Chiacchierata con il pioniere della videoarte in mostra a Brescia e a Milano
Fabrizio Plessi, l'alchimista dei materiali in equilibrio tra passato e futuro
Fabrizio Plessi, Plessi sposa Brixia, Basilica di San Salvatore, Museo di Santa Giulia | Foto: © Petrò Gilberti | Courtesy Fondazione Brescia Musei
Samantha De Martin
06/07/2023
Brescia - “Il disegno è la mia vita. Nulla dies sine linea diceva Plinio il vecchio. Se non ci fosse il disegno non ci sarebbe nulla del mio lavoro. Fino a quando avrò l’energia di disegnare su un foglio vorrà dire che avrò ancora molto da dire. Venezia ha esercitato una spinta creativa importante sui miei disegni, ha dato la grammatica al mio lavoro. Disegnare a Venezia è diverso perché i riflessi dell’acqua entrano dentro al disegno stesso modificandone i contorni. E tutto diventa più fluido, più elestico. Per questo la questa città è la parte profondamente autentica della mia esperienza creativa”.
E proprio il disegno diventa per Fabrizio Plessi il filo d’oro che unisce tutti i pensieri, le creazioni dell’artista, il foglio di carta dove antico e futuro convivono anche all’interno dell’ultimo progetto Plessi sposa Brixia, un emozionante percorso immersivo, pensato per il Parco Archeologico di Brescia romana e per il Museo di Santa Giulia, visitabile fino al 7 gennaio a Brescia, tra installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali. Al disegno la curatrice della mostra Ilaria Bignotti affida il compito di chiudere il percorso espositivo.
Fabrizio Plessi, La mia testa è un foglio A3, Sala dell’Affresco, Museo di Santa Giulia | Foto: © Alberto Mancini © Fondazione Brescia Musei
Nella Sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia sono infatti esposti oltre ottanta tra schizzi, appunti, disegni e progetti, accompagnati da pensieri sul senso della mostra e delle installazioni, che Fabrizio Plessi ha realizzato in tre anni di lavoro per il progetto bresciano. Ma andiamo con ordine.
L’idea della mostra Plessi sposa Brixia nasce in piena pandemia quando, costretto a stare in casa, l'artista ha concepito una serie di progetti dedicati all’Età dell’oro. Tra i diversi materiali inviatigli da varie parti del mondo c’erano anche alcune straordinarie immagini di Brescia.
“Non conoscendo Brescia e nemmeno il Museo di Santa Giulia – confessa l’artista – sono rimasto impressionato dalla carica culturale che i suoi monumenti emanano”. Così, inizialmente senza un fine specifico, Plessi ha iniziato a ideare un progetto dedicato a Brescia. Inizialmente l’idea non era legata all’esigenza di una mostra, ma a un bisogno individuale del maestro di rendere un’opera classica storica come il Museo di Santa Giulia parte integrante di un progetto artistico.
“Mi sono a tal punto innamorato di questo luogo che ho pensato di sposarmi con l’arte, con un monumento. D’altronde ho amato l’arte tutta la vita” spiega. Così sono nate una serie di installazioni digitali coerenti con il tema delle nozze come la vera matrimoniale, un gigantesco anello nuziale d’oro con all’interno un fiume digitale d’oro che sale verso il cielo, posizionato nell’ambiente centrale della basilica longobarda di San Salvatore, cuore e nucleo narrativo dell’intero progetto, conduttrice di un profondo messaggio di fedeltà, rispetto, amore per il passato, fonte e sorgente della ricerca artistica, ma al tempo stesso allegoria della ciclicità del tempo e della trasformazione.
Fabrizio Plessi, Underwater Treasure Domus dell’Ortaglia, 2023, Museo di Santa Giulia | Courtesy © Fondazione Brescia Musei | Foto: © Petrò Gilberti
“A questo progetto se ne sono aggiunti via via altri e per sei mesi Brescia è diventata un faro per tutto il mio lavoro successivo”. E l’oro diventa l’elemento dominante del progetto Plessi sposa Brixia, come di tutte le opere realizzate negli ultimi tre anni. Come un alchimista dei materiali, l’artista emiliano ha cercato di trasformare i suoi fuochi, le sue acque, i suoi lampi, le sue lave in questo materiale, prezioso e incorruttibile, con una valenza storico-culturale profonda, dando a questa serie (e tutti i lavori che saranno realizzati prossimamente) il nome di “Età dell’oro”.
Qual è la forza di questo materiale?
“Tutto quello che brilla, che è lucido, che ha una sua caratteristica esagitata rimanda all’età dell’oro, al sogno, a qualcosa che ancora non possediamo, all’idea della bellezza. In un momento storico in cui tutto è molto volgare, io credo ancora alla bellezza, alla classicità e, attraverso il mio linguaggio, cerco di fare diventare questi temi attuali e profondi”.
L’intervento di Plessi a Brescia, un viaggio che valorizza le vestigia e il patrimonio della città, reinterpretandoli attraverso il caratteristico alfabeto tecnologico e multimediale dell’artista, fatto di luce, suono, immagini in movimento, diventa un invito a riflettere sulla vanagloria e sul potere, ma anche un’esortazione a ricordare che c’è una grande bellezza racchiusa nelle costruzioni dell’umanità, che bisogna proteggere. Questo messaggio risuona con vigore in Colonne Colanti, l’installazione che dialoga con le pietre miliari custodite nel percorso museale di Brescia romana, anticamente disposte lungo le vie di accesso a Brixia, che indicavano le distanze dalla città e al tempo stesso celebravano la figura del console o dell’imperatore. La colonna, simbolo di potere e monumentalità, elemento portante dell’architettura, nel lavoro di Plessi si liquefa lentamente fino a scomparire in una pozza dorata.
Fabrizio Plessi, Colonne Colanti Età romana, Museo di Santa Giulia | Foto: © Petrò Gilberti | Courtesy Fondazione Brescia Musei
Anche nella Sala delle sculture del Tempio Capitolino che accoglie Capita Aurea, parte della serie Vanitas, tre teste in bronzo di età romana lentamente si disciolgono riducendosi a una chiazza d’oro liquido a terra.
“William Shakespeare paragonava la gloria a un cerchio d’acqua che non smette mai di allargarsi fino a che si disperde in un nulla” ricorda l’artista. D’altronde la bellezza e la profondità del lavoro di Plessi scaturiscono, oltre che dall’estetica digitale, anche da questi messaggi che invitano chi guarda a riflettere sul passato, sul tempo che scorre, sulla gloria terrena che passa, sulla consistenza effimera del potere.
E allora viene spontaneo domandarsi in che modo il pioniere della videoarte riesca a conciliare nel suo lavoro due elementi in apparenza molto distanti: passato e futuro. “Per me futuro e passato sono la stessa cosa – spiega Plessi –. Lavoro senza una direzione storica, con un piede nel futuro e un piede nel passato, cercando di stare in questo strano, difficilissimo equilibrio. Dico sempre che il futuro ha un cuore antico proprio perché mi sento un alchimista che riesce a coinvolgere e a far coesistere convivenze impossibili. Il digitale non è soltanto una situazione tecnologica attuale. Se lo carichiamo di cultura, alzando la temperatura emozionale del video, allora il digitale diventa un’altra cosa”.
Fabrizio Plessi, Capita Aurea, Aula occidentale del Capitolium in Brixia. Parco archeologico di Brescia romana | Foto: © Petrò Gilberti | Courtesy Fondazione Brescia Musei
Da Brescia le alchimie del visionario della videoarte raggiungono anche Milano fino a travolgere Palazzo Reale dove, fino al 10 settembre, la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale accoglie Mariverticali, una suggestiva installazione composta da dodici gigantesche barche in acciaio, lunghe nove metri, al cui interno si agita un mare d’oro. Simili a taglienti lame di coltello, con il loro precario equilibrio, le barche che compongono la fotta del “navigatore solitario” Plessi alludono alla condizione umana contemporanea, agitata da instabilità, incertezze e tensioni. Diventano così un nuovo messaggio lanciato dall’artista, profondamente sensibile al tema dell’ecologia: gli oceani sono la ricchezza nostra e di chi verrà dopo di noi.
Anziché essere la barca a galleggiare nel mare è il mare a fluttuare all’interno di essa.
Il prossimo appuntamento?
“A Firenze dove gli Uffizi accoglieranno un mio autoritratto”. Per la sezione contemporanea dedicata agli autoritratti, l'artista ha infatti realizzato un suo video-autoritratto che lo ritrae sott’acqua mentre i lineamenti del viso mutano di volta in volta per effetto dell’acqua digitale. La chiacchierata con Plessi è illuminante, si potrebbe andare avanti per ore. Prima di lasciarlo gli chiediamo quale sia oggi il ruolo dell’artista.
“Qualche giorno fa, durante l’udienza all’interno della Cappella Sistina, il papa ha detto che gli artisti sono come i profeti. Mi piace questa immagine dell’artista come di un veggente che spalanca le porte facendo uscire la luce della creatività, del futuro. L’arte è l’unica cosa al mondo che può ancora salvarci la vita”.
Plessi. Mariverticali, Palazzo Reale Milano
Leggi anche:
• Plessi sposa Brixia: contemporaneo e archeologia nella capitale della cultura
E proprio il disegno diventa per Fabrizio Plessi il filo d’oro che unisce tutti i pensieri, le creazioni dell’artista, il foglio di carta dove antico e futuro convivono anche all’interno dell’ultimo progetto Plessi sposa Brixia, un emozionante percorso immersivo, pensato per il Parco Archeologico di Brescia romana e per il Museo di Santa Giulia, visitabile fino al 7 gennaio a Brescia, tra installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali. Al disegno la curatrice della mostra Ilaria Bignotti affida il compito di chiudere il percorso espositivo.
Fabrizio Plessi, La mia testa è un foglio A3, Sala dell’Affresco, Museo di Santa Giulia | Foto: © Alberto Mancini © Fondazione Brescia Musei
Nella Sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia sono infatti esposti oltre ottanta tra schizzi, appunti, disegni e progetti, accompagnati da pensieri sul senso della mostra e delle installazioni, che Fabrizio Plessi ha realizzato in tre anni di lavoro per il progetto bresciano. Ma andiamo con ordine.
L’idea della mostra Plessi sposa Brixia nasce in piena pandemia quando, costretto a stare in casa, l'artista ha concepito una serie di progetti dedicati all’Età dell’oro. Tra i diversi materiali inviatigli da varie parti del mondo c’erano anche alcune straordinarie immagini di Brescia.
“Non conoscendo Brescia e nemmeno il Museo di Santa Giulia – confessa l’artista – sono rimasto impressionato dalla carica culturale che i suoi monumenti emanano”. Così, inizialmente senza un fine specifico, Plessi ha iniziato a ideare un progetto dedicato a Brescia. Inizialmente l’idea non era legata all’esigenza di una mostra, ma a un bisogno individuale del maestro di rendere un’opera classica storica come il Museo di Santa Giulia parte integrante di un progetto artistico.
“Mi sono a tal punto innamorato di questo luogo che ho pensato di sposarmi con l’arte, con un monumento. D’altronde ho amato l’arte tutta la vita” spiega. Così sono nate una serie di installazioni digitali coerenti con il tema delle nozze come la vera matrimoniale, un gigantesco anello nuziale d’oro con all’interno un fiume digitale d’oro che sale verso il cielo, posizionato nell’ambiente centrale della basilica longobarda di San Salvatore, cuore e nucleo narrativo dell’intero progetto, conduttrice di un profondo messaggio di fedeltà, rispetto, amore per il passato, fonte e sorgente della ricerca artistica, ma al tempo stesso allegoria della ciclicità del tempo e della trasformazione.
Fabrizio Plessi, Underwater Treasure Domus dell’Ortaglia, 2023, Museo di Santa Giulia | Courtesy © Fondazione Brescia Musei | Foto: © Petrò Gilberti
“A questo progetto se ne sono aggiunti via via altri e per sei mesi Brescia è diventata un faro per tutto il mio lavoro successivo”. E l’oro diventa l’elemento dominante del progetto Plessi sposa Brixia, come di tutte le opere realizzate negli ultimi tre anni. Come un alchimista dei materiali, l’artista emiliano ha cercato di trasformare i suoi fuochi, le sue acque, i suoi lampi, le sue lave in questo materiale, prezioso e incorruttibile, con una valenza storico-culturale profonda, dando a questa serie (e tutti i lavori che saranno realizzati prossimamente) il nome di “Età dell’oro”.
Qual è la forza di questo materiale?
“Tutto quello che brilla, che è lucido, che ha una sua caratteristica esagitata rimanda all’età dell’oro, al sogno, a qualcosa che ancora non possediamo, all’idea della bellezza. In un momento storico in cui tutto è molto volgare, io credo ancora alla bellezza, alla classicità e, attraverso il mio linguaggio, cerco di fare diventare questi temi attuali e profondi”.
L’intervento di Plessi a Brescia, un viaggio che valorizza le vestigia e il patrimonio della città, reinterpretandoli attraverso il caratteristico alfabeto tecnologico e multimediale dell’artista, fatto di luce, suono, immagini in movimento, diventa un invito a riflettere sulla vanagloria e sul potere, ma anche un’esortazione a ricordare che c’è una grande bellezza racchiusa nelle costruzioni dell’umanità, che bisogna proteggere. Questo messaggio risuona con vigore in Colonne Colanti, l’installazione che dialoga con le pietre miliari custodite nel percorso museale di Brescia romana, anticamente disposte lungo le vie di accesso a Brixia, che indicavano le distanze dalla città e al tempo stesso celebravano la figura del console o dell’imperatore. La colonna, simbolo di potere e monumentalità, elemento portante dell’architettura, nel lavoro di Plessi si liquefa lentamente fino a scomparire in una pozza dorata.
Fabrizio Plessi, Colonne Colanti Età romana, Museo di Santa Giulia | Foto: © Petrò Gilberti | Courtesy Fondazione Brescia Musei
Anche nella Sala delle sculture del Tempio Capitolino che accoglie Capita Aurea, parte della serie Vanitas, tre teste in bronzo di età romana lentamente si disciolgono riducendosi a una chiazza d’oro liquido a terra.
“William Shakespeare paragonava la gloria a un cerchio d’acqua che non smette mai di allargarsi fino a che si disperde in un nulla” ricorda l’artista. D’altronde la bellezza e la profondità del lavoro di Plessi scaturiscono, oltre che dall’estetica digitale, anche da questi messaggi che invitano chi guarda a riflettere sul passato, sul tempo che scorre, sulla gloria terrena che passa, sulla consistenza effimera del potere.
E allora viene spontaneo domandarsi in che modo il pioniere della videoarte riesca a conciliare nel suo lavoro due elementi in apparenza molto distanti: passato e futuro. “Per me futuro e passato sono la stessa cosa – spiega Plessi –. Lavoro senza una direzione storica, con un piede nel futuro e un piede nel passato, cercando di stare in questo strano, difficilissimo equilibrio. Dico sempre che il futuro ha un cuore antico proprio perché mi sento un alchimista che riesce a coinvolgere e a far coesistere convivenze impossibili. Il digitale non è soltanto una situazione tecnologica attuale. Se lo carichiamo di cultura, alzando la temperatura emozionale del video, allora il digitale diventa un’altra cosa”.
Fabrizio Plessi, Capita Aurea, Aula occidentale del Capitolium in Brixia. Parco archeologico di Brescia romana | Foto: © Petrò Gilberti | Courtesy Fondazione Brescia Musei
Da Brescia le alchimie del visionario della videoarte raggiungono anche Milano fino a travolgere Palazzo Reale dove, fino al 10 settembre, la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale accoglie Mariverticali, una suggestiva installazione composta da dodici gigantesche barche in acciaio, lunghe nove metri, al cui interno si agita un mare d’oro. Simili a taglienti lame di coltello, con il loro precario equilibrio, le barche che compongono la fotta del “navigatore solitario” Plessi alludono alla condizione umana contemporanea, agitata da instabilità, incertezze e tensioni. Diventano così un nuovo messaggio lanciato dall’artista, profondamente sensibile al tema dell’ecologia: gli oceani sono la ricchezza nostra e di chi verrà dopo di noi.
Anziché essere la barca a galleggiare nel mare è il mare a fluttuare all’interno di essa.
Il prossimo appuntamento?
“A Firenze dove gli Uffizi accoglieranno un mio autoritratto”. Per la sezione contemporanea dedicata agli autoritratti, l'artista ha infatti realizzato un suo video-autoritratto che lo ritrae sott’acqua mentre i lineamenti del viso mutano di volta in volta per effetto dell’acqua digitale. La chiacchierata con Plessi è illuminante, si potrebbe andare avanti per ore. Prima di lasciarlo gli chiediamo quale sia oggi il ruolo dell’artista.
“Qualche giorno fa, durante l’udienza all’interno della Cappella Sistina, il papa ha detto che gli artisti sono come i profeti. Mi piace questa immagine dell’artista come di un veggente che spalanca le porte facendo uscire la luce della creatività, del futuro. L’arte è l’unica cosa al mondo che può ancora salvarci la vita”.
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