Dal 22 giugno in una grande mostra
A Firenze Louise Bourgeois in 100 opere
Louise Bourgeois, Spider, 2000. Steel and marble, 52.1 x 44. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Francesca Grego
07/05/2024
Firenze - Buone notizie per i fan di Louise Bourgeois. Quest’estate la celebre artista contemporanea sarà protagonista della scena espositiva italiana con mostre in diverse città della penisola: a Roma, tra la Galleria Borghese e Villa Medici, con i progetti L’inconscio della memoria e No Exit (21 giugno-15 settembre), a Napoli presso la Galleria Trisorio con l’esposizione Rare Language (25 giugno-28 settembre) e a Firenze con un importante evento diffuso tra il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti. Di quest’ultimo, in programma dal 22 giugno al 20 ottobre, conosciamo già i dettagli.
Louise Bourgeois in Florence riunirà sculture, installazioni e opere su carta in dialogo con la storia e l’architettura di due sedi ricche di risonanze. Al Museo Novecento, che con questa mostra festeggia il suo primo decennio di vita, Do Not Abandon Me occuperà quasi per intero l’edificio delle Ex Leopoldine: in arrivo circa cento opere, tra cui l’iconica Spider Couple (2003), due giganteschi ragni che saranno allestiti nel cortile rinascimentale di Michelozzo, e Spider, una scultura da terra mai esposta prima d’ora, composta da un ragno in bronzo con un uovo di marmo.
Louise Bourgeois, Les Fleurs, 2009. Guache on paper, suite of 12. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Ma la particolarità dell’esposizione curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti, in collaborazione con The Easton Foundation, è forse la presenza di un consistente nucleo di guache rosse, che occupano un posto speciale nella produzione di Bourgeois. Realizzate negli ultimi cinque anni di carriera dell’artista, esplorano i cicli della vita attraverso immagini legate ai concetti di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, famiglia. Tra i colori favoriti dall’autrice, il rosso evoca i fluidi corporei, dal sangue al liquido amniotico, mentre la tecnica pittorica del “bagnato su bagnato” rinuncia al controllo e accoglie la casualità. Tutta da scoprire è anche la serie di stampe digitali su tessuto (2009-2010) realizzata da Bourgeois con un’altra celebrità del contemporaneo, l’artista britannica Tracey Emin, che dà il titolo alla mostra.
Louise Bourgeois, Umbilical Cord, 2003. Fabric and stainless steel. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Do Not Abandon Me è, come sempre nell’opera di Bourgeois, un viaggio nel suo tormentato vissuto, quasi un esorcismo come lei stessa ha più volte spiegato, dove la paura e l’esperienza dell’abbandono giocano un ruolo centrale. Questa volta l’indagine è rivolta soprattutto al rapporto madre-figlio, che palpita in uno dei soggetti più celebri di Borgeois, il ragno. Emozioni, traumi e ossessioni rivivono in opere perturbanti, realizzate attraverso un ampio ventaglio di tecniche e materiali con una curiosità e un’attitudine sperimentale vivissime fino agli ultimi giorni della carriera dell’artista.
Louise Bourgeois, The Feeding, 2007. Gauche on paper. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Ispirata a un ricordo d’infanzia, l’installazione Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre, si accenderà invece di inediti riferimenti alla vita della comunità monastica che ha animato la storia delle Ex Leopoldine, un edificio nato nel XIII secolo come ricovero per pellegrini e divenuto poi ospedale, scuola, prigione. L’opera appartiene alla serie Cells: cellule, ovvero unità elementari di tutti gli organismi viventi, ma anche celle, come spazio di isolamento che caratterizza la dimensione carceraria o monastica. “Le Cells rappresentano vari tipi di dolore”, ha spiegato l’artista: “Quand’è che il dolore emotivo diventa fisico? E quello fisico, quando diventa emotivo? È un circolo senza fine. Il dolore può aver origine in qualsiasi punto e muoversi in un senso o nell’altro. Ogni Cell ha a che fare con la paura. La paura è dolore. Spesso non viene percepita come tale, perché si maschera sempre. Ogni Cell ha a che fare con il piacere del voyeur, il brivido di guardare e di essere guardati. Le celle ci attraggono o ci respingono. C’è questa urgenza di integrare, fondere o disintegrare”.
Alla stessa serie appartiene Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo che andrà a incastonarsi tra le architetture del Brunelleschi al Museo degli Innocenti, dialogando tra rimandi inattesi con opere emblematiche della collezione.
Louise Bourgeois, Cell XVIII (PORTRAIT), 2000. Steel, Glass, Wood, Pink&Blue Fabric, 811/2x481/2x501/2"; 207x123.1x128.2 cm. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Louise Bourgeois in Florence riunirà sculture, installazioni e opere su carta in dialogo con la storia e l’architettura di due sedi ricche di risonanze. Al Museo Novecento, che con questa mostra festeggia il suo primo decennio di vita, Do Not Abandon Me occuperà quasi per intero l’edificio delle Ex Leopoldine: in arrivo circa cento opere, tra cui l’iconica Spider Couple (2003), due giganteschi ragni che saranno allestiti nel cortile rinascimentale di Michelozzo, e Spider, una scultura da terra mai esposta prima d’ora, composta da un ragno in bronzo con un uovo di marmo.
Louise Bourgeois, Les Fleurs, 2009. Guache on paper, suite of 12. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Ma la particolarità dell’esposizione curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti, in collaborazione con The Easton Foundation, è forse la presenza di un consistente nucleo di guache rosse, che occupano un posto speciale nella produzione di Bourgeois. Realizzate negli ultimi cinque anni di carriera dell’artista, esplorano i cicli della vita attraverso immagini legate ai concetti di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, famiglia. Tra i colori favoriti dall’autrice, il rosso evoca i fluidi corporei, dal sangue al liquido amniotico, mentre la tecnica pittorica del “bagnato su bagnato” rinuncia al controllo e accoglie la casualità. Tutta da scoprire è anche la serie di stampe digitali su tessuto (2009-2010) realizzata da Bourgeois con un’altra celebrità del contemporaneo, l’artista britannica Tracey Emin, che dà il titolo alla mostra.
Louise Bourgeois, Umbilical Cord, 2003. Fabric and stainless steel. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Do Not Abandon Me è, come sempre nell’opera di Bourgeois, un viaggio nel suo tormentato vissuto, quasi un esorcismo come lei stessa ha più volte spiegato, dove la paura e l’esperienza dell’abbandono giocano un ruolo centrale. Questa volta l’indagine è rivolta soprattutto al rapporto madre-figlio, che palpita in uno dei soggetti più celebri di Borgeois, il ragno. Emozioni, traumi e ossessioni rivivono in opere perturbanti, realizzate attraverso un ampio ventaglio di tecniche e materiali con una curiosità e un’attitudine sperimentale vivissime fino agli ultimi giorni della carriera dell’artista.
Louise Bourgeois, The Feeding, 2007. Gauche on paper. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
Ispirata a un ricordo d’infanzia, l’installazione Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre, si accenderà invece di inediti riferimenti alla vita della comunità monastica che ha animato la storia delle Ex Leopoldine, un edificio nato nel XIII secolo come ricovero per pellegrini e divenuto poi ospedale, scuola, prigione. L’opera appartiene alla serie Cells: cellule, ovvero unità elementari di tutti gli organismi viventi, ma anche celle, come spazio di isolamento che caratterizza la dimensione carceraria o monastica. “Le Cells rappresentano vari tipi di dolore”, ha spiegato l’artista: “Quand’è che il dolore emotivo diventa fisico? E quello fisico, quando diventa emotivo? È un circolo senza fine. Il dolore può aver origine in qualsiasi punto e muoversi in un senso o nell’altro. Ogni Cell ha a che fare con la paura. La paura è dolore. Spesso non viene percepita come tale, perché si maschera sempre. Ogni Cell ha a che fare con il piacere del voyeur, il brivido di guardare e di essere guardati. Le celle ci attraggono o ci respingono. C’è questa urgenza di integrare, fondere o disintegrare”.
Alla stessa serie appartiene Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo che andrà a incastonarsi tra le architetture del Brunelleschi al Museo degli Innocenti, dialogando tra rimandi inattesi con opere emblematiche della collezione.
Louise Bourgeois, Cell XVIII (PORTRAIT), 2000. Steel, Glass, Wood, Pink&Blue Fabric, 811/2x481/2x501/2"; 207x123.1x128.2 cm. Photo Christopher Burke © The Easton Foundation/Licensed by S.I.A.E., Italy and VAGA at Artists Rights Society (ARS), New York
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