Dal 18 gennaio a Palazzo Martinengo
Divine creature. Da Tiziano a Boldini, il femminile va in scena a Brescia
Gaetano Bellei (Modena, 1857 - Modena, 1922), Colpo di vento, Collezione privata
Francesca Grego
27/11/2019
Brescia - Come sarebbe la pittura senza le donne? Difficile immaginarla, se guardiamo ai tanti capolavori che nel tempo hanno messo in scena bellezza, vizi e virtù dell’altra metà del cielo. Ne avremo presto un saggio a Palazzo Martinengo, che aprirà la stagione espositiva 2020 proprio nel segno del femminile.
Dal 18 gennaio al 7 giugno Le donne nell’arte da Tiziano a Boldini porterà a Brescia oltre 90 opere dipinte nell’arco di quattro secoli. Dame raffinate, eroine mitologiche, fanciulle conturbanti, madri e popolane racconteranno come i più grandi maestri italiani hanno visto e trasferito su tela l’universo femminile. Si parte dall’antico con Tiziano, Guercino e Pitocchetto, per arrivare all’Ottocento di Francesco Hayez, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi. E le sorprese non mancheranno: sono in arrivo opere mai esposte al pubblico e dipinti inediti scoperti di recente all’interno di prestigiose collezioni private. Dopo 25 anni dall’ultima apparizione, vedremo anche il celebre ritratto con cui Andrea Appiani catturò l’immagine dell’affascinante rivoluzionaria e patriota Francesca Lechi, nota come Fannie.
“Dopo il successo registrato quest’anno con Gli animali nell’arte - spiega il curatore Davide Dotti - ho deciso di proseguire il percorso di indagine su argomenti di grande attualità sociale e mediatica, scegliendo per il 2020 il tema delle donne che gli artisti, soprattutto tra il XVI e il XIX secolo, hanno indagato da ogni prospettiva iconografica in capolavori che tuttora seducono fatalmente il nostro sguardo”.
Via libera dunque a un viaggio in otto sezioni tematiche che si dipana tra sante ed eroine bibliche da Maddalena a Salomé, miti di richiamo come quelli di Circe, Dafne, Leda, Europa, e figure del mondo antico entrate in una storia al maschile grazie a gesti di carattere, basti pensare a Cleopatra o alla coraggiosa Sofonisba. Ma il clou del progetto arriva con le epoche più recenti, quando la pittura prova ad addentrarsi nella vita delle donne in carne e ossa per coglierne i segreti stati d’animo o al contrario i dettagli di abiti, accessori e acconciature alla moda. Nell’Ottocento nuove icone fanno capolino sulla tela: sono madri e lavoratrici colte nelle loro occupazioni quotidiane o bellezze ritratte in situazioni intime e atteggiamenti maliziosi che ne esaltano la carica sensuale.
Eventi collaterali e materiali creati ad hoc in collaborazione con la Fondazione Marcegaglia approfondiranno inoltre tematiche di attualità come il lavoro e la condizione femminile, le violenze domestiche, le disparità tra uomini e donne prendendo spunto dall’arte per sensibilizzare soprattutto il pubblico più giovane.
L’esposizione segna la sesta tappa di un percorso intrapreso dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo con grande successo di pubblico, totalizzando oltre 250 mila visitatori dal 2015, quando esordì con Il cibo nell’arte dal Seicento a Warhol: da allora sono passati nelle sale del palazzo bresciano capolavori di ogni epoca e stile, da Canaletto a Picasso, da Ceruti a De Chirico e Morandi.
Leggi anche:
• Donne nell'arte. Da Tiziano a Boldini
• FOTO: Le Donne nell'Arte
• Dal carcere al museo: debutta a Brescia l’opera di Zehra Doğan
Dal 18 gennaio al 7 giugno Le donne nell’arte da Tiziano a Boldini porterà a Brescia oltre 90 opere dipinte nell’arco di quattro secoli. Dame raffinate, eroine mitologiche, fanciulle conturbanti, madri e popolane racconteranno come i più grandi maestri italiani hanno visto e trasferito su tela l’universo femminile. Si parte dall’antico con Tiziano, Guercino e Pitocchetto, per arrivare all’Ottocento di Francesco Hayez, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi. E le sorprese non mancheranno: sono in arrivo opere mai esposte al pubblico e dipinti inediti scoperti di recente all’interno di prestigiose collezioni private. Dopo 25 anni dall’ultima apparizione, vedremo anche il celebre ritratto con cui Andrea Appiani catturò l’immagine dell’affascinante rivoluzionaria e patriota Francesca Lechi, nota come Fannie.
“Dopo il successo registrato quest’anno con Gli animali nell’arte - spiega il curatore Davide Dotti - ho deciso di proseguire il percorso di indagine su argomenti di grande attualità sociale e mediatica, scegliendo per il 2020 il tema delle donne che gli artisti, soprattutto tra il XVI e il XIX secolo, hanno indagato da ogni prospettiva iconografica in capolavori che tuttora seducono fatalmente il nostro sguardo”.
Via libera dunque a un viaggio in otto sezioni tematiche che si dipana tra sante ed eroine bibliche da Maddalena a Salomé, miti di richiamo come quelli di Circe, Dafne, Leda, Europa, e figure del mondo antico entrate in una storia al maschile grazie a gesti di carattere, basti pensare a Cleopatra o alla coraggiosa Sofonisba. Ma il clou del progetto arriva con le epoche più recenti, quando la pittura prova ad addentrarsi nella vita delle donne in carne e ossa per coglierne i segreti stati d’animo o al contrario i dettagli di abiti, accessori e acconciature alla moda. Nell’Ottocento nuove icone fanno capolino sulla tela: sono madri e lavoratrici colte nelle loro occupazioni quotidiane o bellezze ritratte in situazioni intime e atteggiamenti maliziosi che ne esaltano la carica sensuale.
Eventi collaterali e materiali creati ad hoc in collaborazione con la Fondazione Marcegaglia approfondiranno inoltre tematiche di attualità come il lavoro e la condizione femminile, le violenze domestiche, le disparità tra uomini e donne prendendo spunto dall’arte per sensibilizzare soprattutto il pubblico più giovane.
L’esposizione segna la sesta tappa di un percorso intrapreso dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo con grande successo di pubblico, totalizzando oltre 250 mila visitatori dal 2015, quando esordì con Il cibo nell’arte dal Seicento a Warhol: da allora sono passati nelle sale del palazzo bresciano capolavori di ogni epoca e stile, da Canaletto a Picasso, da Ceruti a De Chirico e Morandi.
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