A Firenze, presso il Museo dell'Opera del Duomo, dal 23 novembre
Al via il restauro della Pietà Bandini di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini, 1547-1555 circa. Courtesy Museo dell’Opera del Duomo
Samantha De Martin
22/11/2019
Firenze - Era stata scolpita in un enorme blocco di marmo bianco di Carrara, tra il 1547 e il 1555 circa, da un Michelangelo quasi ottantenne. Ma, oltre a non essere stata mai completata, rischiò persino di essere polverizzata per sempre dal suo illustre artefice che, in un momento di sconforto, tentò di distruggerla.
Adesso, quella Pietà dell’Opera del Duomo a Firenze, carica di vissuto e sofferenza, una delle tre realizzate dal grande artista, sarà sottoposta a un restauro che avrà inizio il 23 novembre per concludersi entro l’estate del 2020.
Il pubblico potrà seguirne tutte le fasi grazie ad un cantiere “aperto” progettato appositamente nel Museo dell’Opera del Duomo dove il gruppo scultoreo è conservato.
A guidare l’intervento - commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, finanziato dalla Fondazione Friends of Florence sotto la tutela della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato - sarà Paola Rosa, coadiuvata da un’equipe di professionisti, che dopo la. formazione all’Opificio delle Pietre Dure ha maturato una trentennale esperienza su opere di grandi artisti del passato tra i quali lo stesso Buonarroti.
A differenza delle altre due Pietà - quella giovanile vaticana e la successiva Rondanini - in questa scultura il corpo del Cristo è sorretto, oltre che da Maria, da Maddalena e dall’anziano Nicodemo, al quale Michelangelo ha offerto il proprio volto.
«La Pietà di Firenze, capolavoro di Michelangelo - spiega Timothy Verdon, direttore del Museo - è considerata come altre sculture del Buonarroti opera non finita, anche se la dizione che più le competerebbe è quella del XVI secolo quando si diceva ancora opera infinita».
La fase iniziale del restauro riguarderà un’ampia campagna diagnostica che avrà lo scopo di liberare l’opera dalla presenza di sostanze estranee alle superfici marmoree del gruppo scultoreo.
La Pietà Bandini ha una storia rocambolesca. Dopo essere stata danneggiata dall'artista, fu donata da Michelangelo al suo servitore Antonio da Casteldurante che, dopo averla fatta restaurare da Tiberio Calcagni, la vendette al banchiere Francesco Bandini per 200 scudi.
Dopo alterne vicende che la portarono a Roma e poi a Civitavecchia, la scultura raggiunse Livorno, e da lì, lungo l’Arno, arrivò a Firenze dove venne posta nei sotterranei della Basilica di San Lorenzo.
Vi rimarrà fino al 1722, quando Cosimo III la farà sistemare sul retro dell’altare maggiore della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Solo nel 1981 troverà la sua sede definitiva nel Museo dell’Opera del Duomo. Dal 2015 ha una sala dedicata, intitolata Tribuna di Michelangelo, su un basamento che rievoca l’altare al quale era forse destinata.
Adesso, quella Pietà dell’Opera del Duomo a Firenze, carica di vissuto e sofferenza, una delle tre realizzate dal grande artista, sarà sottoposta a un restauro che avrà inizio il 23 novembre per concludersi entro l’estate del 2020.
Il pubblico potrà seguirne tutte le fasi grazie ad un cantiere “aperto” progettato appositamente nel Museo dell’Opera del Duomo dove il gruppo scultoreo è conservato.
A guidare l’intervento - commissionato dall’Opera di Santa Maria del Fiore, finanziato dalla Fondazione Friends of Florence sotto la tutela della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato - sarà Paola Rosa, coadiuvata da un’equipe di professionisti, che dopo la. formazione all’Opificio delle Pietre Dure ha maturato una trentennale esperienza su opere di grandi artisti del passato tra i quali lo stesso Buonarroti.
A differenza delle altre due Pietà - quella giovanile vaticana e la successiva Rondanini - in questa scultura il corpo del Cristo è sorretto, oltre che da Maria, da Maddalena e dall’anziano Nicodemo, al quale Michelangelo ha offerto il proprio volto.
«La Pietà di Firenze, capolavoro di Michelangelo - spiega Timothy Verdon, direttore del Museo - è considerata come altre sculture del Buonarroti opera non finita, anche se la dizione che più le competerebbe è quella del XVI secolo quando si diceva ancora opera infinita».
La fase iniziale del restauro riguarderà un’ampia campagna diagnostica che avrà lo scopo di liberare l’opera dalla presenza di sostanze estranee alle superfici marmoree del gruppo scultoreo.
La Pietà Bandini ha una storia rocambolesca. Dopo essere stata danneggiata dall'artista, fu donata da Michelangelo al suo servitore Antonio da Casteldurante che, dopo averla fatta restaurare da Tiberio Calcagni, la vendette al banchiere Francesco Bandini per 200 scudi.
Dopo alterne vicende che la portarono a Roma e poi a Civitavecchia, la scultura raggiunse Livorno, e da lì, lungo l’Arno, arrivò a Firenze dove venne posta nei sotterranei della Basilica di San Lorenzo.
Vi rimarrà fino al 1722, quando Cosimo III la farà sistemare sul retro dell’altare maggiore della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Solo nel 1981 troverà la sua sede definitiva nel Museo dell’Opera del Duomo. Dal 2015 ha una sala dedicata, intitolata Tribuna di Michelangelo, su un basamento che rievoca l’altare al quale era forse destinata.
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