchire la schiera degli Italiens de Paris arriverà nel 1874 il veneziano Federico Zandomeneghi, con temi tratti dalla realtà urbana e domestica contemporanea come dimostrano Al caffè Nouvelle Athènes (1885), Visita in camerino (1886), Place du Tertre (1880), Il tè (1892).
Completano la mostra le vicende artistiche di due autori quali Antonio Mancini, con il suo virtuosismo pittorico, e Vittorio Corcos, presente in mostra con alcuni capolavori capaci di trasmettere la felicità di un’epoca di lusso ed eleganza. A Palazzo Martinengo il clima artistico e culturale della Belle Époque grazie alla selezione di elegantissimi abiti femminili, prodotti in raffinate Maison di Haute Couture divenute luoghi di ritrovo esclusivi dell’alta società. Non mancano gli affiche che pubblicizzavano i locali alla moda, cabaret, le prime automobili, i quotidiani, spettacoli teatrali e grandi magazzini, disegnati da illustratori come Cappiello, Dudovich e Metlicovitz e poi i vetri artistici con i loro decori ispirati alla natura, impreziositi da smalti, dorature e incisioni, realizzati da Emile Gallé e dai fratelli Daum per arredare le case della ricca borghesia.